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Autore: ValorosaViperaGentile    15/11/2015    8 recensioni
{Patroclo/Achille} | {Modern!AU}
Facile immaginare Achille vincitore, anche dentro un liceo dei nostri tempi. E se qui, Piè Veloce, fosse il capo di una gang? E Patroclo il suo migliore amico nerd?
[Scritta per l'evento "HalloWeekend" del 30 ottobre-1 novembre, indetto dal gruppo "We are out for prompt".]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Achille, Patroclo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La canzone di Achille, e Patroclo
 
 
 


 
 
Tutti quanti conoscevano Achille, anche se era solo un ragazzino del primo anno.

Nessuno era più famoso di lui, lì.

Nelle discipline sportive era il migliore dell'istituto – l'Atleta, lo chiamavano, quasi fosse quello il suo vero nome. O Piè Veloce.

Era anche intelligente però, Achille. E sapeva suonare la chitarra. E cantava, pure. Ma solo nei ritagli di tempo, per rilassarsi fra una gara e l'altra.[1]

Non c'era ragazza che non l'amasse, persino nelle quinte. Quanto ai ragazzi, lo odiavano, perché era troppo, oppure volevano essere come lui. Oppure andarci a letto.

Anche Patroclo, che nonostante i guai passati[2] ne aveva avuti di amici – anche se non troppi – prima del suo arrivo, era all'improvviso diventato popolare, di riflesso – ma solo perché tutti volevano avvicinarsi ad Achille, era abbastanza chiaro.

Altrettanto chiaro era come quel ragazzo perfetto fosse stato geneticamente programmato per vincere, per essere l'Eroe, quello con l'iniziale in maiuscolo: geneticamente programmato dal ventre di sua madre, una donna bellissima, nipote famosa di una famiglia importante, con la partecipazione di suo marito Peleo – Achille era il migliore fra tutti i loro già perfetti sette figli: sette, proprio come le meraviglie del mondo. 

Aveva anche un brutto carattere, però, che poteva peggiorare facilmente in bruttissimo: bastava uno sguardo torvo o una lattina di troppo o, in alternativa, quel prurito al tallone che gli veniva sempre, quando metteva le calze di spugna.

Il suo umore era una banderuola incostante, ecco la verità. Ogni cosa era un buon appiglio, per il cattivo umore.

Questo lo rendeva figo, agli occhi degli altri. Una specie di James Dean dello sport.

Ma faceva piangere Patroclo[3] ogni volta che sapeva se le era date di santa ragione con quelli delle altre gang – erano sempre più grandi di lui quelli con cui faceva a pugni; si picchiava anche con uomini fatti e finiti, gente che aveva più figli di quanti peli Achille avesse sul petto.

Così, una rissa dopo l'altra, col cuore in gola, Patroclo sporcava ogni cosa di lacrime, facendo diventare tutto di nebbia.

Perché lui era il suo migliore amico – ecco come lo definivano gli altri. Ma nell'intimità del letto era difficile stabilire confini fra loro; evitavano di darsi nomi troppo precisi, allacciati fra le lenzuola. 

Quando però erano lì fuori, etichettati davanti al mondo, Patroclo nascondeva quello che provava per Achille, troppo più piccolo per stare con uno che aveva già la patente A.

Perciò filtrava l'amore che gli partiva dagli occhi con le lenti spesse dei suoi occhiali – occhiali da nerd, diceva Achille, lui che invece non si curava di filtrare nulla – , lo nascondeva come meglio poteva dietro la frangia lunga.

Era più facile amare per chi nasceva oltre, per chi viveva fuori.

Allora, quando lo vedeva correre, seduto al suo banco in terza fila, proprio accanto alla finestra, Patroclo si limitava a fare un veloce, timido gesto con le dita in risposta ai baci senza vergogna che Achille gli mandava, schioccando le labbra sul palmo delle sue mani dalle lunghe dita, senza badare d'esser solo, con la faccia che esibiva, noncurante, un nuovo orgoglioso graffio.

 



Note:

[1] Nel nono libro dell'Iliade, Achille suona la phórminx e canta le glorie degli eroi. E lo fa nel momento del riposo fra un'impresa e l'altra.

[2] Per quanto sia poco informata su di loro, ho scelto di seguire sommariamente le originali versioni di Achille e Patrocolo, piuttosto che quella, forse e paradossalmente più famosa al grande pubblico, del libro di Madeline Miller, che però ho omaggiato tramite il titolo di questa one shot. Perciò qui Patroclo è di un po' più grande rispetto ad Achille – più o meno di cinque anni: cioè una delle opzioni date come probabili circa il divario d'età fra i due, perché, altrimenti, non avrebbero potuto frequentare la stessa scuola. Ho tenuto anche lo scheletro delle disgrazie passate di Patroclo.

[3] Patroclo era uno dei pochi personaggi davvero sensibili del poema e, di fatti, piangeva la morte dei caduti.
   
 
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