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Autore: TurningSun    15/11/2015    1 recensioni
Tutti lo credevano un eroe.
Tutti vedevano in lui la riproduzione in miniatura del Re.
Era soltanto un ragazzo, lui. E voleva solamente una giornata lontano da tutti.
**Storia partecipante al contest "Ship Ship Ship" di Hermione Jane Granger**
Genere: Fluff, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Knights of Hogwarts'
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Salve a tutti!
Questa storia è nata grazie al contest a cui partecipo "Ship Ship Ship" di Hermione Jane Granger, che ringrazio. E' l'ultimo capitolo della serie (per ora) e spero che vi divertiate come io mi sono divertita a scriverlo.
Come sempre raccomando l'ascolto delle canzoni che precedono ogni "pezzo" per integrarsi meglio nella storia. 
Buona lettura :D


 

≈All hail the King≈

 

The monument of a memory
You tear it down in your head
Don't make the mountain your enemy
Get out, get up there instead
You saw the stars out in front of you

(Various storms and saints – Florence and The Machine)

 

Harry guardò di nuovo verso Ronald. Da quando si erano rimessi in cammino verso Hogwarts, verso casa, non si erano scambiati una sola parola.
L'aria era densa e tetra sopra l'esercito che si spostava lento, stanco dalla battaglia, spossato dalla perdita del Re e dei compagni d'arme.
Il Principe strinse più forte le redini del proprio cavallo nero ripensando alla bara costruita, alla fine della battaglia, e che ora ospitava il corpo freddo di suo padre. Avevano preso il legno da un carro su cui trasportavano le scorte di cibo. Come poteva il Re di Hogwarts riposare dignitosamente in una bara come quella?
La vergogna gli attanagliava lo stomaco, così come il rimorso per non averlo potuto salvare.
Se solo fosse arrivato prima.
Se solo avesse mosso prima i suoi uomini e scoperto il passaggio segreto per il Castello Nero di Lord Voldemort.
Come poteva guardare i suoi uomini inginocchiarsi di fronte a lui, con la reverenza che si dà ad un re?
Lui non era un re.
Non era pronto. E in cuor suo, sentiva che non lo sarebbe mai stato davvero.
“Harry.”
Un sussurro di Ron lo riportò alla realtà. Si girò verso di lui, solo per trovare due occhi blu arrossati, per il freddo e per le lacrime. Ronald aveva perso suo fratello in questa maledetta battaglia.
Nemmeno di Fred, il Principe poteva perdonarsi.
“Sì?”Ron si schiarì la voce. Il labbro inferiore tremava e, per fermarlo, il cavaliere lo strinse tra i denti. “Pensavo... Ad Hermione.”
Hermione.
Harry sentì un po' di calore nel petto. Avevano bisogno entrambi della loro migliore amica: la loro confidente, la ragazza che sapeva dargli energia e un motivo per andare avanti. Ma per Ron, Hermione era qualcosa di più: aveva disperatamente bisogno di lei ora, così come Harry aveva bisogno di Ginevra.
“Ci starà aspettando, non credi?” Un lieve rossore colorò le guance pallide di Ronald.
“Sì, sono certo che ci stia aspettando.”
Proseguirono il cammino in silenzio, l'uno accanto all'altro. Non servivano parole per tutto il dolore che condividevano; la sola presenza dell'altro bastava a sostenerli.
“Signore, si vede il castello di Hogwarts! Siamo a casa.” Annunciò Sir Neville, il volto segnato dalla battaglia mostrava la tristezza della morte, la speranza di un giorno nuovo, la felicità di essere di nuovo a casa.

