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Autore: EmmaStarr    16/11/2015    5 recensioni
Alexander Lightwood appartiene alla Gilda di assassini più potente di New York, gli Shadowhunters. Ma cosa succede se gli viene assegnato l'unico incarico che non potrà mai svolgere?
* * *
«Quindi sembra proprio che dovrò ucciderti» sospirò Alec fra sé e sé, lanciando il biglietto nel fuoco. «Magnus Bane.»
* * *
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Magnus Bane degli Warlocks è sempre stato un tipo eccentrico: ogni giorno un'idea nuova, un nuovo divertimento. Ma che succede se la sua vita viene messa improvvisamente a rischio?
* * *
«Gli Shadowhunters vogliono uccidermi?» ripeté, cercando di non mostrarsi troppo spaventato. Lo sapevano tutti, in città, che avere gli Shadowhunters contro era un gran brutto affare.
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Due ragazzi, due vite agli antipodi destinate a collidere. Cosa si è disposti a mettere in gioco per amore? Quanto si è disposti a perdere?
* * *
[Malec] [assassini!AU]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-VI-

 

La verità? Magnus non aveva avuto la certezza che Alec sarebbe arrivato finché non lo vide scendere dal taxi reggendo un borsone grigio dall'aria consunta, gli occhi luminosi. «Scusa se ci ho messo tanto» ansimò leggermente, raggiungendolo. «Izzy continuava ad insistere dicendo che dovevo portare più vestiti, e così...» la voce sfumò mentre Magnus gli venne incontro annullando le distanze tra le loro labbra. Quelle di Alec sapevano ancora vagamente di dentifricio, e Magnus non riuscì ad evitare di ridacchiare interiormente.

«Sei perdonato» stabilì quando si furono staccati. Non che ne avesse avuto abbastanza, sia chiaro; solo che erano in mezzo ad una stazione e aveva bisogno di un Alec completamente bendisposto nei suoi confronti. Quella sarebbe stata una vacanza indimenticabile.

«Troppa grazia» bofonchiò Alec, nascondendo un sorriso. Si incamminarono verso il loro binario. «Non so come avrei fatto se... aspetta, quelli sono i tuoi bagagli?»

La sua espressione era così genuinamente costernata che Magnus non riuscì a trattenere una risata. «Perché ti sorprendi?» chiese, sollevando un sopracciglio con aria provocatoria. «Lo so che sono pochi, ma ho dovuto fare una selezione: erano concessi tre bagagli a testa, sai» commentò con aria dispiaciuta.

Alec corrugò la fronte. «Mi avevi detto uno.»

«Beh, a te ne bastava uno» tentennò Magnus, evitando di guardarlo negli occhi. «Considerate le dimensioni del tuo guardaroba paragonato al mio, era evidente che le rispettive parti andassero leggermente rivedute, ti pare?»

«E così ti sei portato la bellezza di cinque valigie per una vacanza di quattro giorni?» chiese Alec, assottigliando lo sguardo. Oh-oh. Forse far arrabbiare il pericoloso Shadowhunter-che-forse-avrebbe-dovuto-ucciderlo-anche-se-non-ne-era-sicuro non era stata un'ottima idea, dopotutto. Non c'era nessuna strana regola Shadowhunters che imponeva di vendicare all'istante con la morte un torto subito o cose del genere, vero? Magnus stava già impallidendo quando alle labbra di Alec affiorò un lieve sorriso. «Vabbé, non posso dire di non essermelo aspettato. Quale treno permette al massimo un bagaglio? Non fa niente, davvero, io ho effettivamente pochissima roba. Andiamo?» propose con un tono di voce che fece fare al cuore di Magnus un triplo salto mortale. Alec non era arrabbiato. Alec se l'aspettava e comunque non si era arrabbiato nemmeno un po'. Anzi, Alec aveva sorriso e aveva detto “Andiamo” e davvero, con quel tono di voce Magnus l'avrebbe seguito ovunque.

 

* * *

 

Il bicchiere cadde a terra con un tonfo e il liquido schizzò in tutte le direzioni, insieme a mille piccoli frammenti di vetro. Il cuore di Alec fece pressapoco la stessa fine.

«Cos'è successo?» chiese la voce dall'altro capo del telefono.

«N-niente, ho urtato un bicchiere che era sul tavolo» balbettò Alec, il cuore in gola. Gli tremavano le mani, e si chiese come facesse l'uomo con cui stava parlando a non capire quanto fosse disperata la sua voce.

«Sta' attento a fare in modo che non si accorga di nulla» lo redarguì quello. «Se dovessi fallire potremmo essere costretti a rivedere la tua posizione nella Gilda. Hai con te la pistola, dico bene?»

