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Autore: Raven626    18/11/2015    1 recensioni
Estratto dalla storia:
"Allora la ragazza sentì una melodia, debole e delicata, come il suono di un carillon. Non ricordava che nella cabina ci fosse un altoparlante o uno stereo, così si chiese da dove venisse quella musica. Clary scostò i capelli dal viso con un movimento rapido e fu allora che vide qualcosa riflesso sul finestrino della sua cabina: una ragazza!"
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suono di una fisarmonica e le risate dei bambini rendevano perfettamente l'idea di quanto quell'inaugurazione avesse avuto successo. Era la sera di Halloween e tutti i bambini e i ragazzi della città invece di stare in giro per le strade a fare “dolcetto o scherzetto” erano andati nel nuovo lunapark.
Ormai il sole era tramontato da un ora eppure nessuno era intenzionato ad andarsene. Dopotutto come li si poteva biasimare? In quel piccolo paesino sperduto dal mondo, mai c'era stato un parco dei divertimenti e, con la consapevolezza che il giorno seguente sarebbe andato via, ogni bambino del paese aveva convinto i propri genitori a farlo rimanere lì per tutta la notte.
Anche Clary era lì, i suoi genitori le avevano permesso di rimanere fino a mezzanotte. Clary aveva quindici anni e non aveva mai visto un parco giochi del genere in tutta la sua vita.
Le luci scintillanti delle diverse attrazioni, quella musica che sembrava appena uscita da un carillon, le risate e le corse sfrenate dei bambini per arrivare primi alla giostra dei cavalli. Tutto era nuovo per lei, nuovo ed emozionante. C'erano tante di quelle giostre da provare! E così poco tempo per potersele godere una ad una…
La ragazza si diresse senza esitare un solo istante verso la ruota panoramica. Scelse una cabina e attese che il giro partisse. Ancora le sembrava incredibile che un lunapark del genere avesse scelto di passare la notte di Halloween proprio nel suo paesino! Per non parlare poi del fatto che Clary continuava a chiedersi con infinita curiosità come facessero a trasportare una ruota panoramica di tali dimensioni in giro per il mondo come se fosse una valigia qualunque.
Alla fine le porte a vetri si chiusero il giro partì. Nonostante ci fossero diverse sedie nella cabina che aveva scelto, Clary stette tutto il tempo con il viso schiacciato contro il finestrino, la ruota procedeva lenta e la ragazza desiderò che non si fermasse mai, voleva che quel giro continuasse in eterno, che il tempo si fermasse e la lasciasse sospesa lì su a guardare il panorama. I bambini da lì sembravano tante piccole formiche e anche i genitori erano la stessa cosa, solo un tantino più grandi.
Una ciocca dei suoi lunghi capelli bianchi le cadde sul viso impedendole la visuale, neanche il cerchietto rosso che si era messa sembrava impedire a quei capelli di comportarsi come pareva a loro. Allora la ragazza sentì una melodia, debole e delicata, come il suono di un carillon. Non ricordava che nella cabina ci fosse un altoparlante o uno stereo, così si chiese da dove venisse quella musica. Clary scostò i capelli dal viso con un movimento rapido e fu allora che vide qualcosa riflesso sul finestrino della sua cabina: una ragazza!
Era lì, dietro di lei, ferma e immobile che la fissava. Il cuore di Clary iniziò a battere con foga sul suo petto e la ragazza si voltò di colpo: era certa di essere da sola!
Quando però si voltò, della ragazza vista nel riflesso non c'era più traccia!
Clary decise di liquidare quella faccenda all'istante, doveva essere stata solo un'allucinazione, non c'erano altre spiegazioni plausibili. Eppure la ragazza sentiva che un forte senso di oppressione si stava impadronendo di lei piano piano.
La cabina tornò a terra e nonostante solo pochi minuti prima Clary aveva desiderato rimanere lì in eterno, ora non poteva che gioire di essere di nuovo con i piedi per terra.
