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Autore: kary218    26/02/2009    0 recensioni
La storia inizia nel periodo dell'esame di selezione dei Chunin... Cosa succederebbe se una giovane ninja medico in fuga dal suo Villaggio piombasse nel covo di Orochimaru?
Come se la caverà la giovane Hikari nella villa del ninja leggendario? Riuscirà a conquistarsi la stima di Kabuto? E se le cose dovessero complicarsi ulteriormente dopo lo scontro col Terzo Hokage?
Insomma, non sarà tutto facile per la ragazza, totalmente all'oscuro delle terribili ambizioni di Orochimaru... Di chi si potrà veramente fidare?
La storia dovrebbe avere in tutto cinque o sei capitoli, quindi essere relativamente breve, non so ogni quanto potrò aggiornare considerando gli impegni scolastici, ma farò del mio meglio! ^^ Buona lettura!
Edit: l'autrice è un po' demoralizzata dall'assenza di commenti, si chiede se vale la pena continuare o se la storia le è venuta così male... =/
Genere: Generale, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kabuto Yakushi, Orochimaru
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sbam!

Ouch...

"L'abbiamo trovata, avevi ragione"

"Ne ero certo... Rinchiudetela"

Capitolo 1: Il gioco del destino

Sbattuta in una cella: una squallida cella vuota.

La ragazza si ripulì il viso con le mani e si fermò a studiare l'ambiente che la circondava: era sola in una minuscola stanza dalle pareti che sembravano scavate direttamente nella roccia, una massiccia porta di acciaio blindata a separarla dal mondo; una piccola finestra posta molto in alto era la sua unica fonte di luce.

Si rannicchiò nel punto in cui le pareva ci fosse maggior luce, fortunatamente era giorno e riusciva a vedere abbastanza bene.

Ad un tratto una goccia di sangue le rigò una guancia e cadde a terra con un imprecettibile 'plic': la giovane la rimirò incredula per qualche secondo, poi si tastò la fronte.

Maledizione! Mi sono tagliata...

Odiava farsi male e solitamente era molto attenta a non farsi mai un graffio ma evidentemente il tizio che l'aveva catturata non aveva prestato altrettanta attenzione alla sua incolumità fisica...

Sbattuta in una cella: una squallida cella vuota.

Ma come ci era finita una persona tranquilla come lei in un guaio del genere? Nel silenzio totale, in cui era suo malgrado immersa, si sforzò di ripercorrere passo dopo passo tutto ciò che le era accaduto da quando aveva lasciato il suo villaggio poche ore prima.

Il mio villaggio.

Una lacrima tiepida si affacciò sui suoi occhi ma fu sibito ricacciata indietro.

Non ho bisogno di nessuno. Di nessuno.

---

Aveva scagliato lontano il suo coprifronte e poi aveva vagato per alcune ore, sola nella foresta, fino a quando non si era ritrovata faccia a faccia con uno strano edificio, stupendo e inquietante insieme.

Assomigliava ad una villa signorile, enorme e con alcune pitture raffiguranti dei serpenti vicino al portone d'ingresso; ne era rimasta del tutto affascinata: senza osare avvicinarsi era rimasta lì a guardarla da poco distante... Almeno finchè un rumore non l'aveva distratta.

Si era nascosta appena in tempo per non essere vista dall'uomo che aveva sentito arrivare: indossava un mantello scuro col cappuccio, così non era riuscita a distinguerne i lineamenti.

Senza accorgersi della sua presenza, o almeno così aveva creduto, si era diretto alla strana villa e ne aveva varcato l'entrata.

Un po' intimorita dal fatto che ci potesse essere altra gente nei paraggi aveva deciso di allontanarsi, ma non aveva fatto in tempo a muovere più di una ventina di passi che un essere a dir poco spaventoso le aveva bloccato la strada e l'aveva catturata, trascinandola con sè nella strana costruzione e portandola al cospetto del tipo incappucciato.

Mi aveva vista ed è corso a fare la spia.

Ma dov'era finita? Proprio non riusciva ad immaginare cosa potessero volere da lei.

---

Plic!

Un'altra goccia di sangue.

Decretando che due goccie erano fin troppe, si concentrò e lasciò che il chackra fluisse nella sua mano destra, diventando di color verde brillante e avvolgendole il palmo; passò la mano sul taglio e quello subito scomparve.