«Ovviamente» mormorò Alec atono. Certo che ce l'aveva. Non andava da nessuna parte senza.

«Certo, ovviamente» ripeté l'altro con accondiscendenza. «Questa telefonata serve solo da promemoria, dopotutto. Il tuo piano è stato molto ingegnoso: ottenere la sua fiducia tanto da spingerlo a rimanere da soli qualche giorno. Quando hai chiesto il permesso per questa vacanza l'Inquisitrice si è congratulata personalmente con tuo padre: ci hai messo molto poco per i comuni standard, per di più in un periodo in cui vi avevamo concesso una pausa da tutte le missioni. È questo lo spirito con cui siamo orgogliosi di vederti lavorare, Alexander» proseguì l'uomo.

«G-grazie, signore» balbettò di nuovo Alec, desiderando di sprofondare all'istante. Come aveva fatto a non pensarci? Era ovvio che il Conclave avrebbe preso la sua vacanza con Magnus come il segno che era pronto ad ucciderlo! Ormai era calata la sera sul loro primo giorno di vacanza, e Magnus era andato a fare un giro in paese per “vedere se c'era qualche negozietto carino in cui portarlo poi”. Alec aveva risposto al telefono senza nemmeno controllare il nome sul display, e quando aveva riconosciuto la voce di uno del Conclave... era troppo tardi, ormai.

E quindi, era arrivato al punto cruciale. Doveva decidere. Doveva decidere se mettere fine a quella storia che era andata avanti già da troppo tempo, se tagliare definitivamente i ponti col suo cuore e ascoltare la via della ragione, o... non riusciva neanche a concepire l'idea di tradire il Conclave, andiamo! E suo padre, e i suoi fratelli? Come poteva deluderli tutti? Quella telefonata aveva segnato una linea di confine: stava a lui se rispettarla e rimanere nei limiti - i comodi, sicuri limiti della sua vecchia vita - o se oltrepassarla, tuffandosi nell'ignoto. Non potevano chiedergli di prendere una decisione del genere, eppure l'avevano fatto. Doveva decidere.

Raccolse i frammenti del bicchiere senza quasi accorgersene, accolse Magnus con un sorriso stiracchiato e accusò la stanchezza del viaggio quando chiese di andare a letto presto. Magnus fu stupendo: non fece domande, si limitò a sorridere e a raccontargli con aria eccitata quanto avesse trovato fantastico il paesino marittimo in cui erano capitati; descrisse con dovizia di particolari la via principale del paese e i negozi così pittoreschi che aveva visto, poi passò ad un'accurata analisi del paesaggio e della spiaggia. «Domani prevedo una giornata di puro relax!» annunciò, sorridendo. «E poi, beh...» aggiunse, malizioso. «Magari domani sera non sarai stanco come oggi, e allora...»

Alec sentì il suo cuore implodere in mille pezzi. No. Non poteva. Non poteva assolutamente pensare di ferire Magnus, piuttosto la morte. E in quel momento, mentre lo baciava giusto con un pizzico di disperazione in più rispetto al normale, avrebbe davvero scelto la morte piuttosto che alzare un dito su di lui.

Ma non aveva scelta, giusto?

Finse di addormentarsi quasi subito, abbracciato a Magnus nel grande letto profumato di mare nella stanza bianca. Sentì il respiro dell'altro farsi sempre più regolare, finché non fu sicuro che stesse dormendo. Allora si alzò, e come un automa andò in salotto e svuotò la sua valigia finché non trovò un involucro scuro proprio sul fondo. Prese un respiro profondo e si passò una mano sul volto.

In quel momento Alec vide distintamente due strade davanti a sé: prendere quella pistola, andare verso la stanza da letto e premere il grilletto; tornare tra gli Shadowhunters come uno di loro, un figlio di cui andare fiero, un affiliato di cui andare orgogliosi. Oppure poteva gettarla via dalla finestra, rinunciare alla sua vita, alla sua famiglia e a tutto quello in cui credeva; rifugiarsi tra le braccia di Magnus e dirgli tutto, tutto quanto, e sperare che lo perdonasse, che scappasse con lui.

La scelta faceva male, soprattutto per Jace e Izzy: cos'avrebbero pensato? E suo padre? D'altra parte, c'era Magnus. Magnus era... Alec non sapeva descriverlo, ma ogni volta che lo Warlock gli si avvicinava lui sentiva un calore immenso, e la felicità all'improvviso aveva il suo odore, e il sapore delle sue labbra. E ogni volta che Magnus gli sorrideva e lo chiamava per nome Alec sapeva che non avrebbe potuto vivere senza quelle sensazioni, quelle farfalle nello stomaco, quell'eccitazione meravigliosa che solo l'altro sapeva donargli.

