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Autore: Shayleene    16/11/2015    2 recensioni
"-Ma certo, in fondo io non sono altro che una banale, goffa e inutile umana.- gli disse con una calma che presagiva la tempesta. Si alzò di scatto in piedi, togliendosi bruscamente in grembiule bianco che aveva addosso e dirigendosi a passo spedito verso il corridoio. -E visto che sono una semplice umana incapace non avrai problemi a gestire il tempio da solo per un po' di tempo!- gridò, mettendosi a correre senza voltarsi indietro.
-Nanami!- la chiamò Tomoe, allungando la mano. Nella sua mente comparve per l'ennesima volta l'immagine di Mikage l'ultima volta che l'aveva visto, quando aveva detto che sarebbe andato in città per un po' di tempo. Erano passsati più di ventun'anni da allora, e non era più tornato."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mizuki, Nanami Momozono, Tomoe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

L'umore già cupo di Tomoe stava peggiorando al passare di ogni minuto. Prima quella stupidissima risposta a Nanami, poi la sua fuga, la presa in giro di quell'inutile serpe di Mizuki... anche se forse non aveva tutti i torti, a pensarci bene.
"Dovrei smettere di pensare a lei in una maniera differente da come un famiglio pensa al dio che serve!" si redarguì, passandosi una mano sul volto per nascondere l'espressione frustrata. La situazione stava peggiorando: se prima credeva che i sentimenti per lei fossero dovuti al suo legame di famiglio, dopo essere stato libero dal vincolo per nemmeno un giorno si era conto che non era così.
Eppure sapeva anche di non poter pretendere di legare Nanami a sé. Lei era una semplice umana, nonostante i poteri da dea che le erano stati conferiti, e la sua vita si sarebbe presto spenta. Avrebbe dovuto lasciarla libera di prendere le sue decisioni, di potersi innamorare di un umano; si sarebbe potuto risparmiare secoli di sofferenza che sarebbero inevitabilmente giunti dopo la sua scomparsa. E tuttavia non riusciva ancora a convincersi a lasciarla andare.
-Dannazione!- gridò sferrando un pugno all'albero accanto a lui, che venne immediatamente inghiottito da un fuoco bluastro. Alcuni pettirossi si alzarono in volo spaventati lanciando cinguettii di sdegno.
Riprese a camminare all'interno del bosco, essendo stato costretto ad abbandonare il suo mezzo di trasporto a causa di una barriera che impediva l'ingresso di mezzi magici.
"Me la pagherà per avermi fatto fare tutta questa fatica!" pensò, stringendo i pugni e avanzando con aria truce. Dentro la sua testa una vocina maligna simile a quella di Mizuki gli disse:"E allora perché sei venuto fin qui? Avresti potuto aspettare che tornasse lei. Oppure hai paura che resti per sempre insieme a Jirou? Sicuramente lui sarebbe capace di trattarla molto meglio di te..."
-Basta! Bas...- iniziò ad urlare, bloccandosi immediatamente quando provò una terribile sensazione al petto. Era come se un peso lo stesse opprimendo mentre allo stesso tempo qualcuno lo stesse strappando in mille pezzi. Una fitta di dolore lo raggiunse anche alla testa, facendolo piegare in due per un attimo.
"Nanami" pensò, prima di iniziare a correre più rapidamente di un fulmine, una sfocata macchia bianca in una foresta verde.

