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Autore: Suzue    27/02/2009    3 recensioni
Ad Harumi piace Taro Misaki? Sì, come no.
Ad Ayako piace ... quello lì, insomma? Nono. O forse sì.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dai Suki ... or not?


Scritto da Suzue

Disclaimer: Captain Tsubasa è proprietà di Yoichi Takahashi, della Shueisha, della Star Comics e di tutti gli altri legittimi detentori dei diritti. Questo scritto non è stato creato per essere utilizzato a scopo di lucro.

Note: grazie in anticipo a chi leggerà e a chi commenterà questo mio sforzo. Il significato del titolo (un misto di giapponese maccheronico e inglese) è 'Mi piaci ... o no?'


/ 1 / Calcio d'inizio /


§°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°§



Forse un giorno mi guarderà.
Non fa che correre su e giù per il campo e io sono qui, ogni giorno, a guardarlo.
Per lui però non esisto.

"Ancora qui?"
Alzo lo sguardo verso Ayako. Quell'espressione di disapprovazione la conosco.
Non sto facendo nulla di male e non c'è motivo per cui mi debba fissare in quel modo. Decido di non rispondere.
"Inutile che stai in silenzio, ignorarmi non serve, Harumi."
"Ohh, insomma! Quello che vuoi dirmi lo conosco a memoria, perché insisti a volerlo ripetere?"
"Perché tu continui a tornare qui."
"E allora?"
Con un sospiro, si siede accanto a me. "E allora la devi piantare: o ti decidi a parlarci o inizi a dimenticarlo. Sono mesi che non possiamo andare in giro da qualche parte senza prima fare tappa fissa qui. Sono stufa."
Sto per replicare, ma in campo lo vedo fare un dribbling e la mia attenzione viene totalmente catturata.
Ayako inizia a schioccare impazientemente la lingua.
Se sto zitta forse si stanca e se ne va. E' solo per oggi, poi domani non verrò qui, davvero non verrò, ma oggi voglio assolutamente- "Ahia!" Il pizzicotto ha fatto male! "Ayako, tu non capisci!"
Infatti mi guarda condiscendente. "Capisco che hai perso la testa. Ma Harumi ... Taro Misaki non ha poteri telepatici. Spiegami per quale motivo stai aspettando che ti noti. Non succederà mai."
Quelle parole mi fanno male, ma lei continua. "Non fino a che il suo piccolo fan club continuerà ad assediarlo e tu continuerai a rimanere seduta qui ogni volta, facendo di tutto per non farti notare."
Ha ragione, lo so che ha ragione. E' solo che ... " ... lo sai che sono timida."
Ayako alza gli occhi al cielo. "Più che altro scema."
Mi alzo in piedi. "Gli insulti no!"
Il mio tono non la spaventa affatto. Scatta in piedi anche lei e incontra il mio sguardo. "Dico la verità. Mi conosci da anni e sai che sono fatta così. Prendere o lasciare."
"Lascio!"
Mi giro e inizio ad andare via, accentuando ogni passo. Sono furiosa!
Non mi capisce, non mi hai mai capito! Che ne sa lei di cosa vuol dire essere innamorate? La grande Ayako dal cuore di ferro non si è mai neanche presa una cotta, non ne sa proprio niente di come mi sento! Qual è il problema nel volere un po' di magia, eh? Vengo qui a guardarlo tutti i giorni, credo che si accorgerà di me prima o poi. Io non sono come le altre, non riesco semplicemente ad andare lì e a parlargli, non sono come quelle del suo fan-club, io ...
Mi fermo e mi giro verso il campo, dove Taro corre in attesa di ricevere la palla.
Io in fondo sono una codarda.
Mi giro verso Ayako. E' rimasta ferma dove l'avevo lasciata. Non è arrabbiata, non è sorpresa: mi conosce sin troppo bene, sa che io pure sono fatta in un certo modo. Sono irascibile e timida. La peggior combinazione.
"Scusa." dico ad alta voce e torno da lei. "Non verrò più qui nei pomeriggi, lo giuro."
Lei sbuffa. "Non fare promesse che non intendi mantenere."
"Giurin giurello."
La faccio ridere e rido anche io. Ho la fortuna di avere una di quelle facce un po' infantili e comiche, quando mi ci metto riesco sempre a farmi perdonare in fretta.
"Harumi, non ti assillo perchè tu la smetta di pensare a Misaki. Vorrei solo vederti agire una volta tanto."
Abbasso lo sguardo. "Questo non posso prometterlo."
Ayako rimane in silenzio per qualche attimo. "Non voglio che tu lo prometta. Però," mi prende a braccetto con fare giocoso, anche se nel viso le leggo un misto di preoccupazione e affetto. "Vorrei solo che la smettessi di farti del male."
Sorrido e inizio a correre, trascinandola con me. Neanche dieci passi e iniziamo a inciampare. "Ahhh!" Ayako si ferma all'improvviso. "Ammettilo che vuoi vendicarti del pizzicotto facendomi rompere una gamba!"
"Non sia mai." Ma il mio sorriso malizioso lascia intendere tutt'altra cosa.
Ayako imita la mia espressione. "Inizia a correre per davvero allora."
Urlando e ridendo, iniziamo a correre tutte e due, sempre più lontano dall'erba ai lati del campo da calcio dove ho passato più di un'ora a sognare Taro Misaki.

