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Autore: mentaverde    17/11/2015    2 recensioni
Dovrei fare una lista di tutte le mie pessime scelte.
Probabilmente mi servirebbero molte pagine e molto inchiostro, perché in vent'anni di esistenza il mio tempismo era sempre stato pessimo.
(cap. 2)
Com’è possibile che ovunque io vada me lo ritrovi davanti? E per di più con quel suo sorrisino da trentenne sfigato che vorrei cancellargli con una sberla. [...] Vorrei dirti grazie, ma non lo faccio perché tu sei uno stronzo da vaffanculo più che da ringraziamenti. (cap. 3)
“E qui la gente la mandi a quel paese?”.
“Se se lo merita sì”.
“Quindi io me lo sono meritato?”.
(cap. 4)
Non lo vedi, signor Cooper?
Sono sbagliata.
Sono sbagliata come la neve ad agosto, come un’insufficienza a ginnastica, come il sole di notte.
Io sono fondamentalmente sbagliata. Sia nel tuo che nel mio mondo.
(cap. 5)
Io mi perdo.
Mi perdo nel tuo respiro.
Mi perdo nella tua voce.
Mi perdo nella tua mano che accarezza la mia schiena.
E poi mi perdo nelle tue labbra.
(cap. 10)
E allora lo faccio: ti bacio. (cap. 16)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Signorina cameriera.





Signorina cameriera.
In uno dei tanti libri che ho letto ricordo che si parlava del fatto che puoi baciare e fare sesso con i più esperti uomini del mondo, ma mai nessuno sarà in grado di farti provare le stesse sensazioni del farlo con la persona che ami.
Sinceramente è una cazzata.
Se tu sbavassi, signor Cooper, non starei qua a baciarti, ma piuttosto a schivarti.
Poi, tutte quelle scene da preliminari ovunque: pura fantasia erotica.
Insomma, il marmo freddo sulle chiappe non è quello che io definirei ‘eccitante’ ma piuttosto scomodo.
Eppure mi hai posizionata lì e io non mi muovo perché mi stai baciando, e come lo fai… wow.
E le tue mani?
Dov’è che non sono?
“Chi deve mantenere a bada a propria lussuria?”, mi chiedi staccandoti da me e facendo quel mezzo sorrisetto che mi fa dimenticare il marmo freddo.
La mia lussuria?
Oh, aspetta, chi ha chiuso la porta di scatto e mi ha trascinata fino alla prima superficie disponibile?
Sì, okay, okay.
Io di certo non mi tiro indietro perché non sono ancora così cretina da non volerti.
Chi non ti vorrebbe?
Poi non sbavi neanche, quindi a maggior ragione.
Ti allontano con un piede ridendo, “Tu mi provochi, Cooper”.
Ed ecco la scintilla nei tuoi occhi.
Che fai? Ti avvicini?
Ti avvicini e non mi baci?
Vuoi giocare sporco, questo l’ho capito.
Caro Joseph Cooper, questa volta rimarrò perfettamente immobile. Ovviamente finché riuscirò a controllarmi, perché dai, te che ti strofini sul mio collo non aiuta di certo.
“Io ti provoco?”, mi chiedi in un sussurro.
SÌ.
“Mi sei abbastanza indifferente”, ti dico ma mi tradisco subito perché appena mi sfiori la schiena con la mano vengo percossa da un brivido.
Lo vedi cosa mi fai?
“Indifferente, eh?”.
E la tua bocca ora?
MI STAI BACIANDO IL COLLO?!
“S-sì. Comp-completamente indifferente”, balbetto.
No, davvero.
Questa è una tortura.
Ora mi fai un sorriso a due centimetri dalla bocca da cui non riesco a togliere gli occhi, e giuro su chiunque tu creda, che ti salterei addosso.
Ma stiamo giocando sporco, e di certo non sarò io a perdere.
“Mi manderai via? Come il ragazzo lì fuori?”, mi chiedi tornando al mio collo.
Mandarti via?
Non sono così cretina, Cooper.
“Mmm… vedremo”.
“C’è una possibilità?”.
“Molte”.
