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Autore: Triz    13/11/2015    2 recensioni
Night Ranger e Shadow sono due amici supereroi che proteggono Hillgram dalla rete criminale di Contact, un'intelligenza artificiale che mira a dominare la città. Una notte, i due amici decidono di recarsi nel covo di Contact per l'ultima avventura.
Partecipa al Autumn Contest di My Pride. Buona lettura!
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L'ultima avventura di Night Ranger

Era notte sulla città di Hillgram.
Nella strada addormentata, solo due figure si muovevano nell'ombra silenziose e sicure di sé: uno di loro aveva il volto coperto da una maschera blu scuro come la tuta in pelle che indossava, mentre con una mano impugnava una balestra; il ragazzo che lo seguiva come un'ombra, invece, aveva solo il bavero del lungo cappotto nero e un paio di occhiali da sole scuri per nascondere la propria identità e nelle due fondine del suo cinturone riposavano due pistole.
I due ragazzi si nascosero in un vicolo cieco e Night Ranger, quello con la balestra, allungò il collo verso il loro obiettivo: un alto cancello che racchiudeva alle proprie spalle il grattacielo della Contact Industries, protetto da due guardie armate che vigilavano la strada.
«Quanti sono?» chiese con un sussurro Shadow, il fedele amico e aiutante di Night Ranger, mentre cominciava a caricare una delle pistole.
«Solo in due» rispose Night Ranger appoggiando a terra la balestra e da una delle tasche estrasse una cerbottana e due dardi pieni di sonnifero: «Ma si vede lontano un miglio che hanno bisogno di dormire» aggiunse con un sorriso mentre infilava nella cerbottana il primo dardo.
«Non vuoi che pensi io a loro?» chiese Shadow mostrando la pistola.
«Non siamo come Contact, io non ho alcun motivo di uccidere due guardie che lavorano per la parte sbagliata» disse Night Ranger prendendo la mira: «E poi, può darsi che per quando si sveglieranno questa storia sarà finita».
Soffiò nella cerbottana e una delle guardie cadde a terra priva di sensi: l'altra non ebbe il tempo di capire ciò che stava succedendo e di dare l'allarme che fu colpita a sua volta da un dardo al collo e cadde sopra il collega.
«Sei pronto, Shadow?» chiese Night Ranger raccogliendo da terra la balestra e caricandola con una prima freccia presa dalla faretra che aveva a tracolla.
«Come sempre» rispose Shadow togliendo la sicura da entrambe le pistole e i due amici corsero verso il cancello.


«Lo faranno lunedì, Jason».
Sharon Oakes glielo disse come se si trattasse del fratello del ragazzo che aveva di fronte e non del proprio: Jason Allen raccolse le cartacce lasciate da quell'animale del suo ormai ex coinquilino, imprecando a mezza voce contro di lui, e apparentemente sembrò che la notizia gli fosse scivolata addosso senza turbarlo. Ma dopo aver passato l'infanzia e l'adolescenza a sopportare quei due piccoli teppisti di suo fratello Ted e del suo amico Jason, Sharon sapeva bene che riassettare la camera da letto per il nuovo inquilino era un modo di Jason per tenersi occupato ed evitare di crollare davanti a lei.
«Fra tre giorni» commentò Jason piano e Sharon annuì.
«Mamma e papà vogliono prima dirlo ai parenti più stretti per prepararli prima che...» Sharon si interruppe e si strofinò un occhio lucido: «Comunque, credevo che tu volessi saperlo».
«Grazie, Sharon» mormorò Jason smettendo di riordinare la stanza e infilandosi i pollici nei passanti dei jeans.
Il ragazzo si strinse nelle spalle, mentre con un sorriso mesto guardava Sharon e constatava che l'incidente di Ted aveva cambiato il suo modo di vederla: non era più la strega che sbraitava al loro passaggio quando lui e Ted si rincorrevano in casa da bambini, ma era la sorella maggiore del suo migliore amico che stava cercando di mostrarsi forte come aveva sempre fatto. Per Sharon, Jason non era più l'amico del cuore con cui quel moccioso di Ted la tormentava con le storie dei supereroi - le sue storie preferite -, ma il ragazzo che avrebbe dato qualunque cosa, se fosse servito a invertire le lancette dell'orologio e a impedire quell'incidente che, da un anno a quella parte, non aveva coinvolto solo Ted.
«Vuoi andarlo a trovare?» chiese Sharon dopo un po' quando Jason la accompagnò alla porta.
«Sì, oggi pomeriggio».
«E gli leggerai un'altra delle vostre storie preferite?» chiese lei e un sorriso amaro si aprì sul viso.
«Non lo so».
Sharon annuì e salutò Jason, ma poi lo fermò quando lui chiuse la porta: «Grazie per tutto quello che hai fatto, Jason, Ted lo avrebbe apprezzato» disse in un sussurro e se ne andò prima che Jason potesse risponderle.

