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Autore: maggy_is_a_penguin    15/11/2015    3 recensioni
14/11/2015
Per non dimenticare.
Quello che potrebbe essere successo in uno dei bar di Parigi, visto dagli occhi di una ragazza picchiata a sangue da qualcuno che dice che lo ha fatto perchè lo ha detto la sua religione.
Religione. Questa non è religione.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Che cosa è successo?
Che cosa sta succedendo?
Perché mi fa così tanto male dappertutto, ma soprattutto la nuca?
Apro gli occhi.
Una luce accecante mi penetra nelle pupille. Riabbasso subito le palpebre, evitando alla luce di darmi fastidio ancora.
Attorno a me c’è solo silenzio, e l’unico suono che sento è il rumore di un paio di scarpe che si muovono sul pavimento. Sono dei passi. Immagino che sia un paio di anfibi. È inconfondibile.
Provo un’altra volta ad aprire gli occhi. Questa volta la luce non mi coglie impreparata, ma mi da comunque un poco di fastidio.
Attorno a me è tutto bianco.
Sono morta?
Sono in paradiso, finalmente?
Riesco a mettere a fuoco l’ambiente attorno a me.
No, ovviamente non sono morta.
A meno che il paradiso non abbia l’aspetto di un bar.
Ho indovinato. Le scarpe, che prima facevano quel rumore che arrivava così forte alle mie orecchie, sono un paio di anfibi. E sono anche molto belli. Non ne riconosco la marca, ma non importa.
Sono neri, e sono sporchi di fango. Come se il loro possessore abbia corso in mezzo ai campi fuori dalla città per un sacco di tempo.
Non ci sono molti posti a Parigi in cui ci si può sporcare così tanto.
La posizione in cui sono messa è molto scomoda, e non mi ricordo come abbia fatto a ritrovarmi così.
Invece si, me lo ricordo. Qualcosa, che credo sia stato il calcio del fucile del possessore di quei bellissimi anfibi, mi ha colpita forte sulla testa.
Sono svenuta.
Posso immaginare di essere caduta per terra, dopo.
Ecco il motivo della mia posizione scomoda.
Il pavimento è freddo.
Gelido.
Siamo quasi a metà novembre, dovrebbero accendere i caloriferi.
Devo ricordarmi di scrivere una lettera d’avviso al proprietario di questo locale.
Solo se riuscirò ad uscirne viva.
Voglio sedermi comoda.
Merda.
Merda.
Non riesco a fare il minimo movimento che subito una fitta di dolore mi attraversa il corpo.
Perfetto.
Ma questa posizione è veramente scomoda.
Guardo implorante il signore seduto accanto a me. Ha la barba abbastanza lunga, ed è curata molto bene. È brizzolata. Negli occhi si può chiaramente leggere il terrore di quello che potrà accadere tra un momento all’altro. Ha degli occhi bellissimi. Sono verdi, non il verde solito, chiaro. Ma verde scuro. Non avevo mai visto degli occhi così belli. Mi chiedo se abbia trovato qualcuno che riesca ad amarlo. Ha la parte sinistra del volto sfigurata. Come se ci fosse della carta stagnola sotto la pelle, che aderendoci perfettamente, riproduce tutte le grinze del foglio di alluminio. Mi dispiace per il suo volto. È bellissimo. Sarebbe ancora più bello se la sua pelle non fosse così rovinata.
Mi guarda come se non avesse capito quello che gli stavo chiedendo, con lo sguardo.
«Ti prego, aiutami»
Dico, in un sussurro. La mia voce è fievole, e mi chiedo se è riuscito a sentirmi.
«Non posso, se ti aiuto lui potrebbe vedermi»
A quanto pare mi ha sentita.
«È più pericoloso se continuiamo a parlare, fidati»
Ha capito.
Si muove, lentamente, sperando di non essere beccato da lui.
Ha in mano un piccolo rosario. È in legno, e la piccola croce ha una macchiolina di tempera azzurra su un lato.
Ha dei figli.
Ai bambini piace usare le tempere.
Gli adulti non dipingono.
I bambini si.
Qualcuno lo ama per chi è veramente.
Le sue mani ruvide mi afferrano le braccia, una fitta mi scuote la spina dorsale. Mi mette seduta vicino a lui, e fa in modo che non sia scomoda. Siamo appoggiati al muro.
Sembriamo padre e figlia.
Ma siamo due perfetti sconosciuti.
Due perfetti sconosciuti che si aiutano incuranti di quello che potrebbe accadere.
Osservo il vestito che ho addosso. È uno dei miei preferiti, lo avevo indossato perché ero andata alla festa della mia migliore amica.
Ieri era il suo compleanno.
È stata una festa bellissima. Sono rimasta a dormire a casa sua. Non avevo voglia di tornare a casa.
Non voglio tornare a casa neanche adesso.
Odio la mia famiglia.
La mia famiglia mi odia.
Ma adesso non ha importanza.
Il mio abito è bianco, e mi arriva alle caviglie. È semplice, ma mi piace tantissimo.
Molti mi hanno detto che mi rende bellissima.
Ma io non sono bella.