“Forza Clary! Non è il momento di fare la fifona! Sei ad una festa, che diamine! Quindi divertiti e basta!” pensò la ragazza decisa a non lasciarsi rovinare la serata da una stupida allucinazione. Si diresse a passo spedito verso un altra attrazione. Notò un capannone, all'esterno vicino all'ingresso c'era un cartello, diceva “Sala degli specchi”.
Clary aveva sentito tanto parlare di un gioco simile, doveva essere un lungo corridoio pieno di specchi che distorcevano le immagini e la ragazza non esitò un solo istante ad entrare.
Il corridoio era deserto, silenzioso, per certi versi anche un po' inquietante. Le urla e le canzoni provenienti dall'esterno erano solo un lieve sottofondo che Clary sentiva sempre di meno man mano che andava avanti. Quegli specchi erano forse la cosa più divertente che la ragazza avesse mai visto, nel giro di pochi passi era diventata alta, bassa, magra e grassa e non era ancora arrivata neanche a meta del percorso!
Clary continuò a camminare quando sentì un rumore, era la risata di un bambino! Alla ragazza venne da sorridere, almeno non era sola.
Continuò ad andare avanti e la risata si faceva sempre più forte, quel bambino non doveva avere più di sei o sette anni. Ormai mancavano solo pochi passi, il bambino doveva trovarsi subito dopo la svolta a destra, certo che quel percorso era bello lungo!
Clary si voltò verso il suo riflesso, chiedendosi quale versione di sé avrebbe visto questa volta, quando sentì di nuovo quel suono, flebile e dolce, quanto spaventoso, fu quando nello specchio rivide la ragazza del riflesso che fu certa di aver perso un battito per lo spavento. Lei era lì nel riflesso dello specchio, come prima era su quello del finestrino sulla ruota panoramica. Le braccia erano abbandonate lungo i fianchi, i capelli erano bianchi e lunghi. D'un tratto Clary vide la ragazza fare uno scatto e fu con il sottofondo del rumore di un vetro in frantumi che perse conoscenza.

La prima cosa che vide al suo risveglio fu un coccio di vetro a pochi centimetri dal suo viso. Clary si sedette massaggiandosi il capo dolorante. Tutto il pavimento era cosparso da scaglie di vetro. Fu con grande orrore che la ragazza si accorse di un particolare non di poco conto: a pochi metri da lei pochi prima della svolta a destra, un grande pezzo di vetro era macchiato di rosso, di sangue. Clary controllò il suo corpo alla ricerca di una ferita e alla fine quando comprese di non averne, un orribile presentimento l'assalì. Si alzò traballante e, facendo attenzione a non calpestare il vetro, a passo esitante si diresse verso la svolta. Nonostante già sapesse ciò che avrebbe visto, non riuscì comunque a trattenere un sussulto alla vista del piccolo corpo di un bambino accasciato inerme sul pavimento al centro di una grande pozza di sangue. Clary si accasciò accanto a lui e gli afferrò il polso, con terrore constatò che non c'erano battiti e allora lo lasciò di colpo e, quasi come se fosse inseguita, iniziò a correre più veloce che poteva verso l'uscita. Quando vide la luce infondo al corridoio, corse ancora più veloce e quando uscì le parve assai strano che tutto fosse esattamente come l'aveva lasciato. Possibile che nessuno avesse udito quel fracasso? Come poteva essere che neanche i genitori di quel bambino avessero avvertito qualcuno della sua scomparsa? Intenzionata ad avvisare qualcuno, Clary si diresse verso una bancarella. L'uomo dietro il bancone stava dando un lecca-lecca ad una bambina quando si accorse di Clary.
 - Cosa posso fare per te? - domandò con un sorriso.
 - Deve chiamare la polizia! Qualcuno ha appena ucciso un bambino nella sala degli specchi! -
 - Certo che voi bambini siete davvero uno spasso – commentò lui servendo dello zucchero filato ad un ragazzo.
 - Non sto scherzando! Dico sul serio! - continuò Clary allarmata.