"Seriamente, che ha di speciale?" mi chiede Ayako, leccando il gelato che abbiamo comprato sulla via di casa.
"Questa sì che è una domanda stupida."
"E' la domanda più naturale invece. Avanti, spiegami bene cos'ha di così diverso da tutti gli altri ragazzi."
"Be' ... per prima cosa, è così dolce ..."
Ayako tira fuori la lingua, in faccia un'espressione schifata.
"Finiscila!" La colpisco su un braccio. "Ammettilo! Non puoi non vedere anche tu quant'è carino!"
"Appunto, carino. Per me è solo quello. E' carino e gentile, ma questo non ne fa niente di speciale."
"Come si vede che non hai ancora iniziato a fare la spesa nel supermercato dei ragazzi."
Cercando di farmi vedere come le cascano le braccia, per poco ad Ayako non cade anche il gelato. "Ma da dove le tiri fuori queste frasi? E poi, ha parlato l'esperta! La tua esperienza con i ragazzi si limita agli shojo manga di cui ti cibi."
"Non sono una belva!"
"Una belva hai detto? Hmm ... sì, è un bel paragone."
"Sei impossibile! Torniamo serie."
"Per te tornare serie significa parlare di ragazzi."
Non me la prenderò, non me la prenderò, canticchio nella mia testa. "Un ragazzo come Taro è molto più raro di quel che pensi."
"Io sono solo convinta di una cosa: il tuo Misaki sarà tanto bravo e carino, ma a pelle non mi dice molto."
"A pelle?"
"Sì, voglio dire ... sai, dal punto di vista ... " Sta arrossendo? Sì, sta proprio arrossendo! " ... sessuale, insomma."
Scoppio a ridere.
"Okay, okay," ride un po' anche lei. "Me lo merito."
"E anche tanto. Tu che non parli mai di ragazzi, all'improvviso te ne salti fuori con la parola 'sessuale'?"
Poterla prendere in giro è uno di quei rari piaceri della vita, soprattutto perché è sempre lei a prendere in giro me.
"Abbiamo sedici anni e quindi sì, a quelle cose ci penso." Il mio divertimento inizia a infastidirla. "Puoi piantarla ora?"
"Va bene." Cerco di tornare del tutto seria. Ma mi sfugge una risatina.
"Tu invece sei così pura e innocente che non ci hai mai pensato?" mi chiede piccata.
Tocca a me arrossire. "Sì, cioè, no!" Mi arrendo. "Sì. Però ... prima arriva l'amore. Quello che voglio davvero è innamorarmi."
"Non sei già innamorata?"
"Giusto. Intendo dire, vorrei davvero davvero essere ricambiata."
Ayako annuisce e basta, riprendendo attivamente a mangiare il suo gelato.
"Veramente a te non interessa innamorarti?" le chiedo.
"No."
"Mai mai?"
Ayako sospira. "Ora non mi interessa. Che ne so io del futuro?"
"Sei strana." Siamo amiche, ma anche così diverse. E ci sono cose che non capisco di lei. Come lei non capisce tutto di me; Taro Misaki ne è la dimostrazione.
"Se strana significa che non mi interessa sbavare dietro ai ragazzi, come te e tutte le altre del nostro anno, pace."
Forse l'unico argomento su cui l'ho mai trovata davvero suscettibile è questo.
"Andiamo al cinema, domani?" propongo. E' proprio ora di cambiare argomento. Ayako inizia ad entusiasmarsi e temo di sapere cosa sta per suggerire.
"A vedere il nuovo film di Bruce Willis?"
Lei e i suoi film d'azione! "Veramente c'era quella nuova commedia romantica ..."
"Ohh, che noia!" Si porta una mano alla bocca, in segno di sbadiglio.
"L'altra volta siamo andati a vedere il tuo film d'azione, Aya!"
"Solo perchè ho vinto a morra cinese. Non mi hai concesso niente ... Haru."
"Odio Haru."
"Aspettatelo ogni volta che mi chiami Aya."
"Uffa. Va bene, vada per la morra cinese. Tre per vincere. Pari!" Mi affretto a dire. Il pari mi porta fortuna.
"Dispari." Concede lei.
Quattro mio e zero suo.
Due suo e tre mio.
Cinque suo e zero mio.
Ihh, devo resistere! Un altro film di pugni e spari, no!
Tre mio e uno suo.
Cinque mio e uno suo.
Evvai! Saltello in giro, sprizzando gioia da ogni poro.
"Io davvero non ti capisco. Se vuoi vedere bei ragazzi, nei film d'azione ce ne sono. Meno tutto lo zucchero."
"Magari è lo zucchero che mi piace."
Ayako scuote la testa. "Togli il 'magari'."
Siamo arrivate a casa.
"Non ti lamentare. Hai perso e devi venire, come ho fatto io l'altra volta." Oltrepasso il cancelletto di casa mia. "Prometti!"
Dal cancelletto di casa sua, proprio di fronte al mio, Ayako mi sorride. "Prometto, prometto. A domani."

