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Autore: alaskha    14/11/2015    7 recensioni
“No, aspetta – fui lui a fermarmi, quella volta – non ti va un caffè?”
“Io non bevo caffè”
“Sei davvero newyorkese o bluffi? Non mi piace la gente che bluffa”
Avevamo usato lo stesso verbo, quindi probabilmente Luke Hemmings non era un bugiardo bluffatore.
“Sono newyorkese e non bluffo, semplicemente non mi piace il caffè ed io e te non ci dobbiamo piacere, non dobbiamo neanche mai più rivederci, quindi non importa”
“Giusto”
Rimanemmo a guardarci per qualche istante.
Istanti nei quali lui non si tolse mai dalle labbra quel sorrisino sfacciato.
“Quindi?” mi riscosse lui, dal mio stato pietoso di trance.
“Quindi addio, Luke Hemmings”
“Mi dici addio perché New York è grande ed è facile sbagliarsi?”
Annuii.
“Esatto”
“Speriamo non sia così grande come dicono, allora”.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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chapter one

not bad one

 



“Corri, John, dannazione a te ed alle tue gambe corte!”
Mio fratello Johnatan era sempre stato particolarmente basso, anche se aveva due anni più di me: esattamente 20, compiuti una settimana prima di quel giorno. E non era un giorno come gli altri, quello era il giorno.
Dopo cinque anni sudati, il giorno del diploma era arrivato, ed io non potevo essere più felice di quanto non lo fossi.  Non che il liceo non mi piacesse.. ma chi voglio prendere in giro? Odiavo la London High School con tutta me stessa e non vedevo l’ora di andarmene da lì.
“Ah, ce l’avete fatta”
Zayn buttò a terra la sigaretta ormai consumata, spegnendola del tutto con la sua Nike.
“Prenditela con Johnatan” berciai, con il fiatone.
“Ho l’asma, e lo sapete bene” si difese mio fratello.
Zayn rise, ed io lo guardai bene in viso, pensando che una cosa buona la London High School me l’aveva portata, alla fine.
Zayn Malik non era il mio ragazzo, non stavamo insieme, non eravamo innamorati e non ci attraevamo neanche fisicamente. Okay, no, forse un po’ di tensione sessuale correva tra di noi, ma niente di che, era una cosa totalmente controllabile.
Zayn aveva perso due anni scolastici ed aveva la stessa età di Johnatan. Ci eravamo conosciuti il primo anno di liceo, che per lui era il terzo ormai, e da lì non ci eravamo mollati più.
“Jenelle, vuoi restare a fissarmi per il resto della tua vita o ci diamo una mossa? Butterfield sarà già abbastanza incazzato con noi”
George Butterfield era il nostro preside: odiato, stronzo spergiurato ed inesauribile rompi coglioni. Ma che importava? Era finita, finalmente.
Prendemmo posto in ultima fila, dato che eravamo ormai gli ultimi. Mi guardai intorno, c’erano tutti i ragazzi del mio corso, salutai con la mano Jj Hamblett, uno dei pochi ragazzi con cui avevo legato durante il periodo del liceo.  
“Ehi Lou, alla buon ora” commentò Zayn.
“Cos’è oggi, sei fissato con l’orario?” domandai, spazientita, facendo spazio a Louis.
“Oh hai ragione, che rompi palle che sono, d'altronde dobbiamo solo diplomarci!”
Sbuffai, mentre Louis ridacchiava.
Louis Tomlinson era l’inseparabile compare di Zayn Malik, viaggiavano sempre in coppia e sembravano vivere in simbiosi: avevano persino perso gli stessi anni scolastici. Ma erano l’uno la salvezza dell’altro, per fortuna, altrimenti, con lo stile di vita che conducevano, si sarebbero uccisi con le loro stesse mani. Erano due avidi portatori di canottiere a maniche larghe, avevano ventisette tatuaggi per uno ed una matta voglia di vivere la vita fino all’ultima goccia.
Eravamo diventati un trio, Zayn e Louis erano gli unici amici che avessi.
Butterfield si schiarì la voce, ed iniziò un lungo monologo su quanto andasse fiero della classe di diplomandi del 2013/2014 e bla bla bla. Di sicuro non parlava di Zayn e Louis.
Finalmente iniziò a fare i nomi ed un fiume di ragazzi si affrettò sul piccolo palco allestito dal personale scolastico per l’occasione. Figo, per il ballo scolastico usavamo una palestra, ma potevano permettersi un palco e dei fotografi per il giorno del diploma. Dannazione, quanto eravamo arretrati.
“Zayn Malik”
Tuonò poi Butterfield.
“Vai amico, è il tuo turno, goditelo quel pezzo di carta”
Scossi la testa divertita, al sentire uno dei miei due migliori amici sminuire così tanto il diploma. Il fatto era che “Quel pezzo di carta”, come aveva detto Louis, rappresentava la mia vita: quello e solo quello sarebbe stato il mio passaporto per il King's College, a Londra
E di certo mio padre non mi avrebbe aiutata.
“Jenelle Stratford”
Sussultai, nel sentire il mio nome. Sospirai pesantemente, per mantenere la calma, fino a che non arrivò quella simpatica spinta sulle spalle da parte di Louis.
Lo fulminai, dopodiché scavalcai la coltre di studenti e parenti ammassati in ultima fila, per poi arrivare al palco, tremante.
Sorrisi, di circostanza.
“Sono orgoglioso di annunciare la migliore studentessa dell’intera London High School, complimenti signorina Stratford, questo se lo è meritato”
Seguirono applausi e grida di gioia, così mi appuntai di picchiare Zayn, una volta terminata la cerimonia.
Dopodiché, recepii l’occhiolino di Lou, ancora seduto al suo posto, così, rubai di mano il microfono al signor Butterfield.
“Ed io sono orgogliosa di annunciare il prossimo diplomando del corso 2013/2014 – dissi, sorridendo – signore e signori, accogliete calorosamente Louis Tomlinson, che dopo anni di gavetta, ce l’ha fatta!”
Le ragazze esplosero in urla di gioia, ed io roteai gli occhi al cielo, mentre Zayn rideva a crepapelle ed il preside recuperava indispettito il suo microfono, dalle mie mani.
“Ed è così che..” iniziò il preside, ma Zayn fu più veloce di lui, rubando a sua volta il microfono.
“Siamo uomini liberi, ragazzi, ce l’abbiamo fatta!”
E mentre tutti quanti i diplomandi del nostro corso festeggiavano, urlando e ridendo, io ed i miei due amici, posavamo con stupide smorfie per i fotografi ufficiali di quella giornata.