 - Se fosse davvero così, a meno che tu non abbia visto l'assassino non potresti comunque fare nulla -
 - Ma io l'ho visto! -
 - Allora dimmi: che aspetto aveva? - domandò l'uomo, anche se continuava a non prestare particolare attenzione alla ragazza.
 - Era un ragazza, alta più o meno quanto me, aveva dei lunghi capelli bianchi e indossava dei jeans neri e una camicetta a scacchi! -
L'uomo le rivolse uno sguardo e vedendo che la descrizione appena ricevuta corrispondeva perfettamente all'aspetto della ragazza che aveva davanti, sospirò mettendosi una mano sul viso con fare sconfortato.
 - Senti ragazzina, ho ancora tutta una notte di lavoro davanti e domani mattia dovrò aiutare a impacchettare tutto, se sarò fortunato riuscirò a dormire tra una decina di ore, quindi ora perché non vai via e proponi i tuoi scherzi a qualcun altro? -
 - Mai io non… - iniziò Clary, poi però vedendo lo sguardo severo dell'uomo, capì che non ci sarebbe stato verso di convincerlo del fatto che diceva la verità – per caso sa dove posso trovare un telefono? - chiese allora.
 - Dovrebbe esserci una cabina dietro questa bancarella -
 - Ok, grazie -
Se quell'uomo non la voleva aiutare, a Clary non rimaneva altro da fare che chiamare la polizia da sola. Lo avrebbe fatto con il suo cellulare, ma l'aveva dimenticato a casa, così tirò fuori i cinquanta centesimi che servivano per fare una chiamata e li inserì nella fessura della cabina. Attese impaziente chiedendosi se quel “toooo… toooo… toooo...” avrebbe mai avuto fine. D'un tratto sentì un rumore, qualcuno aveva alzato la cornetta dall'altra parte!
- Scusate per l'orario, ma è urgente – iniziò Clary, quando si accorse che nessun poliziotto la stava ascoltando, dal telefono infatti non veniva la voce di un uomo, ma una melodia, una debole e inquietante canzone. Fu quando la ragazza comprese di stare ascoltando nuovamente la musica di un carillon che lasciò andare la cornetta con uno scatto. Il telefono rimase appeso a mezz'aria grazie al filo che lo collegava alla cabina, ma la musica continuava e la ragazza sapeva che presto lei sarebbe tornata.
Clary si guardò intorno spaventata, chiedendosi se quella sarebbe stata la volta buona che lei avrebbe visto quella ragazza faccia a faccia. A quanto pare però quella “volta buona” non sarebbe mai arrivata perché, come le volte precedenti, la ragazza apparve solo sul riflesso della cabina. I suoi lunghi capelli bianchi erano candidi come la neve e le ricadevano a ciocche sulle spalle, indossava una camicia a scacchi e dei jeans neri, proprio come Clary, ma c'era una differenza: gli occhi della ragazza nel riflesso non erano color nocciola come quelli di Clary, ma rossi. Rossi come il sangue, come l'odio, come la morte. Una morte che presto avrebbe accolto qualcun altro tra le sue braccia, Clary lo sapeva bene. Non sapeva chi fosse quella ragazza, ma era certa che non si sarebbe fermata. La musica continuò e, come se fosse stata un sonnifero, la ragazza cadde a terra addormentata.

Clary si svegliò e si accorse di essere ancora nella cabina del telefono, solo che adesso la porta era aperta. Deglutendo la ragazza si alzò, quelle risate, quella musica, ora tutto di quel lunapark la faceva rabbrividire e adesso l'unica cosa che desiderava era di tornare a casa. Iniziò a camminare quando si accorse di qualcosa: il terreno era macchiato di sangue! La ragazza seguì la scia e notò con terrore che la conduceva proprio dietro la bancarella. La pista di sangue continuava sotto la tenda situata dietro il bancone e questa volta Clary non volle neanche controllare chi fosse ad aver subito l'ira di quella pazza. Nonostante tutto la risposta non tardò ad arrivare, furono due bambini che, senza neanche volerlo, le rivelarono l'identità della vittima:
 - Per caso hai due euro? Vorrei andare al bancone a prendere un po' di zucchero filato, se vuoi ce lo dividiamo – stava dicendo un bambino al suo amico.