“Il Re è tornato!”
“I nostri uomini stanno tornando!”
“L'hanno avvistati sulla collina di Hogsmeade!”
“Correte a suonare le campane!”
Ginevra lasciò cadere il cesto di pane in mezzo alla piazza e corse verso la collina della Strega.
Erano tornati.
Corse lungo la strada, su cui ormai non cresceva più erba, e salì gli ultimi scalini prima di raggiungere l'uscio della casa di legno e pietre. “Hermione!”
Il cuore le batteva forte nel petto e nelle orecchie. Harry era tornato. Ron era tornato. “Hermione!” Entrò nella casa spalancando la porta. Insieme a lei il vento tiepido della primavera entrò nel caldo salone.
La guaritrice era al tavolo, sommersa da piante, libri e polveri. Alzò il viso, sorpresa.
“Sono tornati.” Assieme alle parole, le lacrime iniziarono a scendere sulle guance della giovane ragazza.
Le due ragazze corsero fuori, verso il castello di Hogwarts.

Le campane non suonavano più.
L'esercito reale sfilò in silenzio tra la folla verso il castello. Se all'inizio furono accolti da urla di gioia e applausi, quando videro il carro che trainava una bara con sopra la corona del Re, ogni animo si spense.
Il Re era morto.

***

And I hunger and I thirst
For some shiver
For some whispered words
And the promise to come
(Only love - Mumford & Sons)

 

La chiesa era silenziosa benché fosse colma di persone.
Il rumore del battito di ali dei piccioni risuonava assieme ai passi, al fruscio degli abiti, ai sussurri dei bambini.

Le campane suonarono tre rintocchi, lenti e pesanti.
Il corpo del Re era adagiato di fronte all'altare, vestito con la tunica dorata e sul petto la corona che spiccava sulla bianca barba.
Ninfadora aveva fatto davvero un buon lavoro, nel lavare e sistemare il corpo irrigidito dalla morte, pensò Harry passandole accanto e vedendo la serva premere un fazzoletto sulle labbra per non rompere il silenzio reverenziale.
Il Principe camminò fino alla panca dove l'aspettavano gli altri sovrani dei regni alleati e i suoi cavalieri.
Accanto a lui, Sir Piton fissava l'altare addobbato di fiori freschi: gli occhi erano impossibili da leggere. Harry non lo aveva visto da quando gli aveva riferito la lista dei partecipanti alla funzione, ieri prima di pranzo.
La campana suono un'altra volta e Frate Lupin entrò per iniziare la funzione.

Frate Lupin parlava, parlava di Dio, del Re che aveva perso la vita con onore di fronte al suo nemico, della volontà divina, della vita che è troppo breve per essere utilizzata per scopi malvagi, parlava del bene che ha sconfitto il male. Ma per Harry tutto quello che sentiva era il vuoto di quelle parole. Alle sue orecchie risultavano inconsistenti come nuvole.
Era soltanto un ragazzo eppure in pochi giorni sarebbe diventato Re.
Aveva così tanto da imparare ancora.

Se avesse avuto bisogno di un consiglio da chi sarebbe andato?
Se ci fossero dei disordini nel regno, come avrebbe potuto affrontarli?

Sai, Harry, le persone che ci lasciano non lo fanno mai veramente. Dobbiamo solo ricordarci che loro vivono attraverso le nostre azioni. I tuoi genitori, loro vivranno sempre insieme a te se li onorerai con le tue parole, con i tuoi gesti.”

Un sorriso caldo e una mano sulla testa.

Mio Signore, cosa potremmo fare per... Per la nostra gente? Non piove da giorni...”
“Tu cosa proponi, Principe?”
Gli occhi dell'anziano lo incitavano a dare una risposta. Era così che gli aveva insegnato durante i pomeriggi nel parco del castello o lungo la strada principale di Hogsmeade mente passeggiavano circondati da quattro fidati cavalieri.
“Io... Chiederei consiglio a Dean Thomas, Signore.”
Il Re annuì, le labbra erano tirate in un sorriso. “Molto bene. Lascio a te questa incombenza, Principe Harry.”

Signori, voglio che facciate un applauso ad Harry James Potter, futuro Principe ed Erede al Trono di Hogwarts.”