“Godetevi l’estate, ragazzi” ci disse il preside, andandosene.
“Senz’altro, signor Butterfield!” gli urlò Louis, dietro.
Rimanemmo a guardarci per qualche secondo, in silenzio, per poi scoppiare a ridere e vivere, stringendoci in un grande abbraccio di gruppo.
“Vedete di non fare troppe cazzate, a Londra” li ripresi.
I ragazzi sarebbero partiti per l’Inghilterra tra qualche settimana, per cercare fortuna, e, soprattutto, lavoro ed alloggio. Il college non avrebbe fatto per loro, né lì  a New York, né in qualsiasi altro luogo.
“Se solo venissi con noi, Jen” fece Zayn, ancora speranzoso.
“Non posso Zayn, lo sai com’è mio padre, non mi manderebbe con voi neanche dall’altra parte della città”
“Hai diciotto anni, ormai - riprese lui, accendendosi la sigaretta che teneva stretta tra le labbra – dovresti avere la piena facoltà delle tue scelte, no?”
“Quando parli così sembra che neanche lo conosci, mio padre” dissi io, arresa.
“E sarebbe meglio” sussurrò.
“Che cosa?” domandai, spazientita.
“Ragazzi, andiamo, volete davvero litigare il giorno della cerimonia del diploma? – ci chiese retoricamente Louis, e noi non rispondemmo – come pensavo. Allora, che ne dite di andare a fare un po’ di casino a Brooklyn? Potremmo bagnare l’intero quartiere e poi fermarci a Southwark da Joy”
“Da Joy vi ci fermate da soli, drogati che non siete altro” berciai.
Zayn ridacchiò, circondandomi le spalle con il braccio.
“Sei il solito angioletto, non è vero Jenny?”
Odiavo quando mi chiamava “Jenny”, ma riusciva sempre a farmi ridere.
 “Ehi, Jenelle?”
Mi girai subito, udendo quella voce.
“Noi togliamo il disturbo - disse Louis – vieni Malik, andiamo un po’ a rovinare la cerimonia a Butterfield, sono sicuro che sarà contento di averci ancora tra i piedi, nonostante la nostra permanenza qui sia finita”
Zayn spense la sigaretta, scoccandomi poi un bacio sulla guancia, e lasciandomi sola con l’ultimo arrivato.
“Jj! Ce l’abbiamo fatta, eh?” dissi, abbracciando il mio amico di slancio.
“Chi più faticosamente di altri” disse, alludendo a Zayn e Lou.
“E dai, lascia il momento di gloria anche a loro, se lo sono meritato” risposi, divertita.
“Grazie a te, certo, sei stata la loro benedizione”
“Pensala come ti pare”
Lui annuì, per poi cambiare argomento.
“Allora, cosa farai adesso?”
“Combatterò il sistema, e tu?”
Lui rise, e poi fece per rispondere, ma accadde qualcosa che non glielo permise.
“Jj, dannazione, sono arrivato solo adesso – lo interruppe una voce maschile – mi dispiace essermi perso il tuo momento, quel cazzo di furgone va sempre più lento! Maledetto Irwin!”
Lo guardai imprecare, nascosto dietro un paio di Rayban scuri.
“Ehi Luke, l’importante è che tu sia qui” disse Jj, comunque sereno.
“Luke” si tolse i Rayban e scoprì un paio di occhi che nelle mia vita non avevo mai visto. Rimasi a guardarli incantata, per qualche secondo. Dopodiché le sue labbra fini si aprirono in un mezzo sorriso, facendo tintinnare il piercing che le adornava.
Quando il suo iPhone squillò, mi resi conto di quanto dovessi essere sembrata stupida, così scossi la testa, riprendendomi da quel ridicolo stato di trance in cui ero caduta.
“È Ash, ti aspetto là, non ho voglia di parlare con mamma e Kyle – disse, sfilando il telefono dai suoi skinny jeans neri – godiamoci la tua festa oggi, d’accordo?”
Jj gli sorrise, e lui sparì.
“Quello è Luke, il mio fratellastro” mi spiegò.
“Oh” dissi, guardando la sua schiena allontanarsi e le sue mani gesticolare.
“È un tipo particolare, te ne sarai accorta” mi mise al corrente, ridacchiando.
“Solo un po’” scherzai.
“Non è cattivo, al contrario di quello che pensa papà” riflettè ad alta voce.
Così io mi limitai a guardarlo.
“Scusa Jen, non so neanche perché ti sto dicendo queste cose”
“Tranquillo, adesso torna dai tuoi, vorranno festeggiare insieme a te”
“Certo”
Mi sorrise, per poi allontanarsi di qualche passo.
“Jenelle?” ma poi Jj mi richiamò.
“Sì?”
“Vuoi venire con noi? Andiamo al Blue Hill, la tua presenza potrebbe smorzare un po’ di tensione familiare”
Gli sorrisi, ma poi scossi la testa.
“Grazie dell’invito Jj, ma credo che recupererò i due casi persi e tornerò a casa”
Così lui annuì, mi salutò con la mano e si allontanò verso i suoi genitori.
Cercai con lo sguardo una faccia conosciuta, come per esempio Zayn o Louis, ma non trovai nessuno: solo studenti su studenti che allegri e spensierati se ne andavano con le loro numerose e felici famiglie.
Qualcosa che io non avevo.
“Jenelle? Eccoti qui! Ti ho cercata dappertutto!”
Ma finalmente sentii quella voce, rallegrandomi a mia volta.
“Maribel – la strinsi forte in un abbraccio – eccoti qui, ti sei persa me ed i ragazzi sul palco a ritirare il diploma!”
Maribel Diaz era tutto ciò che c’era di buono al mondo: sorrideva sempre, non si abbatteva mai, aveva una buona parola per tutti quanti e profumava sempre di margherite.
Era la mamma che non avevo mai avuto.
“Mi dispiace piccolo fiore, ma non ho potuto fare altrimenti! – si scusò lei, cingendomi la vita – tuo padre e Daniel stasera hanno ospiti a cena”
“Oh” fu il mio articolato commento.
“Non fare così – mi rassicurò lei – adesso io e te ce ne torniamo a casa e festeggiamo per bene questo tuo bel diploma, fai un po’ vedere”
Le porsi il diploma che tenevo stretto tra le mani, e poi il mio sguardo incrociò quello del ragazzo di prima, il fratellastro di Jj Hamblett. Sembrava che stesse litigando con quello che doveva essere il padre di Jj, gesticolava animatamente ed aveva un’espressione corrucciata, fino a che i suoi occhi non incontrarono i miei.
Ma poi lui scostò lo sguardo ed infilò nuovamente i Rayban scuri, ed io fui costretta a riprendermi nuovamente dal solito familiare stato di trance in cui ero già caduta al primo incontro con quegli occhi.
“Jen, ci sei?” mi domandò Maribel.
Scossi la testa, e le sorrisi.
“Sono così fiera di te! – mi abbracciò ancora – avanti, andiamocene a casa adesso”
Già, casa..
Ma quale casa?







