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Autore: Goten    27/02/2009    14 recensioni
Camminai tranquillo lungo il corridoio della scuola, stavo per imboccare l'uscita quando due mani candide si aggrapparono alla mia giacca. Sapevo benissimo chi fosse.
<< Ti prego aiutami! >> Mormorò implorante nascondendosi dietro la mia schiena.
Ridacchiai. << Bella, che stai facendo? >>
<< Bé... sei mio amico Edward? >>
<< Si, certo. >> Mi sentivo un po' idiota a parlare con lei aggrappata alla mia schiena.
<< Gli amici si proteggono fra loro, giusto? >>
<< Giusto >> Trattenni una risata.
<< Ottimo, allora tu... mi proteggi da loro. >>
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

Era il classico giorno piovoso a Forks, tutto era nella norma, Mike Newton cercava continuamente di fare la corte a tutte le ragazze, il suo degno compare e amico, Tayler, gli faceva una concorrenza spietata.

Tutta la scuola sapeva della cotta che Jessica provava per il piccolo Newton e di quella colossale di Lauren verso Tayler, nonostante fossero ormai quasi novantanni che vivevo queste cose, non mi ero mai abituato alle soap opere scolastiche.

Unica eccezione alla regola a quanto pare era una ragazza di nome Isabella, figlia del capo della polizia di questa piccola e sperduta cittadina.

Anche quella mattina, Isabella, dovette dribblare Mike e Tayler, cominciavano davvero a diventare pressanti.

<< Hey, Angela! >>

Angela Weber, la sua amica più sincera.

<< Bella! >> Le sorrise. << Sei sfuggita alle loro avance e sei sana e salva. >>

<< Ha ha ha. >> Le fece il verso ironica.

<< Hai saputo la novità? >> Vedevo nei suoi occhi una scintilla di euforia, mentre sembrava che Isabella fosse pensierosa.

<< No, avanti, sono certa che mi puoi illuminare. >>

<< Da stamattina, ufficialmente, ci sarà un nuovo studente qui nella nostra scuola. >>

La guardò come se fosse impazzita. << E allora? >>

Si fece più vicina, sussurrandole all'orecchio, quasi fosse un segreto di stato. << E' un Cullen. >>

Isabella alzò gli occhi al cielo sbuffando. Una delle cose che non riesco a capire in questa scuola è perché tutti siano fissati con i Cullen. Bellissimi, certo. Quasi irreali da tanto sono belli, ma la cosa finisce li. Almeno per me. Sinceramente non ci vedo tutta questa euforia...

<< Bé? Non dici niente? >> Le domandò quasi delusa.

<< Angela, sinceramente, non mi interessa. >> Le rispose onesta.

<< Scherzi, vero? >>

Dal suo sguardo intuì che non scherzava affatto.

Fortunatamente la campanella venne in suo aiuto. << Ci vediamo a pranzo. >> La salutò entrando nell'aula di trigonometria, la materia, per lei, più orribile che potesse esistere.

Si sedette al suo posto, fortunatamente non divideva il banco con nessuno, e di questo ringraziavo ogni santo che conoscessi tutti i giorni.

Estrasse dallo zaino un quaderno per gli appunti e una matita.

Bene sono pronta per il massacro.

Mi veniva da ridere, era troppo buffa.

L'aula era piena, stavano solo aspettando il professore, stranamente in ritardo. Pochi attimi dopo, la porta dell'aula si aprì. Il professor Banner si diresse alla cattedra e dietro di lui, arrivai io...

Vedevo chiaramente i loro pensieri su di me, mi osservavano e mi valutavano, ma non mi interessava nessuno di loro, ero solo curioso di sapere lei cosa pensava di me...

Mia sorella Alice mi aveva fatto indossare un maglione marrone a strisce bianche, si potevano vedere chiaramente i calzini fra la scarpa e l'orlo dei pantaloni. Gli occhiali erano spessi quasi un dito, i capelli erano rossicci, tagliati a caschetto. La camicia usciva da sotto il maglione e attorno al collo avevo una sciarpa marrone scura.

Sentivo i risolini dei miei compagni di classe.

