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Autore: Manny_chan    16/11/2015    1 recensioni
“Ascoltami. Sapevo che sarebbe finita così già da quando questa storia è cominciata. Tu sei il re ora, e io non sono una dolce fanciulla che puoi sposare e far diventare la tua regina. Come sovrano hai dei doveri, tra cui quello di sposarti e avere una prole che possa succederti… ed è chiedermi troppo restare qui a guardare mentre accade. Non voglio passare il resto della mia vita a fare l’amante del sovrano."
Shar non può sapere l'effetto che le sue parole possono avere nella mente di un folle...
Genere: Angst, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Il sole brillava alto, scaldando il terreno sterrato dell’arena di addestramento.

Passi veloci sollevavano sbuffi di polvere, il cozzare sordo delle spade senza filo dei giovani guerrieri riverberava nell’aria.

Il maestro d’armi, un uomo di mezz’età dall’aria burbera, osservava i due ragazzi che stavano combattendo con foga ormai da più di un’ora.

Uno di essi, improvvisamente, incespicò nei propri piedi cadendo sgraziatamente nella polvere.

L’uomo sospirò. “Perdonate l’insolenza, vostra altezza”, disse. “Ma siete l’allievo peggiore che mi sia mai capitato.”

Il principe Loraniel sbuffò, passandosi una mano tra i corti capelli biondi: “Non è vero!”, protestò. “E tu falla finita, Julen!”, aggiunse all’indirizzo del suo avversario, piegato in due dalle risate. “Oh, andiamo!”, si imbronciò, vedendosi ignorato e sbeffeggiato. “Shar! Almeno tu”, mugugnò, cercando con lo sguardo un terzo ragazzo, dai lunghi capelli scuri, che in quel momento stava seduto a cavalcioni di una delle staccionate che delimitavano l’arena d’addestramento, mangiando una mela.

“Beh”, disse quest’ultimo a bocca piena. “Di certo sei l’unico che abbia mai visto inciampare nei propri piedi”, sentenziò, provocando un nuovo accesso di risa a Julen, i cui lunghi capelli fulvi erano sfuggiti alla coda alta che portava, tanto si stava scompisciando.

Loraniel sbuffò rumorosamente. “Oh, quando mai si è mai visto un re che si fa prendere in giro dai suoi sudditi?”, si lagnò, rialzandosi e spolverandosi i vestiti.

“Non sei ancora re”, commentò Shar, gettando il torsolo della mela nel prato dietro di lui. “E comunque non lo resterai a lungo se non riesci nemmeno a difenderti.”

“Non sono così goffo!”

“In effetti, ho visto di peggio, ora che ci penso.”

“Ah! Lo sapevo!”, esclamò Loraniel. “Chi è allora?”

“Il vecchio manichino da addestramento.”

A quelle parole fecero eco le risate di Julen, che dovette sedersi sul terreno polveroso, ormai senza più fiato.

Il maestro d’armi sospirò, scuotendo la testa. “Va bene, io per oggi ne ho avuto abbastanza. Shar, fai in modo che Julen si alleni fino all’ora di pranzo, fagli da avversario, ha bisogno di qualcuno alla sua altezza per migliorare.”, disse stancamente, allontanandosi senza dire altro.

Il fulvo smise immediatamente di ridere, accigliandosi. “Tuo padre non sta bene?”, chiese a Shar, che scosse la testa, abbassando lo sguardo. “Le vecchie ferite di guerra si fanno sentire”, mormorò. “E poi è come se, dalla morte di mia madre, ci sia qualcosa che lo stia consumando da dentro…”

Per qualche istante nessuno fiatò, anche gli altri due ragazzi provavano lo stesso affetto che un figlio prova per il padre verso quell’uomo burbero. Anche se più di una volta aveva poco garbatamente allungato loro qualche scudisciata sui polpacci quando a suo parere non si stavano impegnando abbastanza, li aveva anche cresciuti, in un certo senso, incoraggiandoli e rendendo forte il loro animo.

Occupandosi di loro con dedizione.

Era un dolore anche per loro vederlo trasformarsi nel fantasma di quello che era.

“Mi dispiace”, mormorò Loraniel.