Da qualche giorno ho deciso di iniziare un diario.
Mi sdraio meglio sotto le coperte e sistemo il diario sul cuscino, preparandomi a scrivere un po'.
Sono una pessima scrittrice, però ho scoperto di recente che scrivere mi aiuta a sfogarmi.
In fondo, la mia migliore amica è Ayako. Lei mi ascolta, ma non è che ci mettiamo a condividere i nostri sentimenti. Soprattutto non, appunto, quando si tratta di ragazzi.
Ayako ha un blocco emotivo. Ma è la mia migliore amica. 
Anche se a volte mi lamento di lei, molto più spesso penso che sia stata una fortuna che cinque anni fa lei e sua madre si siano trasferite davanti a casa mia.
Se avessi una migliore amica del tutto uguale a me, non ci sarebbe nessuno a mettere un freno alle mie manie.
E ne ho parecchie.
Ayako mi tiene a terra. E' divertente e intelligente. E mi vuole bene, quanto le voglio bene io.
Anche se quando a San Valentino le ho regalato un biglietto di amicizia, mi ha chiesto quando avrei iniziato a rubarle il quaderno per scrivere 'TVTB'.
Usa il sarcasmo per divertirsi, ma anche quando si sente in colpa. In quell'occasione in particolare poi ci sono arrivata a capirla: si era sentita in colpa per non avermi comprato anche lei qualcosa.
Comunque, passiamo a scrivere della star di questa mia giornata (e di tutte le mie giornate, da tantissimi mesi a questa parte): Taro Misaki.
Taro, solo tanto carino e tanto gentile? Ha!
E' bellissimo, intelligente, gentile, compassionevole, dolce, col sorriso più bello del mondo, un campione di calcio, insuperabile a fare il capitano, il miglior ragazzo del mondo!
Rileggo quello che ho scritto sulla pagina rosa e bianca del mio diario e rido.
Esagero da morire, ma mi piace così tanto!
E' davvero davvero dolce. Una volta l'ho visto aiutare un ragazzino caduto dalla bicicletta ed è stato così ... non c'è un'altra parola, dolce! L'ha aiutato ad alzarsi, gli ha parlato in maniera tranquilla e chiara e senza usare quel tono di voce stupido che altri usano coi bambini. E poi lo ha fatto smettere di piangere solo accarezzandogli la testa.
Sarà un ottimo padre in futuro ... ma a che sto pensando!
Comunque, di sicuro Taro non è come pensa Ayako: non è uno senza spina dorsale. Non l'ha detto, ma si capiva che lo pensava.
Sa essere autoritario: in squadra lo ascoltano tutti, tanto kohai quanto i senpai.
Tutta la Nankatsu sa bene che Taro è il punto di forza della squadra. Se l'anno scorso siamo arrivati a disputare la finale nazionale per le superiori è stato solo merito suo. Ed è merito suo pure che io conosca tutti sti termini calcistici.
