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Autore: Lady Moon    18/11/2015    2 recensioni
Storia ambientata in un momento di "guerra", in cui terroristi cercano di subentrare in una palestra, dove molte persone si erano nascoste, compresa Clarisse, la quale era lì dal primo momento e Warren, il ragazzo per cui prova qualcosa di forte. Tra i due accadrà qualcosa in un momento particolare della vicenda e sarà grazie alle forti emozioni di ciascuno e ai loro sentimenti - che non hanno parole -.
Ma tra le grida e la paura della morte, del nascondiglio svelato, l'amore che prova Clarissa si fa sentire e vince, facendole dimenticare di tutto.
***
Buona lettura!
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Let me go.

 
«Quegli occhi li avevo già visti... mi erano così dannatamente familiari, erano così irripetibili, concitati, nello stesso tempo tesi, tristi.
Erano gli occhi che padroneggiavano da sempre nel mio cuore.»



Clarissa sentì quel suono inarrestabile. Poco distante dalla palestra qualcuno aveva sparato a chissá chi; forse non solo ad una persona ma molteplici... non avrebbe voluto con precisione saperlo nonostante la sua mente continuasse, imperterrita, a chiederle di saperne di più, d'informarsi su tutto ciò che accadeva, ogni singola cosa. Il suo spirito combattivo implorava. 
Tutto quel caos si era creato poco tempo prima, persone che cercavano di scappare ma senza successo, le guardie di sicurezza avevano detto che dentro l'edificio sarebbero rimaste più al sicuro rispetto a fuori. Avevano bloccato l'ingresso. I criminali estremisti troncavano il consueto flusso di vita a quei poveri cittadini in strada, i quali vagavano verso mete prestabilite. Nella palestra le persone, tutte accumulate, erano speranzose di poter rivivere ancora un'alba e speranzose che nessun amico o sconosciuto si facesse male all'esterno. Alcuni si sentivano in colpa, si domandavano se fosse stata semplicemente fortuna che in quel momento erano riusciti a mettersi al riparo rispetto ad altri, o che in quelle ore avevano palestra.
Clarissa incominciò a pregare, fu strano da parte sua e lo riconobbe subito. Cessò, la sua curiositá, la voglia di sapere e la paura non le permisero di rimanere calma e la sua ansia non le concesse di continuare la preghiera. 
Alcune sue amiche si abbracciavano piangendo, altre, compresa una delle sue migliori amiche, le premevano il braccio, non la mollavano un secondo ed erano nel suo stesso stato.


:"Ti prego... Clarissa, non lasciarmi" - le disse la sua amica fidata, Lily, ansante.


:"Non lo farò, neanche tu lascerai me, vero? Se e quando dovremmo separarci tutti, tu verrai con me?" - rispose Clarissa, sicura che l'amica le avrebbe risposto di sì, sicura come poche volte nella sua vita di conoscere la risposta, di se stessa. 
Lily accondiscese più volte, guardandosi le spalle per paura che qualcuno potesse colpirla.
Una donna iniziò ad urlare dalla paura nel silenzio tombale; in molti pensarono che gli estremisti l'avrebbero sentita e sarebbero corsi a spararla, a spararli tutti, devastando il portone d'ingresso. La donna teneva stretta al petto il suo bambino, doveva avere poco più di 5 anni. Lui non capiva, a volte spalancava gli occhi sorpreso, quando gli spari tumultuosi si facevano sentire con accuratezza. Clarissa pensò, guardando il bambino con occhi compassionevoli e teneri, come aveva giá fatto con la mamma impaurita precedentemente, che per lui doveva trattarsi, quel momento, di un gioco piuttosto cattivo, pericoloso, strano da interpretare. 
Si udì un altro sparo, stavolta più vicino all'ingresso della palestra. Le persone sussultarono e si dimenarono per lo spavento. A poco a poco quasi tutti si allontanarono dall'ingresso, dividendosi, altri rimasero impiantati al suolo, come se avessero avuto le gambe troppo fredde per poter fare anche il minimo movimento.
Clarissa sentì Lily stringerle il braccio con una tale veemenza da farle male. Non disse nulla, non le importava. Era l'unica ad esserle rimasta vicina, le altre amiche ora peregrinavano e gridavano sia a lei che a Lily di raggiungere il piano superiore.


:"Andiamo con loro, Clarissa, dobbiamo allontanarci da qui..." - disse Lily, la voce tremante.