Non faccio in tempo a dirlo che mi tiri i capelli all’indietro per farti più spazio sul mio collo.
E chi se ne frega del gioco a questo punto?
Tu sei così calmo e io sono un fuoco.
Insomma, te e la tua bocca, i sospiri, la tua mano sulla mia gamba.
Sto letteralmente impazzendo.
Ha dei labbra così morbide, Cooper, mi stanno creando dipendenza.
E… cosa fai? Ti fermi?
“Non volevi cacciarmi?”.
Cos’è questa voce rocca?
Mmm, signor Cooper, a quanto pare il biglietto per il girone dei lussuriosi lo condivideremo.
“Ho detto vedremo, Cooper”.
I tuoi occhi. Non so se esitano parole per descriverli.
Beh, sicuramente esistono, ma io non le conosco. O forse sì. Beh, sinceramente non lo so, perché chi mai riuscirebbe a formulare una frase di senso compiuto con due occhi del genere a fissarti?
È desiderio quello che vedo?
Perché io fremo.
E lo senti anche te.
Mi tocchi e tremo.
Nonostante io sia vestita come un eschimese, è come se fossi nuda perché sento il tuo tocco e ne rimango estasiata.
Ti sei allontanato ma ti tiro verso di me avvolgendo le gambe ai tuoi fianchi, e senza smettere di guardarmi ti avvicini alla mia bocca.
Vorrei baciarti, davvero, ma mi trattengo.
Stiamo giocando.
“Per ora no, se fai il bravo”.
Da quand’è che sono diventata così sfacciata?
Anche questa è una delle magie di Joseph Cooper.
“Fare il bravo, eh?”, sussurri e ti avventi sul mio collo e non riesco a trattenere un sospiro che ti da il via libera a fare di me ciò che vuoi. Okay, magari così è un po’ esagerato da pensare, ma insomma, sono creta fra le tue mani o come si dice.
Fai… un gemito?
Oh. Ti sta baciando il collo anch’io e me ne sono accorta adesso.
Vedi, Cooper?
Vedi cosa mi fai?
Ma più che altro… cosa faccio io a te.
Oddio. Davvero?
Ti stacchi da me di fretta e ti allontani.
Che succede?
“Se vuoi che faccia il bravo, devi cibarmi, donna!”, dici sorridendo e passandoti una mano fra i capelli.
Io son qui sul bancone della cucina tutta accaldata che cerco di prendere fiato e mi parli di cibo?
“Se mi chiami ancora così, giuro che ti farò morire di fame”, ti rispondo e mi sorridi in segno di scuse, solo che adesso iniziano i veri problemi.
Problema numero uno: io non so cucinare.
Sì, lo so. Una donna che non sa cucinare – e pulire a detta di Kim – è un oltraggio, ma questa sono.
Problema numero due: anche se sapessi cucinare in frigo non c’è sulla oltre a qualche succo e all’acqua.
L’alcol non entra mai nel mio frigo perché lo finisco prima.
Problema numero tre: Joseph Cooper è un tipo da hamburger a domicilio?
“Io non cucino, Cooper”.
“Cucino io”.
Si ecco, come se questo risolvesse il problema.
Infatti vai dritto verso il frigo e una volta aperto rimani lì a guardare il vuoto.
“Scusa ma… cosa mangi?”.
“Ordino qualcosa da asporto o me lo porta Ali”.
Sei disorientato?
Immagino che il tuo frigo fosse pieno di verdure, pasta fresca, e qualche stupida cosa biologica.
Io vivo di cibi ipercalorici e alcool.
“Usciamo allora”, mi dici e prendi la giacca che ti eri portato ma che sinceramente non avevo neanche visto.
Cosa hai detto?
Vuoi uscire con me?
Non rischieremo di farci vedere da qualcuno? Sienna, i tuoi amici o chi sa chi altro?
Io non ho questo tipo di problemi perché a girare con te faccio solo bella figura.
Ma tu?
“Mi do una sistemata”, ti dico in imbarazzo.
Insomma, jeans e converse non sono l’abbigliamento adatto per uscire con Joseph Cooper e soprattutto per convincere i tuoi amici che non sono solo una crisi di mezza età anticipata.
