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Autore: SagaFrirry    13/11/2015    2 recensioni
Seguito dell'Olympus Chapter, caricato qualche mese fa e che in principio non doveva avere un seguito. Visti però i numerosi fan (vi voglio bene, davvero) e le richieste..l'Olympus è tornato! Spero sia gradito a chi ha seguito il primo racconto. Inizia il viaggio alla ricerca del senno perduto di Arles!E ovviamente possiamo farci mancare una buona dose di nemici? Certo che no!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Gemini Saga, Gold Saints, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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XXII

SOGNO E REALTÁ

 

“Oh, Ares” gemette la Dea Afrodite, stringendolo a sé “Sei il migliore!”.

“Questo lo sapevo” ghignò lui, abbandonandosi sul cuscino.

“Non ti stanchi mai di fare l’amore con me?” si rigirò lei, poggiandosi sulla spalla del Dio.

“Sei la Dea del sesso, come potrei stancarmi?!”.

“Sei molto poco romantico”.

“Non lo sono mai stato, donna!”.

“Uff..”.

Afrodite rimase in silenzio, giocherellando con la mano lungo il petto di Ares, che borbottò. Lei lo ignorò e continuò a “camminare” con indice e medio, risalendo fino al viso di lui, schiacciandogli il naso con un versetto.

“Afrodite!” sbottò Ares “Dai! Lo sai che dopo il sesso io dormo, non parlotto o gioco!”.

“Lo so, ma io non riesco a dormire”.

“Ma cosa vuoi che mi freghi?! Basta che stai zitta e ferma, così fai dormire me. Te fai quel che vuoi!”.

“Cattivo!”.

“Sempre stato..”.

“Brutto cattivo!”.

“No, brutto no. E tu lo sai!”.

Afrodite si alzò a sedere di scatto e tirò una cuscinata ad Ares, che rispose scaraventandola giù dal letto. Lei subito si rialzò e saltò di nuovo dentro, venendo immobilizzata con un solo braccio dal Dio.

“Lasciami!” si lagnò lei e lui sbuffò, lasciandola, senza nemmeno aprire gli occhi.

“Ma dormi?” riprese a parlare la Dea.

“Ci sto provando..” biascicò lui.

“Io no..sai..da quando Phobos è diventato padre..io mi sento vecchia”.

“E perché? Non è mica il nostro primo nipotino”.

“Lo so ma..ho nostalgia”.

“Nostalgia?”.

“Sì. Ares..amore..facciamo un altro bambino?”.

Ares scoppiò a ridere e rise per un po’, poi si fece serio, notando che Afrodite non trovava la cosa divertente.

“Ma dici sul serio?!” si stupì lui.

“Sì..”.

“Mia cara, siamo vecchi! E poi..non ti bastano i nipotini a cui badare?”.

“Intanto il vecchio sarai tu!”.

“Sei nata molto prima di me..”.

“Il vecchio SEI TU! E poi..io voglio un bambino! È diverso dai nipotini..ma tu sei un uomo, di certe cose non capisci un cazzo”.

“So solo che ho perso più di mille anni della mia vita in meno di un secolo a causa dei figli e sinceramente preferirei starmene un pochino in pace..”.

“In pace? Ma tu sei il dio della guerra..”.

“Si fa per dire..”.

“Ma non lo vuoi un cucciolottino? Un altro piccolo bimbo?”.

“Sinceramente? No! Se vuoi ti compro un cane”.

“Ma non è la stessa cosa!” quasi sbraitò Afrodite, incrociando le braccia e facendo sobbalzare il seno, con somma soddisfazione di Ares.

“Non abbiamo l’età per certe cose..” commentò poi lui, richiudendo gli occhi.

Afrodite parve rassegnata e si accoccolo di nuovo accanto al Dio.

“Sai..” riprese poi e Ares ruotò gli occhi al cielo, senza sapere contro chi inveire “..ho sentito che tuo figlio, Arles o qualsiasi altro nome abbia, si da parecchio da fare con quella Eleonore”.

“Già..”.

“Hanno avuto molti figli e ne avranno ancora..”.

“Chiedi di poter fare da baby sitter..”.

“Mmm..no..pensavo piuttosto di chiedere ad Arles”.

“Chiedergli cosa?!”.