:"Hai ragione! Andiamo..." - 

Un altro e un altro sparo, li sentivano mentre correvano, qualcuno stava tentando di entrare e la palestra, non essendo una fortezza, prima o poi avrebbe ceduto l'ingresso. Le guardie di sicurezza si smossero, avevano le pistole cariche pronte a colpire, non avrebbe importato se avessero colpito un uomo o un ragazzo, perché si dicevano che gli assassini non guardavano il volto di nessuno e saresti potuto essere anche una bambina, ti avrebbero fatto saltare il cervello in aria comunque. 


:"Alla cattiveria umana non c'è limite, amico..." - disse una guardia, era un uomo alto, robusto, apparentemente freddo e ostile. Eppure in quel momento provava nostalgia.


:"Facciamo il nostro lavoro, soldato! Difendiamo questa gente! Siamo onorati, non è così?" - rispose l'altra guardia di fianco, accennando appena un sorriso.
Alla cattiveria umana non c'è rimedio, talvolta, se non si ha un minimo di spazio per un po' d'amore nel cuore. 

Clarissa e gli altri al piano superiore sentirono la porta d'ingresso sfondarsi. Essa emanò un tonfo così fragoroso ed agghiacciante da far tremare i cuori di tutti i presenti. Non era il grossolano rumore in sé per sé che aveva fatto la porta nel cadere ad inquietare, ma il rumore della trappola, del nascondiglio svelato, il rumore della paura della cosa a noi esseri umani più ignota, la morte.
Clarissa pensò al bambino, adesso doveva scappare, il mostro era riuscito a scovare il posto ove si era nascosto, quindi ammenoché non volesse perdere la partita, avrebbe fatto meglio a cercare un altro posto per non essere trovato. Le così tante urla la stordirono, c'era chi piangeva, chi non riusciva a farlo e come Clarissa, aveva il volto pallido, pietrificato dalla trepidazione. C'era chi si diceva cose belle come "non ci lasceremo mai" oppure "ti voglio bene, perdonami" e fu a quelle parole che lo stomaco ed il cuore di Clarissa si contorsero, fino a farle male, probabilmente era giá stata colpita da più spari, i quali gli si erano ficcati proprio in quei punti. Lily guardò Clarissa, sconvolta.
Clarissa rinsavì e riconobbe di aver avuto come un attimo di stand-by, perché... perché diamine subentrò in lei quella sensazione? Lily la spinse vicino ad un muro, qualcuno aveva fatto cadere un attrezzo pesante della palestra, il rumore rimbombò in tutta la sala. C'erano tante altre persone spiaccicate al muro, compreso su quello di fronte a Clarissa e Lily. Una guardia di sicurezza aveva detto loro di rimanere lì, di non fiatare, di non muoversi, non c'erano purtroppo altre vie d'uscita dalla palestra. Ritornò di sotto, sentivano gli spari, era un continuo rumore di proiettili che rimbalzavano e che, molto probabilmente, colpivano il bersaglio. Si sentivano imprecazioni, urla, rumori di oggetti, presumibilmente spostati per nascondersi e prendere bene la mira. Ad ogni sparo il cuore di Clarissa sussultava. 
Improvvisamente i suoi occhi, però, vollero distogliersi dai pensieri, dalla paura. Guardarono di fronte a loro...  qualcuno la stava guardando. Il cuore iniziò a tamburarle di nuovo forte, non aveva tregua, lo stomaco si contorse nuovamente - a sua volta - all'istante. Era lui, qualcuno l'avrebbe definito un suo normale amico, Warren, o forse era qualcosa in più per lei. Si guardavano con la stessa intensità, cosa stava succedendo?! I suoi occhi erano freddi, rigidi, fissi, ma erano quelli che Clarissa desiderava di più. Non riusciva ad abbandonarli e la colpa era del suo cuore, che, in quel momento, supplicava. Lo sentiva fremere, lo sentiva gemitare, non avrebbe mai concesso a Clarissa di fare diversamente, ora era lui il leader e lei avrebbe eseguito i suoi ordini.
Warren ancora non smetteva di guardarla, cosa diamine voleva da lei? Se avesse evitato almeno lui di fissarla, magari il suo maledetto cuore se ne sarebbe fatta una ragione, avrebbe guardato il soffitto, Lily, o si sarebbe concentrata sulle altre persone, sarebbe ritornata ad aver paura, a tremare. Invece no. Quegli occhi la stavano salvando dall'inferno: dalla paura, dal timore, dalla preoccupazione. Erano il paradiso, il suo e potevano sembrar poco per qualcun'altro, per lei uno sguardo così bastava per sopravvivere.
Le scese una lacrima, essa le rigò la guancia, fino a che non cadde dal mento. Mano a mano ne soggiunsero altre, erano deboli, tuttavia cariche dei suoi sentimenti. Quando Clarissa piangeva gli occhi le diventavano verdi, lei sapeva che Warren adesso avrebbe fissato un colore diverso, non più il solito marrone. Egli fece una smorfia di dolore, poi abbassò il capo. Clarissa voleva evaporare, avrebbe voluto in quel momento che uno dei killer la sparasse, dritto al cuore, avrebbe completato l'opera, era giá a metá. Lui aveva smesso di guardarla e ora ritornava a preoccuoparsi dei suoi amici e di se stesso.
Clarissa fece un passo in avanti, distaccandosi dal muro.