E se mi presentassi con le scarpe sporche e il trucco sbavato non so se riuscirei mai a convincerli del contrario.
Mi guardi e scuoti la testa, “Non andiamo al ristorante, vai bene così”.
“Ma… se…”.
Mi prendi la mano e mi tiri verso la porta incantandomi con il tuo sorriso, “Sei bella così”.
Sì, bella. Aspetta di vedere le facce dei tuoi amici quando mi vedranno.
Ti faranno una bella ramanzina sul fatto che l’amante giocane deve essere per definizione più bella della fidanzata ufficiale.
Anche se adesso di ufficiale non hai più Sienna, ma neanche me.
Io sono quella segreta che stai portando fuori a mangiare. È un passo avanti, no?
“Guido io”, ti dico, “Tranquillo: la patente non l’ho comprata”.
“Ah no?”.
Scoppio a ridere e faccio finta di darti delle sberle sul braccio.
Non conoscevo questo tuo lato comico, Cooper, ma devo dire che mi piace molto.
“Ti piace il giapponese?”, mi chiedi.
“È la seconda cosa che amo più in assoluto”.
“E la prima quale sarebbe?”.
Pensi che ti dica che sei tu?
Non mi conosci abbastanza.
“Il mio frigo, ovviamente”.
“È vuoto!”.
“Sì, beh, a volte neanche funziona, si spegne e poi inizia a riandare, ma è bello, non possiamo chiedergli di più”.
E adesso ridiamo insieme. Così mi piace, Cooper, questi sono i momenti che più preferisco. Tu che ridi.
Io che rido.
Noi che ridiamo assieme.
Niente di meglio no?
Che hai adesso?
“La cintura?”.
Mmm. Mia nonna è meno puntigliosa di te, Cooper.
“Un attimo”, sospiro accendendo la macchina.
 
Signorina cameriera.
Che io sia completamente andata questo è certo.
Andata dove?
Beh, ovviamente nel paese dei ‘dipendenti da Joseph Cooper’.
E non fare il finto tonto. Tu, io e tutto il mondo sappiamo che esiste.
Chi ti resisterebbe?
Di certo non la cameriera che ti mangia con gli occhi.
Beh, signorina cameriera lui è mio.
E te lo dico, ti giri e la fai avvampare.
“Tu non mi fai gli occhi a cuoricino”, rispondi riportando l’attenzione su di me.
Un punto a Joseph Cooper.
“Sono più da sguardo laser”.
Sorridi? Davvero?
Bene, signorina cameriera, guarda come lui guarda me e guarda il suo sorriso, è poco bello?
“Mi sono sempre piaciute le ragazze aggressive”.
In questo momento sono più vogliosa che aggressiva ma – saggia come non sono mai stata – per una volta rimango penso prima di parlare e dirti che in questo momento mangiare è il mio ultimo pensiero, e il primo sarebbe un letto con te sopra, beh, non so se mi aiuterebbe a passare una serata senza farti scappare via preoccupato.
Ma tu lo sai che io sono più aggressiva che altro.
Lo sai perché mi hai già vista in varie situazioni: ubriaca, post-sbornia, disperata per mio padre, infuriata con te, arrabbiata con Liam e… sorridente?
Fino a ieri penso che tu non mi abbia mai vista sorridere, eppure siamo qua.
Un gran bel risultato per una aggressiva con me.
“Lo sono in modo particolare a tavola”, ti rispondo.
“Soprattutto se si tratta di sushi?”.
“Soprattutto se si tratta di sushi”, ripeto e sorridi divertito.
“Non è che mi stai per dire che sai uccidere con le bacchette?”, aggiungi iniziando a maneggiarle meglio di quanto ti credessi capace.
Stiamo giocando?
Adoro giocare con te.
“Oh, signor Cooper, la tua arguzia mi stupisce sempre di più”.
Oltre a non riuscire a capacitarmi di come mi sia uscita fuori la parola ‘arguzia’, non riesco a farlo neanche di fronte al tuo sorriso.
Sì, anche la signorina cameriera se ne è accorta e ti sta guardando, eppure tu non la guardi.
Perché non la guardi?