Aveva solo cinque anni quando il Re pronunciò quelle parole, ma ancora ricordava la paura, il desiderio di nascondersi e scappare via da quella sala gremita di signori di terre alleate. Tutti applaudirono, ma lui già aveva visto i loro sguardi incerti. Il figlio di un cavaliere ed un'erborista?
Ed ora quella paura di non essere degno riaffiorava.
Era solo, senza una guida in un posto che non sentiva suo, di cui non si sentiva il sovrano. Voleva scappare dagli sguardi indagatori che sentiva su di sé.
Ma era il Principe ed erede al trono.
Si alzò, imitando i presenti, pronunciando le preghiere.

 

L'aria era fresca, ma il sole di fine marzo faceva brillare le lapidi del piccolo cimitero di Hogwarts.
Ron si strinse nel mantello dopo essersi aggiustato la spada al fianco.
Era tutto il giorno che stava in quel luogo maledettamente quieto: la mattina stessa si era svolta la funzione per i cavalieri caduti in battaglia ed erano state poste le lapidi sul terreno ancora bagnato dalla neve.

Girò lo sguardo verso la quercia. Là sotto, sapeva che assieme ad altre lapidi, c'era anche quella di suo fratello.

 

Frederick Weasley.

Figlio e fratello amato.

 

Un nodo alla gola si formò di nuovo ricordando il pianto ininterrotto della madre dal momento in cui aveva visto soltanto George tra i cavalieri fino a quando non pose un mazzo di gigli accanto alla pietra bianca.
“Ci mancherai così tanto.” Aveva sussurrato prima di alzarsi, tra le braccia del marito e voltarsi per tornare a casa.
Ronald lo aveva visto morire. Aveva visto il cavallo schiacciare il fratello, mentre urlava a George una battuta sul fatto che sarebbero stati ricordati per sempre. Aveva visto il viso rilassarsi in un sorriso, mentre la Morte lo prendeva con sé. Lui aveva urlato il nome di suo fratello, aveva cercato di alzare quel cavallo da terra, aveva difeso il corpo di Fred come una furia. Un suo compagno d'arme lo aveva risvegliato dal torpore della rabbia e del dolore quando finalmente attorno a lui non c'erano nient'altro cadaveri dei nemici.

Aveva ucciso tutti coloro che si erano messi sul suo cammino, ma non era riuscito a salvare suo fratello.

Si asciugò le lacrime che stavano per scendere sulle sue guance.
Guardò verso Frate Lupin, di fronte alla fossa in cui era stata adagiata la bara bianca, recitare il salmo del Buon Pastore.

“Ora, qualcuno vuole pronunciare alcune parole?” Era soltanto una frase di rito, nessuno si sarebbe mai permesso di proferire parola: come si poteva racchiudere l'essenza di quell'uomo con delle parole?
Poi Harry si alzò.

“Io non credo che ci possano essere parole per descrivere il sovrano che è caduto in battaglia, difendendo il suo Regno e dando la vita per esso. D'ora in poi potremo fare solamente ciò che un giorno lui mi disse: farlo vivere in noi attraverso le nostre azioni, le nostre parole. Re Albus vivrà finché noi lo ricorderemo. Che Dio Lo accolga al suo cospetto e gli riservi il posto meritatosi nella vita terrena.”
Quello che aveva parlato non era più il Principe Harry, Ron aveva visto il futuro sovrano di Hogwarts.

 

***

 

This love is good, this love is bad
This love is alive back from the dead
[… ]
This love left a permanent mark
This love is glowing in the dark
These hands had to let it go free
And this love came back to me

(This Love – Taylor Swift)


 

