XXII
SOGNO
E REALTÁ
“Oh, Ares” gemette la Dea
Afrodite,
stringendolo a sé “Sei il migliore!”.
“Questo lo sapevo”
ghignò lui,
abbandonandosi sul cuscino.
“Non ti stanchi mai di fare
l’amore con
me?” si rigirò lei, poggiandosi sulla spalla del
Dio.
“Sei la Dea del sesso, come potrei
stancarmi?!”.
“Sei molto poco romantico”.
“Non lo sono mai stato, donna!”.
“Uff..”.
Afrodite rimase in silenzio, giocherellando
con la mano lungo il petto di Ares, che borbottò. Lei lo
ignorò e continuò a
“camminare” con indice e medio, risalendo fino al
viso di lui, schiacciandogli
il naso con un versetto.
“Afrodite!” sbottò
Ares “Dai! Lo sai che
dopo il sesso io dormo, non parlotto o gioco!”.
“Lo so, ma io non riesco a
dormire”.
“Ma cosa vuoi che mi freghi?! Basta che
stai zitta e ferma, così fai dormire me. Te fai quel che
vuoi!”.
“Cattivo!”.
“Sempre stato..”.
“Brutto cattivo!”.
“No, brutto no. E tu lo sai!”.
Afrodite si alzò a sedere di scatto e
tirò
una cuscinata ad Ares, che rispose scaraventandola giù dal
letto. Lei subito si
rialzò e saltò di nuovo dentro, venendo
immobilizzata con un solo braccio dal
Dio.
“Lasciami!” si lagnò
lei e lui sbuffò,
lasciandola, senza nemmeno aprire gli occhi.
“Ma dormi?” riprese a parlare
la Dea.
“Ci sto provando..”
biascicò lui.
“Io no..sai..da quando Phobos
è diventato
padre..io mi sento vecchia”.
“E perché? Non è
mica il nostro primo
nipotino”.
“Lo so ma..ho nostalgia”.
“Nostalgia?”.
“Sì. Ares..amore..facciamo un
altro
bambino?”.
Ares scoppiò a ridere e rise per un
po’,
poi si fece serio, notando che Afrodite non trovava la cosa divertente.
“Ma dici sul serio?!” si
stupì lui.
“Sì..”.
“Mia cara, siamo vecchi! E poi..non ti
bastano i nipotini a cui badare?”.
“Intanto il vecchio sarai tu!”.
“Sei nata molto prima di me..”.
“Il vecchio SEI TU! E poi..io voglio un
bambino! È diverso dai nipotini..ma tu sei un uomo, di certe
cose non capisci
un cazzo”.
“So solo che ho perso più di
mille anni
della mia vita in meno di un secolo a causa dei figli e sinceramente
preferirei
starmene un pochino in pace..”.
“In pace? Ma tu sei il dio della
guerra..”.
“Si fa per dire..”.
“Ma non lo vuoi un cucciolottino? Un
altro
piccolo bimbo?”.
“Sinceramente? No! Se vuoi ti compro un
cane”.
“Ma non è la stessa
cosa!” quasi sbraitò
Afrodite, incrociando le braccia e facendo sobbalzare il seno, con
somma
soddisfazione di Ares.
“Non abbiamo l’età
per certe cose..”
commentò poi lui, richiudendo gli occhi.
Afrodite parve rassegnata
e si accoccolo di nuovo accanto al Dio.
“Sai..” riprese poi e Ares
ruotò gli occhi al cielo, senza sapere contro chi inveire
“..ho sentito che tuo
figlio, Arles o qualsiasi altro nome abbia, si da parecchio da fare con
quella
Eleonore”.
“Già..”.
“Hanno avuto molti figli e
ne avranno ancora..”.
“Chiedi di poter fare da
baby sitter..”.
“Mmm..no..pensavo
piuttosto di chiedere ad Arles”.
“Chiedergli cosa?!”.
“Se accontenta il mio desiderio.
Quando abbiamo fatto sesso, io e lui, mi sono proprio
divertita”.
“Afrodite..ti prego..”.
“Sono in pochi quelli che
mi fanno divertire. Di solito, al solo pensiero di avere Afrodite
vicino,
arrivano subito al dunque. È noioso. Con lui no.
È stato come farlo con te”.
“Questo è
impossibile”.