Come ala destra secondo me è insuperabile. Vorrei poter dire che è il più forte giocatore che io abbia mai visto, però credo che anche Taro direbbe che ce ne sono di migliori: l'anno scorso è stato battuto dalla squadra di Kojiro Hyuga. E il campione e grandissima promessa del calcio giapponese è senza dubbio Tsubasa Ozora. So che lui e Taro sono stati grandi amici, ma fino all'anno scorso andavo a scuola da tutt'altra parte e inoltre ho un anno meno di Taro, quindi non ho mai visto Tsubasa personalmente. 
Sì, insomma, mi sono informata. E' stato anche interessante. Da quando vado a vedere quasi tutti gli allenamenti di Taro, ho scoperto che il calcio mi piace come gioco.
La penna resta a mezz'aria.
Guardo sempre gli allenamenti da lontano. Non mi siedo sulle poche panchine disponibili nel campo degli allenamenti. Mi metto seduta sull'erba, accuratamente distante dalla porta più vicina.
Me ne rendo conto anche io che così Taro ... non mi noterà mai.
Appoggio la penna fra le pagine del diario e lo chiudo. Lo appoggio sul comodino accanto al mio letto.
Non credo avrei il coraggio di mettere per iscritto quello che sto pensando.
Mi sto autosabotando. Taro neanche sa come mi chiamo e la verità ... la verità è che forse mi piace di più poter sognare di stare con lui che rischiare di vedermi respinta.
Mi è già capitato una volta.
In sesta elementare. Ed è ridicolo che una cosa come quella mi condizioni adesso, ben cinque anni dopo.
E' solo che ... ero andata dietro a Kyo per quasi tre anni. Eravamo stati amici e lui era stato il mio primo amore.
Ma quando gliel'ho confessato, lui mi ha riso in faccia.
Non avevo mai notato quella vena di crudeltà in Kyo, fino a quel giorno. L'ho scoperta solo in quel preciso momento.
Per molti mesi dopo quell'episodio, ho faticato a fidarmi di nuovo di qualcuno. Anche con Ayako, che ho conosciuto giusto in quel periodo, all'inizio sono andata molto cauta.
Spengo la lampada appoggiata sul comodino e mi sistemo meglio sotto le coperte.
Non posso continuare a dare la colpa di come mi comporto a quel singolo episodio. Ero una bambina. Kyo era un bambino.
La verità è che sono sempre stata una che sognatrice. Solo adesso però inizio a sentirlo come un peso.
Forse dovrei davvero dare retta ad Ayako.
So che se seguissi i suoi consigli, le cose cambierebbero sul serio. E' così brutto però non essere certa di volerlo.