Erano passati due giorni dal funerale di suo padre.
Due giorni in cui tutti lo guardavano con dolore e riverenza.
“Hai riportato il corpo del Re. Sappiamo cos'hai fatto per recuperarlo.”
“In Te c'è molto di più di quanto tu non creda.” Aveva sorriso Frate Lupin.
La spedizione di recupero del Sovrano si era diffusa tra i suoi sudditi come un'avventura da raccontare attorno al fuoco, la sera. Ma per lui non era stato altro che un dovere verso il proprio Re.
Per Harry, quella spedizione non era così meravigliosa.
Loro non avevano visto il corpo del Re lasciato a terra, di fronte al trono di Lord Voldemort, né lo sguardo pazzo del Signore Oscuro. Loro non avevano affrontato la sua spada color notte.
Loro non avevano portato tra le braccia il corpo del proprio padre, in una processione silenziosa fino all'accampamento.
Nessuno aveva guardato negli occhi i suoi uomini e li aveva visti togliersi l'elmo e inginocchiarsi.
Tutti lo credevano un eroe.
Tutti vedevano in lui la riproduzione in miniatura del Re.
Era soltanto un ragazzo, lui. E voleva solamente una giornata lontano da tutti.
Qualcuno bussò alla porta. Harry si passò le mani sul viso per scacciare le lacrime, che iniziavano a pizzicargli gli occhi, e si schiarì la voce. “Entrate.”
“Harry.”
La voce fu sufficiente per fargli alzare il viso e guardare la ragazza.
Era bella come se la ricordava. I capelli erano rossi come il tramonto che aveva visto dietro alla Montagna Solitaria. Il viso era pieno di lentiggini e lievemente abbronzato dal sole primaverile. Le labbra erano rosee, segnate dal brutto vizio della ragazza di morderle quando era nervosa. Gli occhi era quelli di un cerbiatto.
Ginevra.
Passarono alcuni secondi dal momento in cui Ginny chiuse la porta dietro di sé, lasciò i vestiti del Principe sulla tavola e si avvicinò al ragazzo.
Passarono alcuni minuti prima che Harry prendesse il viso di Ginevra tra le mani e la baciasse.
Le sue labbra erano come si ricordava: calde, screpolate, sapevano di salato. Sapevano di casa.
Il bacio, all'inizio delicato, diventò più bramoso per poi rallentare finché Harry non appoggiò la propria fronte su quella della ragazza.
“Ho sperato così tanto che tornassi.” Sussurrò Ginny, la voce roca dall'emozione. “Ho pregato così tanto che tu tornassi vivo.”
“Avevo promesso che sarei tornato.” Riaprì gli occhi e spostò una ciocca di capelli della ragazza dietro l'orecchio. “Sei così bella.” Vide le sue guance imporporarsi e le lacrime rendere gli occhi lucenti.
In quel momento, si sentiva di nuovo vivo. Aveva uno scopo per cui vivere.
Guardando quegli occhi marroni sentì di avere un posto nel mondo: sarebbe diventato Re e se avesse avuto lei accanto a sé, avrebbe potuto regnare sul mondo intero; se fosse dovuto andare in battaglia altre mille volte, sapere che a casa ci sarebbe stata lei ad aspettarlo, avrebbe reso la fatica più sopportabile.
Un sorriso si formò sulle labbra del Principe. Come aveva potuto vivere senza di lei fino ad ora?
E gli fu naturale domandarle. “Ginevra, vuoi sposarmi?”

***

Ron non sapeva se il cuore gli sarebbe uscito dal petto quando tornato a casa per far visita ai genitori, aveva trovato la madre immersa in ogni sorta di tessuto e nastri.
Si guardò attorno e vide Ginevra saltellare da una parte all'altra della stanza per andare di fronte ad uno specchio vecchio e rovinato ad osservare il tessuto rosso che appoggiava al petto.
“Madre, questo è perfetto!”
La madre rispose con un cinguettio. “Oh, Ginevra cara! Sei così bella1 Questo è velluto di Norvegia! Ti sta d'incanto!”
Ron tossì, mentre il collo iniziava a imporporarsi. “Ehm, scusate. Cosa sta succedendo qui?”
Ginevra gli rivolse un sorriso ampio, gli occhi le brillavano di felicità. Mentre la madre mise da parte il pizzo dorato che aveva tra le mani e andò dal figlio. “Come fai a non saperlo! Harry ha chiesto in sposa tua sorella! Ufficializzerà il tutto domattina con un annuncio pubblico!”
Le voci erano vere, quindi. Le serve e gli altri cavalieri parlavano da alcuni giorni di questa proposta di matrimonio, ma non ci aveva mai veramente creduto finché non aveva visto Harry più allegro e sognante del solito. Erano tornati dalla guerra da una settimana, le cose stavano tornando quasi alla normalità, benché avessero ancora incubi e si ritrovavano a passare le notti a camminare sue giù per il parco reale...
Le passeggiate notturne...
Il pensiero lo fece vibrare di rabbia. Harry lo aveva tenuto allo scuro di tutto, come se fosse un cavaliere come gli altri.
“Ron, tutto bene caro?” Chiese la madre vedendo lo sguardo cupo del figlio.
Il giovane cavaliere si riprese dai suoi pensieri e si girò verso la sorella, che si guardava ancora una volta allo specchio. Sembrava così felice e, dopo la perdita di Fred, meritava di esserlo. Sorrise dolcemente. “Va tutto bene, madre. Torno al castello. Voi non rovinate tutta questa roba: toccherà a me ripagarla poi!”
Ginny si girò facendogli la linguaccia per poi tornare a parlare con la madre del vestito.