“Perché?”.
“Perché io sono il
migliore, ricordi?”.
“Vero. Però Arles..non
so..non mi è dispiaciuto affatto. Anzi. È
stato..”.
“Non mi interessa!” la
interruppe Ares “Per favore!”.
“Non essere geloso. Mi son
fatta tutta l’Olimpo e poi..sei anche tu un mio amante! Io
sono sposata con
Efesto!”.
“Lo so..”.
“E allora?! Ti sconvolgi
se ti dico che un tuo erede mi ha afferrato e mi ha fatto godere? Lo
rifarei..sì, con lui lo rifarei”.
“E piantala!”.
“Oh ma quanto sei irritante!”.
“Con tante persone ci sono
al mondo, con mio figlio ci devi provare..”.
“Mi ha ricordato te quando
eri più giovane”.
“Intendi quando ci hanno
beccato ed intrappolato in quella rete?”.
“Ma anche prima..sono
certa che, se glielo chiedessi, mi soddisferebbe. In tutti i
sensi”.
“Adesso basta!”
sbottò
Ares, scattando di colpo ed afferrando Afrodite per i polsi.
La Dea per qualche istante
si spaventò. Era abituata agli scatti d’ira del
Dio, ma solitamente non si
sfogava mai contro di lei. Vedendo poi che il Dio non le avrebbe fatto
alcun
male, ghignò divertita.
“Cosa
c’è?” rise “Se non
ti senti all’altezza..magari il modello più
giovane è più..”.
Ares la zittì, tappandole
la bocca con una mano e salendole sopra. Lei di dimenò
qualche istante e poi
rimase ferma, fissando negli occhi il Dio della guerra.
Tentò di impietosirlo,
sfoggiando grandi occhi da cerbiatta ma lui non mutò
espressione. Accigliato,
non le voleva togliere la mano dalla bocca. Lo sguardo di lei si fece
lucido,
prossimo alle lacrime. Cercava di soffocarla?
Spaventata, singhiozzò ed allora lui la
lasciò, senza però darle tempo
di parlare di nuovo, zittendola con un bacio.
“Mi hai fatto paura”
ammise la Dea, piagnucolando, appena quel lungo bacio fu finito.
“Stai zitta”
sussurrò lui e
la strinse a sé, ricordandole per quale motivo erano
millenni che non si
stancavano mai far l’amore l’uno con
l’altro.
“Rose!” chiamò
Aphrodite,
Pesci “Vieni a salutare lo zio Deathmask!”.
La bimba, bella come una
piccola principessa, corse felice verso colui che chiamava zio e si
fece
abbracciare. Figlia di Aphrodite e Persefone, era un delicato fiore
della
primavera ed erano tutti certi che sarebbe divenuta, crescendo, una fra
le più
belle donne del mondo. In lei scorreva in parte sangue divino e per
questo non
provava alcun timore nel cogliere le rose del padre con il loro veleno.
“Hai notizie di Saguccio?”
chiese Aphrodite, rivolto a Deathmask “Degli altri,
più o meno, ho saputo
qualcosa. Di lui invece..”.
“Eh ma che vuoi farci?”
ghignò il Cancro “Lui è un Dio adesso.
È un uomo impegnato”.
“Beh, potrebbe almeno
inviarmi una cartolina ogni tanto!”.
“Ma su, non ti offendere!
Lo rivedremo di certo da Tolomeo”.
“Lo spero..altrimenti
invierò Hermes a cercarlo e, appena la trova, spero gli
pianti una delle mie
rose nel sedere!”.
“Ma degli altri? Che si
sa?”.
“Shaka e Mur sono tornati
a casa loro. Ho sentito che Mur sta addestrando dei piccoli lemuriani
per
trovare nuovi cavalieri. Camus è rimasto al Tempio assieme a
Kiki, Aiolos ed il
Leone”.
“Che noia. Non hanno mai
voglia di andare altrove?!”.
“Si vede di no..”.
“E Shura?”.
“Shura sono andato a trovarlo
da poco. Si è preso casa vicino al mare, in
Spagna”.
“Bravo, lui sì che ha
capito tutto!”.
“Milo ho saputo che è in
Tessaglia, ha raggiunto una delle figlie di Ares”.
“Sì, sapevo che aveva
simpatia per una delle amazzoni..”.