Beh, avrà anche le sopracciglia marcate con il pennarello indelebile e il rossetto spalmato direttamente dal Joker, ma non è male.
“Non sei arguto come pensavo”, ti dico e il tuo sorriso si trasforma ancora.
“Come mai?”.
“Come mai?! Oh, andiamo, se lo fossi non continueresti a fare questa faccia, dai! La cameriera ti sta mangiando con gli occhi e tu continui!”.
Cosa fai tu?
Scoppi a ridere e di gusto!
Okay, sembro un po’ psicopatica ma è la verità. Non puoi sorridere così e fare finta di niente… insomma!
“Sei gelosa!”.
Ma… ma… SI!
“No!”.
“Oh sì, invece!”.
Completamente e totalmente sì.
“No, ti sbagli, non hai capito…”.
“Ho capito benissimo”.
Sì che hai capito.
“Non è vero!”.
Non te la posso dare vinta, lo sai, è più forte di me.
“Stai tranquilla: non è il mio genere”.
Qual è il tuo genere, signor Cooper?
Di certo non bionde e pompose visto che io non sono né bionda né pomposa.
Sono io il tuo genere?
No, perché Sienna è molto – e dico molto – diversa da me.
“Oh, quindi l’hai guardata”.
È un sorriso vittorioso quello?
“Quindi sei gelosa! Lo sapevo”.
“Andrà avanti ancora per molto questa storia?”, vorrei sembrare scocciata, ma non riesco a trattenere un sorriso.
“Perché? Mi piacciono le ragazze gelose!”.
Le ragazze gelose?
Quante ragazze gelose per la precisione?
Dovrei chiamare la signorina cameriera?
O in due siamo ancora poche?
No, Lex, no.
Non puoi andare avanti così.
Sta solo facendo una conversazione, non è vero?
“Peccato: io sono la tipa con il raggio laser che parte dagli occhi”, ti dico e tu mi sorridi.
Sai una cosa, signor Cooper?
Ora sembriamo due coetanei.
Senza quelle rughette attorno agli occhi, senza le scarpe laccate e la cravatta, sembra che tu abbia vent’anni. Okay. Io sembro una bimba spettinata e capricciosa al tuo fianco, ma per una volta non mi sento così diversa, per una volta sembra che apparteniamo allo stesso mondo.
Per una volta siamo uguali.
Per una volta le mie scarpe accanto alle tue non sembrano sbagliate.
Per una volta sembriamo una coppia.
Lo vedi anche tu questo?
Non lo so, perché non me lo dici.
Però mi sorridi e non c’è cosa più bella.
“Scusi!”.
Mi rimangio tutto.
“Perché ridi?”, mi chiedi.
“Dai del lei alle cameriere?”, ti chiedo e rido, di gusto.
Potresti indossare i jeans a vita bassa e farti i risvoltini, indossare occhiali da sole a specchio e avere i capelli antigravità: ma tu rimarrai sempre tu, perfetto nelle tue scarpe eleganti e rispettoso di tutti.
Signorina cameriera.
Signorina cameriera ti pregherei di non mangiare con gli occhi il MIO accompagnatore.
“Mi potrebbe portare una forchetta?”, domandi e lei sorride.
Ti insegno se vuoi ad usare le bacchette”, ti risponde lei e io trattengo il respiro quando si avvicina prendendoti la mano dove hai le bacchette.
“Porta la forchetta”, dico guardandola male e facendola allontanare.
Mi guardi per un attimo come se fossi spaesato.
Lo so. Non tollereresti mai un comportamento del genere, Cooper, ma questa sono io: ortiche e caos. Sono un casino vivente e…
“Era quello lo sguardo laser?”, mi chiedi.
“Sì”.
“L’hai incenerita”.
Alzo le spalle facendoti ridere divertito.
“Mi voleva solo insegnare, comunque”.
“Non sapevo che per insegnare qualcosa a qualcuno bisognasse seppellirgli la testa fra le tette”, dico e ti guardi attorno per accertarti che qualcuno non mi abbia sentito.
“Non mi ha messo…”.
“Oh, sì invece! Ha una quarta! E si sa che le tette grosse vanno dove non dovrebbero andare: dentro i piatti, fuori dalla maglietta o in faccia a un ragazzo occupato”.