 

“Tu! Credi che io sia uno stupido o cosa?” Ron entrò gridando nella camera di Harry, che stava alla scrivania a leggere una pergamena. Il volto del Principe mostrava curiosità, stupore, insofferenza.
“Cosa c'è, Ron?”
Il rosso iniziò ad agitare le braccia mentre rispondeva animatamente. “Vuoi saperlo? Bene, quando mi avresti preso in disparte e chiesto 'Ronald, sei un mio caro amico perciò vorrei chiederti la mano di tua sorella.'? Perché hai saltato questa parte! Ora sarà lo zimbello di tutta Hogwarts e Hogsmeade!”
Harry buttò sulla scrivania la pergamena e si massaggiò gli occhi con la mano destra. Sapeva dove Ronald voleva arrivare e sapeva che prima o poi il suo migliore amico avrebbe iniziato questa scenata. “Ron...” Iniziò, ma il ragazzo che aveva di fronte era preso nel suo monologo drammatico.
“Cosa sono per te? Un cavaliere come gli altri? Perché gli altri cavalieri non mi pare che ascoltino le tue noiose lamentele su Sir Piton o Sir Lumacorno o su come le lavandaie non pieghino bene i tuoi vestiti!”
“Ron...” Gli stava facendo venire un mal di testa degno della prima sbronza che si era preso a dodici anni: un bicchiere di idromele bevuto per sfida proprio con il ragazzo che, ora, stava andando avanti e indietro di fronte a lui.
“E poi hai pensato che mia sorella non è nemmeno una reale? Cosa potrebbero dire gli altri Lord? Come farai con l'incoronazione? La mancanza più grave sarebbe farla sposare senza un titolo, e poi che dote potrebbe portarti? Insomma, se mi avessi interpellato prima di...”
“Ronald!” Urlò sbattendo la mano sulla scrivania. Questo fu sufficiente per farlo fermare e sbiancare. “Puoi stare zitto per due secondi e ascoltarmi?” Un cenno della testa permise a Harry di continuare a parlare, guardandolo negli occhi. “Tu non sei arrabbiato con me perché sposerò tua sorella, ma perché non l'ho detto subito a te. E non provare a dire che non è vero perché ti conosco da quindici anni e so come funziona quella tua testa. Le ho chiesto di sposarla, due giorni dopo i funerali del Re.”
“Sono quattro giorni fa.” Puntualizzò Ronald. Non riusciva proprio a stare zitto.
“Sì, e in questi giorni non ti ho detto nulla perché ho dovuto convincere i Lord a farmi proclamare Re e a prendere in moglie Ginevra. C'è voluto meno del previsto dato che molti erano già favorevoli alla mia incoronazione. Quindi ho affrettato i preparativi, ma non ho pensato solo a quello. Ora devo occuparmi anche di altre cose.”
“Le passeggiate di notte...” Ron lo guardava in modo diverso ora, come se capisse i suoi silenzi e i dialoghi riguardanti il raccolto, il bestiame....
“Avevo così tante cose in mente che non riuscivo a dormire. In effetti non ci riesco nemmeno ora, soprattutto con l'incoronazione e il matrimonio alle porte.” Stava davvero per affrontare tutto questo in meno di un mese. Aveva già mandato messaggeri con inviti ai Regni che gli avevano prestato aiuto durante la guerra e ai Signori vicini. Il preavviso era davvero poco, ma a Hogwarts serviva un Re.
“Comunque non mi hai chiesto la mano di Ginevra.” Il tono di Ron cercava di essere duro e distante, ma negli occhi si vedeva una luce divertita.
“Quella l'ho chiesta a tuo padre la sera dopo. Ho chiesto che non si sapesse nulla fino all'annuncio ufficiale di domattina.” Sorrise. “I tuoi sono davvero bravi a tenerti allo scuro di tutto!”
“Tutta colpa tua che mi tieni qui a pulirti gli stivali!”
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Questo vuol dire che Hermione non lo sa ancora?” Una luce di speranza si accese negli occhi azzurri del cavaliere, dopo aver ripreso fiato.
“Ovvio che sì! Ginevra gliel'ha detto il giorno dopo!”
“Harry James Potter sei il peggior migliore amico che la storia possa mai raccontare!”