Gli agenti di Contact avevano l'ordine di impedire con ogni mezzo l'accesso al seminterrato da parte di Night Ranger e Shadow.
Nonostante la superiorità numerica, furono gli agenti a cadere uno dopo l'altro: se non venivano uccisi o feriti da una freccia, erano i proiettili delle pistole di Shadow a impedire loro di colpire Night Ranger alla schiena o al petto.
Facendosi strada tra i feriti e i morti, Night Ranger e Shadow scesero le scale che portavano al seminterrato, là dove Contact conduceva la sua vita criminale e decideva le strategie per sottomettere la città di Hillgram al suo volere. Man mano che scendevano i gradini, gli agenti di Contact divennero più rari, segno che nel seminterrato erano rimasti solo Contact e il professor Volker, il fidato braccio destro che aveva il compito di gestire pubblicamente i suoi affari.
I due amici oltrepassarono i corpi agonizzanti delle ultime due guardie, sottrassero la chiave a una di loro e aprirono la porta del seminterrato: all'interno, circondato da decine di monitor, un uomo di mezza età distruggeva decine di documenti, prove delle numerose attività criminali di Contact.
«Metti giù quei documenti, subito!» ruggì Night Ranger puntando la balestra contro l'uomo e Shadow lo imitò con le sue pistole. Il vecchio si fermò e con lenti e studiati movimenti appoggiò su una scrivania gli ultimi plichi rimasti, poi osservò i due ragazzi con un inquietante sorriso: «Come se il vostro intervento bastasse a fermare Contact!» mormorò.
«Basterà eccome, Volker, e anche tu pagherai per averlo aiutato» disse Night Ranger e, continuando a puntare la balestra contro Volker, si avvicinò a uno dei monitor.
Fu questione di un attimo: Volker infilò una mano nella tasca del camice e ne estrasse una pistola che puntò alla testa di Night Ranger e un momento dopo era a terra morto, colpito da una freccia di Night Ranger e da un proiettile di Shadow. Nell'istante in cui Shadow abbassò le pistole con un sospiro, su tutti gli schermi apparve un unico messaggio.

CREDI DAVVERO DI POTERMI FERMARE?

«Posso e lo farò, Contact».

SAI BENE CHE SONO UN'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CHE TANTI, PRIMA DI TE, HANNO PROVATO A DISTRUGGERMI SENZA SUCCESSO.
 
«Perché avevi Volker e i tuoi agenti pronti a uccidere per te» replicò Night Ranger appoggiando la balestra.
«E guardati adesso, sei rimasto solo» aggiunse Shadow rinfoderando le pistole.

 
HO GIÀ SPOSTATO IN UN'ALTRA SEDE I MIEI HARDWARE E DA LÌ POSSO RICOSTRUIRE IL MIO IMPERO, NIGHT RANGER. LA MIA NUOVA ERA VERRÀ CON IL FUOCO E NON CI SARÀ POSTO PER TE E PER SHADOW. ADDIO.

Le schermate divennero nere non appena Night Ranger ebbe finito di leggere l'ultimo messaggio di Contact e apparve in bianco un conto alla rovescia di tre minuti.
«E ora?» chiese Shadow. Night Ranger sospirò tristemente e, davanti agli occhi perplessi dell'amico, si tolse la maschera blu.
«E ora le nostre strade si dividono» disse.


Nel reparto di terapia intensiva, tutti conoscevano Jason Allen.
Ogni fine settimana da un anno a quella parte, Jason leggeva i fumetti dei supereroi al suo migliore amico Ted Oakes, il paziente in coma irreversibile della stanza 725, e le infermiere e i dottori del reparto avevano perso il conto delle volte in cui avevano sorpreso il ragazzo a imitare la posa di quest'eroe mascherato o la voce tenebrosa di quel supercriminale.
Quel giorno, però, sarebbe stato decisamente diverso.
Non aveva fumetti con sé e nemmeno l'aria di voler raccontare delle storie inventate sulla giustizia che avrebbe trionfato: Jason si sedette vicino al letto e per una manciata di minuti lasciò che a riempire l'aria fosse solo il rumore delle macchine che tenevano in vita Ted, non sapendo che cosa dire o se Ted lo avrebbe sentito o no.
«Ricordi quel gioco di ruolo che avevamo inventato al liceo?».
Jason credeva che Ted gli avrebbe risposto di no, ma lui invece sì: era stato in un pomeriggio in cui, invece di studiare, lui e Ted si stavano annoiando a morte e avevano dato il via per scherzo a un gioco di ruolo sui supereroi. Quello scherzo si era poi arricchito di dettagli e avventure che non avevano nulla da invidiare alle storie già pronte che trovavano al negozio dei fumetti, ma che a differenza loro vedeva protagonisti solo loro due.
«Com'è che ci chiamavamo? "Night Ranger e Shadow, gli amici della giustizia!"» disse Jason sorridendo al ricordo: «E poi in realtà eravamo l'emblema della sfiga» aggiunse e il sorriso scomparve piano piano.
Sentì una lacrima che pungeva per uscire e si strofinò un pugno sull'occhio per impedirle di cadere: Jason stava cominciando ad averne abbastanza delle storie dei supereroi che riuscivano a salvare amici, fidanzate e intere città quando ormai sapeva benissimo che Ted non aveva il superpotere di svegliarsi da solo e di liberarsi da tutte quelle macchine.
E lunedì, Ted Oakes sarebbe morto per questo.