 - I soldi ce li ho, ma in ogni caso non possiamo prendere niente. È da quasi mezz'ora che il tipo della bancarella dei dolci è sparito -
 - Che strano… andiamo a cercare un'altra bancarella -
 - Buona idea! -
E così i due se ne andarono, lasciando la povera Clary ancora più sconvolta. Quella era stata la volta del venditore, ma chi sarebbe stato il prossimo? Con terrore la ragazza pensò che la prossima potesse essere proprio lei.
“Devo tornare a casa. Subito!” si disse.
In fretta e furia si diresse verso l'uscita, la sua casa non era molto distante, ci avrebbe messo meno di cinque minuti ad arrivare e il pensiero che presto sarebbe tornata a casa le dava un tale senso di conforto che Clary si affrettò ancora di più.
Quando incappò in una bambina. Dimostrava al massimo cinque anni, aveva dei lunghi riccioli biondi e indossava un costume nero da strega con tanto di cappello a punta e scopa.
 - Mi scusi – disse la piccola – per caso sai dov'è il bagno? -
 - Certo. Devi andare sempre dritta, poi, quando arrivi alla giostra con i cavallini devi svoltare a destra, allora… - Clary avrebbe continuato con le spiegazioni, ma lo sguardo perso di quella bambina le fece capire che si sarebbe persa di sicuro se qualcuno non l'accompagnava.
 - Vieni, ti accompagno io – si arrese Clary porgendole la mano.
 - Grazie! - rispose la bambina con un largo sorriso.
 - Dove sono i tuoi genitori? -
 - Non lo so. L'ultima volta erano vicino alla ruota panoramica -
 - Allora che ne dici se dopo il bagno ti aiuto a ritrovarli? -
La bambina annuì continuando a sorridere e nonostante una parte di Clary desiderasse solo tornare a casa, l'altra parte sapeva che doveva aiutare quella bambina, soprattutto se c'era una pazza armata in giro per il lunapark.
 - Eccoci, siamo arrivati – annunciò Clary alla vista del bagno chimico – dai, entra, io ti aspetto qui fuori -
La bambina entrò e Clary attese che avesse finito, quando senti una canzone, quella canzone!
“No! Non di nuovo!” pensò allarmata la ragazza.
 - Hai finito? - chiese agitata alla bambina.
 - Quasi – rispose lei.
E la musica diventava più veloce, più dolce e Clary sentiva la testa girarle e la bambina aveva appena scaricato quando quegli occhi rossi, iniettati di sangue, si rifletterono sulla porta del bagno chimico.
Nessuno udì quel piccolo urlo acuto, nessuno tranne Clary. Quel grido la svegliò e, nonostante la ragazza non si ricordava neanche di essersi addormentata, subito si alzò volgendo lo sguardo verso la porta. Sapeva cosa avrebbe visto se l'avesse aperta e fu per questo che decise di non farlo. Poi però il pensiero che quella bambina potesse essere ancora viva la convinse a tornare indietro e dopo aver preso un bel respiro, spalancò la porta.
La piccola era ancora seduta sulla tazza, si era appena tirata su le mutande quando quell'assassina era arrivata. I suoi riccioli erano sporchi di sangue come anche tutti i suoi vestiti. La pelle era bianca, cadaverica e Clary non volle neanche toccarle il polso, era fin troppo chiaro che non c'era più niente da fare. Il suo costume da strega era diventato rosso, in particolare sul petto, a sinistra, dove c'era il cuore…
Clary richiuse la porta con uno scatto e quando tolse la mano dalla maniglia, notò inorridita che questa era diventata rossa sotto il suo tocco. La ragazza si guardò le mani, erano sporche di sangue!
Senza pensarci due volte, la ragazza iniziò a correre verso la sua casa, l'unica cosa che desiderava era andare via al più presto.