Shar scese finalmente dalla staccionata, raccogliendo la spada che il principe si era lasciato sfuggire di mano prima. “Non devi”, disse. “Se e quando la Dea della morte deciderà di chiamarlo a sé sarà doloroso, ma senz’altro meno straziante che vederlo consumarsi così”, tagliò corto, accennando un sorriso mesto. “Se davvero volete fare qualcosa per lui cercate di fare due passi senza inciampare.”

Il principe sbuffò. “Oh, insomma, è successo solo due volte!”

“Fai anche quattro.”

“E va bene, quattro! E comunque il mio compito sarà quello di regnare, penserà Julen a difendermi!”

“Grazie tante”, sbuffò il fulvo. “Non voglio mica finire sulla forca perché il mio sovrano è inciampato nei suoi stessi piedi andando a infilzarsi sulla spada del nemico!”

I maschi della sua famiglia erano destinati a diventare le Ombre del re, guardie del corpo, sicari. Era una tradizione che andava avanti dall’alba dei tempi ma che purtroppo sembrava giunta al termine. Le loro file si erano assottigliate sempre di più, ormai solo Julen e suo padre facevano parte di quella cerchia. Proteggere il re a discapito della loro vita, quello era il loro unico scopo.

“Dai, pensa positivo”, lo incoraggiò Shar. “Se non si ferisce mortalmente avrai vita facile, potrai ucciderli facilmente mentre sono impegnati a sghignazzare.”

Tese il braccio, puntandogli la spada contro il petto. “Ora basta scherzare però, fatti sotto.”

Julen non se lo fece ripetere, amava il combattimento. Era nato per lottare.

Sfortunatamente sembrava aver ereditato la costituzione delicata e slanciata della madre, le ossa sottili e i lineamenti fini. Anche se crescendo iniziava a irrobustirsi rimaneva comunque il più minuto tra le future guardie del sovrano.

Tuttavia quello non sembrava spaventarlo, attaccava con foga, senza perdere la concentrazione. Non si tratteneva, come invece faceva con Loraniel, perché sapeva che il suo avversario non aveva bisogno di riguardi.

Shar era molto orgoglioso dei progressi sempre più evidenti dell’amico, anche se aveva ancora molte lacune da colmare.

Si limitò a parare tutti i suoi attacchi, spingendolo a elaborare in tempo reale nuove strategie, finché il sole non fu a picco sopra le loro teste. Solo allora, dando sfoggio della sua reale abilità, deviò un colpo del fulvo, disarmandolo poi con una veloce stoccata dritta sulla mano.

“Ahi!”, si lamentò Julen, massaggiandosi le dita. “Che cavolo, Shar!”

“Che c’è? I tuoi avversari non saranno così teneri in futuro. Lasci troppo scoperte quelle mani delicate che ti ritrovi.”

“Fai il gradasso solo perché maneggi una spada da quando avevi due mesi, praticamente.”

Il moro scrollò le spalle. “Ti prendevo in giro, è vero, ma il suggerimento era valido”, disse, raccogliendo le armi. “Se non metti su un po’ di muscoli i tuoi colpi continueranno a essere più deboli di quelli dei tuoi avversari, devi correggere la postura di conseguenza, e pensare a delle protezioni su misura, qualcosa di leggero ma resistente”, indicò il palazzo con un cenno del capo. “Andate, finisco io di sistemare qui”, disse, incamminandosi verso la rimessa dell’attrezzatura da allenamento.

Mentre riponeva le spade sentì dei passi alle sue spalle. “Stai cercando di cogliermi di sorpresa?”, chiese, senza voltarsi.

Loraniel sbuffò. “Non ci provo nemmeno, hai un udito che fa paura”, ridacchiò, avvicinandosi, abbracciandolo da dietro e strofinando il viso tra i suoi capelli. “Pensavo che è un po’ che non passiamo del tempo soli, io e te”, sussurrò. “Potremmo approfittarne.”

“In pieno giorno? Ti senti in vena di sfidare la sorte?”

“Julen è qua fuori che fa la guardia”

“Ah, in questo caso…”, mormorò Shar, prendendolo per mano e tirandolo verso l’angolo più nascosto del capanno.