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L'aria la colpiva come tante lame acuminate, mentre Nanami precipitava del vuoto. Eppure si sentiva quasi sospesa in una bolla, nella quale tutti i rumori erano svaniti nel nulla. Non c'erano più le grida disperate del piccolo tengu, nè il fischio dell'aria nelle orecchie. Niente.
Per un istante rivide davanti a sé il volto di sua madre che ricordava grazie ad un'unica fotografia, e sperò che se proprio doveva finire tutto in quel momento almeno le fosse concesso di andare dove si trovava lei.
Si raggomitolò e chiuse gli occhi, preparandosi ad un impatto doloroso e forse fatale. 
Quando ormai credeva di aver quasi raggiunto il terreno sentì delle braccia muscolose stringersi attorno a lei e frenare la caduta. Riaprì gli occhi, e vide due ampie e poderose ali nere sbattere vigorosamente.
-Jirou...- mormorò, appoggiando la testa al petto del tengu e scoppiando in un pianto di sollievo. Lui scese a terra, posandola delicatamente contro il tronco dell'albero e cingendole le spalle.
-Va tutto bene, ci sono qui io ora.- disse Jirou, accarezzandole lentamente la testa per farla tranquillizzare. -Non lascerei mai che tu ti facessi del male, Nanami.- Si mostrava sicuro, ma in realtà per un istante anche lui aveva provato paura. Aveva visto la figura di Nanami cadere proprio quando stava tornando al ciliegio per portare le ultime decorazioni, ed era riuscito a prenderla all'ultimo momento temendo quasi di non farcela.
Sentì uno strano tepore diffondersi dal petto, e abbassando lo sguardo vide che Nanami vi aveva appoggiato la sua mano esile. -Mi hai salvato di nuovo la vita, grazie.- gli disse con un sorriso, gli occhi ancora velati dalle lacrime.
Erano rimasti soli. Hirikourou, il piccolo tengu, era rientrato al villaggio su suo ordine, e tutti si erano ritirati nei dormitori.
-Lo sai che farei qualsiasi cosa per te.- gli rispose lui serio guardandola negli occhi nocciola che lo avevano catturato fin dalla prima volta in cui l'aveva scorta sotto quello stesso albero.
"Quanta dolcezza c'è nella sua espressione e nella sua voce..." pensò Nanami, sollevando il viso verso di lui.
-E darei tutto ciò che ho per poterti stare accanto- continuò il tengu. Le posò una mano ruvida ma delicata sul volto, avvicinandosi lentamente a lei.
"Per tutti gli dei, ora che faccio?! Che faccio?!" pensò allarmata la ragazza. Non sapeva come avrebbe dovuto agire, e non riusciva neppure a muoversi. Sapeva che se fosse rimasta insieme a lui probabilmente molti dei suoi problemi sarebbero spariti, e tuttavia non se la sentiva di abbandonare completamente il tempio. Chi si sarebbe occupato delle preghiere dei visitatori? Chi avrebbe tenuto lontano il miasma?
Mikage si fidava di lei, e non voleva deludere la sua fiducia. Eppure... sarebbe stato un peccato così grande godersi almeno un po' di tranquillità? Chiuse gli occhi, sentendo il respiro di Jirou sempre più vicino. Fino ad alcuni mesi prima avrebbe avuto timore di lui, ma ora che aveva scoperto il suo vero essere non poteva che provare tenerezza per quel ragazzo che aveva dovuto lottare fin da piccolo per non essere schiacciato dagli altri.
-Nanami, io ti...- lo sentì sussurrare. L'istante dopo però si udì quasi un boato ed uno schianto. Nanami spalancò gli occhi, e davanti a sé vide un kimono bianco attorniato da delle fiamme blu. Jirou si stava rialzando da terra qualche metro più in là, passandosi la mano sulle labbra per togliere del sangue che stava colando.
-Tomoe?!- esclamò, riconoscendo la coda e le orecchie del suo famiglio.
-Sono venuto a difenderti- rispose lui, avvicinandosi minacciosamente al tengu.
Nanami si alzò in piedi, furiosa come non mai. -Fatti da parte, idiota che non sei altro!- gridò precipitandosi verso Jirou. Tomoe fu costretto ad obbedire, ma lanciò uno sguardo carico di disprezzo al suo nemico.
-Jirou, tutto bene?- chiese la ragazza inginocchiandosi vicino al tengu.
-Non preoccuparti, non mi ha fatto nulla.- le ripose lui, con un impercettibile sorriso.
Tomoe fece un'espressione arcigna, giocherellando con una fiamma che ardeva sopra la sua mano. -Ah sì? Vogliamo riprovare una seconda volta? Magari mi andrà meglio!- sibilò, preparandosi ad attaccare.
-Vediamo di cosa sei capace, demone- ribattè Jirou stringendo i pugni.
-ORA BASTA!- strillò Nanami, mettendosi tra i due con le braccia spalancate. -Si può sapere quanti anni avete?- chiese furente, per poi aggiungere:-E tu, perché sei venuto fin qui?-