<< Ragazzi, vi presento un vostro nuovo compagno. >> Li zittì il professore, poi si rivolse a me. << Presentati e poi siediti nella seconda fila. >> Indicò il posto accanto a lei.

<< Erm... erm... mi chiamo Edward... erm... sono appena arrivato da Chicago. >>

Tenevo la testa bassa e mi fissavo le scarpe, dovevo dare l'aria di essere parecchio in soggezione.

Poverino, è in imbarazzo.

Ci furono attimi di silenzio.

<< Bene, ehm, accomodati al tuo posto. Limitati a seguire finché non ti metti in pari. >>

Incespicai più volte, ma alla fine, riuscì ad arrivare accanto a lei.

Mi fece un timido sorriso, non riuscì a non contraccambiare.

<< Ciao. >> Mi sussurrò a bassa voce, il professor Banner aveva cominciato a spiegare.

Le lanciai qualche occhiata furtiva, ero stupito che mi avesse rivolto la parola.

<< Ehm, ciao. >> Bofonchiai teso.

Tese la mano verso di me << Io sono Isabella Swan. >>

Questa volta girai tutto il viso verso di lei, ero veramente stupito. << Ehm... Edward Cullen. >>

Mi strinse la mano, la sua era calda, contro la mia fredda, quasi ghiacciata.

Ebbe un brivido.

<< Scusa... scusa... >> Mormorai afflitto.

<< No, tranquillo. >>

E' tenero.

Mi osservò attentamente. Che pelle pallida... Che occhi! Sembrano dorati!

Provò seriamente a capire cosa stesse spiegando il signor Banner, ma era, a quanto pare per lei, una lingua sconosciuta. Senza rendersene conto emise un piccolo lamento.

<< Tutto bene? >>

La mia voce bassa la fece voltare verso di me.

Che volto così serio per un ragazzo di soli diciassette anni.

<< No... >> Si lamentò tenendo sempre la voce bassa.

Mi avvicinai un po di più.

<< Non sto capendo nulla. >> Ammise con sguardo afflitto.

<< Oh... bé... è semplice devi solo invertire queste due e poi sommare il finale. >>

Mi guardò con occhi spalancati. << Tutto qui?! >>

Annuì sempre serio.

<< E perché diavolo lui la fa così lunga?! >> Sussurrò veramente stupita indicando la cattedra.

Non potei non ridacchiare, era troppo divertente vedere le sue smorfie.

<< Cosa c'è? >> Domandò aggrottando le sopracciglia.

<< Niente... >> Ridacchiai ancora.

La lezione si svolse abbastanza tranquilla, ogni volta che guardavo la sua faccia allibita, mi allungavo verso di lei e le spiegavo con parole semplici i complessi e arcani misteri della trigonometria.

E' un vero genio!

<< Che lezione hai adesso? >> Mi domandò mentre entrambi mettevamo i libri nelle rispettive borse.

<< Erm... >> Presi un foglietto dalla tasca dei pantaloni e lo porsi a lei.

Sfortunatamente non avevamo le stesse lezioni quel giorno, ma notai con gioia che parecchie ore della settimana combaciavano.

<< Sai dove devi andare? >>

<< Erm... >>

<< Edificio B. >> Mi indicò con il dito fuori dalla finestra l'altra ala dell'edificio.

<< Oh, ok... erm... grazie. >>

Stava per chiedermi se volessi essere accompagnato, ma due dei miei fratelli arrivarono in quel momento.

<< Edward? Andiamo... >> Si interruppero vedendoci assieme.

Isabella sorrise ad entrambi. << Beh, a quanto pare non ti perderai. >> Mi ridiede l'orario scolastico. << Grazie ancora per oggi, Edward. Ci vediamo... >> Mise lo zaino su una spalla e uscì sotto il sorriso strano di Emmett.

La mattina passò abbastanza veloce, ogni tanto sentivo i commenti degli studenti su di me. Erano tutti delusi, si immaginavano chissà che bellezza mozzafiato, invece nulla.

Ridacchiavo ancora quando entrai in mensa, scelsi il tavolo più nascosto di tutti, non credevo che qualcuno venisse a cercarmi, ma comunque, preferivo evitare anche solo di dare l'impressione di voler compagnia.