Oh.
Oh merda.
“Ragazzo occupato?”.
“Non gongolare: non sei poi così giovane”.
“E occupato cosa significa?”, mi chiedi.
Sei un bastardo, Joseph Cooper.
“Siamo occupati a fare conversazione”.
“Quindi non appena smettiamo di fare conversazione posso farmi seppellire la testa fra il suo seno?”.
Seno? Chi dice più la parola ‘seno’ invece di ‘tette’?
Oh, sì. Tu.
Ma non vincerai, Joseph Cooper, non vincerai.
“Guarda anche se tu provassi a farlo con le mie tette, dovresti cercarle prima, quindi ti conviene andare sul sicuro con la cameriera”.
Inevitabilmente il tuo sguardo va sulle mie tette.
Sì, lo so, è inutile che fai quella faccia.
Ho un po’ esagerato con la storia del cercare le tette prima di trovarle. Qualcosa c’è, ma mai quanto la cameriera, almeno che non mi faccia regalare un altro di quei push-up che mi aveva già preso Ali, e che io avevo buttato il giorno dopo.
Da una triste seconda abbondante – ovviamente triste e abbondante si eliminano a vicenda – ero passata alla terza appena accennata. Un grande passo, no?
“Dopo le cercherò”, dici spiazzando sia me che te, in quanto diventiamo rossi come semafori.
Oh, Joseph Cooper, quanta lussuria c’è nell’aria?
“Buona fortuna”, ti dico abbassando lo sguardo sul mio sushi.
Meglio mangiare, va’.
 
“Dov’è che abita quello da cui dormi?”, ti chiedo.
“Perché?”.
“È la trilionesima volta che sbadigli, Cooper. Ti porto là”.
“Ci vado con la mia auto”.
“Sì, così ti addormenti alla prima curva. A meno che non stia dall’altra parte dell’Oceano, penso di riuscire ad arrivarci prima dell’alba”.
Un altro sbadiglio.
“Portami alla mia macchina, Alexis”.
“Ma…”.
“Mi serve per andare al lavoro domani”.
Ordini. Andiamo a prendere questa stramaledetta macchina.
 
“Non mi saluti?”, mi chiedi aprendo le braccia.
“Ciao”.
E quell’espressione? Oh, no.
No. No. E no.
Non fare il musetto da Bambi.
Non so resistere a quell’espressione.
Non so resistere se la fai te.
“Alexis”, mi chiami venendomi contro senza abbassare le braccia.
“Ciao”.
Continuo a salutarti ma non mi muovo.
“Abbracciami”, mi dici mentre lo stia già facendo e non posso che stringerti a me.
“Posso salire da te?”, mi chiedi intrufolando la testa fra i miei capelli.
“Andiamo. Ti preparo un caffè”.
Vedi cosa mi fai, signor Cooper?
Ti dico sì quando vorrei dirti no.
Tu mi cambi, mi stravolgi e in un modo a me sconosciuto, mi rendi quasi più piacevole e assuefatta da te.
Ma d’altronde, chi mai ti resisterebbe? 






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Buonasera a tutte voi,

ho fatto di tutto per essere abbastanza veloce e puntuale ma tra esami e tutto il resto sono stata un po' assorbita dagli impegni.
Comunque, questo è un capitolo completamente e totalmente dedicato ad Alexis e Joseph, di loro due insieme che passano il tempo tra scherzi e risate.
So che la storia non va veramente avanti in questo capito e che non succede nulla di particolare, ma mi sembrava giusto concentrarmi su loro due, per vedere veramente cosa creasse da loro questo legame.

Colgo l'occasione per ringraziare:
  • chi recensisce sempre
  • chi recensisce qualche volta
  • le lettrici silenzione
  • chi ha iniziato a leggere la storia da poco
  • chi la legge da sempre
  • chi l'ha aggiunta tra le preferite
  • chi l'ha aggiunta tra le seguite
  • chi l'ha aggiunta tra le ricordate
​Grazie di cuore a tutte voi e fatemi sapere la vostra... quale momento vi ha colpito maggiormente?
 
  
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