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Autore: Malanova    17/11/2015    1 recensioni
Come non detto ... QUESTA STORIA E' IN FASE DI MODIFICA!
Anno 1992. Un gruppo di otto ragazzi, provenienti da diverse parti del mondo, verranno catapultati a Digiworld per salvarlo dai Hacker e riportare la pace nel mondo digitale ... Ci riusciranno oppure il Mondo Digitale è destinato a soccombere? Detto questo; vi auguro buona lettura e scusatemi ancora ... Alla prossima!
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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WROOOOON.

Un aereo militare del ventesimo secolo si buttò in picchiata sui due ragazzini e su Impmon. Essi fecero appena in tempo a gettarsi a terra ed evitarono per un soffio che l’elica scintillante del mezzo tagliasse le loro teste come una falce con delle spighe di grano; ma nel buttarsi giù James schiacciò il suo Digimon. Patamon si svegliò di soprassalto ed emise un urlo soffocato. La faccia gli si colorò di blu e le orecchie da ali di pipistrello sbatterono sulle guance del suo Master furiosamente, accecandolo e facendolo imprecare. Il Digi Diavoletto alzò leggermente lo sguardo per osservare gli spostamenti del loro aggressore. L’aereo, un AEG C. IV color rosso sangue dotato di quattro ali, si sollevò di qualche metro, fece un giro carpiato e tornò indietro. “Adesso gli faccio vedere io!” ringhiò lui con ferocia e rimettendosi in piedi. Creò delle sferette di fuoco e gliele lanciò contro gridando “BABUM!”. Il pilota le riuscì a schivare con estrema facilità ondeggiando da un lato all’altro, poi fece una piroetta e li accerchiò. Prese un piccolo specchietto rotondo e iniziò a farci riflettere la luce del sole sopra, ad intermittenza. I due ragazzi beccarono i raggi nei occhi così il Digimon Alato si scostò da James, si sollevò in volo e si mise al fianco di Impmon “Ora ci provo io!”. Si gonfiò tutto il corpo e rilasciò l’aria compressa come un proiettile “BOMBA D’ARIA!” ma l’attacco non fece l’effetto sperato. Causò solo una leggera turbolenza che il pilota affrontò con maestria e subito dopo aveva già ripreso il controllo del mezzo. Continuò a far scintillare lo specchietto che stringeva in mano, questa volta aumentando la velocità come se stesse perdendo la pazienza. “Dove diavolo vuole parare questo stronzo?” sibilò Impmon infastidito. Jean socchiuse gli occhi castani e guardò meglio, per poi spalancarli subito dopo ed esclamare “Ma quello è il codice Morse!” “Il codice che?” domandò James “E’ un codice che permette di comunicare attraverso la luce o delle nuvole di fumo. Gli aviatori lo utilizzano per comunicare tra loro quando si trovano in volo” spiegò l’altro mettendosi le mani a coppa sulla fronte, come se fossero la parte superiore del binocolo. Si sollevò sulle ginocchia e aggiunse “Mmh … Credo che ci stia chiedendo una conferma se noi siamo davvero i Prescelti …” “Riesci a capirlo? Come diavolo fai?” gli domandò Impmon sgranando gli occhi verso il suo Master. L’altro fece uno sbuffo e rispose “Mio padre lavora come meccanico dell’aviazione militare francese …” “Comunque sia; quello là sta volando troppo basso per i miei gusti …” ringhiò l’inglese “Come facciamo a dirgli di smetterla di girarci intorno come una mosca impazzita prima che ci stiri sotto con quel rottame?”. Jean e gli altri ci pensarono un po’ su, poi il viso del francese si illuminò e si mise ad esclamare “Ci sono! Basta solo rispondergli alla stessa maniera!”.

La pilota dell’aereo si stava irritando: a quanto pare nessuno di quei marmocchi sapeva il codice morse e, prendendo le sue planate per attacchi, l’attaccavano a sua volta. Guardò in basso e vide i due Digimon mettersi in postazione. Fece un sospiro e iniziò a fare manovra quando il ragazzino dai capelli rossi attirò la sua attenzione. Sventolava le braccia e saltellava mentre i due Digimon lo affiancarono e fecero fuoco facendo esplodere i loro colpi al cielo, formando una serie di linee e di punti. Fece un sorrisetto “Finalmente … Fella!”.

