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Autore: Loolapalooza    15/11/2015    0 recensioni
Audrey è appena arrivata al Palm Woods per fare compagnia a sua sorella, aspirante attrice, e per raccimolare qualche bell'articolo per il suo blog e i primi "malcapitati" saranno quattro ragazzi dal Minnesota guidati dal temibile Gustavo Rocque.
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Storia ambientata durante la serie TV
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Big Time Rush, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà! Chi si rivede dopo tanto tempo!
Allora, tra una lezione di piano e una di ginnastica io torno, con i miei tempi però ci sono! Ho visto che la storia è stata letta da tante persone e ne sono feliccissima! Inoltre, ringrazio happy_face per la recensione! Spero che questo capitolo sia "nelle norme di lunghezza", diciamola così vah! XD
Ci vediamo la prossima volta, buona serata e buona scuola domani! (ho un'interrogazione di storia e so praticamente meno di 0! ahah!)
Loola

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ChapterOne
Nice to meet you

 
«Io non entrerei mai in un ascensore tutto rosso. Insomma, chi sano di mente metterebbe un ascensore rosso nel proprio ufficio?» disse mia sorella ridendo al telefono.
«Gustavo Rocque, a quanto pare. - premetti il numero 15 sulla tastiera e le porte si chiusero - Spero non sia così anche di sopra, altrimenti chiamo l'imbianchino di persona» borbottai, sperando che la linea reggesse anche in quel posto.
«Nemmeno una settimana che sei in America e già vuoi rivoluzionarla»
«La teoria del colore è stata fatta per un motivo, Dani. - la ripresi mentre salivano altre persone al decimo piano - Serve un po' di verde per controbilanciare»
«Altrimenti si diventa daltonici. Grazie per avermelo ricordato, sorellina. - concluse la frase al posto mio sbuffando - Sei così saccente certe volte che mi verrebbe voglia di non coinvolgerti nei miei viaggi lavorativi»
«Ehi, chi ti ha aiutato a promuovere la web series che ti ha permesso di essere dove sei ora?»
«Il tuo blog. - mi rispose beffarda lei - Dai, AB, ora vado. C'è John che sta facendo un sonnellino accanto a me e fra poco registriamo»
«Salutamelo. - sentii un bip dal cellulare, segno che il campo stava scomparendo - Ti raggiungo quando finisco qua»
Dall'altra parte, mentre l'ascensore si fermava al quindicesimo piano, riuscii a captare solo un «Va bene, ci sentiamo dopo», poi la linea cadde.
Misi il cellulare nella tasca della borsa e aspettai pazientemente che la scatola rossa si aprisse sul corridoio della mia primissima avventura americana.
La prima cosa che vidi fu il bianco assoluto delle pareti, che mi fecero tirare un sospiro di sollievo. In secondo luogo, vidi il vuoto: quel piano era completamente deserto, non si sentiva il minimo rumore se non il cigolio dell'ascensore che continuava la sua salita.
Mossi alcuni passi nel corridoio, notando che poco più avanti le pareti erano ricoperte da poster e locandine degli artisti della Rocque Records. Sbirciai a destra e a sinistra nelle varie sale, ma non c'era assolutamente nessuno, poi mi diedi della stupida: era sabato pomeriggio, era ovvio che non ci fosse nessuno in quei corridoi. Per quanto avevo letto di Gustavo, almeno il giorno libero ai suoi dipendenti lo concedeva, spero.
Improvvisamente, da un altro corridoio, comparve una donna che si fermò sorpresa a guardarmi. Mi squadrò da capo a piedi più volte, poi guardò il cellulare che teneva in mano e poi ancora mi fissò senza dire nulla.
«Salve. - provai a dire - Può aiutarmi?» chiesi accennando un sorriso.
«Sei la blogger, giusto?» mi chiese, sconsolata. Non sembrava scocciata per la mia presenza, solo annoiata per una scena che si stava ripetendo per l'ennesima volta, «Sì. - mi guardai attorno - Sono in ritardo?»