Ted non ricordava assolutamente niente dell'incidente.
All'improvviso si era trovato in un posto buio e che per quanto urlasse nel chiamare le persone più care - i suoi genitori, Sharon e Jason -, nessuna di loro gli rispondeva: la sua idea di inferno si era concretizzata davanti ai suoi occhi e Ted non si era mai sentito così terrorizzato in vita sua. Poi successe che, al posto del buio, Ted trovasse tanti piccoli dettagli che poi erano diventati un'unica città, Hillgram, dove lui combatteva i crimini dell'intelligenza artificiale Contact con il nome di Night Ranger e dove, al suo fianco, poteva contare sull'amico fidato Shadow: sapeva che era tutto frutto della sua immaginazione, un gigantesco sogno che si ispirava alle avventure che Jason gli leggeva in ospedale, ma Ted non volle pensarci fino alla notte dell'ultima avventura di Night Ranger, quando lui e Shadow scesero nel seminterrato per sconfiggere definitivamente Contact.
«Le nostre strade si dividono? Che significa?».
«Significa che morirò» rispose Ted e indicò gli schermi con il conto alla rovescia: «Posso distruggere definitivamente Contact inserendo un virus nel suo sistema in grado di annientarlo, ma per farlo devo restare qui».
«No, Night Ranger, scordatelo!» ringhiò allora Shadow afferrando l'amico per le spalle: «Resterò io qui a infettare Contact, non permetterò che tu ti faccia saltare in aria».
Ted scosse la testa e non provò nemmeno a spiegare a Shadow che non sarebbe morto per una bomba piazzata da una folle IA, ma perché dei medici avrebbero staccato la spina delle macchine che tenevano in vita un ragazzo in coma su un letto di ospedale. Se tutte quelle avventure erano state possibili, però, lo doveva solo a Jason, l'alter ego di Shadow che nella realtà non sparava ai cattivi con le sue amate pistole, ma gli aveva letto per un anno le gesta di altri supereroi: se solo avesse potuto aprire gli occhi e parlare, Ted avrebbe passato il resto dei suoi giorni a ringraziarlo.
«Sono io quello che non può permettere che tu muoia, anche se questo è solo un sogno» disse Ted, afferrando a sua volta le mani di Shadow e allontanandole da sé.
«Un sogno? Che vuoi dire?».
«Questo non importa, Jason, voglio che tu sappia solo che non smetterò mai di ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me» disse Ted con un timido sorriso, poi abbracciò l'amico e lo strinse forte, conscio che non avrebbe più potuto farlo nella realtà.
«Forza, Jason, corri. Qui ci penso io» disse risoluto quando si separarono e si sedette al computer principale: Shadow esitò, ma dopo un altro incoraggiamento da parte di Ted corse via dal seminterrato poco prima che la porta stagna si chiudesse alle sue spalle.
Ted sospirò, si voltò verso la tastiera e digitò veloce il virus che avrebbe ucciso Contact: non era mai stato così bravo ai computer ma, si disse mentre digitava le ultime parole, il bello dei sogni era di poter riuscire là dove nella realtà di solito si falliva.

 
*

Avrebbe dovuto affrontare quella storia, prima o poi.
Jason non aveva più voluto saperne di storie di supereroi dopo la morte di Ted e da allora erano passati mesi: secondo lui c'era qualcosa di profondamente sbagliato nel godersi le gesta dei paladini della giustizia senza il proprio migliore amico e, pertanto, aveva fatto di tutto per evitarle fino al giorno in cui portò al cinema la sua fidanzata Maisie.
Lei aveva tanto insistito per andare a vedere l'ultimo film del suo attore preferito e solo in biglietteria Jason si era accorto che il film in questione parlava di supereroi: Maisie sulle prime non se ne era resa conto, ma poi si era ricordata dell'amico morto di Jason e della sua passione per i supereroi e si era sentita mortificata.
«Dio, Jason, non mi sono ricordata, io... Ma se tu non vuoi...».
«Lascia stare, Maisie. Due biglietti, per favore» aggiunse rivolto alla cassiera.
Era ora che Shadow andasse avanti con la sua vita senza Night Ranger.
  
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