Aveva fatto la sua scelta. E se Magnus non l'avesse perdonato, beh... pazienza: almeno sarebbe stato al sicuro, vivo. Prese la pistola e fece per scagliarla fuori dalla finestra, quando improvvisamente si accese la luce. Era Magnus.

«Lo sapevo. Lo sapevo che eri tu» mormorò, lo sguardo spento.

«Magnus, no, io...» balbettò Alec, pallido come un fantasma. «Io non avrei mai, mai...»

«Oggi eri strano, non credere che me non me ne fossi accorto. Ma comunque, è stata Camille ad avvisarmi. Ha detto di aver saputo di una telefonata. Ma io ho voluto sperare fino all'ultimo che tu non avresti...»

«Infatti è così!» quasi gridò Alec, sentendo le lacrime pizzicargli gli occhi. Oh, andiamo, lui era uno Shadowhunter: come poteva ridursi in quello stato per uno Warlock? Perché? Si odiava per quanto doveva sembrare patetico agli occhi tristi del ragazzo di fronte a lui.

«Per favore, non insultare oltre la mia intelligenza, Alexander. Hai una pistola in mano» ribatté seccamente Magnus. «Eri tu, vero? Quello incaricato di uccidermi. Eri tu, per tutto questo tempo.»

Alec abbassò la testa. «Sì» mormorò, una singola sillaba che segnò la sua condanna. Il cuore gli sprofondò nel petto.

«Dovrei ucciderti, in questo istante.» Magnus sospirò, passandosi una mano sugli occhi, e Alec credette di vederlo improvvisamente diventare molto più vecchio di quanto in realtà non fosse. «Ma c'è un problema» aggiunse, guardandolo fisso negli occhi.

«Cioè?» La voce di Alec era gracchiante di vergogna e senso di colpa.

«Non è ovvio?» si limitò a ribattere Magnus, inclinando il capo.

Alec lo sentiva sempre più distante, e quello lo terrorizzava più di ogni altra cosa in vita sua. «Io non... non lo avrei mai immaginato, quando mi è arrivato l'incarico, che tu... che saresti stato così...»

«No, certo che no» ribatté sarcasticamente Magnus. «Un'altra bestia da macello, della stessa specie dei Demons. Scommetto che ti aspettavi qualcosa del genere, giusto? Un mostro» sputò.

«Gli passavi informazioni, però!» si inalberò Alec, pur consapevole che urlare era l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare.

Il volto di Magnus divenne una maschera di granito. «È vero» si limitò a commentare, senza cercare di giustificarsi in nessun modo. Alec lo fissò, senza sapere cosa dire. «Credo sia ora che tu te ne vada, Alexander» disse alla fine, senza mutare espressione. «Spedirò la tua roba all'Istituto entro domattina. Digli pure che sono scappato. Digli che Camille mi ha informato, così la colpa non ricadrà su di te.»

Alec fece per ribattere, ma Magnus lo spiazzò: gli si avventò contro per baciarlo con foga, un accozzare di lingue disperato e famelico. Alec lo strinse con impeto da dietro le spalle, strizzando le palpebre per trattenere le lacrime. Alla fine si staccarono, e gli occhi di Magnus sapevano di addio. «Mi spiace» sussurrò. Poi: «Aku cinta kamu

Alec sentiva la testa girargli, ma chiese ugualmente: «Cosa significa?»

«Che ti amo. Non che cambi qualcosa» disse Magnus, l'ombra di un sorriso triste sul volto. «Sai che facciamo? Me ne vado io. Tanto di vestiti ne ho a quintali a casa, questi non mi servono» disse, e fece per uscire.

Alec esitò, disperato. E alla fine: «Non andare in Perù» esclamò di getto, quasi temendo di potersene pentire in seguito.

Magnus si voltò. «Prego?»

«La tua residenza in Perù. Ho fatto delle ricerche, e pare che il Governo di là ti detesti per qualcosa che hai fatto, non hanno voluto dire cosa. Hanno promesso che informeranno direttamente il Conclave se ti rivedranno mettere piede laggiù» deglutì Alec, sperando con tutto il cuore che l'altro gli credesse. Ecco, con quello era bello che sistemato. Se il Conclave l'avesse saputo, l'avrebbe ucciso senza processo.