:"Ferma! Cosa fai? Vuoi farti ammazzare?! Sei per caso impazzita? Ferma qui!" - fece Lily, palpitante, agitata da quel gesto impulsivo di Clarissa, la quale non avrebbe mai voluto ferire i sentimenti degli altri, né i suoi, ma avrebbe voluto spostarsi più in lá, lontana dalla presenza di Warren.


:"Non voglio vederlo!" - le urlò in risposta, disperata. Lily notò gli occhi di Clarissa, rimase due secondi a fissarla, poi capì.


:"Ti prego, non pensare a lui, è qui con te, dovresti essere felice al massimo! Ma ti prego... se ti crea dispiacere, non pensarlo!" - disse Lily, sapendo che Clarissa avrebbe fatto la scelta giusta. L'unica cosa che non poteva sapere era che se Clarissa avrebbe voluto allontanarsi da lui era per non corrergli incontro ed abbracciarlo.
La sua mente stava ricominciando a prendere il proprio ruolo... il cuore doveva tacere, seppure sentirlo le donava un tale calore... e un tale freddo.
Gli spari ripresero a suonarle in testa, si domandò quando sarebbero finiti, quella serata stava diventando eterna come i continui gemiti delle persone, i quali le perturbavano l'anima. 
Si sentirono passi svelti salire le scale. Un uomo mascherato e con un fucile carico urlò in segno di vittoria e sparò al soffitto; una guardia se l'era lasciato scappare e ora era lì pronto ad uccidere chiunque.
Le persone pur di scappare si calpestarono i piedi a vicenda. Urla, pianti, preghiere erano la musica raccapricciante ed abominevole del momento. Si sentirono dei colpi e poi dei corpi cadere in terra pesantemente, delle grida che si erano fatte ancora più tonanti. Clarissa pensò che fosse toccata a lei, che gli spari li avesse presi la sua schiena, ma quando Lily le urlò di abbassarsi al prossimo sparo, lei realizzò che era ancora in vita. 


:"Butta quel dannato fucile, bastardo!" - strepitò una guardia sfinita, la quale giunse al piano superiore. Sparò tre colpi stando attenta a non ferire i superstiti, poichè non tutti si erano accovacciati in terra. Il killer mascherato si voltò, - per miracolo evitò i colpi della guardia - era l'unico rimasto in vita del suo gruppo famigerato di assassini senza scrupoli, altre guardie stavano salendo e ora erano in cinque.
Il killer gettò il fucile, spalancando gli occhi e lo scalciò lontano, dinanzi a loro.


:"Vedo che adesso iniziamo a ragionare!" - disse una guardia, arrabbiata come non mai.
L'uomo mascherato socchiuse gli occhi, sembrava stesse ridendo. Velocemente tirò dalla sua cintura una pistola e sparò dei colpi alle guardie. Esse si gettarono in terra, eccetto una che non avrebbe preso essendo lontana dalla mira. La stessa sparò all'uomo senza pensarci, poi altri colpi soggiunsero da parte di altre due guardie per un totale di tre colpi in prossimitá dello stomaco del killer. Clarissa rimase ad occhi sbarrati, Lily li chiuse piangendo, altre persone continuavano ad urlare, altre erano rimaste in silenzio, terrificate come Clarissa dalla scena. L'uomo cadde in terra, morto, col sangue alla bocca. 
Le guardie corsero subito a controllare i colpiti, altre si apprestarono a chiamare l'autoambulanza, una persona su tre era viva ma in grave condizioni.