In un istante lasciò che l'energia si disperdesse.

All'improvviso sentì una chiave infilarsi nella serratura della porta blindata: poco dopo un ragazzo faceva il suo ingresso nella cella.

Alto, con gli occhiali e lunghi capelli color dell'argento raccolti in una coda; poteva avere sì e no un paio d'anni più di lei e aveva un coprifronte del quale la giovane non riconobbe il simbolo.

La squadrò da capo a piedi con una specie di sorriso in volto. Non era allegria, non era dolcezza.

Era un ghigno e non prometteva niente di buono.

Poi qualcosa di strano accadde: lo sguardo del giovane si fissò sulla fronte di lei e subito il sogghigno scomparve per lasciare posto a... stupore forse?

Senza dire una parola quello si voltò e si richiuse la porta alle spalle.

Non c'erano dubbi, doveva trovare il modo per scappare, l'espressione del ragazzo le aveva messo una certa ansia addosso: si sforzò di guardare fuori dalla finestra ma era troppo in alto per lei e comunque anche se ci fosse arrivata non sarebbe mai riuscita a passarci attraverso; urlare sarebbe stato altrettanto inutile visto che erano nel cuore di una foresta pressochè sconfinata.

Diede un paio di spallate alla porta e poi rinunciò anche a quel progetto, avrebbe ottenuto solo di farsi male.

Rassegnata si riseddette e aspettò, sperando che prima o poi l'occasione buona le si sarebbe presentata davanti.

Perchè era stata catturata? Non aveva fatto niente di male!

Aspettò in silenzio finchè la porta non si aprì nuovamente.

---

Non avrebbe saputo dire con precisione quanto tempo fosse passato, comunque non più di una mezz'ora, e stavolta ad avvicinarlesi fu un uomo dalla carnagione chiarissima e dai capelli neri come la notte più scura; le si chinò accanto e le sollevò il viso con la mano cosicchè la giovane potè guardarlo negli occhi: d'istinto si ritrasse.

Serpente

Gli occhi d'ambra di quell'uomo le facevano paura, avevano le pupille quasi verticali, parevano quelli di un serpente, un serpente pronto a divorarla.

Ma no, non doveva lasciarsi intimorire.

"Che cosa volete da me?" chiese cercando di non abbassare lo sguardo: "Non ho fatto niente!"

"Stai tremando" osservò l'uomo: "Non aver paura. Kabuto-kun mi ha detto che sei un ninja medico, è vero?"

Kabuto chi? E come faceva a saperlo?

"Sì, avevo cominciato a studiare per diventare un medico" rispose lei: "Ka... Kabuto?"

Il suo interlocutore le rivolse un debole sorriso. Era dolce, sembrava rassicurante, ma la ragazza non era affatto certa che fosse anche sincero.

"E' il ragazzo che è entrato prima, dovreste avere più o meno la stessa età voi due" spiegò lui e poi domandò: "Qual è il tuo nome, bambina?"

"Hikari"

"Hikari e poi?"

"Hikari e basta"

L'uomo le rivolse un'occhiata di cui lei non riuscì a capire il significato, poi parlò nuovamente.

"Da oggi lavorerai qui Hikari, appena possibile Kabuto ti aiuterà ad affinare le tue abilità mediche e tu farai tutto ciò che ti sarà ordinato"

Non era una domanda.

Era con le spalle al muro, non aveva possibilità di scelta.

Ma dopotutto se anche l'avesse avuta cosa sarebbe cambiato? Non c'era niente ad aspettarla fuori.

Invece così avrebbe avuto una casa.

Annuì.

L'altro parve soddisfatto.

"Non mi avete ancora detto perchè sono stata catturata"

"Sta arrivando Kabuto-kun" disse l'uomo: "Tra poco ti mostrerà la tua stanza, risponderà alle tue domande e ti dirà tutto ciò che devi sapere"

"Sono già qui, Orochimaru-sama"

Di nuovo il ragazzo di prima, quel Kabuto: da come la guardava, Hikari era praticamente certa di non essergli affatto simpatica.

"Allora vi lascio"

---

Ormai era cosa certa: Kabuto la odiava.

