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Autore: Debbie_93    16/11/2015    1 recensioni
Probabilmente questo horror non avrà nemmeno un senso.
Sì, sono tornata a scrivere qua dentro, sperando di proporre qualcosa d'interessante dato che l'ispirazione non è una delle migliori.
Buona lettura!
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti sei mai chiesto perché molti di noi continuano a vivere?
Ti sei mai chiesto perché siamo ancora qui?
Perché è qui che dobbiamo restare.


Gelido il respiro. Le ossa disotterate, in una fredda giornata d'inverno. La neve copriva l'erba ormai tempestata di piccoli diamanti. Il cielo oscurato da nuvole grige e dense. Il fruscio degli alberi faceva eco nell'aria. Il gelo avvolgeva tutto nella sua morsa, senza lasciare scampo a nessuno.
Un piccolo fuoco era acceso al centro del luogo. Qualcuno era chino sul terreno e guardava con curiosità in una delle tante fosse. Alcuni corvi assistevano alla scena, zitti e incuriositi.
Il cuore gli palpitava nel petto, attimo dopo attimo. Non sapeva se avrebbe retto a quell'affronto. I suoi occhi navigavano nel buio, che veniva illuminato da quel poco di luce che la sua fiaccola emanava. In mano ancora il proprio badile. Lo stomaco si contorceva ed ad occhi sgranati si tirò indietro, spaventato. Una goccia di sudore gli colò dalla fronte arrivando lungo il profilo. Il respiro che si spezzava, mentre una folata di vento gli fece nascere brividi in tutto il corpo. Deglutì pesantemente, guardandosi a destra e sinistra. Niente sembrava sospetto.
Poggiò entrambe le mani sul terreno coperto dalla neve e si avvicinò alla fossa lentamente a quattro zampe. Non era sicuro di quello che aveva visto, ma ci voleva riprovare di nuovo. Si chiedeva se la mente gli stava giocando brutti scherzi. Era da folli, addentrarsi in quella radura nel cuore della notte. Da poco era passata la fine di ottobre e l'uomo sapeva che cosa significasse per lui o per tutto il genere umano. Sapeva che cosa succedeva la notte, ma era troppo timido per affrontare la realtà delle cose. 
Trattenne il fiato. Scorgendo di nuovo la fossa. L'aveva scavata in profondità per assicurarsi che quello che era successo qualche notte fa fosse solo una fantasia. Eppure aveva creduto d'impazzire da un momento all'altro.
La neve continuava a coprire il suolo e le sue mani divennero sempre più fredde, non senteva più la punta delle dita. 
Iniziò a battere i denti. Più volte si guardava a destra e sinista per paura di essere scoperto. Che importava ora? Non aveva nulla da perdere.
Prese la fiaccola e l'alzò per vedere meglio all'interno della buca. Osservò le ossa che emergevano dalla terra, tutte disposte nel loro ordine. Forse si era spaventato per nulla o forse l'immaginazione prendeva piede. 
Guardò di fronte a sé. I fiocchi di neve cadevano leggeri, mentre si depositavano lentamente sul prato dipinto di nero. Era certo di aver visto qualcosa nell'oscurità, ma non sapeva se si trattava di qualcosa di reale o inventato dalla propria mente.
Il suo sguardo si concentrò di nuovo sulle ossa. Decise di entrare nella fossa per vedere più da vicino. Qualcuno al posto non l'avrebbe fatto, ma lui voleva vedere e sapere. La curiosità si elevava sopra la paura e la schiacciava. 
Scivolò nel terreno e fece a pezzi qualche osso, che scricchiolò sotto i propri piedi. Un brivido gli percorse la schiena e lo fece spaventare a morte. Prese fiato. La fioccola illuminava solo una parte della fossa, ma cercò di sforzarsi di capire in che cosa era incappato. Nessuno si era mai degnato di farlo, ma lui voleva sapere ciò che stava accadendo.