Il demone volpe arretrò di un passo, sorpreso dalla rabbia che percepiva nel tono della sua mistress. Non l'aveva mai vista così, almeno non a causa sua.
"L'ho già persa definitivamente?" pensò disperato.
-Sei venuto a controllarmi anche questa volta? Temevi che combinassi qualche disastro come il mio solito? Anzi no, probabilmente sei venuto a sgridarmi come fai sempre perché non sto adempiendo ai miei doveri di dea!- gridò Nanami. Aveva i pugni serrati, e non lo stava neppure guardando negli occhi.
-Nanami, io...- iniziò lui, ma venne immediatamente interrotto.
-So che odi che io sia una semplice umana, ma non puoi sfogare la tua frustrazione su di me! Ho sempre fatto del mio meglio per essere una brava dea, ma tu non fai altro che criticarmi! Non è normale che almeno per qualche giorno io voglia stare con qualcuno che mi capisce?-
Non appena Tomoe vide che Jirou a quelle parole si era avvicinato a lei con fare protettivo ringhiò:-Stalle lontana, o giuro che non rispondo delle mie azioni.- Poi fece uno scatto, prendendo in braccio Nanami e correndo via.
-Lasciami stare, idiota!- gli gridò contro lei, colpendolo debolmente con dei pugni. Dopo alcuni minuti riuscì a seminare Jirou, che si era lanciato al loro inseguimento. Nanami aveva smesso di protestare nel frattempo, chiudendosi in un cupo silenzio.
Quando credette di essere al sicuro, Tomoe la posò su un masso, inginocchiandosi davanti a lei. La ragazza neppure lo guardava in faccia.
-Nanami- la chiamò. -Nanami, guardami. Per favore.- Gli occhi furenti di lei incrociarono i suoi. -Ascoltami, non sono venuto qui per controllarti. E' solo che ero preoccupato, va bene?-
Nanami sbuffò, incrociando le braccia al petto. -Ma certo, eri preoccupato che accumulassi troppo lavoro arretrato al tempio, vero?- rispose piccata. Però anche se all'esterno sembrava furente, dentro di sé provava una grande tristezza.
"Perché devi rendere tutto così difficile? Non potevi lasciarmi qualche giorno da sola?" si chiese, tormentata. Tuttavia, quando sentì la risposta del suo famiglio sgranò gli occhi dalla sorpresa.
-No, ero preoccupato per te.- mormorò Tomoe abbassando lo sguardo.
Nanami rimase in silenzio, sentendo del calore espandersi dal suo petto.
-Avevo paura che te ne andassi- continuò il famiglio a voce bassa, quasi incomprensibile. -Temevo che tu scomparissi per sempre. Non avrei potuto sopportarlo.
Allora la ragazza parlò, il tono di voce più ammorbidito rispetto a prima. -Ma sapevi che ero sul monte Kurama, e allora perché preoccuparsi?-
Tomoe attese alcuni secondi prima di rispondere. -Perché sapevo che avresti incontrato Jirou, e so bene che cosa prova lui nei tuoi confronti.-
Nanami arrossì al pensiero che il tengu stesse per baciarla solo pochi attimi prima, e si sistemò nervosamente una ciocca di capelli dietro all'orecchio, sentendo tra le dita un fiore che si era staccato da un albero posandoglisi sulla testa. -E questo... cosa c'entrerebbe con te?- borbottò imbarazzata fingendo indifferenza.
Vide il demone volpe passarsi nervosamente una mano tra i capelli chiari. "E' rossore dovuto all'imbarazzo quello che vedo sulle sue guance?" si chiese sorpresa.
-C'entra, perché sono gli stessi sentimenti che provo io- sussurrò lui poco prima di avvicinarsi e di posare le labbra sulle sue. Nanami, nonostante lo shock iniziale, posò le mani sul suo petto stringendo il kimono come se avesse paura che quello fosse tutto un sogno.
Quando si allontanarono avevano entrambi le guance rosso fuoco. Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio Nanami sussurrò:-Allora perché per tutto questo tempo mi hai trattato come se di me non ti importasse niente?-
Tomoe abbassò le orecchie a disagio. -Non volevo che tu soffrissi a causa mia più del dovuto. Lo sai che non sono propriamente... delicato, certe volte.-
-Scemo- disse Nanami, ma sul suo viso era comparso un sorriso raggiante che Tomoe non le aveva mai visto. -Non ho bisogno di essere protetta, per poter stare al tuo fianco non solo come tua dea sono pronta ad accettare qualsiasi conseguenza.-
Si riavvicinò a lui, abbracciandolo e dandogli un lungo bacio.
Per questo nessuno dei due notò la grande piuma nera come la pece che volteggiò fino a toccare terra.

E qui si conclude la mia breve FF! Spero sia stata di vostro gradimento :)

 
   
 
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