È senza spalline, e ha un corpetto rigido con dei fiori in pizzo sopra. Dietro i lacci sono legati molto stretti. Come si usava nel passato. Un corpetto doveva togliere il respiro.
Il mio corpetto mi toglie il respiro.
Adesso la gonna è tutta strappata. E il pizzo è ormai grigio. Ci sono delle macchie di sangue. Sangue non mio, fortunatamente.
Almeno spero che non sia mio.
Ho freddo.
Incomincio a tremare.
Occhi Belli ha notato che il mio corpo è scosso dai brividi.
Si toglie il maglione che ha addosso, e me lo appoggia sulle spalle. Il suo calore corporeo lo ha reso tiepido.
«Grazie»
Sorride.
«Questo è il minimo che posso fare per una ragazza bella come te»
Sorrido anche io.
Smetto di tremare.
Mi guardo attorno.
Ci sono tantissime persone. Stanno tutti pregando un dio che non sono sicura che esista. Esiste un dio, una divinità, su un livello superiore al nostro?
Non lo so.
Non credo che lo potrò mai sapere.
Come può esistere un dio se tutte queste cose accadono?
Come può esistere un dio se esiste la guerra?
Come può esistere un dio se c’è cos’ tanta cattiveria nel mondo?
Non lo so.
Non lo so.
Non lo so.
Sono l’unica che non sta pregando un dio.
Resto seduta con la schiena appoggiata al muro con addosso il mio abito preferito e un maglione di un uomo sconosciuto.
Quest’uomo ha dei figli, e una moglie. Porta una fede al dito anulare.
Ha la parte della faccia sinistra sfigurata.
Ha degli occhi bellissimi.
Ha la barba brizzolata.
Probabilmente ha una cinquantina d’anni.
Questo è tutto ciò che conosco di lui.
Non conosco neanche il suo nome.
È uno sconosciuto.
Non ci si dovrebbe fidare degli sconosciuti. Che cosa direbbe la mamma se venisse a sapere che mi sono fidata di uno sconosciuto? Sarebbe un disastro.
I capelli lunghi mi solleticano il collo mentre mi guardo attorno. Ho sempre amato i miei capelli.
Sono neri.
Il nero è il mio colore preferito.
Risaltano sul colore della mia pelle pallida.
Sono lunghi fino al sedere.
Molte ragazze mi invidiano. Dicono che sono bella.
Che stupide.
Io non sono bella.
Nessuno mi ha mai amata per chi sono veramente. nessuno mi ha mai amata. Se avessi avuto la faccia sfigurata anche io, sarebbero corsi tutti via. Perché sarei stata ancora più brutta.
In più le cicatrici che ho sulle mie braccia, sui miei fianchi, sulle mie gambe, mi rendono ancora più brutta.
Chi amerebbe una ragazza come me?
Nessuno.
Lui si avvicina a me.
Si avvicina a noi.
Spero che non si sia arrabbiato per i gesti gentili che Occhi Belli ha fatto nei miei confronti.
Mi osserva. Mi guarda negli occhi.
È un indiano.
Mi correggo. Viene dalla Siria.
È un arabo.
Ho paura di lui.
«Perché sei l’unica che non prega un dio? Tutti qua dentro stanno pregando, o mi stanno implorando di non terminare la loro vita. Perché tu invece non fai niente?»
Ha un forte accento arabo, ma parla un francese perfetto.
È bella la parola terminare. È molto potente. Ci sta perfettamente nel contesto in cui siamo.
Terminare.
Terminare la nostra vita.
Tutto quello che ho provato a fare due volte, ma senza successo.
«Non sono sicura che esista il dio che tutti qua dentro stanno pregando. E non ti imploro perché ho cercato di terminare la mia vita due volte. Non ho pura. Né di te, né della morte. Perché sono già morta. Sto solo respirando. Ma respirare non vuol dire che sono viva. Quindi non vedo quale sia il bisogno di implorarti. Morirò comunque.»
«Hai sbagliato. Un dio esiste. Ed è Allah. Allah è grande.»
Mi punta il fucile alla fronte.
«Allah è grande.»
Non ho paura.
Non ho paura.
Sento un rumore fortissimo. Così forte che mi fa male alle orecchie.
Scusa Occhi Belli, ti ho sporcato il maglione. Che cosa dirà tua moglie quando lo vedrà sporco del mio sangue?
Scusami.
Poi il nulla.
Non sento dolore.
Non sento niente.
 
È questo quello che succede quando la morte ti prende tra le sue braccia?
 
Sono felice?
 
Si. Sono felice. Il dolore che avevo dentro è scomparso. Non ho più voci nella testa che mi urlano contro.
 
Adesso a qualcuno importerà la mia esistenza. Veramente.
 
Spero che Occhi Belli ritorni a casa dai suoi bambini e da sua moglie. Lui ha qualcuno.
Lui non merita di morire.
 
Religione. Questo è quello che chiamano religione. Uccidere qualcuno.
Religione. Questa non è religione.
 
 
 
 
 
 
 
Ho scritto questa oneshot per non dimenticare. Mi scuso tantissimo se la parte in cui dico che non sono sicura se esiste un dio abbia potuto offendere qualcuno di voi. Scusatemi tantissimo.
L’evento che è successo due giorni fa mi ha colpita tantissimo, e non ho potuto non scrivere qualcosa.
 
Chiedo un’altra volta scusa se ho offeso qualcuno.
 
Alla prossima.
 
 

   
 
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