Lo stormo di corvi si librò in volo, scomparendo nelle nuvole che coprivano la luna. La foresta pareva animarsi da sola. 
Riprese il controllo di sé per quello che poteva. 
Qualcosa si muoveva nell'ombra, lo spiava, lo scrutava. Il cuore palpitava sempre di più fino ad uscire dal petto. Il ringhio di un essere giunse al suo orecchio, mentre esamivano quello che rimaneva del cadevere. Il suo teschio su cui era incisa una crocie alla rovescia. Lo prese esaminandolo attentamente. I suoi occhi brillavano incuriositi. 
Il respiro gelido attraversò la sua pelle. Il buio lo avvolgeva senza lasciarli via di scampo. La neve aveva smesso di cadere e lui rimase pietrificato, senza muovere un muscolo. I nervi paralizzati e la mente vuota. Il suo sguardo si spostava da una parte all'altra. Sapeva di essere osservato dal primo istante in cui aveva messo piede in quel posto. Un'ombra si aggirava sulla parete della fossa, un'ombra che giocava con lui e la sua mente. La prendeva e ne faceva ciò che voleva, senza lasciarli il tempo di decidere se tutto ciò era reale o meno. Si ritrovò con la faccia a terra, completamente inerte. Respirava a fatica, mentre in mano non aveva più nulla. Sotto ai propri piedi sentiva qualcosa muoversi, ma non sapeva di che cosa si trattasse. Il terreno veniva mosso lentamente, come se si stesse scavantando da solo.
Lentamente cercò di trascinarsi indietro, ma gli risultava impossibile. 
Il terreno si aprì come una voragine, e uno scheletro si ricompose di fronte ai suoi occhi increduli. Urlò terrorizzato, rinnegando se stesso e la propria anima. Lo scheletro mosse i propri passi verso di lui, tendendogli la mano o quello che ne restava. 
L'uomo si aggrappò alla parete del terreno e tentò di arrampicarsi come poteva. Si issò con tutta la forza che aveva e uscì dalla fossa. Iniziò a correre nella direzione della foresta, mentre lo scheletro lo inseguiva. I suoi occhi privi di espressività, la pelle che gli pendeva e la bocca spalacata da cui sgorgava sangue. Corse più in fretta che poteva, senza voltarsi, senza guardare quell'orrore che si era stampato di fronte ai propri occhi. 
Si arrestò di colpo. Due occhi lo guardavano. Due occhi che lo bloccarono. Gli sembrava di morire o forse era già morto. Indietreggiò di qualche passo. La figura si faceva più vicina, avvolta dall'oscurità. 
La bocca dell'uomo si spalancò, senza emettere suono. Era un incubo... Trattenne il respiro, mentre quegli occhi si avvicinarono, istante dopo istante. Dei denti affilati scintillavano nel buio. 
L'uomo non sapeva più che fare era in trappola... Quella figura prese forma, una forma che da primo non riusciva a capire. Era umana o quello che sembrava. I suoi occhi erano neri, l'aspetto di chi proveniva dall'Inferno. Sussurrava al suo orecchio, giocava con la sua mente e la accarezzava. Il panico era il suo compagno di viaggio. Le ossa si spezzarono una dopo l'altra, mentre il suo sguardo trapanava nel suo cervello. Ogni cosa, ogni respiro, ogni attimo diventava lontano. Non sentiva le sue proprie urla, sentiva solo il dolore che penetrava nei nervi. Lo faceva impazzire, qualcosa stava facendo a pezzi il suo corpo dall'interno. Cibandosi della sua stessa carne, fracassando le sue ossa una dopo l'altra.
Due mani gli tapparono la bocca e lo trascinarono lontano, lontano dai ricordi degli uomini e da quelli del mondo. Gettato in mezzo ad un letto di rose nere, mentre le spine si conficcavano nella sua anima, senza lasciare scampo.

   
 
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