“Se accontenta il mio desiderio. Quando abbiamo fatto sesso, io e lui, mi sono proprio divertita”.

“Afrodite..ti prego..”.

“Sono in pochi quelli che mi fanno divertire. Di solito, al solo pensiero di avere Afrodite vicino, arrivano subito al dunque. È noioso. Con lui no. È stato come farlo con te”.

“Questo è impossibile”.

“Perché?”.

“Perché io sono il migliore, ricordi?”.

“Vero. Però Arles..non so..non mi è dispiaciuto affatto. Anzi. È stato..”.

“Non mi interessa!” la interruppe Ares “Per favore!”.

“Non essere geloso. Mi son fatta tutta l’Olimpo e poi..sei anche tu un mio amante! Io sono sposata con Efesto!”.

“Lo so..”.

“E allora?! Ti sconvolgi se ti dico che un tuo erede mi ha afferrato e mi ha fatto godere? Lo rifarei..sì, con lui lo rifarei”.

“E piantala!”.

“Oh ma quanto sei irritante!”.

“Con tante persone ci sono al mondo, con mio figlio ci devi provare..”.

“Mi ha ricordato te quando eri più giovane”.

“Intendi quando ci hanno beccato ed intrappolato in quella rete?”.

“Ma anche prima..sono certa che, se glielo chiedessi, mi soddisferebbe. In tutti i sensi”.

“Adesso basta!” sbottò Ares, scattando di colpo ed afferrando Afrodite per i polsi.

La Dea per qualche istante si spaventò. Era abituata agli scatti d’ira del Dio, ma solitamente non si sfogava mai contro di lei. Vedendo poi che il Dio non le avrebbe fatto alcun male, ghignò divertita.

“Cosa c’è?” rise “Se non ti senti all’altezza..magari il modello più giovane è più..”.

Ares la zittì, tappandole la bocca con una mano e salendole sopra. Lei di dimenò qualche istante e poi rimase ferma, fissando negli occhi il Dio della guerra. Tentò di impietosirlo, sfoggiando grandi occhi da cerbiatta ma lui non mutò espressione. Accigliato, non le voleva togliere la mano dalla bocca. Lo sguardo di lei si fece lucido, prossimo alle lacrime. Cercava di soffocarla?  Spaventata, singhiozzò ed allora lui la lasciò, senza però darle tempo di parlare di nuovo, zittendola con un bacio.

“Mi hai fatto paura” ammise la Dea, piagnucolando, appena quel lungo bacio fu finito.

“Stai zitta” sussurrò lui e la strinse a sé, ricordandole per quale motivo erano millenni che non si stancavano mai far l’amore l’uno con l’altro.

 

“Rose!” chiamò Aphrodite, Pesci “Vieni a salutare lo zio Deathmask!”.

La bimba, bella come una piccola principessa, corse felice verso colui che chiamava zio e si fece abbracciare. Figlia di Aphrodite e Persefone, era un delicato fiore della primavera ed erano tutti certi che sarebbe divenuta, crescendo, una fra le più belle donne del mondo. In lei scorreva in parte sangue divino e per questo non provava alcun timore nel cogliere le rose del padre con il loro veleno.

“Hai notizie di Saguccio?” chiese Aphrodite, rivolto a Deathmask “Degli altri, più o meno, ho saputo qualcosa. Di lui invece..”.

“Eh ma che vuoi farci?” ghignò il Cancro “Lui è un Dio adesso. È un uomo impegnato”.

“Beh, potrebbe almeno inviarmi una cartolina ogni tanto!”.

“Ma su, non ti offendere! Lo rivedremo di certo da Tolomeo”.

“Lo spero..altrimenti invierò Hermes a cercarlo e, appena la trova, spero gli pianti una delle mie rose nel sedere!”.

“Ma degli altri? Che si sa?”.

“Shaka e Mur sono tornati a casa loro. Ho sentito che Mur sta addestrando dei piccoli lemuriani per trovare nuovi cavalieri. Camus è rimasto al Tempio assieme a Kiki, Aiolos ed il Leone”.

“Che noia. Non hanno mai voglia di andare altrove?!”.

“Si vede di no..”.

“E Shura?”.

“Shura sono andato a trovarlo da poco. Si è preso casa vicino al mare, in Spagna”.