Per qualche strana ragione continuava a scrutarla torvo anche mentre la accompagnava in giro per la sua nuova casa, spiegandole dove stavano la cucina, i bagni... Dal canto suo lei era convinta di aver già sentito la voce del ragazzo in precedenza, ma non riusciva a focalizzare bene quando.

"Questo è il mio laboratorio" disse ad un tratto, fermandosi davanti ad una porta chiusa: "Non voglio che ci metti piede a meno che non ci sia io con te. Verremo qui quando ti insegnerò le arti mediche"

"Voglio sapere perchè mi avete catturata" insistette lei: "Questo può considerarsi rapimento, lo sai? Mi avete portata qui e..."

"Dovresti ritenerti fortunata" la interruppe Kabuto bruscamente: "E onorata. Se Orochimaru-sama non avesse deciso di prenderti con noi, saresti già stata eliminata, non possiamo permetterci di avere gente che gira intorno alla villa"

"Avete paura delle spie o cose del genere?"

"Esattamente" rispose Kabuto seccamente, senza mai smettere di camminare.

"Orochimaru" ripetè lei: "E' lui che comanda qui?"

"Chiamalo Orochimaru-sama" la ammonì subito il ninja dai capelli d'argento: "E non mancargli mai di rispetto. Per ora non ho tempo di farti esercitare, quindi ti limiterai a darmi una mano nelle faccende domestiche, quando avrai acquisito le abilità mediche giuste, il tuo compito sarà quello di sostituirmi nel caso fossi in missione e di assistermi quando te lo richiederò. Tutto chiaro?"

La ragazza annuì ancora. Non si stava facendo troppe domande: Orochimaru era inquietante, certo, ma si era comportato bene, probabilmente era un ninja molto forte se tutti lo rispettavano così tanto e l'idea di avere un lavoro e una casa non le dispiaceva affatto. E se il sorriso che le aveva rivolto fosse stato proprio sincero? Magari era stata così sospettosa solo per via della situazione, magari era davvero una persona buona e l'avevano catturata solo per il timore che potesse essere una spia o qualcosa di simile...

"Che cosa c'è di qua?" si azzardò a domandare indicando una scala che portava al piano di sotto.

"Niente di importante" tagliò corto l'altro: "Anzi, ti pregherei di non gironzolare qui intorno; quando non hai niente da fare stai nella tua stanza"

"Okay" assicurò Hikari: "Ah... Io mi chiamo Hikari, o semplicemente Kary se preferisci"

Kabuto sembrò non farci caso, molto probabilmente aveva intenzione di aver a che fare con lei il meno possibile e di non doverla chiamare affatto.

"Questa è la stanza di Orochimaru-sama"

Un'altra porta chiusa.

"Non disturbarlo mai, non rivolgergli la parola a meno che non sia lui ad iniziare un discorso e non entrare per nessuna ragione nella sua stanza"

"Chiaro"

Camminarono lungo il corridoio in cui erano finiti ed arrivarono ad altre due porte in legno.

"Eccoci arrivati, questa è la mia stanza e quella la tua, tra poco ti porterò la cena; mangerai sempre nella tua stanza e dovrai occuparti di tenerla in ordine e lavare i tuoi vestiti, hai visto dov'è la lavanderia, no?"

Gliel'aveva mostrata poco prima, non sembrava poi così difficile da raggiungere.

"Perfetto, puoi andare"

---

Dopo cena si sentiva proprio bene: non gliene fregava un accidente di ciò che stava al piano di sotto, era soddisfatta di come si erano evoluti gli eventi.

Forse è una fortuna che mi abbiano presa per una spia, altrimenti starei ancora vagando a casaccio per i boschi!

L'unica sua preoccupazione erano gli occhi di Orochimaru e quel suo strano sorriso ma da ciò che aveva detto Kabuto sembrava non ci avrebbe avuto molto a che fare.

Non posso giudicarlo male solo per i suoi occhi, è una cosa stupida.

E poi, se avesse scoperto qualcosa che non andava, avrebbe sempre potuto provare a scappare, no?

Si sdraiò sul letto: era felice.

E' il gioco del destino. Prima non hai niente e poi d'un tratto hai tutto ciò che ti serve...

E' lo srano, perverso, meraviglioso Gioco del Destino.

 

  
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