Quando erano soli il mondo si riduceva allo spazio occupato dai loro corpi, non c’era nulla al di fuori dei loro respiri, delle carezze, dei baci e dell’erba secca che pungeva la pelle…

 

Shar si riscosse, spostandosi per far passare la folla di nobili e cortigiani che si era stipata nell’angusta cripta della famiglia reale per dare l’ultimo saluto al sovrano.

Era strano come la sua mente si fosse fissata su quel ricordo, quel pomeriggio apparentemente uguale a tanti altri.

Forse, si disse, era perché in fondo era stato uno degli ultimi momenti in cui era stato davvero felice.

Gli anni successivi erano stati bui e difficili.

Prima suo padre, consumato dal dolore, si era tolto la vita, poi il regno era stato colpito da una grave epidemia che, come ultimo tributo prima di svanire, si era portata via la salute del sovrano. Così Loraniel si era trovato a dover prendere in mano le redini di un popolo che faticava a rimettersi in piedi. Le chiavi di un regno che non si sentiva ancora pronto a governare.

Quei giorni erano stati molto difficili…

Quando tutti i nobili furono usciti, finalmente riuscì ad avvicinarsi a Loraniel e a Julen, che non aveva mai abbandonato il fianco del sovrano.

Il fulvo gli lanciò un’occhiata, era pallido, il viso teso e stanco di chi non dormiva decentemente da giorni.”Ehi”, disse solamente.

Il sovrano sembrò riscuotersi da un improvviso torpore. “Andiamo”, disse atono, voltandosi e precedendoli fuori dalla cripta.

Percorse i viali del cortile a passo svelto, certo che gli altri due lo stessero seguendo, rientrando a palazzo e dirigendosi verso le sue stanze. Una volta chiusa la porta alle loro spalle abbandonò quella maschera impassibile che aveva stoicamente retto fino a quel momento e si voltò, gettando le braccia al collo di Shar, che lo strinse con forza.

Julen si avvicinò a sua volta, unendosi anche lui a quell’abbraccio di gruppo.

Il futuro, per quanto segnato per tutti loro, era un sentiero insidioso.

Avevano solo vent’anni e da un giorno all’altro si erano trovati tra le mani un destino che non si aspettavano di dover accettare così presto.

Fu il fulvo a sciogliere per primo quella stretta. “Io resto fuori a fare la guardia, se volete stare un po’ da soli“, mormorò, indicando la porta con un cenno del capo.

Loraniel sospirò, allontanandosi e sfilandosi la casacca. “Ti ringrazio”, disse. Sapeva che era egoistico da parte sua, in fondo anche Julen era esausto, ma aveva bisogno, una necessità viscerale, di stare solo con Shar.

E l’altro lo aveva capito, dimostrandosi, nonostante l’addestramento da guerriero, il più sensibile tra tutti loro.

Infatti il fulvo non aggiunse altro, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.

Shar sospirò, avvicinandosi al sovrano e prendendogli il viso tra le mani, baciandolo dolcemente. “Andrà tutto bene…”, disse. “Sarai un ottimo re, sei pronto.”

“Già il fatto che abbia bisogno di essere rassicurato contraddice le tue parole”, mormorò Loraniel, con un sorriso mesto. “Non sono le parole che voglio ora, ho bisogno di te, tutto quello che voglio è smettere di pensare a quello che mi aspetta, anche solo per poco”, sospirò, appoggiando la fronte contro al collo dell’altro, chiudendo gli occhi.

Shar gli accarezzò la schiena, spingendolo verso il letto. “Va bene…”, disse, baciandolo di nuovo, salendo sul materasso e sovrastandolo, cercando con le mani il contatto con la pelle nuda dell’altro.

Era troppo che non avevano un momento per loro e, nonostante i tristi avvenimenti, quello era il primo gradino di una scala che li avrebbe portati di nuovo a rivedere la luce dopo anni di oscurità. L’epidemia era stata arginata, i regni vicini avevano ripreso il commercio con il loro. Il difficile era alle spalle…

 

〰〰〰〰〰〰〰

 

Nella penombra della stanza Loraniel sembrava più giovane di quanto già non fosse.

Giovane e indifeso.