“Bravo, lui sì che ha capito tutto!”.

“Milo ho saputo che è in Tessaglia, ha raggiunto una delle figlie di Ares”.

“Sì, sapevo che aveva simpatia per una delle amazzoni..”.

“Aldebaran è tornato in Brasile. Mi pare si sia messo a fare l’allenatore”.

“Di calcio?”.

“Non so. Non ne ho idea. Può darsi! Poi Dohko si sa che dalla Cina non si schioda e così penso di averti detto tutto”.

“E poi ci sei tu, Pesci, che vivi con la tua bella Persefone”.

“E tu, Cancro, che ti sei sistemato con l’insopportabile Shaina”.

“Dici che un giorno ci incontreremo di nuovo tutti insieme?”.

“Non so. Alcuni di noi, come me, te o Milo, abbiamo la possibilità di restare sempre giovani grazie al dono di Atena nella famosa guerra contro i romani. E perché abbiamo dei contatti con le divinità. Altri che hanno rifiutato quel dono..”.

“Ma su, una bella cena di classe”.

“Cena di classe?!”.

“Sì, una cena fra colleghi di lavoro. Si fanno queste cose, no?”.

“Hai ragione. Spero che i nostri figli vadano d’accordo”.

“Che domande..certo che no! Noi gold non facevamo che litigare!”.

 

“Allora, cosa ve ne pare?” rise Tolomeo, mostrando con orgoglio il suo nuovo palazzo in America centrale.

“Niente male, fratellone” sorrise Ipazia “Anche se io avrei aggiunto particolari più macabri”.

“Tu, mia cara, sei troppo legata agli inferi!”.

“Sono la sposa di Hades e reincarnazione di Xolotl, il signore delle ossa. Che pretendi?”.

Tolomeo rise. Ipazia era la fiera consorte di Hades e madre di un paio di suoi marmocchi. Tolomeo, con Maya, aveva avuto una figlia, protetta dalle divinità Indiane, Greche e Precolombiane. Attorno a sé, il giovane dai capelli rossi era riuscito a risvegliare molte divinità del suo tempo e finalmente si era ricreato l’antico palazzo, la piramide a gradoni.

“Mio signore..” si inchinò il suo Gran Sacerdote, vestito di piume variopinte “..vostro zio, l’Egiziano Kanon, è giunto”.

“Fallo passare”.

“Kanon?” si stupì Ipazia “Anche lui qui?!”.

“Ho invitato tutti” ghignò Tolomeo “Una sorta di inaugurazione”.

“Bella idea”.

Lentamente, molte divinità e loro cavalieri comparvero nel nuovo palazzo di Quetzalcóatl. Kanon, con Sarah, si guardava attorno incuriosito. In abiti Egizi, e seguito dal figlio Horus, ammetteva di non sapere molto di cultura precolombiana. Ammirava le incisioni lungo le pareti del palazzo, tentando di interpretarne il senso.

“Vi ho fatto scolpire le guerre che ho vissuto” spiegò il padrone di casa “La battaglia in cui mi sono risvegliato, in cui mia madre e la Dea Atena hanno dato la vita per salvare degli innocenti”.

“Atena..dici tornerà? Quello era il suo vero corpo..”.

“Tornano tutti. L’esistenza non è lineare, è un ciclo, una ruota. Tutto inizia e ricomincia”.

“Sei quasi tenero quando fai il saggio..”.

Tolomeo mostrò la lingua, con quel sorriso serpentino, e sedette sul trono. Sul capo portava una corona di piume colorate e, dietro di sé, altre piume spuntavano alla fine del lungo mantello che teneva sulle spalle. Porse una coppa prima alla propria figlia e poi a Kanon

“Alla nostra, zio” sorrise “Tranquillo, non è alcolico: è cioccolata”

 

“Ma guarda un po’ chi si vede..” si stupì Phobos, riconoscendo Arles di spalle, che fissava l’orizzonte dalla cima della tipica piramide tronca delle divinità precolombiane “Era da un bel pezzo che non incrociavo il tuo faccino, Arychan”.

“Hey, vecchio” ghignò Arles “Come ti va la vita?”.

“Non mi posso lamentare”.

“Mi è stato detto che sei un papà ora”.

