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Autore: sweetPotterina    17/11/2015    1 recensioni
Vedi, siamo tutti corruttibili, solo che chiediamo prezzi diversi. E monete diverse.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Godric, Salazar, Serpeverde, Serpeverde
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Contesto generale/vago
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Il Leone e il Serpente

-Non fatelo.
La sua voce gli perforò la schiena, proprio mentre stava per varcare i cancelli.
Era profondamente arrabbiato, poteva percepirlo nel tono vibrante di quell’ordine.
Forse, uno dei primi che gli avesse mai dato, fuori dal proprio letto.
Salazar ghignò beffardo, quasi avesse atteso quell’imprevisto, e si fermò tentennando tuttavia nel voltarsi.
Non voleva vederlo, non doveva assolutamente farlo.
-Non fuggite.
Qualcun altro avrebbe temuto quel timbro duro e autoritario, ma non lui. Non quando sapeva bene che, quell’ennesimo ordine, era solo una maschera d’orgoglio creata per nascondere una muta preghiera.
Una preghiera che riuscì a incrinare la fermezza della sua volontà.
Si voltò, commettendo così il primo errore.

Lentamente, roteò il busto finché davanti ai suoi occhi non ebbe che lui.
Bellissimo e vulnerabile.
Era in veste da camera, con i capelli arruffati e le braccia strette al petto nel vano tentativo di proteggersi dal gelido vento invernale.
Che sciocco.
-Non riuscirete a fermarmi questa volta, Godric.
L’amante lo fissò per un lungo istante, in cui il fischio agghiacciante del vento sembrò abbracciare la tensione sublime che riempiva lo spazio tra loro.
Poi Grifondoro rilassò i lineamenti del volto e fece qualche passo in avanti verso di lui.
-Volete forse farmi credere di essere diventato incorruttibile?- gli chiese, alzando il sopracciglio e slacciando la propria veste.
Salazar deglutì. Ammirò il torace scolpito e forte dell’amante, la vena che pulsava sul suo collo e i suoi occhi divertiti che nascondevano una sfida e una supplica insieme.
Incrociare il suo sguardo fu il secondo errore.

Salazar sogghignò e lo raggiunse, lasciando che pochi centimetri tra loro. Si sfilò il guanto destro sotto gli occhi vigili di Godric e con le dita adesso libere seguì il percorso dei suoi addominali, del suo sterno fino al cuore, che sentì battere furioso come quello di un leone.
Il leone e il serpente, che strano connubio. Due predatori appartenenti a mondi diversi che, per qualche beffardo scherzo del destino, si erano scontrati e adesso trovavano difficile rimediare a quell’incidente.
-Vedete, siamo tutti corruttibili, solo che chiediamo prezzi diversi. E monete diverse. Godric sorrise malizioso, prendendo quelle parole come un esplicito invito che non si sognerebbe mai di rifiutare.
Annullò definitivamente ogni distanza e, soffiando sulle sue labbra in maniera sensuale, lo schernì.
-Siete oltraggioso, Salazar.
Serpeverde continuò la sua salita, seguendo la curva del collo fino a carezzare il viso ruvido dell’uomo, afferrandogli infine il mento.
-È per questo che mi amate, Godric- lo ammonì, tirandolo poi per la cintola e tuffandosi sulle labbra dell’amante con brama.
Quel bacio colpì entrambi come un alta marea indomabile, frastagliata di gemiti repressi e sospiri traditori.
Le loro mani scivolavano veloci sull’altro, come un cacciatore in cerca del suo tesoro, avido e bramoso.
Salazar baciò rudemente il compagno, mordendo e succhiando le sue labbra fino a trovarne il sangue per poterlo mischiare con il proprio.
Godric lasciò intrecciare la sua lingua a quella dell’amante, proprio come un serpente pareva fare con il suo cuore, circondandolo e risucchiandolo in profondità sconosciute.
Fu un bacio selvaggio, violento, che risucchiò l’anima di entrambi. L’uno tra le braccia dell’altro provavano a soddisfare quel tremendo bisogno dell’altro. Come se quella fosse l’ultima volta.
Perché, in fondo, quel bacio, conteneva l’amaro sapore di un triste addio.
E lo sapevano entrambi, nonostante provassero a rimandare quel tragico momento.
Quando sentì le sue resistenze cedere inesorabilmente, Serpeverde afferrò l’amante per i capelli, staccando le loro labbra e ponendo violentemente fine a quel bacio così com’era iniziato.
-Stavolta non vi basterà usare l’ascendente che avete su di me per fermarmi, Godric. Per quanto pensate di poter scaldare il mio letto? Un’ora… forse dieci. Poi, voi dovrete allontanarvi per adempiere ai vostri compiti ed io ne approfitterei di nuovo per fuggire.
A quelle parole Godric si sentì gelare. Offeso e ferito nel cuore prima che nell’orgoglio, lo allontanò con ferocia fissando poi gli occhi di Serpeverde quasi con disprezzo.
Come aveva potuto sminuire a quel modo ciò che c’era tra loro? Trattarlo come se fosse una qualunque sgualdrina!
Oltraggiato, con il polso si asciugò della saliva sulle labbra e così il sapore ancora caldo dell’amante. Allungò dei passi secchi fino ai cancelli, invitandolo con una mano a uscire.
-Allora andate, Salazar. Scappate, se è ciò che volete, e non tornate mai più.
Salazar fissò basito il compagno, ma riprese presto la sua solita aria composta e lo raggiunse.
Godric seguì con lo sguardo ogni suo passo che sembrava di volta in volta scuotere il suo cuore.
Non poteva crederci, ma era davvero giunta la fine.
Non poteva accontentare Salazar questa volta, chiedeva un prezzo troppo alto.
Non si trattava solo di loro, ma del futuro di generazioni e generazioni di maghi e streghe e lui non poteva ignorarlo solo per amore, accettando un principio che non condivideva affatto.
Quando Salazar arrivò sulla soglia, non lo guardò neanche e fece per oltrepassare il limite, ma Godric lo fermò con la propria bacchetta sul suo torace.
-Se oserete un’altra volta infangare ciò che vi è stato tra noi, non risponderò delle mie azioni Salazar. Dovete promettermi che fino alla vostra morte conserverete con rispetto il ricordo di noi, ricordandomi per ciò che sono stato davvero per voi. Me lo dovete.
Salazar sentì la gola seccarsi e qualcosa in fondo al suo cuore rompersi, come un cristallo avvolto tra le spire troppo strette di un serpente.
Un serpente che portava il suo nome.
Non riuscendo a dire niente, guardò per un’ultima volta le iridi calde dell’uomo di fronte a sé, annuì solenne e oltrepassò i cancelli.
Avrebbe mantenuto la parola, perché promessa o meno, sapeva non avrebbe potuto fare altrimenti.


FINE



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