“Ancora un ultimo sforzo! Linea, punto, punto …” “Che roba! Una ventina di linee e di punti solo per dire la parola FERMATI …” sbottò James mettendosi le mani sui fianchi “Senti; non l’ho mica inventato io il codice morse …” ribatté l’altro con un borbottio irritato, poi si rivolse ai due Digimon e disse “Ok ... Ora tenetevi pronti per fare le parole … SIAMO AMICI …” “Si … proprio …” sbottò l’inglese incrociando le braccia ed aggrottando la fronte ma l’espressione si distese un po’ quando vide che, effettivamente, il codice morse dell’undicenne stava funzionando. L’aereo iniziò a planare, facendo lunghi cerchi, e dopo un paio di minuti atterrò a pochi metri da loro in stile albatros ovvero sbandando un po’ e prendendo con la coda un paio di pali, facendone cadere uno con dei scricchiolii e lanciando scintille dai cavi recisi. Il gruppetto si irrigidì tutto e fece una serie di “Uh!” “Quasi quasi lo aspetterò qui …” iniziò a dire Jean ma il biondino alzò gli occhi al cielo e sbottò “Avanti … non fare il fifone! E poi, se atterrando ha causato così tanti danni, anche tenendogli distanza non saresti al sicuro …”. Il francese guardò il compagno stupito “James … sbaglio o hai fatto una battuta?”. L’inglese si voltò verso di lui “Eh?” ma l’altro fece finta di asciugarsi una lacrima dal viso “E’ un miracolo …” “Smettila cretino!”.

Alla fine riuscirono a raggiungere il mezzo prima che il pilota scendesse. Impmon si avvicinò al mezzo stringendo i pugni e grugnendo ma appena vide il pilota scendere rimase a dir poco incantato: era una gatta dal pelo tigrato, con una sciarpa rosso fuoco attorno al collo e due occhialoni dalla montatura di rame, che spostò sulla fronte. Gli occhi dorati erano magnetici e suadenti, pieni di charme ed allo stesso tempo sbarazzini. Il Digi Diavoletto fece un sorrisetto imbarazzato e arrossì. La Digimon Gatta si avvicinò ai due ragazzi e disse, con un lieve accento americano “Finalmente faccio la vostra conoscenza! Io sono Mikemon, fella!” “Come fai a conoscerci?” chiese James con sospetto. Lei si limitò ad alzare le spalle e le mani “La vostra tunica non lascia spazio ai dubbi e nemmeno i Digivice che portate ai polsi …” “Allora perché stavi volando così in basso?” domandò Patamon svolazzando verso la Digi Gatta, che arrossì e rispose “Beh … Ancora non sono molto pratica nel guidare aerei, anche se ho sempre avuto la passione del volo fin da quando ero una Yukimibotamon …” “Lascialo perdere dolcezza … Patamon è così piccolo che ha posto solo per un unico sentimento …” mormorò Impmon spingendolo con una mano mentre l’altra afferrò quella della pilota e mormorò “Miao …” “OOOOKKK …” borbottò Mikemon arrossendo per l’imbarazzo. Si guardò intorno e disse “Non è molto saggio rimanere nella Savana Meccanica troppo a lungo … presto il sole sarà allo zenit ed allora il terreno diventerà così bollente che sembrerà il fondo di una padella adatta per friggerci le uova”. Tolse la zampa tra quella di Impmon e indicò l’aereo “Forza! Saltate sul vecchio Barone ... Vi condurrò in un posto unico, fella!”. Il gruppetto guardò con scetticismo il secondo scompartimento del mezzo rosso, anche perché gli sembrava troppo piccolo per ospitare tutti loro, ma la voglia di lasciare quel posto desolato ebbe la meglio. In effetti il posto era davvero angusto che i Prescelti furono costretti a mettersi quasi in braccio all’altro e in fila indiana. James, che era tra Jean e i due Digimon, girò la testa verso l’altro e borbottò “Che questa cosa rimanga tra noi …” “Come se avessi bisogno che tu me lo dicessi!” sbottò l’altro “E non ti appoggiare con la schiena così!” “Cosa dovrei fare secondo te? Ho praticamente le ginocchia in gola!” “Finite di lagnarvi tutti e due!” disse la Digi Gatta. Accese i due motori, inforcò di nuovo gli occhialoni ed urlò “Si parte, fella!”.