§°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°§


"Ayako, è pronta la tua colazione!"
"Sì, tra poco scendo!" urlo di rimando, continuando a fissarmi allo specchio.
Oggi questa gonna ha qualcosa che non va ... cavolo! E' più corta!
"Mamma!" corro di sotto e la trovo seduta a tavola.
"Che c'è?"
"Mi hai di nuovo ristretto i vestiti!"
"Non è vero! Sono stata attenta questa volta-" Si ferma quando mi vede alzare l'orlo della gonna. "Scusa."
La fisso feroce.
"Guarda il lato positivo, non ti lamentavi che era un po' larga in vita? Dovevi sempre indossare una cintura."
Scuoto la testa, sedendomi a tavola. "La prossima volta non toccare il bucato, ci penserò io."
"Volevo solo fare qualcosa da mamma per una volta."
"Tu scrivi, mamma. Sappiamo entrambe che hai sempre troppo per la testa per fare per bene le altre cose."
"Cucino bene però."
"Quei due piatti in croce che conosci."
"Tutto quel sarcasmo non l'hai preso da me."
"No, l'ho preso da papà."
Sospira. "Sì, decisamente."
Lei e papà non si sono mai sposati e si sono separati quando avevo neanche tre anni. Una famiglia poco convenzionale la mia, ma almeno non ho vissuto il dramma di alcun divorzio. I miei stanno benissimo separati e hanno fatto più che bene a non sposarsi mai. Anzi, non capisco proprio che ci facessero insieme, un tempo.
Vivere con mamma non è sempre facile. Non è mai stata una madre modello, almeno nel senso tradizionale del termine.
Ma mi ha insegnato a pensare e mi ha sempre lasciato ampia libertà di movimento, pur mettendomi dei limiti.
Ce la intendiamo bene, o almeno finora non abbiamo mai avuto litigi particolarmente intensi.
Comunque può dire che il sarcasmo l'ho preso da papà, ma da lei però ho sicuramente preso la pigrizia.
Sono le undici passate di sabato e stiamo appena facendo colazione.
E io devo uscire con Harumi tra venti minuti. Andiamo sempre a mangiare fuori quando andiamo al cinema e sugli orari non abbiamo nemmeno più bisogno di accordarci.
So anche che purtroppo lei ha il difetto di essere puntualmente in anticipo e di venire a bussare alla porta di casa mia.
Per cui sono già in ritardo.
Cerco di mangiare poco e abbastanza in fretta, perchè devo assolutamente avere il tempo di indossare qualcos'altro. Dei jeans, forse. Il campanello suona proprio mentre mi sto lavando i denti.
"Buongiorno, signora Itsuko!" la voce squillante di Harumi mi arriva chiara fino al bagno.
"Ciao Harumi, come stai?"
Le sento iniziare il solito scambio di più che cordiali convenevoli. Non so se si rendono conto di essere praticamente anime affini. Curioso che come migliore amica io abbia scelto una che somiglia tanto a mia madre.
Esco dal bagno. "Devo tornare su a cambiarmi, aspetta un attimo."
"Ehi!"
Mi giro, non comprendendo l'entusiasmo che le ho sentito nella voce. "Stai benissimo così!" Harumi mi guarda con occhi entusiasti.
"Ma figurati, ora salgo a mettere dei jeans."
"Ma no, dai! Non metti mai gonne così corte, puoi fare un'eccezione. A proposito, quando l'hai presa?"
Mia madre si intromette. "Veramente è il frutto di un piccolo incidente ..." Lascia in sospeso la frase, ma Harumi mi ha sentita lamentarmi un numero sufficiente di volte per capire al volo cosa intende dire.
"Oh, però le sta molto bene."
Sbatto le mani in aria, impaziente. "Sì, sì, non mi interessa. Devo andare a cambiarmi."
"Aspetta, aspetta! Oggi siamo in ritardo. Il cinema inizia prima."
"Ma è solo un minuto ..."
Harumi sale fin sulle scale e mi trascina giù. Ho appena il tempo di prendere la borsa dal divano.
"Ci vediamo signora!"
Mia madre ci guarda sorridente. La saluto con la mano, già detestando l'idea di trovarmi in giro con quella gonna così corta. Non è che sia proprio cortissima, ma mi fa sentire ... scoperta.
"Allora, a che ora inizia questo tuo film?"
"Mezz'ora prima del solito, per questo sono arrivata da te prima."
"Quella è una cosa normale, mi pare."