Estrassi un po' di libri e mi misi a leggerli. Ero conscio dello sguardo dei miei fratelli. Per quanto andassimo d'accordo, non avevo un rapporto così stretto con loro. Erano anni che vivevo a Denali. Adesso, dopo le continue e ripetute richieste di Esme avevo deciso di provare a vivere con loro. Non era male. In quei giorni, poco prima della scuola, avevo osservato quasi tutta la cittadina.

Moltissima gente era pressoché banale, quasi insignificante. L'unica eccezione era stata proprio Isabella. Il suo modo di fare e di pensare, mi aveva lasciato interdetto parecchie volte.

C'erano dei giorni, in cui avevo letteralmente fatto forza su me stesso per non andarle a parlare di persona.

Non potevo scoprirmi così, ma la sua mente mi affascinava.

Mike Newton intanto si sbracciava per farsi vedere, come sempre aveva tenuto un posto libero per Isabella. Nello stesso tavolo c'erano diverse persone, Lauren, Jessica, Angela Tayler...

Osservavo il mio libro, ma nella mente degli altri vedevo chiaramente la sala, ed eccola li, Isabella, era in fila per prendere una fetta di pizza e una bottiglietta di limonata.

La vidi osservare il tavolo dei miei fratelli. Sempre bellissimi, ma Edward? Dove diavolo... oh, eccolo.

Il suo sguardo si era posato su di me. Probabilmente si sta mettendo all'opera per portarsi in pari con il programma.

Appena libera, prese il vassoio e con un cenno della testa, salutò Angela, tirando avanti dritta verso di me.

<< Ciao. >> Mi salutò.

Abbassai il libro che stavo fingendo di leggere, le sembravo sinceramente stupito di vederla li. Ma lo ero veramente. Che diavolo faceva lei qui?

<< C.. ciao... >>

Mi sorrise amichevole. << Posso? >> Indicò con lo sguardo la sedia di fronte a me.

<< Oh... s..si, certo... >> Un po' goffamente spostai alcuni libri, le lasciai lo spazio per appoggiare il vassoio sul tavolo.

<< Grazie. >> Si sedette, aprendo la bottiglietta. << Allora, come è andato il primo giorno? >>

<< Ehm... bene. >> La fissai.

<< Che c'è? >> Bevve un sorso di limonata.

<< Oh... scusa, niente... >> Ripresi a leggere il libro.

Addentò la pizza e notai con divertimento che al tavolo di Angela, Mike e gli altri mi lanciavano occhiate poco furtive e commentavano la situazione strana. Anche al tavolo dei miei fratelli sembravano tutti sinceramente stupiti del fatto che mi trovassi li con Isabella.

Perché non si è seduto con i suoi fratelli?... Forse non va d'accordo con loro?

Forse non si conoscono ancora abbastanza bene per avere un rapporto più stretto?

Non sapeva quanto ci aveva preso.

Posò lo sguardo su di me, avevo in mano il libro di letteratura inglese.

<< A che punto sei arrivato? >>

Spostai di lato la testa guardandola, ancora sinceramente sorpreso dei suoi pensieri.

Mi sorrise incoraggiante. << Con il programma... a che punto sei? >> Indicò i libri.

<< Oh... ehm... buono. Sono quasi in pari... credo... >>

<< Ottimo. >> Non è facile fare conversazione con lui. << Non mangi nulla? >>

<< Erm... no, sono... molto delicato. Il dottor Cullen mi ha sconsigliato di mangiare a scuola. >>

<< Capisco, beh, in effetti, non ti perdi molto. >>

Le feci un accenno di sorriso.

E' davvero timido.

La campanella suonò, ricordando a tutti che ormai la pausa era finita.

<< Andiamo? >> Mi propose aspettandomi.

Annuì veloce, mi aiutò a raccogliere i libri ed assieme ci avviammo verso l'edificio A.

Nelle ultime due ore, sentivo che i pensieri di Isabella erano tutti per me, mi considerava un po strano. Angela era la sua vicina di banco e, a quanto pare voleva riferirle i commenti dei nostri compagni...