L’aereo si sollevò da terra con eleganza e si addentrò velocemente in mezzo alle nuvole, lasciando dietro di sé delle scie. Volarono per circa un’ora prima che James, esasperato e infreddolito, strillasse sporgendosi appena dal suo posto “Dove diavolo ci stai portando? Sto congelando! Almeno potresti evitare di addentrarti dentro a tutte queste nuvole?!?” “Quante lagne che fai biondino!” sbottò esasperata lei, inclinando leggermente la testa verso la loro direzione “Non vi ho detto che il posto da raggiungere fosse vicino ma che era unico, fella!” “Ma dov’è?” chiese Jean, urlando per sovrastare il rumore del motore. Mikemon ritornò a guardare di fronte a lei e sorrise “Potete vederlo voi stessi, fella …”. I ragazzi e i loro Digimon si sporsero dal loro posto e guardarono l’orizzonte. Rimasero senza fiato: davanti a loro si ergeva un isolotto di terra che galleggiava tra le nuvole, con delle radici d’albero che sbucavano qui e là. Ma quello che li fece rimanere di più a bocca aperta era ciò che ci stava sopra: un edificio formato da migliaia di pezzi di altri edifici di vario materiale, incastrate e fuse l’uno con l’altra così perfettamente da veder a malapena la linea di scissione. Torri alte e bianche dai tetti spioventi, capanne di legno, muri variopinti con balconcini di piante con oblò di vetro e piattaforme d’atterraggio per aerei … quell’edificio aveva di tutto e anche di più ed era costruito attorno al tronco del più grande albero di sequoia che avessero mai visto, dove i suoi rami possenti e pieni di fogliame verde scuro sovrastavano i tetti. I comignoli fumanti rilasciavano un intenso odore d’incenso e pane appena sfornato. Mikemon si immaginò le loro facce stupite e sorrise. Sapeva perfettamente a cosa stavano pensando. Fece un profondo respiro, assaporando quel sublime momento che la faceva sentire come se stesse ritornando a casa dopo un lunghissimo viaggio, ed esclamò “Benvenuti nella grande Digi Scuola del cielo, fella!”.

Atterrarono su uno spiazzo erboso. Mikemon scese agilmente dall’aereo, seguita dal gruppo, e si sfilò gli occhialoni dal viso. Il vento estivo soffiava anche a quell’altura e scompigliò il suo pelo e i capelli dei due ragazzini. Ridacchiò. A quel punto, prima che il gruppo potesse rivolgere qualche domanda, vennero raggiunti da un Digimon. Si voltarono verso di esso. Era di tipo pianta, un cactus per essere precisi, alto quattro metri e piuttosto tozzo. Indossava un bel paio di guantoni da boxe rossi, in testa aveva un ciuffetto di “capelli” color paglia e la faccia era formata solo da due buchi rotondi che facevano da occhi e uno ovale che funzionava da bocca. I due ragazzi repressero appena una risata, colti dallo stesso pensiero: il Digimon ricordava troppo Kyactus, uno di quei mostriciattoli di FINAL FANTASY. Mikemon fece dei passi in avanti e salutò “Ehi, Togemon! Cosa ci fai fuori dalla classe fella?” “Appena ho sentito il tuo aereo avvicinarsi ho chiesto a Renamon di sostituirmi …”. Poi indicò il gruppo dei prescelti e ringhiò “Piuttosto; cosa ci fanno LORO qui?!?” “Modera i modi sottospecie d’ornamento da giardino!” sbottò Impmon ma il Digimon Cactus non gli diede retta e continuò a rivolgersi alla Digi Gatta “Come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere senza interpellarmi? Hai portato qui dei Digi Prescelti … che sono ricercati in tutta Digiworld! Ci farai condannare tutti a morte certa!” “Non credi di esagerare un po’, fella?” disse l’altra tendendo le mani leggermente “Per prima cosa; l’ubicazione di quest’isola non la conosce nessuno a parte quelli che ci vivono quindi è impossibile essere trovati. Poi ti vorrei far ricordare che i Prescelti sono coloro che riporteranno la pace nel Mondo Digitale e daranno inizio a una nuova era … così predisse il grande e sommo Sharmamon …” “Sharmamon …” ripeté il Digi Cactus con una smorfia “Tu e tutti quegl’altri non dovreste fidarvi di lui e delle sue parole … Lo vedete come un messaggero di Yggdrasill o dei Quattro Digimon Supremi ma io so chi è in realtà: un bastardo voltafaccia che non ha esitato a collaborare con gli Hacker …” “Non ha collaborato con loro, fella! E’ stato imprigionato da quei maledetti e costretto a rivelare le sue visioni sotto tortura!” ribatté Mikemon iniziando a innervosirsi. Poi strinse i pugni e borbottò “Non ti chiedo molto … solo il tempo di mangiare e riposarsi …”. Togemon la guardò male per un po’. Incrociò le braccia spinose al petto e ringhiò “Va bene, possono rimanere, ma entro domani mattina dovranno sloggiare!”. Si voltò verso il gruppo e disse “In quanto a voi … Fareste meglio a starmi alla larga per tutta la giornata se no vi ricoprirò di così tante spine e lividi che i vostri compagni stenteranno a riconoscervi!”.