"Vabbe', dobbiamo muoverci per prendere il treno, inizia a correre."
"Se inizio davvero a correre, arrivo cinque minuti buoni prima di te."
Se c'è una cosa che so fare, è correre.
Harumi mi lancia uno sguardo insolitamente sicuro. "Con quella gonnellina vezzosa, io starei attenta a non fare movimenti troppo bruschi."
Si allontana con uno scatto improvviso e mi distanzia in pochi attimi.
Sa bene che un commento del genere non glielo perdonerò. Mi lancio in corsa dietro di lei, fregandomene della gonna. Non mi si vede niente, non è certo così corta!
Ma mentre corro sento un sacco d'aria là sotto e per sicurezza cerco di tenere la gonna giù con entrambe le mani. La borsa a tracolla dondola pericolosamente avanti e indietro, minacciando di farmi cadere.
Che è esattamente quello che fa la bicicletta che mi investe qualche secondo dopo.
Finisco col sedere a terra.
Il ragazzo che guidava la bicicletta è riuscito a frenare e a sterzare e mi ha colpito alla gamba solo con una ruota. Più che altro ho perso l'equilibrio, ma cavolo se fa male!
"Ehi! Questa è una pista ciclabile!" urla.
Porto lo sguardo e le mani alla gamba. "Ora mi serve a molto saperlo!" A lui non è successo nulla, che ha da gridare?
"Se non frenavo, potevi farti molto male."
"Che bravo!" Mi strofino dal ginocchio fino alla caviglia con entrambe le mani, cercando di lenire il dolore.
Lo sento fare uno strano suono, poi scende dalla bicicletta e mi si avvicina. "Riesci ad alzarti?"
Appurato che non ho niente di rotto, annuisco disinteressatamente. "Sì, non è un problema." Anche perché Harumi sta tornando di corsa.
"Passa la mano." mi dice lui, con tono di grande sufficienza.
Alzo lo sguardo. "Posso fare da sola."
Mi fissa come se fossi deficiente, poi mi afferra lo stesso il braccio e mi tira su.
"Ehi!" Appena sono in piedi tolgo subito il braccio dalla sua stretta.
Ci mancava solo di finire a fare la donzella in pericolo.
Mi guarda con disapprovazione. "Ah, grazie del 'grazie'." Non cerca di nascondere il tono di scherno.
Mi sta dando della maleducata! "Tu ancora non ti sei scusato!"
Harumi si è fermata a pochi passi da noi.
Quello invece di scusarsi si gira e monta sulla sua bicicletta. Solo allora parla di nuovo. "Scusa." Ma di pentimento non vedo alcuna traccia.
E poi la maleducata sarei io. "Grazie." Ma è sottointeso che la gratitudine se la può scordare.
"Sei stata tu a venirmi addosso e a non guardare dove andavi. La prossima volta che decidi di farti investire, ragazza, magari mettiti una gonna meno indecente."
E ancora prima di finire la frase, sgomma via.
Sto buttando fumo come quattro ciminiere.
"Ehm ... "
"Che c'è?!" E' stata tutta colpa di Harumi! Lei mi ha convinta a uscire a di casa con questa gonna e stavo correndo solo per colpa sua.
"Quello lo conosco."
"Ah sì?" Raccolgo la mia borsa da terra e riprendo a camminare verso la stazione del treno, senza neanche aspettarla. La gamba mi dà un po' fastidio, ma adesso nemmeno lo sento quel dolore.
"Non ti interessa sapere chi è?" insiste Harumi.
"No."
"E io te lo dico lo stesso. L'ho visto giocare contro Taro."
"Interessante!" sottolineo, grondando acidità.
"Non capisci, lui è un campione, Ayako. Ha giocato assieme a Taro e Tsubasa Ozora nella nazionale!"
Ah sì, quegli esaltati che ci hanno fatto vincere quel torneo giovanile mondiale un paio d'anni fa.
Va bene, non sono proprio degli esaltati. Ho esultato come tutti gli altri alla vittoria del nostro paese, ma associare quell'individuo a quella squadra ... Mi giro verso Harumi. "Quello non sa cosa siano le buone maniere, Harumi; non mi interessa sapere il suo nome. E ora muoviti o perdiamo il tuo film."
Discorso chiuso.
Fu così che non mi feci dire da Harumi che il ragazzo della bicicletta si chiamava Kojiro Hyuga.


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/ Continua ... /



  
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