“Aldebaran è tornato in
Brasile. Mi pare si sia messo a fare l’allenatore”.
“Di calcio?”.
“Non so. Non ne ho idea. Può
darsi! Poi Dohko si sa che dalla Cina non si schioda e così
penso di averti
detto tutto”.
“E poi ci sei tu, Pesci,
che vivi con la tua bella Persefone”.
“E tu, Cancro, che ti sei
sistemato con l’insopportabile Shaina”.
“Dici che un giorno ci
incontreremo di nuovo tutti insieme?”.
“Non so. Alcuni di noi, come
me, te o Milo, abbiamo la possibilità di restare sempre
giovani grazie al dono
di Atena nella famosa guerra contro i romani. E perché
abbiamo dei contatti con
le divinità. Altri che hanno rifiutato quel
dono..”.
“Ma su, una bella cena di
classe”.
“Cena di classe?!”.
“Sì, una cena fra colleghi
di lavoro. Si fanno queste cose, no?”.
“Hai ragione. Spero che i
nostri figli vadano d’accordo”.
“Che domande..certo che
no! Noi gold non facevamo che litigare!”.
“Allora, cosa ve ne pare?”
rise Tolomeo, mostrando con orgoglio il suo nuovo palazzo in America
centrale.
“Niente male, fratellone”
sorrise Ipazia “Anche se io avrei aggiunto particolari
più macabri”.
“Tu, mia cara, sei troppo
legata agli inferi!”.
“Sono la sposa di Hades e
reincarnazione di Xolotl, il signore delle ossa. Che
pretendi?”.
Tolomeo rise. Ipazia era
la fiera consorte di Hades e madre di un paio di suoi marmocchi.
Tolomeo, con
Maya, aveva avuto una figlia, protetta dalle divinità
Indiane, Greche e
Precolombiane. Attorno a sé, il giovane dai capelli rossi
era riuscito a
risvegliare molte divinità del suo tempo e finalmente si era
ricreato l’antico
palazzo, la piramide a gradoni.
“Mio signore..” si
inchinò
il suo Gran Sacerdote, vestito di piume variopinte “..vostro
zio, l’Egiziano
Kanon, è giunto”.
“Fallo passare”.
“Kanon?” si stupì
Ipazia “Anche
lui qui?!”.
“Ho invitato tutti”
ghignò
Tolomeo “Una sorta di inaugurazione”.
“Bella idea”.
Lentamente, molte divinità
e loro cavalieri comparvero nel nuovo palazzo di
Quetzalcóatl. Kanon, con
Sarah, si guardava attorno incuriosito. In abiti Egizi, e seguito dal
figlio
Horus, ammetteva di non sapere molto di cultura precolombiana. Ammirava
le
incisioni lungo le pareti del palazzo, tentando di interpretarne il
senso.
“Vi ho fatto scolpire le
guerre che ho vissuto” spiegò il padrone di casa
“La battaglia in cui mi sono
risvegliato, in cui mia madre e la Dea Atena hanno dato la vita per
salvare
degli innocenti”.
“Atena..dici tornerà? Quello
era il suo vero corpo..”.
“Tornano tutti. L’esistenza
non è lineare, è un ciclo, una ruota. Tutto
inizia e ricomincia”.
“Sei quasi tenero quando
fai il saggio..”.
Tolomeo mostrò la lingua,
con quel sorriso serpentino, e sedette sul trono. Sul capo portava una
corona
di piume colorate e, dietro di sé, altre piume spuntavano
alla fine del lungo mantello
che teneva sulle spalle. Porse una coppa prima alla propria figlia e
poi a
Kanon
“Alla nostra, zio” sorrise
“Tranquillo, non è alcolico: è
cioccolata”
“Ma guarda un po’ chi si
vede..” si stupì Phobos, riconoscendo Arles di
spalle, che fissava l’orizzonte
dalla cima della tipica piramide tronca delle divinità
precolombiane “Era da un
bel pezzo che non incrociavo il tuo faccino, Arychan”.
“Hey, vecchio”
ghignò
Arles “Come ti va la vita?”.
“Non mi posso lamentare”.
“Mi è stato detto che sei
un papà ora”.
“Esatto. Ho un bel bimbo
con le ali della mamma. Ma anche tu, da quel che mi risulta, ti sei
divertito
parecchio..”.
