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Autore: slanif    17/11/2015    2 recensioni
KuroFay
«Dovrò sempre competere?»
«Cosa intendi?»
«Tomoyo.»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Casa È Dove Sei Tu
di slanif

 
 
 
 
Erano nel Regno Del Giappone da un po’. La missione era alle battute finali e dopo tanta sofferenza, finalmente potevano avere un po’ di pace.
O almeno, Fay pensava che potesse essere così.
In realtà, fin da quando erano arrivati, si sentiva fortemente inquieto. Dapprima perché Kurogane aveva perso un braccio a causa sua; dopo perché le cose che aveva cominciato a notare lo infastidivano.
Dalla preoccupazione era passato alla gioia di vedere Fuuma entrare e consegnare un braccio meccanico a Kurogane, cosicché non ne fosse più privo e potesse tornare a sguainare la spada come amava fare, perché guerriero fin nelle ossa. E aveva provato gratitudine per la Principessa Tomoyo, che prima l’aveva curato e poi gli aveva fornito quel nuovo braccio meccanico. E si era commosso nel vedere Kurogane essere gentile e riconoscente verso di lei.
Ma adesso, Fay, si era stufato.
«Dovrò sempre competere?», domandò con voce stanca, osservando le basse case di legno e tegole scure che si estendevano a perdita d’occhio di fronte a lui. Il castello era posto in alto rispetto al resto del regno, e si godeva una vista mozzafiato su tutta la vallata. Era notte fonda e le stelle in cielo brillavano tremolanti di luce azzurrina, in netto contrasto con quelle giallastre delle strade.
Kurogane si girò per un secondo a guardarlo. Si stava massaggiando la spalla, nel punto dove il braccio meccanico era agganciato. Gli dava un po’ fastidio; doveva ancora abituarsi a quella nuova presenza. «Cosa intendi?», domandò, fissandolo curioso.
Fay sospirò: «Tomoyo.», disse solamente. Non usò suffissi onorifici, né si dilungò in spiegazioni inutili. Era certo che Kurogane avrebbe compreso senza che lui si mettesse lì a spiegarsi per filo e per segno cos’è che lo infastidiva tanto. D’altronde, era ben noto quanto il Ninja fosse maledettamente perspicace.
«Tu non devi competere con nessuno...», sospirò il moro, smettendo di massaggiarsi la spalla e fissando l’altro, che però continuava a fissare di fronte a sé senza incrociare il suo sguardo.
Fay si innervosì, ma mantenne la facciata tranquilla che aveva sempre e che ormai portava con grande disinvoltura: «Sì, invece. Lo vedo come la guardi.» Odiava quando lo schifo del suo animo – che con tanta forza cercava di schiacciare in fondo, il più al buio possibile – veniva a galla e si manifestava sotto forma di cocente gelosia. D’altronde, perché doveva pensare che per Kurogane lui fosse l’unico? Che fosse importante? Si erano avvicinati perché la situazione che stavano vivendo era orrenda. Si erano aggrappati l’uno all’altro per non sprofondare in quella spirale di dolore e sofferenza che li attendeva giorno dopo giorno, Mondo dopo Mondo. Aveva sempre saputo che Kurogane nutriva dei sentimenti per la Principessa Tomoyo e che l’unica cosa che desiderava era riunirsi a lei. Era stato l’unico motivo per cui aveva accettato di viaggiare con loro.
Il problema era che Fay, però, si era innamorato davvero.
Kurogane lo fissò a lungo senza parlare, e quando lo fece, lo fece così lentamente che l’altro riuscì a percepire lettera per lettera: «Fay, non ho più un braccio e sono diventato la tua linfa vitale; entrambi per mia scelta.»
Fay sorrise con amarezza: «Solo per senso del dovere, perché sei un Ninja.», obiettò con voce piatta.
Il più alto scosse la testa con decisione. «No, Fay. Ho scelto questo perché era per te. Per te.» E dicendo ciò, si avvicinò all’altro e gli arrivò alle spalle, cingendogli poi il collo con un braccio. Posò la guancia al suo orecchio e sussurrò:  «Devi accettare che a questo Mondo c'è qualcuno che ti ama, Fay, e quel qualcuno sono io.»
Ed era proprio questo il punto: Fay non si riteneva degno d’amore. Di essere amato. Da nessuno. Dopo che aveva perso suo fratello e che per tanti e tanti anni l’aveva costretto in quell’immobile limbo, senza dargli la giusta sepoltura e la giusta pace; come poteva accettare che ci fosse qualcuno che lo amasse? Come poteva meritarsi questo? Come poteva meritare l’amore di Kurogane, o l’affetto di Shaoran, Sakura e Mokona?
Era molto più facile dirsi che prima o poi l’avrebbero lasciato da solo, piuttosto che ammettere di avere di fronte dei sentimenti sinceri.
E di averne altrettanto cristallini nel cuore.
In sostanza, Fay era terrorizzato.
Aveva impiegato lungo tempo ad accettare l’affetto; stava ancora accettando l’amore di Kurogane. Perché il Ninja aveva ragione: si era tagliato un braccio pur di salvarlo, quel braccio che era la sua forza e che brandiva la sua spada; aveva offerto se stesso come cibaria per saziarlo e non farlo morire; gli aveva salvato la pelle così tante volte che Fay non riusciva più nemmeno a contarle. E, cosa più importante di tutte, Kurogane era l’unico che l’aveva visto davvero. Non si era fatto fregare dai sorrisi e dalle battute sceme, dai nomi storpiati o dalle sue stramberie; il Ninja aveva visto il vero Fay o, meglio ancora, lui: Yuu. Perché lui era Yuu. E Kurogane lo vedeva.
Il cuore di Fay accelerò e sentì l’occhio buono inumidirsi.
L’insistenza di Fay stava cominciando a crollare, tuttavia volle tenere il punto: «Volevi sempre tornare a casa dalla tua principessa...», disse, con voce lamentosa, accennando un sorriso.
Kurogane sorrise, di quel sorriso dolce che era così raro e che riservava solo a lui e gli baciò la spalla: «Casa è dove sei tu, Fay...»
E a quel punto, mentre una singola lacrima brillava alla luce della Luna, il Mago sorrise.
 
 
 

 
FINE

   
 
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