Il gruppo rimase ad osservarlo mentre tornava indietro, un po’ intimoriti dal suo tono. “Mamma mia …” sbottò Jean rivolgendosi alla Digi Gatta “Ma cos’ha il tuo amico? Sembra che abbia inghiottito una dozzina di limoni …” “Scusatelo, fella …” mormorò lei, sorridendo debolmente “Togemon è di solito un Digimon molto buono ma ... ecco … cinque anni fa ha avuto una terribile esperienza con gli Hacker …”. La voce le morì in gola e non seppe più continuare. I ragazzi capirono al volo che, qualsiasi cosa era accaduta in quel periodo, aveva segnato profondamente anche lei e non fecero domande. Un attimo di silenzio e Patamon domandò “Ho sentito che hai nominato un certo Sharmamon … Non è lui che predisse una decina d’anni fa le intenzioni degli Hacker?” “Proprio lui fella!” esclamò lei con ardore “Egli è un grande Digimon, anche se il suo livello è ancora Intermedio, dotato di enormi poteri sciamanici ed è un genio dell’alchimia!”. Fece dei passi verso di lui “Togemon è convinto che Sharmamon collabori ancora con gli Hacker ma non è affatto vero: cinque anni fa fu catturato da loro e per tre anni rimase prigioniero in una delle loro dimensioni, costretto a rivelare le sue visioni e il suo sapere sotto tortura, ma un giorno riuscì a fuggire e da allora nessuno sa dove si trovi …”. Lo guardò intensamente e fece un largo sorriso “Non credevo che tu fossi così informato mio piccolo fella!”. Il Digimon volante fece una risatina ed arrossì, imbarazzato e compiaciuto. In quel momento, dal retro della scuola, si elevò un canto così dolce che sentivano i loro corpi rilassarsi e i loro cuori alleggerirsi. Mikemon chiuse gli occhi e mormorò “Adoro questo canto …”. Riaprì gli occhi dorati e domandò “Che ne dite se partecipiamo alla lezione?” “Ma … Togemon …” “Oh, tranquilli fella … Le lezioni di musica sono gestite da Renamon mentre lui va a preparare le altre nel suo studio …”.

Li condusse per tutto il giardino fino ad arrivare in un cortile, poi gli fece il gesto del silenzio e indicò la classe. Alcuni Digimon di vario livello, tra il Primario e l’Intermedio, erano messi in fila su delle panche e cantavano soavemente accompagnati da una chitarra classica, che Renamon suonava con maestria. Il pelo giallo della Digi Volpe sembrava brillare sotto i raggi del sole mentre un piede si muoveva a tempo e gli occhi socchiusi. Tutto l’insieme sembrava magico. James rimase ad ascoltare per un po’, poi il suo sguardo cadde su un vecchio pianoforte che distava poco dalla maestra. Di per sé era un bel strumento, anche se modesto, con quel colore castano scuro e le incisioni che formavano fiori e frutti. Non aveva niente a che fare con il suo lussuosissimo pianoforte ma … era come se lo strumento musicale lo chiamasse e gli dicesse di suonarlo. Così l’inglese si staccò dal suo gruppo e si diresse verso di esso. Man mano che si avvicinava; il canto iniziò prima ad affievolirsi per poi smettere del tutto. Ora tutti gli occhi erano su di lui ma non gli importava. Si sedette sullo sgabello, scrocchiò le dita e rilassò i muscoli delle braccia ed appoggiò le dita sui tasti. Ispirò profondamente e si mise a suonare. Una musica celestiale partì dallo strumento musicale ed era così piena di dolcezza, amore e tristezza. Era come se James riuscisse a sentire la voce latente del pianoforte, facendo si che le sue dita danzassero lievi come piume sui tasti oppure li picchiettassero, facendo si che essa viaggiasse con il vento. La musica echeggiò nell’aria ed arrivò fino alle finestre dello studio di Togemon, dove lui si fermò improvvisamente ad ascoltare. Questa sinfonia … la conosceva così bene … Si affacciò in fretta dalla sua finestra e per un attimo desiderò che ci fosse lei a suonare il pianoforte, la sua Lillymon. Rimase molto deluso nel vedere il Prescelto dai capelli biondi invece della leggiadra fata dei fiori ma rimase comunque ad ascoltare. Era bello risentire quella musica dopo così tanto tempo.