Dopo soli tre minuti, Clary suonò al campanello.
 - Clary, sei già tornata? - chiese la madre aprendole la porta.
 - Sì, avevo sonno e non ce la facevo più a stare sveglia – rispose la ragazza nascondendo le mani dentro le tasche.
 - Perché non vai a farti una doccia, prima di andare a letto? Sento uno strano odore… -
 - Sì, vado subito – concordò lei salendo le scale.
Una volta che ebbe raggiunto il bagno, si pulì rapidamente la mani al lavandino, dovette strofinarle più e più volte con il sapone, ma alla fine il sangue andò via. Allora Clary aprì il rubinetto della vasca, controllò che fosse calda e iniziò a spogliarsi mentre la vasca si riempiva. Ecco, questo era proprio ciò che ci voleva per lei: un bel bagno caldo per dimenticarsi di tutto ciò che aveva visto in quel lunapark. Si era appena sfilata la camicia però quando sentì un suono oltre allo sciabordare dell'acqua. Clary sgranò gli occhi e si mise le mani sulle orecchie per impedire a quel suono di raggiungerla.
 - Vai via! - urlò – basta! Vattene! - continuò a gridare.
Qualcuno bussò alla porta.
 - Clary, va tutto bene? - era sua madre.
 - Sì, va tutto bene! - rispose la ragazza desiderando che la donna se ne andasse al più presto.
 - D'accordo. Quando hai finito scendi che è pronta la cena -
 - Va bene -
Clary guardò lo specchio, era certa che fosse solo questione di secondi prima che comparisse lei, intanto la melodia si era fatta più forte e cercava di farla addormentare. Ma questa volta Clary era decisa a rimanere sveglia, sarebbe stata pronta a tutto pur di impedire a quell'assassina di uccidere i suoi genitori. Così Clary attese, gli occhi puntati sullo specchio, alla ricerca di qualche presenza appostata alle sue spalle. Quella ragazza però non arrivava e la musica continuava imperterrita. Alla fine Clary volle credere che questa volta sarebbe stato diverso, volle credere che questa volta quella ragazza non sarebbe arrivata e non poté fare a meno di sorridere al pensiero che alla fine aveva vinto lei. Ma allora perché quella musica continuava? Perché non si zittiva come le altre volte? Forse il pericolo non era ancora scampato?
Fu con questi pensieri che Clary volse nuovamente lo sguardo allo specchio e allora la vide, lì, davanti a lei. Aveva le mani poggiate sulle orecchie, proprio nella stessa posizione di Clary e indossava solo una canottiera bianca, esattamente come Clary. E non si trovava alle spalle della ragazza, ma nel punto esatto in cui si trovava lei. E fu allora che lei capì. Capì che in realtà non era mai esistita nessuna allucinazione, nessuna pazza scatenata che girava per il lunapark, nessuna presenza misteriosa il cui scopo era unicamente quello di terrorizzarla. Perché Clary aveva ormai capito che non c'era mai stata una ragazza che compariva misteriosamente alle sue spalle accompagnata da un'inquietante canzoncina, perché quella ragazza era lei e ogni morte che aveva visto quella sera c'era stata solo a causa sua e quella musica ipnotica non la voleva addormentare, ma ipnotizzare, perché così al suo risveglio non si sarebbe più ricordata di ciò che aveva fatto.
Ormai Clary sapeva e anche se non l'avrebbe mai voluto, lentamente i suoi occhi diventarono rossi e lei afferrò la forbice posta dentro il cassetto del mobile accanto al lavandino e lo sciabordare dell'acqua coprì solo in parte le due urla che interruppero la quiete di quella sera…




Allora, salve a tutti. Si nota che questa è la mia prima storia horror, vero? Non so neanche come mi sia venuto in mente di scrivere una cosa simile, eppure eccomi qui.
Vorrei sapere cosa ne pensate e ditemi se ho fatto errori di ogni tipo. Attendo le vostre recensioni! A presto!

   
 
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