«No, tranquilla, sei in perfetto orario. - sorrise e poi mi tese la mano - Sono Kelly, l'assistente di Gustavo Rocque. Non ci hanno avvisati che stavi salendo»
«Audrey Belleri. - mi presentai stringendole la mano - Questa è colpa mia, non mi sono fermata alla reception» ammisi, scusandomi.
«Vieni, i ragazzi saranno da te a momenti. - e mi accompagnò in una saletta piena di puff colorati attorno a un elaborato tavolino di vetro - Di là c'è la cucina, se vuoi bere qualcosa. Torno subito, vado a chiamare Gustavo» e corse nella direzione opposta da dove eravamo venute.
Aggrottai la fronte, scrollando poi le spalle. Dopo pochi secondi, sentii una voce maschile urlare contro dei cani. Era strano, perchè dei cani si sarebbero sentiti. Anche se addestrati, un po' di rumore lo facevano e in mezzo a quel silenzio era impossibile non sentire anche solo un piccolo ‘bau’.
Inoltre, che accidenti ci facevano dei cani in uno studio discografico?
Cercai il registratore e lo preparai con il blocco degli appunti per l'intervista e una biro sul tavolino, poi mi alzai e feci qualche passo nella stanza, fermandomi davanti alla grande vetrata che dava su Los Angeles.
Scattai una foto del panorama e la mandai a Dani, tanto per distrarla dal lavoro e per farle invidia. Ero in una saletta con aria condizionata, mentre lei era chiusa in un capannone con trenta gradi di minima a girare delle scene ambientate al circolo polare artico.
Mentre stavo prendendo un caffè dalla macchinetta più strana del mondo, la porta si aprì e comparve un uomo abbastanza robusto, per non dire cicciotto.
«Signorina Belleri. - mi salutò togliendosi dei ridicolissimi occhiali da sole arancioni - È un piacere conoscerti di persona»
«Signor Rocque. - ricambiai - La sua casa discografica è troppo rossa» aggiunsi d'impulso, dato che mi frullava nella mente da circa dieci minuti quella frase. Insomma, anche la cucina era rossa e, osservando le altre sale, si alternava solo con un po' di bianco qua e là!!
«Kelly! Chiama l'imbianchino! - urlò alla segretaria fuori dalla sala - Voglio una stanza per ogni colore. - mi guardò - Allora, come trovi Los Angeles?» chiese, cambiando nuovamente tono.
«Non ero io a dover fare l'intervista e, senza offesa, non a lei?» chiesi a mia volta, dato che non vedevo da nessuna parte la band.
«Sì, ehm... diciamo che c'è stato un piccolo contrattempo»
Sospirai, divertita, «Sono in ritardo, non è vero?»
«Già. Stanno finendo un progetto scolastico» balbettò, rimettendosi gli occhiali da sole.
«Kendall mi ha mandato un messaggio. Hanno finito di giocare a caccia bandiera in autobus, arrivano» intervenne Kelly prima di andare all'ascensore per accogliere i ragazzi.
Gustavo si passò una mano sul viso e scosse la testa, «Sono terribilmente desolato. - si scusò - Avevo espressamente detto di non tardare»
Alzai le spalle, «Ho fatto di peggio arrivando con un'ora di ritardo alla prima di un film a cui ero stata invitata. - li scusai - Per me non è un problema» e scrissi qualcosa sul blocco appunti.
Alzai di poco lo sguardo e vidi che Gustavo cercava di leggere ma, oltre ad essere al contrario, stavo prendendo appunti in italiano. Chiusi di scatto il blocco e lo lasciai sul tavolino, mentre dal corridoio arrivava la voce di Kelly accompagnata da quattro voci maschili.
«Solo un secondo» si scusò ancora Gustavo alzandosi e chiudendo la porta, ma sentii comunque i suoi rimproveri e l'appellativo "cani".
Dopo due minuti di urla, la porta si aprì e mi alzai per accogliere la band.
«Gustavo, non ci avevi detto che era anche così carina» sussurrò il ragazzo più basso e con un caschetto da hockey sottobraccio all'uomo, che, prontamente, gli lanciò un'occhiataccia.