Quando la melodia terminò; tutti erano rimasti in silenzio. Mikemon fu la prima ad applaudire, con le lacrime ai occhi, seguita da ogni Digimon che poteva farlo, compresi i suoi compagni. Quelli che non avevano le mani si misero ad urlare “Bravo!”. James, si alzò e fece un piccolo sorriso e un inchino rivolto al pubblico. Tornò dai suoi compagni e domandò alla Digi Gatta “Chi è Lillymon?”. Lei fece un espressione sofferta ma gli rispose “Era la moglie di Togemon e una mia carissima amica … Il pianoforte che hai appena suonato apparteneva a lei …”. Fece un breve sospiro e raccontò “Lillymon era una gran sostenitrice di Sharmamon e dei Ribelli, faceva tutto ciò che poteva per sostenere la causa e sabotare i piani dei Hacker. Ogni tanto l’aiutavo pure io anche se non ci mettevo la stessa passione come la metteva lei. Era una Ribelle ed era fiera di esserlo. Fu assassinata davanti ai nostri occhi da uno di quei Hacker chiamato Urei, senza che noi potessimo far qualcosa …”. Si voltò verso il gruppo di Prescelti e mormorò “Da allora Togemon non volle più far parte della Ribellione o in nessun’altra missione bellica. Fece erigere questa scuola da un Digimon Mago di sua conoscenza e prese con sé alcuni Digimon rimasti orfani, allontanandoli da tutto quell’orrore …”. I suoi occhi dorati erano pieni di lacrime ma riuscì a ricacciarle indietro “Ma lui deve capire che non si può continuare ad andare avanti così … Lillymon non avrebbe mai voluto che ci arrendessimo …” “Mikemon …”. Renamon l’aveva raggiunta e stava per dirle qualcosa ma un Koromon si mise ad urlare “Che cosa sono quelli?”.

Tutti si voltarono verso la direzione che indicava il Digimon Rosa con le sue orecchie e rimasero inorriditi: uno stormo di pipistrelli fatti di pietra nera fusa con il metallo si stavano avvicinando all’isola, emettendo stridii. “A vederli sembrano dei comuni pipistrelli …” “Potrebbero essere quelle creature costruite dagli Hacker di cui parlava Gennai, quelle che avevano invaso l’Isola di Goma …” “Lo sapevo!” ringhiò una voce piena di furore. Togemon si stava facendo strada tra gli alunni con passi marziali e si diresse verso i Prescelti “Avete fatto si che la nostra isola venisse scoperta!” “Calmati, fella, loro non …” iniziò a parlare Mikemon ma il Digimon Cactus tuonò “Smettila di prendere le loro difese! Io te l’avevo detto che facendoli stare qui non avrebbero fatto altro che guai! La nostra isola ora è in grave pericolo ed è tutta colpa tua!”. Lei rimase sconvolta dalle sue parole e balbettò “I- Io …” “Quanto sei coglione …” ringhiò Impmon e gli lanciò un’occhiata carica di furore “Lo sai benissimo anche tu che prima o poi sarebbe arrivato questo giorno, che ci fossimo stati noi o meno, perché la tua fottuta Fantasy Land non è né invisibile né difficile da raggiungere se si ha ali potenti o un aereo. Quindi ficcati nel culo tutte le tue insinuazioni e vedi di far circolare la clorofilla nel tuo cervello perché quest’esseri sono dei veri figli di puttana che non risparmiano niente e nessuno!”.