Magnus, se non altro, sembrava stupito. «Terrò... terrò in considerazione la cosa» si limitò a dire. «Beh, allora addio, Alexander.» E senza aggiungere altro aprì la porta e si allontanò nel buio della notte.

Alec ci mise circa due secondi ad imitarlo: aprì la porta e chiamò a gran voce il suo nome. Ma era troppo tardi: di Magnus non c'era più nessuna traccia.

 

* * *

 

«… capito?» concluse Magnus, abbattuto.

«Certo, la faccenda è perfettamente chiara» ribatté l'altro, posando con circospezione il bicchiere sul bancone. «Quello che non capisco è perché tu ti sia dato la pena di raccontarla a me, visto che non me ne frega assolutamente nulla.» Raphael Santiago temeva di aver appena firmato per buttare via la sua intera serata.

«Intanto, dovresti avere più rispetto per chi è più grande di te» attaccò Magnus, corrucciato. «In secondo luogo, Ragnor e Catarina saprebbero dire solo “te l'avevo detto”, senza fornirmi quel conforto psicologico che evidentemente necessito adesso» aggiunse, buttando giù l'ennesimo bicchiere.

Raphael alzò gli occhi al cielo. «E che ovviamente ritieni io sia in grado di darti, giusto? Ma por favor, vai a farti curare» sbottò, facendo per alzarsi.

«No, dai, aspetta» lo pregò Magnus, e Raphael provava troppa pietà per lui per poterlo effettivamente abbandonare al suo tragico destino: di questo passo sarebbe presto finito a fare avancès romantiche al piatto di insalata che aveva solo piluccato quasi un'ora prima.

«Se vuoi il mio parere, tutta questa storia non ha senso» borbottò il Vampire, risedendosi con un sospiro sconsolato. «Io l'avrei ucciso subito, appena me ne fosse presentata l'occasione. Altro che tutto questo casino. Ti sei scavato la fossa da solo» diagnosticò, considerando chiusa la questione.

Magnus sospirò. «Lo so» commentò. «Ma mi sembrava che lui...»

«Se può interessarti, nemmeno a me non sembrava una grande minaccia» rifletté però Raphael, sorprendendolo. «C'è un nuovo adepto dei Vampires, Simon qualcosa, che sta sempre con gli Shadowhunters, e le poche volte che si ricorda di fare rapporto ne parla sempre bene.»

Magnus sgranò gli occhi. «E cosa dice?»

Raphael sbuffò. «Ma che, ora vuoi che mi ricordi tutti i rapporti dei miei subordinati a memoria? Senti, ti dico solo una cosa. Tu hai detto che l'hai visto con una pistola. Ma ha provato a spararti?» Magnus scosse la testa. «E aveva l'aria di uno che stava per farlo?» Magnus scosse di nuovo la testa, e Ragnor sospirò. «Hai considerato l'ipotesi che avrebbe potuto effettivamente non avere nessuna intenzione di ucciderti?» domandò.

Magnus lo fissò senza capire, e Raphael alzò gli occhi al cielo. «Voglio dire, magari stava ancora decidendo il da farsi. Avrebbe potuto addirittura avere appena deciso di risparmiarti, mentre tu sei saltato subito alle conclusioni. Oltretutto, se avesse davvero voluto ucciderti, non credi che l'avrebbe fatto?» chiese poi, inclinando il capo. «Voglio dire, aveva pur sempre una pistola in mano, e tu eri disarmato.» Dalla sua espressione era evidente che Magnus non ci aveva pensato. Raphael si alzò. «Senti, ho una Gilda da portare avanti, non posso stare qui tutta la serata a parlare con te. Vai dai tuoi migliori amici e spiega a loro la situazione, io ho di meglio da fare.»

Magnus sorrise appena. «D'accordo, va' pure. E grazie!» esclamò. Va bene tutto, ma, Madre de Dios, dev'essere davvero ubriaco! Pensò Raphael uscendo dal locale.

 





* * *

Angolo autrice:
Scusate il ritardo, eccomi! Sì, ammettetelo che sto migliorando, dai. Comunque! Ed ecco il capitolo che tutti stavate aspettando: Alec si è trovato costretto a compiere la sua scelta, e Magnus ha scoperto tutto nel peggiore dei modi. Come reagirà in Conclave di fronte al fallimento di Alec? E Magnus, rifletterà su quello che gli ha detto Raphael, e perdonerà Alec?
Grazie davvero tanto a chi ancora segue questa storia, spero che questo capitolo vi sia piaciuto! E se siete arrivati fin qua, potreste essere così gentili da lasciarmi un commento? Grazie davvero!
Un abbraccio a tutti
Emma <3
  
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