Tutti, a quanto pare, erano rimasti sconvolti nel vederci a pranzo assieme.

<< Allora, cosa dicono su di me... >> Bisbigliò ad Angela, non prestando attenzione alla lezione.

Il suo sguardo allegro le confermava che di sicuro dovevano esserci parecchie novità.

<< Secondo Jessica, tu stai coltivando l'amicizia con Edward per avvicinarti al resto dei Cullen. >>

Oh... per favore... che cosa squallida!

<< Secondo Lauren, tu e il nuovo arrivato siete perfetti assieme. >>

Ridacchiò. Edward, non sembra uno dei Cullen, mi ispira tenerezza e dolcezza. Non è perfetto.

<< Secondo Mike, Edward non ha alcuna speranza... >>

Tipico di Mike, credere di essere l'unico ragazzo sulla faccia della terra.

<< Secondo Tayler, stai solo facendo una buona azione... >>

Sospirò.

Possibile che nessuno abbia in simpatia Edward?

<< E tu? Cosa dici? >> Era curiosa di sapere cosa pensasse la sua amica.

Angela si raddrizzò sulla sedia. << Non lo so. Credo che ti stia simpatico, ma per adesso non vedo altro. >>

Ecco perché Angela piaceva sia a me che a Isabella, era sincera e vedeva le cose per come stavano.

Uscimmo dall'ultima lezione che stavano ancora chiacchierando, salutò distrattamente i nostri compagni, non so perché lo feci, ma la chiamai.

Isabella si fermò, voltandosi verso di me.

<< Edward. >> Mi salutò sempre con il sorriso sulle labbra.

<< Ciao. >> Mi salutò Angela.

<< Oh... ehm.. ciao. Io... io ti volevo chiedere, se era possibile... >> Mi sentivo un perfetto cretino a fare la parte dell'imbranato, ma non potevo fare altrimenti. Davo l'impressione di essere agitato, continuavo a gesticolare in maniera composta e a straparlare.

<< Edward, aspetta. >> Mi fermò afferrandomi le mani fredde.

<< Angela, ci vediamo domani. >> Salutò la sua amica con un sorriso divertito. Isabella mi sorprese anche adesso, aveva capito che il mio modo di fare agitato era per “colpa” della presenza di una terza persona. Aveva preferito allontanare la persona in questione piuttosto che allontanare me...

<< Oh, ma si, certo. A domani, ciao ragazzi. >> Ci salutò allontanandosi.

Rimanemmo io e lei, Isabella si voltò verso di me, lasciandomi andare le mani. Mi sorrise. << Allora, cosa volevi chiedermi? >>

<< S..si. Ecco, io non vorrei essere invadente. >>

Mi guardò incoraggiante.

<< Potresti passarmi gli appunti delle materie... >>

Mi viene da ridere, tutto questo trambusto per degli appunti. Ma è così dolce, come si può rifiutare un favore a un ragazzo così?!

<< Certo, nessun problema. >>

Sorrisi un po' più rilassato. << Bene... grazie. >> Sospirai.

Isabella ridacchiò. << Edward, sei simpatico sai. >> Mi diede scherzosamente un pugnetto sulla spalla. << Per quando li vuoi? >>

<< Oh.. bé, quan.. quando puoi portarli? >>

Si mordicchiò le labbra pensando. << Anche oggi se vuoi. >> In effetti non mi pare di avere nulla da fare di così importante.

<< Oh, si, va bene, dove? >> Sapevo perfettamente dove abitasse, ma la recita doveva proseguire.

<< Aspetta. >> Afferrò lo zaino e lo aprì, prese un quaderno e strappò un foglio, le porsi una penna. Scrisse rapida il suo indirizzo e telefono. << Ecco. >> Mi porse il bigliettino. << E' facile da trovare. >> Mi sorrise.

<< Ok, grazie... >>

<< Di nulla, a dopo... >> Mi salutò con la mano mentre sotto la fine pioggerellina raggiunse il suo pick-up.

Non distante dal suo mezzo, i miei quattro fratelli osservavano, chi compiaciuto, chi preoccupato la scena.



   
 
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