«Ragazzi, lei è Audrey Belleri, la blogger di cui vi ho parlato ieri. Audrey, loro sono Kendall, James, Logan e Carlos. - presentò l'ultimo ragazzo prendendogli di forza il caschetto da hockey e lanciandolo nel corridoio - Vi lasciamo parlare, per qualsiasi cosa, sono nel mio ufficio e Kelly ora va a prendere il gelato»
«Prendilo anche al cioccolato» le ricordò il ragazzo cercando di riprendere il suo caschetto invano.
Una volta chiuse le porte, e rimasta sola con i ragazzi, presi un bel respiro e afferrai il mio blocco degli appunti, «Allora, possiamo cominciare? Vi dispiace se registro l'intervista?»
«Non c'è problema. - disse Logan, il ragazzo con i capelli tagliati corti e un sorriso disarmante, sedendosi accanto a me - Chiedi pure tutto quello che vuoi»
Mi ero fatta una lista di domande, le più frequenti che rivolgevo alle band che intervistavo per la prima volta.
«Allora, in poche parole, come descrivereste la musica dei Big Time Rush?»
Kendall, il ragazzo alto, biondo e carino, rispose quasi a macchinetta, «I Big Time Rush sono un bel mix di pop e rock, con un pizzico di r'n'b»
Un po' perplessa, mi appuntai la risposta, «Allora, prossima domanda per... - guardai i ragazzi e mi soffermai sul più carino - Tu sei?»
«Io sono James» rispose con un sorriso malizioso e facendomi l'occhiolino, subito ripreso dagli amici con gomitate e colpi di tosse.
«James, cosa puoi dirmi dei tuoi amici? Siete un gruppo molto unito?»
«Cerchiamo di stare insieme il più possibile per stimolare il nostro lato artistico e dare il massimo ogni giorno» rispose e, anche in questo caso, la risposta sembrava preconfezionata.
Scrollai le spalle e continuai a segnare tutto, poi mi rivolsi al ragazzo accanto a me, Logan.
«Dunque, se non fossi in questa band, che cosa faresti?»
«Bhe, io farei qualcosa di estremamente pericoloso, come paracadutismo ad alti livelli» rispose Logan, assumendo, così come gli altri, una ridicola posa da pensatore.
La cosa iniziava a suonarmi strana, così provai a fare una domanda fuori lista, «Davvero? Io faccio parapendio. – mentii – È assolutamente fantastico gettarsi da così in alto, sei membro della società? Hai mai fatto un volo? Insomma, sicuramente conoscerai Andrew Lince, è un grandissimo parapendista californiano»
«Oh, sì, certamente. – si vedeva lontano un miglio che fingeva! – Ho fatto alcune lezioni con lui»
Sospirai e presi il registratore, spegnendolo e rimettendolo in borsa, «Peccato che Andrew sia un pianista di fama internazionale»
«Abbiamo già finito? A me non hai chiesto nulla» obiettò Carlos, cercando di fermarmi.
«Sì, abbiamo finito. - dissi alzandomi - A meno che, prima che io esca da quella porta, veda i veri Big Time Rush e non quelli studiati a tavolino per fare bella figura con l'intervistatrice»
Mi avviai alla porta, ovviamente rossa, e appoggiai la mano sulla maniglia, ma Kendall mi fermò, «Aspetta, vuoi darci una seconda possibilità?»
Mi voltai e incrociai le braccia al petto, «Di solito non lo faccio. Con i gruppi costruiti su delle bugie non ho problemi e le critiche le pubblico con precisi dettagli sul perchè sono così pessimi, ma voi mi ispirate fiducia e non voglio che la mia prima intervista americana sia negativa. - li guardai - Convincetemi e rimango»
I ragazzi si guardarono agitati, non sapendo che fare. Carlos, non si seppe da dove lo prese, si mise il suo casco da hockey e si buttò dietro il divano.
«Sto per andarmene» ricordai, abbassando la maniglia.
Improvvisamente, James si mise a cantare Halfway There, una canzone del loro album che avevo ascoltato il giorno prima sul sito di Gustavo Rocque, giusto per non arrivare all'intervista impreparata. Di seguito, anche Logan si mise a cantare, così come Carlos e Kendall.
A fine ritornello, mi guardarono, sperando che non me ne andassi.
«Allora, dov'eravamo rimasti?» chiesi, riprendendo il registratore.
   
 
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