“Eleonore desiderava tanto
una figlia femmina”.
“E l’hai avuta?”.
“Certo. Avevi dubbi?”.
“Nome?”.
“Sophia”.
“Lo immaginavo..ma perché non
ti fai mai sentire? Apollo è contrariato. Dice che come
divinità Greca dovresti
fare rapporto all’Olimpo ogni tanto”.
“E perché”.
“Che domande fai?! Apollo
ora è a capo dell’Olimpo e, che ti piaccia o no,
devi obbedire”.
“E perché?”.
“Ancora?! Che è?! Ti sei
incantato?!”.
“Io..non mi sento Greco”.
“Ah no?”.
“No. E nemmeno un angelo. Anche
se una birra con zio Lucifero o una briscola con zia Eris sono
simpatici passatempi
ogni tanto”.
“E allora..?”.
“Io sono io. Sono unico”.
“E che pensi di fare? Fondare
una religione tutta tua?” rise Phobos, raggiungendo il
fratello e osservando
pure lui l’orizzonte.
“Ah, che idea carina..”.
“E come la chiameresti?
Arlesismo? Arlesimo? Arlismo?”.
“E perché no? Sarebbe
divertente.
Tanto..le religioni nascono
e muoiono
continuamente a questo mondo”.
“Hai ragione”.
“Pensi che non avrei
seguaci?”.
“No, al contrario.
Percepisco il tuo potere. La gente crede in te”.
“La gente al giorno d’oggi
preferisce illudersi piuttosto che sperare. Rinchiudersi
nell’immobilità,
convinta che vada tutto bene anche quando non è
così. E questo accresce il mio
potere”.
“Triste, direi”.
“Triste?”.
“Sì, triste. Ma, del
resto, pure io vivo così. I mortali non smetteranno di avere
paura, perciò io
vivrò per sempre. Anche se morissi, tornerei. Stessa cosa
vale per la guerra”.
“Dici che con la saggezza
la cosa si faccia più complicata?”.
“Parli di Atena? Quella
torna sempre, vedrai che tra un po’
rispunterà”.
“Sembra che parliamo di un
fungo”.
“Un fungo fastidioso..”.
“Dai, dipende dalle
reincarnazioni. Saori era una scassacazzi che si faceva rapire sempre
ma il
corpo originale non era male”.
“Io meglio non mi esprima.
Padre Ares si è sempre divertito a stuzzicarla,
perdendo..”.
“Nostro padre non brilla
d’intelligenza”.
“Già. E, visto come va il
mondo ora, non mi stupirei se un giorno divenisse il Dio più
potente”.
“Al posto di Apollo?”.
“Apollo non ama il comando.
Non sarebbe una grande sorpresa se decidesse di abdicare a favore di
qualcun
altro”.
“La cosa non mi riguarda”.
“Ah, questo è sicuro! E non
riguarda manco me! Io sono un cosiddetto Dio minore, perciò
che nessuno mi
rompa le palle”.
“Così si fa. Che dici?
Facciamo
un giro?”.
“Scendere di nuovo tutte
quelle scale?!”.
“Ma che dici?!”.
Arles spalancò le ali,
facendole comparire sulla sua schiena, e prese il volo.
“Pft..” storse il naso
Phobos, divertito “..l’arlesismo, che idea
assurda”.
FINE
Sì, siamo
giunti alla fine. Ho iniziato questa storia mesi fa e si è
sviluppata lungo quello che definirei il periodo più orrendo
della mia vita e
per questo è proseguita “a singhiozzo”,
fra ricoveri e depressione. Ho dovuto
lottare con il mio inconscio per giungere al “lieto
fine”, nonostante una parte
di me già si fosse creata la mazzata che i fan odiano (come
alla fine della
prima parte). Mi sono sforzata di credere che ci possa essere il lieto
fine. Lo
auguro per me, per Arles e per voi che leggete. Per tutti. Vi ringrazio
di aver
seguito la storia fin qui. Al momento ho una piccola idea per un
eventuale
seguito ma devo riflettere al riguardo perché i gold
“classici” avrebbero un
ruolo più che marginale. Staremo a vedere. Per ora, spero di
guarire e
riprendermi e dedicarmi al disegno, ma non escludo un
“ritorno di fiamma”. A presto!