Shar sospirò, alzandosi dal letto e rivestendosi; sapeva benissimo che il nuovo sovrano possedeva una forza d'animo non indifferente, ne aveva dato prova in quei giorni, ma non era indistruttibile e gli eventi nefasti che si erano susseguiti lo avevano messo a dura prova.

Silenziosamente aprì la porta della camera, sgusciando fuori.

Julen voltò la testa, lanciandogli un’occhiata penetrante. “Puoi anche restare, a Lora farà piacere risvegliarsi accanto a te”, disse a bassa voce, quel sussurro era l’unico suono udibile nel castello, ammantato dal silenzio del lutto.

“Lo farò”, rispose Shar, avvicinandosi. “Ma volevo parlare con te prima, in privato.”

“Qualcosa non va?”

“Non esattamente, sono solo preoccupato, ha un grande peso sulle spalle e tu con lui.”

Il fulvo annuì. “Lo so, ma mio padre ha detto che resterà al fianco del nuovo sovrano assieme a me, per onorare fino in fondo la tradizione. E poi ci sei tu, sarai una colonna portante per Lora.“

"In realtà era proprio di questo che ti volevo parlare", sospirò Shar. "Non resterò a corte ancora a lungo."

"Che cosa?!"

La domanda del fulvo, tutt'altro che pacata, suonò come un colpo di cannone nel silenzio del corridoio. "Come sarebbe a dire che non resterai?"

La risposta dell'altro venne interrotta dall'improvviso aprirsi delle stanze del sovrano. Loraniel fece capolino, strofinandosi un occhio. "Voi due, volete svegliare tutto il castello?" sibilò, facendo loro segno di entrare.

“Si può sapere che cosa sta succedendo?”, chiese, poi chiudendosi la porta alle spalle.

Julen si sedette pesantemente sul letto, sfilandosi gli stivali. “Chiedilo al tizio che sta scappando”, brontolò. “Io ne ho abbastanza, ho bisogno di farmi una dormita.”

Shar distolse lo sguardo per sfuggire a quello indagatore di Loraniel. “Non sto scappando”, disse. “E non ho intenzione di farlo subito. Ma me ne andrò, Lora. Quando questo periodo da incubo sarà finalmente un ricordo, lascerò il castello.”

“Perché?”, la domanda del sovrano nascondeva un dolore forse ancora più grande di quello della perdita del padre. “Sei abile con la spada, saresti il nuovo maestro d’armi, nonostante la giovane età, avresti un lavoro sicuro e remunerato, quale motivo dovresti avere per abbandonarmi?”, disse. “Andartene”, si corresse l’attimo dopo, voltando la testa. “Volevo dire andartene, io…”

Shar gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarlo. “Ascoltami. Sapevo che sarebbe finita così già da quando questa storia è cominciata”, mormorò, appoggiando la fronte alla sua. “Tu sei il re ora, e io non sono una dolce fanciulla che puoi sposare e far diventare la tua regina”, sospirò. “Tu come sovrano hai dei doveri, tra cui quello di sposarti e avere una prole che possa succederti… ed è chiedermi troppo restare qui a guardare mentre succede. Non voglio passare il resto della mia vita a fare l’amante del sovrano. Per questo voglio andarmene. Troverò un lavoro come mercenario, c’è una grande richiesta di una buona lama e qualcuno che sappia usarla…”, stava straparlando, e se n’era accorto anche Loraniel che interruppe quel fiume di parole baciandolo con tutta la disperazione che provava in quel momento.

“Ho capito.”, mormorò, stringendo tra le dita i ricci scuri dell’altro. “Ho capito, credimi. Non ti porterò rancore per questo, ma fino al momento in cui te ne andrai, restami accanto come hai fatto fino ad ora”, sussurrò. “Ne ho bisogno, non ti chiedo altro.”

Shar lo strinse con forza, annuendo. Lanciò uno sguardo a Julen, che per tutta risposta voltò la testa, rabbioso.

Era una decisione difficile.

La più difficile che avesse mai preso in tutta la sua vita.

 

〰〰〰〰〰〰〰

 

 

Era una fredda mattina autunnale.

Era il giorno in cui aveva deciso di partire.