 
sounds good feels good 
ciao ragazze!
mi presento, io sono in arte alaskha, in realtà Simona.
questa storia la sto scrivendo da molto molto tempo, ma non ho mai avuto forse il coraggio di pubblicarla.
finalmente mi sono decisa a scrivere sull'amore più grande della mia vita, ovvero Luke.
so che può sembrare strano, idiota, infantile e tutto quello che volete, ma i 5 seconds of summer, seppur lontani, seppur con semplici sorrisi, canzoni, e tutto quello che mi hanno dato, mi hanno aiutata molto in un periodo della mia vita che non considero proprio il migliore, ecco. 
Loro, tutti e quattro insieme, ma soprattutto Luke, e quindi finalmente ce la faccio a scrivere qualcosa su di lui..
beh che dire? qui sotto questo mio monologo vi metto Jenelle, spero che vi piaccia, e che la mia storia vi incuriosisca.
come avete visto sono presenti anche Louis Tomlinson e Zayn Malik, i due migliori amici della protagonista. scusate, ma non ho potuto farne a meno ahahahah. E sì, se ve lo state chiedendo, Jj Hamblett è esattamnete quel Jj Hamblett degli Union J.
in conclusione vi dico che ci tengo davvero molto a questa storia, quindi fatemi sapere cosa ne pensate fiori.
alla prossima, baci grandi.
Simona

p.s: se volete seguirmi su twitter sono @COCOCHVANEL, ricambio tutti ovviamente 


 



 
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