Talmente la foga con cui aveva detto quelle parole che il Digimon Diavoletto tremava tutto. Togemon lo fissava come se volesse farlo a pezzi ma radunò tutti i maestri di scuola e ordinò “Dividetevi in quattro gruppi: i Digimon di terra vadano nelle torrette e si tenga pronto ad utilizzare i cannoni, quelli che sanno volare mettano una armatura leggera e si preparino per lo scontro sull’aria, i curatori rimanghino dentro la scuola e difendano i piccoli ed eventuali feriti mentre i Digimon con la corazza rimanghino con me per lo scontro a terra”. Si voltò verso i ragazzi e ringhiò “Visto che siete voi la causa; speriamo che sappiate difenderci più di quanto mi aspetti …”. Quelle creature si avvicinavano sempre di più, grossi pipistrelli fatti di pietra fusa al metallo con gli occhi bianchi e senza pupilla. Erano poco più di un migliaio mentre la scuola poteva contare in una misera decina fuori e un’altra all’interno della scuola. Tutti si misero in postazione e … la battaglia iniziò.

Hai paura, non è vero? Ma … è normale aver paura … soprattutto quando sai che la tua vita è in pericolo. Il respiro si blocca, i battiti del tuo cuore accelerano e ti sembra che tutto sia irreale. Vedi davanti ai tuoi occhi una serie interminabile di scontri, dove esseri continuano a morire. Alcuni rilasciano dati luminosi ed altri polvere nera. Le braccia ti dolgono, le dita sono strette in modo ossessivo alle due maniglie che ti servono a girare la mitraglia, lassù. Spari ancora e ancora ma a un certo punto la vista ti si appanna. Attorno a te la pietra crolla, le urla ti arrivano ovattate nelle orecchie ma tu non reagisci perché davanti a te, all’improvviso, c’è una bestia nera. E lei ti guarda nei occhi facendoti capire presto morirai … “La torretta est è stata distrutta!” annuncia un Hawkmon verso Mikemon e Impmon. I due stavano volando a bordo dell’aereo rosso della Digi Gatta e stavano facendo fuori le belve a colpi di mitraglia e sfere di fuoco “Maledizione! Jean si trova lì!” urlò il Digi Diavolo e la Gatta ribatté “Andiamo subito a prenderlo”. Virò facendo un giro carpiato a testa in giù e si diresse verso l’edificio. Dall’alto potevano udire Togemon urlare “RAFFICHE Di SPINE” ed altri nomi. Fecero precipitare altre tre bestie e raggiunsero la torre. Jean sapeva che doveva sparare altrimenti sarebbe stato lui a morire ma … non ci riusciva. Tremava e non riusciva a far nient’altro che fissare quella cosa, che a suoi occhi sembrava muoversi molto lentamente. Ora era vicinissimo … poteva sentire anche il calore del suo fiato e il bagliore delle sue zanne … “Jean! Dannato idiota! Cosa cazzo aspetti a far fuoco, fella!”.

Il ragazzino venne scosso da un brivido e allora vide l’aereo che svolazzava attorno alla creatura, che ruggiva di rabbia. Impmon gli lanciava contro delle sfere di fuoco purpureo ma riusciva a farci poco o niente, solo a scalfirgli la pelle. Mikemon fece un ringhio sommerso e si rivolse all’altro “Tu! Smettila di sparare e vieni a prendere il mio posto, fella!” “Che hai intenzione di fare?” “Secondo te?”. Lei gli cedette il posto, scrocchiò le dita e disse “Gli vado a fare un culo così, fella!”. E si lanciò contro la creatura di pietra. James aveva accompagnato un Digimon tra i curatori quando vide una di quelle creature distruggere la torre est, nel punto preciso dove stava Jean. “Merda!” sibilò con rabbia e richiamò il suo Digimon. Mentre correvano verso la torre per prestare soccorso; videro l’aereo rosso volare attorno al pipistrello nero. “Quella è Mikemon …” mormorò James fermandosi per un attimo. Il Digimon Volante guardò nella stessa direzione “Impmon sembra in difficoltà …” “Riesci a volare fin lassù a dargli manforte?” “Ci metterò un po’ ma penso di farcela” “Inizia ad andare! Io ti raggiungo tra poco alla torre …”. “PUGNO FELINO!” urlò Mikemon e colpì con forza la creatura alla guancia. La testa dell’essere iniziò a creparsi e a perdere i pezzi. Impmon e Jean non potevano credere ai loro occhi. Ella usò il corpo sgretolante del pipistrello come trampolino da lanciò e si preparò a colpire un altro pipistrello poco lontano, con il Digi Diavoletto che la seguiva a poca distanza a bordo del suo aereo. Però … quella Digi Gatta era piena di sorprese. Mikemon stava per finire il secondo pipistrello quando …