:"È tutto finito... è tutto finito... la maggior parte di noi sono salvi, guarda quanti ne siamo... Lily... è finita..." - disse Clarissa, nauseata, rincuorante. Lily aprì gli occhi, debole.
Warren si avvicinò a Clarissa e realizzò che respirava, che era ancora viva. Clarissa si voltò, sapeva che non poteva esser stato colpito, il suo cuore non era morto quando aveva sentito quegli spari... nonostante fosse ferito nel profondo per la morte di quelle povere vittime innocenti. Warren aveva uno sguardo diverso da quello di prima, era preoccupato, teso, spaesato, deprimente. 


:"Cosa vuoi, Warren?" - chiese Clarissa, che aveva ancora gli occhi impregnati.


:"Sei salva... stai bene?" - disse lui, accovacciandosi accanto a lei, che stava consolando ancora in ginocchio Lily, seduta sul pavimento.


:"Sì... io sto bene... io... " -


:"Cosa? Togliti quegli occhi verdi, per favore" - esortò lui, frettolosamente. Aveva notato le lacrime, aveva visto il cambiamento dei suoi occhi e non lo sopportava, non lo voleva.


:"Sono contenta di vederti, lo giuro" - gli disse Clarissa, tornando a piangere, anche se non avrebbe voluto. Si alzò, le mani che le nascondevano il viso.


:"Clarissa, vieni qui... ti prego" - disse lui, cercando di toglierle le mani dal viso, con una tale delicatezza. Lei lo fece, lo guardò, era così vicino a lei... si domandò se fossero mai stati così vicini prima, era come vivere un sogno, uno reale.
Lui la strinse, senza pensarci, senza consultare nessuno. Clarissa si lasciò abbracciare, incredula, felice nell'anima... sentiva dentro di lei come un omino che esultava, che forse la prendeva in giro perché non poteva essere vero tutto questo... non poteva.


:"Ti amo... Warren, lasciami andare, ti prego" - disse Clarissa, la quale sapeva che lui non avrebbe voluto sentirsi dire quelle parole.


:"Non m'importa... baciami, baciami adesso, fin quando non ti stancherai di sentirmi" - disse Warren, dolce, flebile, guardandola come se fosse stata un essere proveniente da un altro pianeta, da un'altra dimensione. 


:"No... io..." - le labbra di Clarissa si avvicinarono alle sue, chiuse gli occhi, era per davvero un sogno, ma non poteva esserlo fino a quel punto... il cuore era oramai scoppiato in una gioia danzante ed infinita, sorrideva.


:"Scusami, Warren..." - disse Clarissa, guardandolo negli occhi, ma lui non rispose. Lily sorrise in vista di quello "spettacolo".


:"Mi ci voleva proprio qualcosa di positivo... vi ringrazio per la recita!" - disse, ironica, facendo scoppiare in una sincera risata i due, i quali per la prima volta smisero di contemplarsi.
Clarissa si accorse della donna e di quel bambino, erano abbracciati e sorridenti, sorrise anche per loro. 


:"Oh, state bene?! Per fortuna! Tutto okay, sì? Oh, grazie... santo Dio, forse riusciranno a salvare la terza persona colpita!" - disse una ragazza, amica sia di Clarissa che di Lily, correndo incontro loro. Warren si congedò, dando un bacio sulla guancia a Clarissa, che ricambiò il saluto con un sorriso affettuoso e raggiante. Le parve di vederlo sorridere a sua volta... forse tutto quello che lui voleva era questo: era sapere che lei, Clarissa, stesse bene.
Dopo ore poterono tornare tutti a casa e per fortuna erano in numerosi ad uscire da quell'edificio, caricato non solo di proiettili ma di speranza, fiducia, timore, preoccupazione, coraggio, vittoria, sinceritá ed amore... 
Erano in numerosi ad aver vinto, i felici di puntare verso un'altra alba radiosa.









*Nota dell'autrice: Buon salve.
In un momento di massima ispirazione ho deciso di scribacchiare questa storia - che spero ovviamente vi sia piaciuta o l'abbiate trovata comunque leggibile -. E' un tema indubbiamente abbastanza delicato e purtroppo contemporaneo, per cui è per le tante notizie apprese che ho pensato di creare una storia con un finale abbastanza positivo e farci una storia d'amore tra due ragazzi ^^
Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui e alla prossima!*

 

 
 
   
 
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