 

***


“Alzatevi tutti, di fronte al Re e la Regina di Hogwarts!” La voce squillante di Frate Lupin rieccheggiò tra le colonne bianche.
“Lunga vita al Re! Lunga vita alla Regina!” Un coro di voci riempì l'aria dentro e fuori le mura della chiesa.
Harry guardò Ginevra. Era radiosa in quel vestito rosso con i ricami dorati. Gli occhi marroni brillavano di felicità. Le labbra tinte di un leggero rosso contornavano un sorriso radioso.
Le strinse la mano sinistra, facendo incontrare i loro anelli dorati.
Aveva trovato il suo posto nel mondo.
Erano i sovrani di Hogwarts.



 

Ronald si guardò intorno cercando il tavolo del buffet di dolci.
C'erano così tanti invitati che la festa per l'incoronazione del nuovo re e regina ed il loro matrimonio partiva dalla sala dorata del castello ad ogni strada di Hogsmeade.
C'erano musiche, fuochi, risate e idromele a volontà. Dagli anziani ai bambini, dai più poveri ai ricchi signori e reali, tutti si stavano divertendo. Addirittura, Ron poté essere testimone di un miracolo: vedere Sir Piton sorridere al brindisi per i novelli sposi. Un sorriso un po' amaro, ma per sempre un sorriso! Si disse che doveva cercare Harry per dirglielo non appena lo avrebbe visto. Queste erano cose da segnare su pergamena!
Nel frattempo, allungò il braccio per prendere un pezzo di torta alla melassa quando una voce lo fermò. “Quante fette ne hai divorate?”
“Veramente è la prima fetta di dolce, signorina.” Si girò per vedere il sorriso divertito di Hermione illuminarle il viso. L'aveva vista già durante la celebrazione mentre lanciava i petali di rose bianche e rosse sugli sposi mentre uscivano dalla chiesa. Aveva un vestito blu scuro cangiante, le maniche le fasciavano delicatamente le braccia e la gonna scendeva ampia dalla vita fino a toccare terra. Era un abito semplice, un regalo di Harry per la sua migliore amica e futura guaritrice ufficiale della famiglia reale.
“Come posso crederti quando hai della marmellata su una guancia?” Lo rimproverò ridendo.
Si maledisse non appena sentì le orecchie emanare un calore inusuale. Hermione era bella. Era sempre stata bella, ma questa sera era particolarmente bella. E forse il bicchiere e mezzo di idromele non aiutava affatto il suo autocontrollo.
Controllati, Ronald! Sei un cavaliere reale!
Si pulì velocemente la marmellata dalla guancia destra mentre fissava la ragazza. Aveva l'aria serena mentre guardava gli invitati ballare elegantemente sul pavimento di marmo della sala del trono.