Il sole fu oscurato da una gigantesca figura nera, così maestosa con le sue ali di cristallo e il collo sinuoso da cigno, ma si vedeva che quella fenice era un’altra di quelle orride creature di ferro e pietra. Scese in picchiata a una velocità pazzesca, troppo difficile da starle dietro e si diresse verso la Digi Gatta. “No! Mikemon sta attenta!” urlò Jean con tutto il fiato che aveva ma era troppo tardi. La fenice la colpì con i suoi lunghi artigli alla schiena, trafiggendola da parte a parte. La Digi Gatta fece un’espressione di stupore, poi iniziò a precipitare. Patamon, appena la vide, andò a prenderla. Il giovane francese e il suo Digimon erano rimasti scioccati. Ecco … Guarda che cosa hai fatto con la tua codardia … Jean non riusciva a distogliere lo sguardo dalla figura della sua amica che precipitava e veniva afferrata al volo dal Digimon di James. Sentì le lacrime scorrergli lungo il viso e balbettò “M- Mikemon …”. Corse giù per le scale e urlò ancora “Mikemon!”. Il suo Digivice si illuminò di luce dorata come Impmon, che lasciò i comandi dell’aereo come se scottassero “Che diamine …”. Venne circondato da un canale di luce piena di codici e urlò “Impmon Digi Evolve …”. Il suo corpo venne avvolto da un lenzuolo bianco con i bordi sbrindellati, con dei fori dove c’erano gli occhi e la bocca, dove si vedevano una fila di denti affilati. Le braccia nere con le mani ad artiglio erano semi trasparenti ed aveva la consistenza dell’aria. Finita la trasformazione; il nuovo Digimon ringhiò con ferocia “Soulmon!”. Egli uscì dal mezzo, che precipitò contro un altro pipistrello e lo distrusse, esplodendo in mille pezzi entrambi. Jean sentiva il suo Digivice vibrare e irradiare un forte calore, lo coprì con una mano e urlò “Vai Soulmon!”. Il Digi Fantasma fece un ghigno e urlò “VENTO INFERNALE!”.

James, intanto, aiutò Patamon a posare la Digi Gatta per terra e cercò goffamente di darle le prime cure ma lei lo fermò “C- Cretino … Non ci pensare a m- me … Va ad aiutare gli altri …” “No! Hai bisogno di …” iniziò a dire il ragazzino però il dito artigliato della Digimon gli chiuse le labbra “Lo vedo sai? In fondo sei un bravo ragazzo …”. Gli porse i suoi occhialoni e si sfilò la sciarpa “Ecco … tenete questo come mio r- ricordo” “Non parlare così …” mormorò lui ma lei continuò “S- Sono felice di aver f- fatto la vostra c- conoscenza … Ora potrò r- raggiungere la mia cara amica L- Lillymon …” “Mikemon …”. La Digi Gatta venne prelevata da due Cutemon che la portarono all’interno della scuola. Si avvolse la sciarpa rossa al collo e disse, rivolto al suo Digimon “Andiamo …”. Il suo Digivice si illuminò di una luce blu, come il canale che avvolse Patamon. “Patamon Digi Evolve …”. Il corpo si disfece per ricomporsi completamente diverso: divenne umano sui vent’anni, alto e muscoloso, con lunghi capelli castani che fuoriuscirono da un elmo che gli copriva metà testa. Dalla schiena spuntarono sei ali piumate candide come la neve. James lo fissò senza parole. Alla fine il Digimon mormorò con voce soave “Angemon …”. Rimasero per un po’ a guardarsi, poi il Digimon Angelico disse “Non perdiamo altro tempo, James: i nostri amici hanno bisogno di noi”. Il ragazzino annuì e mormorò “Guidami”.