Shar assicurò la sacca con le sue poche cose alla sella del cavallo, incamminandosi lungo il viale principale.

Loraniel si era ripreso, aveva ricominciato a fare il sovrano a tempo pieno, restare oltre non sarebbe servito a nulla se non a rendere più straziante la sua partenza.

Si fermò, voltandosi solo per un attimo e guardando verso le finestre della stanza del sovrano. Non sapeva se fosse uno scherzo della luce o se ci fosse davvero qualcuno a osservarlo da dietro la vetrata, ma comunque sollevò la mano, lanciando un ultimo, triste, cenno di saluto, prima di dare un colpetto sul collo alla bestia che aveva accanto, per spingerla a rimettersi in cammino.

Non era stato così straziante come pensava; certo, il dolore di abbandonare il luogo che per vent'anni era stato casa sua e il suo primo vero amore erano presenti e ben radicati nel suo animo, ma sarebbe sopravvissuto.

Il dispiacere più grande, a conti fatti, era non aver potuto parlare con Julen, che sembrava aver preso quella cosa come un affronto personale.

Quasi in risposta a quei pensieri, un secco colpo di tosse lo riscosse da essi, facendogli sollevare la testa. Il fulvo era lì, appoggiato con noncuranza al muro, sotto la grande arcata di pietra del portone principale.

"Te ne vai senza salutare?", lo apostrofò.

Shar accennò un sorriso. "Non sono io quello che sembrava aver fatto voto di silenzio o che votava la faccia quando ci incrociavamo."

Julen sbuffò, incrociando le braccia."Ci conosciamo da quando avevamo due anni", mugugnò, vagamente imbarazzato. "Ormai dovresti conoscermi abbastanza da sapere che..."

"Che nascondi la tristezza con la rabbia", concluse per lui Shar. "Sì lo so, ma é una gran rottura di palle non sapere mai se sei arrabbiato davvero o se sei solo triste."

Il fulvo distolse lo sguardo, scrollando le spalle. “Non sarà più lo stesso qui, senza di te”, sospirò. “Siamo sempre stati noi tre, tu, io e Lora, è come strapparsi un arto.”

“Lo so, non me ne vado senza rimpianti, ma non posso restare.”

“No, no, lo capisco, fraintendermi, anzi. Ammiro il tuo orgoglio… o quello che è. Ti sto solo dicendo che mi mancherai…”

Shar lasciò le briglie del cavallo, abbracciandolo di slancio. “Anche tu, non sai quanto”, mormorò, con la voce rotta. “Tu guarda se dovevi venire a farmi crollare a due passi dal portone”, mugugnò stringendolo forte.

Julen ricambiò quella stretta, dandogli un colpetto sulla schiena. “Se mi fai piangere giuro che ti ammazzo. E poi profano il tuo cadavere in ogni modo possibile, sappilo”, mormorò, premendo il viso tra i suoi capelli. “Sei stato più che un amico, fatti vivo ogni tanto, d’accordo?”, sospirò, sciogliendo a malincuore quell’abbraccio.

Shar annuì. “Ci proverò”, promise. “Abbi cura di te e di Lora.”

“Lo farò.”

C’erano un sacco di altre cose che entrambi avrebbero voluto dire, ma sarebbero state parole inutili, discorsi lunghi che non avrebbero portato a niente, fatti solo per prolungare di poco quell’addio.

Il silenzio calò, chiudendo definitivamente quel momento.

Shar fece un cenno di saluto, prima di incamminarsi di nuovo, lasciandosi alle spalle il castello.

Julen non lo fermò e lui non si voltò, chiudendo definitivamente quel capitolo della sua vita.

O almeno era quello che pensava…

 

 


 

NOTE:

-Storia scritta per il contest http://freeforumzone.leonardo.it/d/11175197/Di-corpo-e-d-anima/discussione.aspx/1

-Avendo da regolamento un limite di 20.000 parole ho dovuto comprimere e tagliare più di quanto avrei voluto, Sicuramente in futuro riprenderò in mano tutto per ampliarla e darle un senso Y_Y

-... è la prima volta che mi cimento con un genderbender, abbiate pietà Q_Q
   
 
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