Erano tornati da poche ore, Ronald si era permesso di farsi un bagno dopo mesi. Si era tolto gli abiti da cavaliere gettandoli in un angolo, come per allontanare la guerra da se stesso.
Era così stanco.
Al contrario di quanto avesse creduto, era rimasto pochi minuti all'interno della vasca – giusto il tempo di ripulire la pelle dal sudore e lo sporco della terra – per poi vestirsi lentamente.
Era così stanco.
Mentre si sistemava la camicia, sentì bussare e poi la porta aprirsi.
Hermione.
La vide andare verso di lui e, con naturalezza, la prese tra le braccia.
Era a casa.


“Vuoi ballare?”
“Cosa?”
“Ho detto...” Si schiarì la voce, abbassandosi al suo orecchio. Si era messa il profumo alla lavanda che le aveva regalato anni prima. “Ti ho chiesto se volevi ballare.”
“Sì.” Un sorriso si aprì sulle sue labbra, subito seguito da un'espressione preoccupata. “Lord Krum.”
Ron girò la testa di scatto così velocemente che una parte di lui si chiese se non si fosse rotto il collo.
“Bello vedere te, Ermioni.” La saluto con un sorriso sicuro.
“Lord Krum, è bello rivedervi.” Replicò Ronald con un inchino veloce, poi prese la mano di Hermione, stringendola.
Il gesto non passò inosservato al Lord di Durmstrang che subito domandò alla ragazza se poteva avere l'onore di ballare con lui.
“Mi dispiace, Signore, stavamo giusto andando via. A ballare. Con permesso.” E trascinò via Hermione dalla stanza piena di signori, troppo intenti a guardare la sua ragazza. Stava camminando velocemente, senza accorgersene la guaritrice doveva correre per stargli vicino e cercare, allo stesso tempo, di non cadere rovinando così il vestito.
“Ron, fermati, per l'amore del cielo!” Gridò esasperata da quella corsa senza senso. Aveva il fiato corto, i capelli iniziavano ad essere crespi e si sentiva accaldata.
Il ragazzo si fermò e si guardò intorno. “Andiamo lì. Ci sono Dean Thomas e gli altri e stanno ballando.”
Hermione non riusciva proprio a capirlo. Sbuffando, lo seguì. Le dita della mano erano intrecciate a quelle del cavaliere.
“Allora, vuoi ballare?” Chiese di nuovo Ronald, mettendosi di fronte a lei, le spalle contro il fuoco che teneva caldo in quella notte di fine aprile.
“Sì.” Rispose nuovamente prendendogli anche l'altra mano.
I musicisti avevano iniziato a suonare un motivo classico dei matrimoni. 'La canzone degli innamorati' era così che la chiamavano tutti, perché era solita essere cantata quando due persone giuravano di sposarsi o per far ballare due persone particolarmente incapaci di dirsi quanto si amassero.
Ron conosceva le parole. I suoi genitori la cantavano ogni tanto, durante le giornate più allegre o quelle piovose. Ricordava il giorno in cui Bill aveva riferito il suo fidanzamento con Fleur Delacourt: sua madre era così trsite che suo padre le si avvicinò e iniziò a cantarla, abbracciandola.
Iniziarono a ballare, mentre Ron le cantava all'orecchio le parole della vecchia canzone.
Una mano sul suo fianco, l'altra che sosteneva quella di Hermione. Dondolavano a passo della melodia, mentre le labbra si distendevano in sorrisi timidi e i loro corpi si avvicinavano sempre più.
I'll swim and sail on savage seas
With never a fear of drowning
And gladly ride the waves of life
If you would marry me
No scorching sun nor freezing cold
Will stop me on my journey
If you will promise me your heart
...
Si allontanarono, mantenendo a contatto solamente il palmo della mano destra e poi quella sinistra. I passi erano semplici, imparati in anni di feste popolari. I loro occhi restavano fissi l'uni in quelli dell'altro.
Hermione continuò la canzone.
And love me for eternity
My dearest one, my darling dear
Your mighty words astound me
But I've no need for mighty deeds
When I feel your arms around me...