Quello che successe dopo nessuno lo seppe spiegare con chiarezza. I Digimon si sentivano perduti, i Maestri in vita erano rimasti solo Renamon, Togemon ed Hawkmon, oltre ad un paio che erano rimasti dentro la scuola a difendere i piccoli. Poi li avevano visti. I Digi Prescelti partire all’attacco contro la fenice nera, gigantesca e minacciosa, che aveva ucciso in poco tempo molti di loro. Quei ragazzi avevano il coraggio di affrontarli nonostante fossero due dei semplici umani e gli altri dei Digimon appena evoluti. Allora aveva sentito dentro di loro la speranza. Si unirono ancora una volta, tutti insieme e, guidati da una forza inimmaginabile erano riusciti a distruggere i pipistrelli rimasti ad uno a uno. Togemon distrusse l’ultima di queste creature con un pugno ben sferrato e guardò il cielo. Ora mancava solo la fenice. “RAGGIO CELESTIALE!” urlò Angemon con furia. Dal suo pugno chiuso scaturì un raggio d’energia, che mancò di poco la perfida creatura, che iniziò a fare una piroetta derisoria, ma Soulmon si mise alle sue spalle e la colpì con una “MANO INFERNALE” che le fece perdere l’equilibrio. Jean e James, intanto, incitavano i loro Digimon. Angemon andò vicino a Soulmon e mormorò “Per quanto riusciamo a colpirla non riusciamo a distruggerla …” “Anche se ora siamo a livello Campione; siamo ancora troppo deboli …”. Il ragazzino francese notò la loro titubanza ed allora gli venne un idea. Chiamò James e lo condusse a ciò che rimaneva della torre, dove c’era la mitraglia. Il biondino gli fece un sorriso e entrambi si misero in postazione. Un colpo … sarebbe bastato un solo colpo. Il Digi Angelo stava iniziando a sentire fatica, come il suo compagno, ma non voleva arrendersi. James contava su di lui … non voleva deluderlo. Fece apparire un asta e si preparò all’attacco “Su! Fatti avanti uccello del diavolo!”. La creatura non se lo fece ripetere. Virò dal Digimon Fantasma e si buttò in picchiata verso di lui, con gli artigli protesi, ma un raggio proveniente dalle torri la colpì in pieno petto, creando una fitta crepa. “Vai Angemon! Ora!” ordinò James con ardore. Soulmon si mise al suo fianco ed insieme urlarono il loro attacco “RAGGIO CELESTIALE!” “MANO INFERNALE!”. Entrambi i colpi andarono a segno. La fenice stridette di rabbia e dolore prima di esplodere in mille pezzi.

Nel vedere quello spettacolo; ogni Digimon urlò di gioia e iniziarono a ballare. James fece un sospiro di sollievo e aspettò pazientemente che il suo Digimon lo venisse a prendere. Passarono tre ore, il tempo di prestare soccorso ai feriti e constatare i danni. Togemon non si era fatto vedere per tutto il tempo così a informarli dei ultimi fatti c’era la fedele Renamon “Abbiamo perso molti Digimon valenti ma nessuno di noi vi da la colpa, nemmeno Togemon, ma egli pensa che sia meglio per voi se continuaste il vostro viaggio. Non vi garantiamo la nostra collaborazione ma non vi volteremo neanche le spalle …”. Indicò la parte più alta della scuola e aggiunse “Ora Togemon sta facendo che l’isola si diriga verso File City, una delle nostre città più conosciute, in modo che da lì possiate ritrovare i vostri compagni” “Come sta Mikemon?” domandò Jean con apprensione. La Digi Volpe scosse la testa “E’ ferita gravemente ed è probabile che non sopravviva alla notte …”. Dopo qualche minuto; lasciò i Digi Prescelti da soli. James porse a Jean gli occhialoni della Digi Gatta “Penso che questi siano destinati a te …”. Il francese li guardò “Non so se ne sono degno … E’ stata per colpa mia se …” “Non è affatto vero! Mikemon si sarebbe sacrificata per chiunque!” esclamò l’altro. Poi fece una faccia contrita e stette in silenzio, guardando l’orizzonte. L’isola prese a muoversi. Jean si infilò gli occhialoni sulla testa e mormorò “Scusami, hai perfettamente ragione … Mikemon è una Digimon valorosa. Per onorare il suo sacrificio farò di tutto per far si che questa guerra finisca …”. Guardò i loro Digimon e aggiunse “Si … Sono sicuro che tutti insieme ce la faremo”. Il decenne incrociò le braccia ma gli rivolse un sorriso. Poi il francese domandò “Questo significa che siamo diventati amici, James …” “Ma fammi il piacere!” sbottò l’altro, seccato, poi stette per un attimo in silenzio e borbottò “Si …”.

  
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