“Esatto. Ho un bel bimbo con le ali della mamma. Ma anche tu, da quel che mi risulta, ti sei divertito parecchio..”.

“Eleonore desiderava tanto una figlia femmina”.

“E l’hai avuta?”.

“Certo. Avevi dubbi?”.

“Nome?”.

“Sophia”.

“Lo immaginavo..ma perché non ti fai mai sentire? Apollo è contrariato. Dice che come divinità Greca dovresti fare rapporto all’Olimpo ogni tanto”.

“E perché”.

“Che domande fai?! Apollo ora è a capo dell’Olimpo e, che ti piaccia o no, devi obbedire”.

“E perché?”.

“Ancora?! Che è?! Ti sei incantato?!”.

“Io..non mi sento Greco”.

“Ah no?”.

“No. E nemmeno un angelo. Anche se una birra con zio Lucifero o una briscola con zia Eris sono simpatici passatempi ogni tanto”.

“E allora..?”.

“Io sono io. Sono unico”.

“E che pensi di fare? Fondare una religione tutta tua?” rise Phobos, raggiungendo il fratello e osservando pure lui l’orizzonte.

“Ah, che idea carina..”.

“E come la chiameresti? Arlesismo? Arlesimo? Arlismo?”.

“E perché no? Sarebbe divertente. Tanto..le religioni  nascono e muoiono continuamente a questo mondo”.

“Hai ragione”.

“Pensi che non avrei seguaci?”.

“No, al contrario. Percepisco il tuo potere. La gente crede in te”.

“La gente al giorno d’oggi preferisce illudersi piuttosto che sperare. Rinchiudersi nell’immobilità, convinta che vada tutto bene anche quando non è così. E questo accresce il mio potere”.

“Triste, direi”.

“Triste?”.

“Sì, triste. Ma, del resto, pure io vivo così. I mortali non smetteranno di avere paura, perciò io vivrò per sempre. Anche se morissi, tornerei. Stessa cosa vale per la guerra”.

“Dici che con la saggezza la cosa si faccia più complicata?”.

“Parli di Atena? Quella torna sempre, vedrai che tra un po’ rispunterà”.

“Sembra che parliamo di un fungo”.

“Un fungo fastidioso..”.

“Dai, dipende dalle reincarnazioni. Saori era una scassacazzi che si faceva rapire sempre ma il corpo originale non era male”.

“Io meglio non mi esprima. Padre Ares si è sempre divertito a stuzzicarla, perdendo..”.

“Nostro padre non brilla d’intelligenza”.

“Già. E, visto come va il mondo ora, non mi stupirei se un giorno divenisse il Dio più potente”.

“Al posto di Apollo?”.

“Apollo non ama il comando. Non sarebbe una grande sorpresa se decidesse di abdicare a favore di qualcun altro”.

“La cosa non mi riguarda”.

“Ah, questo è sicuro! E non riguarda manco me! Io sono un cosiddetto Dio minore, perciò che nessuno mi rompa le palle”.

“Così si fa. Che dici? Facciamo un giro?”.

“Scendere di nuovo tutte quelle scale?!”.

“Ma che dici?!”.

Arles spalancò le ali, facendole comparire sulla sua schiena, e prese il volo.

“Pft..” storse il naso Phobos, divertito “..l’arlesismo, che idea assurda”.

 

FINE

 

 

 

Sì, siamo giunti alla fine. Ho iniziato questa storia mesi fa e si è sviluppata lungo quello che definirei il periodo più orrendo della mia vita e per questo è proseguita “a singhiozzo”, fra ricoveri e depressione. Ho dovuto lottare con il mio inconscio per giungere al “lieto fine”, nonostante una parte di me già si fosse creata la mazzata che i fan odiano (come alla fine della prima parte). Mi sono sforzata di credere che ci possa essere il lieto fine. Lo auguro per me, per Arles e per voi che leggete. Per tutti. Vi ringrazio di aver seguito la storia fin qui. Al momento ho una piccola idea per un eventuale seguito ma devo riflettere al riguardo perché i gold “classici” avrebbero un ruolo più che marginale. Staremo a vedere. Per ora, spero di guarire e riprendermi e dedicarmi al disegno, ma non escludo un “ritorno di fiamma”. A presto!

   
 
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