La musica si animò all'istante, cembali accompagnavano i liuti e le persone che assistevano battevano le mani a tempo.
Ron guardò Hermione, riprendendole la mano destra e facendola volteggiare su se stessa. Ridendo, continuò a cantare.
But I would bring you rings of gold
I'd even sing you poetry
And I would keep you from all harm
If you would stay beside me!

Hermione rise buttando indietro la testa. Aveva il cuore che le batteva nel petto e nelle orecchie, i piedi le facevano male – soprattutto le punte – per i salti che stavano facendo sulla terra battuta.
I have no use for rings of gold
I care not for your poetry
I only want your hand to hold.

Si presero entrambe le mani, intrecciandone le dita, si avvicinarono, si spinsero verso destra poi verso sinistra. Si allontanarono e Ron le lasciò la mano sinistra per farla girare su se stessa.
Il ritmo della musica era accelerato ulteriormente, facendo scontrare le coppie accidentalmente e aumentando così le risate. Ma né Ron né Hermione si accorsero dei piedi che pestavano quelli dell'altro, gli urti con gli altri ballerini.
Gli occhi azzurri restavano fissi su quelli marroni, mentre giravano tenendosi per mano.
Insieme, arrossendo come bambini, finirono la canzone.
I only want you near me
To love and kiss to sweetly hold
For the dancing and the dreaming
Through all life's sorrows and delights
I'll keep your laugh inside me
I'll swim and sail a savage seas
With never a fear of drowning
I'd gladly ride the waves so white
And you will marry me!

Si ritrovarono petto contro petto, la mano sinistra di Ron sul fianco destro di Hermione e quella della ragazza appoggiata sulla spalla destra del cavaliere; i loro visi distanti solo pochi centimetri, tanto che Hermione sentiva il respiro caldo di Ron sulle guance.
“Hermione, vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì!”
E la mano della ragazza corse dalla spalla alla nuca di Ron e spinse la sua testa verso la sua. Le loro labbra si scontrarono.
Ron prese il viso della guaritrice tra le mani, premendo più forte le sue labbra contro le proprie. Passò la lingua sul labbro inferiore di Hermione, che lo lasciò entrare.
Baciarla era meglio di quanto mai avesse sognato. Le sue labbra erano piccole e morbide e sapevano di limone e idromele.
Baciarlo era meglio di quanto mai avesse immaginato. Le sue labbra erano screpolate, sapevano di albicocche e birra.
Si baciarono finché gli applausi di sottofondo non ruppero il silenzio. Si allontanarono di pochi centimetri, per guardarsi e poi girare la testa verso il pubblico che si era formato.
Dean Thomas fischiava con due dita in bocca e il calzolaio urlava frasi sconce a Ron.
“Dammi i soldi, Gregory, ho vinto la scommessa!” Rideva il panettiere.
Le orecchie di Ron assunsero il colore del proprio mantello e, benché l'unico desiderio fosse di nascondersi in un fosso, prese la mano di Hermione e la baciò. “Ora o mai più, no?”
Hermione sbuffò, ridendo e attirandolo a sé per baciarlo di nuovo.

You can hear it in the silence, silence
You can feel it on the way home, way home
You can see it with the lights out, lights out
You are in love, true love
(You are in love – Taylor Swift)


 

≈The End≈
 

NB.
Spero che vi siate divertiti a leggere queste poche pagine quanto io mi sono divertita a scriverle.
Credo che questo sarà l'ultimo capitolo della serie. Forse in futuro ce ne saranno altri, ma per il momento il mio cuore è preso da altri fandom (troppi, troppi fandom) e sent che con questo capitolo sia un po' il mio 'arrivederci' al fandon potteriano.
La canzone ballata/cantata da Ron ed Hermione è “For the dancing and the dreaming” tratta da Dragon Trainer 2. L'ho lasciata in inglese per gusto personale, trovo le voci degli attori americani davvero stupende.
Con questo,
Arrivederci a tutti :D



 

  
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