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Autore: WrongHysteria    26/02/2009    3 recensioni
Se ne stava nella sua stanza, Amy, in silenzio. Era come al solito seduta sul davanzale della finestra e scrutava il cielo nero, illuminato solo dalla luna piena. Il vento le scompigliava l'ampia gonna e i lunghi capelli neri e viola, simili a piume di corvo. Era bello guardare il mondo addormentato, a tarda notte. Sapere che era l'unica sveglia, l'unica viva. La faceva sentire normale. Era quello l'unico momento in cui Amy si sentiva davvero felice. Quando era sola. Perché con gli altri doveva sempre nascondere quelle cose che nessuno avrebbe mai visto.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se ne stava nella sua stanza, Amy, in silenzio. Era come al solito seduta sul davanzale della finestra e scrutava il cielo nero, illuminato solo dalla luna piena. Il vento le scompigliava l'ampia gonna e i lunghi capelli neri e viola, simili a piume di corvo.
Era bello guardare il mondo addormentato, a tarda notte. Sapere che era l'unica sveglia, l'unica viva.
La faceva sentire normale.
Era quello l'unico momento in cui Amy si sentiva davvero felice. Quando era sola. Perché con gli altri doveva sempre nascondere quelle cose che nessuno avrebbe mai visto.
Scese dal davanzale silenziosamente. Era brava a muoversi furtivamente. L'unica cosa che si sentì fu il fruscio della gonna di seta nera, mentre camminava verso lo specchio e accendeva la debole luce sul comò.
Si osservò attraverso il vecchio specchio dalla cornice d'argento, leggermente opaco. Quello specchio apparteneva alla sua famiglia da generazioni e, per quanto Amy insistesse, sua madre non aveva mai voluto cambiarlo.
Il volto dolce di una ragazza ricambiò il suo sguardo.
Amy si amava e si odiava. Ma come si possono amare certe mostruosità?
Erano ancora coperte. Come sempre.
Guardò a lungo il suo riflesso, quel corpo esile con poche curve, quel viso pallido a forma di cuore, quegli occhi grandi azzurro ghiaccio di cui era tanto orgogliosa, dalle ciglia lunghe e fitte. "Hai lo sguardo di Bambi", le diceva sempre la madre. Ed Amy non poteva darle torto. Sì, era una ragazza carina, dai tratti delicati. Ma c'era dell'altro.
Con un rapido gesto della mano, si scostò dal viso i lunghi capelli corvini, soffermandosi un poco sul riflesso viola accentuato dai raggi della luna.
Ed eccole, quelle schifezze.
Ma forse schifezze non è il termine esatto.
Non erano proprio così orrende, no. Ma Amy le odiava. Le aveva sempre nascoste, persino a sua madre. Quelle orecchie appuntite la imbarazzavano. Non erano normali, così grandi e vistose. Da dove venissero, non lo sapeva, ma aveva come il sospetto che fossero tutto merito di suo padre.
Amy non aveva mai conosciuto suo padre. Sapeva che si chiamava Enelya, e che era bellissimo: l'aveva visto in una foto, l'unica che possedeva. Quella dove lei aveva giusto un anno, forse due. Anche Enelya aveva le orecchie come le sue. Ma a prima vista nessuno se ne sarebbe accorto: era così perfetto, in quel prato era il fiore più bello, così tanto da splendere. Sembrava tanto uno di quegli elfi dei boschi; capelli castani, lisci e lunghi, e gli stessi occhi di Amy.
Nella foto, Enelya teneva Amy sollevata sopra la testa. Ridevano entrambi.
Forse nessuno dei due sapeva che Enelya sarebbe sparito da lì a poco, senza tornare più indietro. Nessuno sapeva dove fosse finito. La madre di Amy, Rachel, non se n'era mai fatta una ragione.
E a voler essere sinceri, neanche Amy.
   
 
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