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Autore: ImmaEFP    18/11/2015    0 recensioni
Dopo cinque mesi,le cose cambiano,i ruoli si invertono. Risentimenti,rinunce,lacrime. La rabbia negli occhi,la delusione di se stessa. Ritrovarsi a vivere nei ricordi e far di tutto pur di inseguire i propri sentimenti. Stavolta però nulla è così semplice..
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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 Come ci era arrivata lo sapeva con certezza,erano bastate ore di viaggio in aereo,ma quello che non riusciva a trovare era il motivo per il quale era tornata. A Londra ci stava bene,Livia e George l'avevano ospitata nel loro lussuoso appartamento cedendole forse la camera più grande e bella,equipaggiata di ogni tipo di comfort. Dal letto a baldacchino a due piazze,al tv a plasma gigante,e una vasca idromassaggio tutta sua,eppure aveva deciso di lasciare quella reggia e tornarsene a casa. Per non parlare della piccola Camilla che ormai non riusciva a tenere lontana,quel piccolo batuffolo rosa di cinque mesi le aveva riempito le giornate, che ultimamente si intristivano di ricordi,era ritornata a fare la mamma quando sua figlia di mattina frequentava i corsi universitari,e la situazione non le dispiaceva affatto. E se poi aveva deciso a malincuore di perdersi i momenti più belli della sua nipotina,allora c'era qualcpsa di valido che l'aveva spinta a prendere questa decisione.Avrebbe avuto mille altre occasioni per vederla crescere,sentirla parlare,e affrontare assieme a lei i suoi noiosi e ripetuti problemi,come ci finiscono un pò tutti.Ma forse non avrebbe avuto più tempo per risolvere la questione del cuore. Cinque mesi fa aveva mollato tutto ed era scappata,forse agli occhi di tutti soltanto per stare vicino a sua figlia,trovandosi la scusa che poi era ancora piccola per fare la moglie e la mamma,ma in realtà era scappata dai suoi sentimenti,dalla situazione in cui si era trovata a vivere. Aveva deciso di starsene da sola e di provare ad essere indipendente,soprattutto da Gaetano,e probabilmente era pure convinta di farcela,ripetendosi che non aveva bisogno di nessuno per stare bene,per sentirsi una donna,o per continuare a vivere la sua vita dopo l'ennesima delusione,la pià brutale.Col senno di poi che quello era stato un segno del destino,e forse doveva ringraziare il cielo se si era allontanata definitivamente da quell'uomo che in un modo o nell'altro avrebbe continuato a farla soffrire. Solo che ci aveva messo dieci anni per capirlo. Soltanto quando aveva finalmente ceduto alla passione con il commissario,oltre che al suo fascino.

Quella con Renzo era stata tutta un'altra storia,un capitolo interrotto e le successive pagine bianche,che ti lasciano con il fiato sospeso e la bocca spalancata,perchè non avrebbe mai potuto credere alla fine della storia d'amore con suo marito anche se nel suo inconscio era consapevole che quel legame era dettato dal vincolo del matrimonio e della paternità e che in fin dei conti l'amore era già finito da un pezzo. Ma come nel periodo prima di innamorarsi (nel vero senso della parola) del commissario non riusciva a dirselo,ad ammetterlo a se stessa,aveva avuto bisogno di viverla quella situazione per tradurre il suo cuore. Perchè fin quando si trattava di avances,di parole ammalianti o un casuale incontro tra amici (come credeva lei) allora non poteva minimamente immaginare di crearci una relazione,proprio quel pensiero era incompatibile con il resto dei suoi,anche se l'attrazione c'era,per lei era e doveva restare solo un reciprovo feeling e una provvista di collaborazione per le indagini criminali.
E forse proprio perchè non ci era finita del tutto dentro, non poteva ammettere la realtà. Un marito fedifrago e superficiale e una figlia problematica. Tradirlo non era nei suoi piani,anche perchè non avrebbe mai potuto abbassarsi a tali livelli,non tanto per Renzo,ma per se stessa,perchè ci era passata di striscio. Ma quando aveva potuto poi rendersi conto che quello che aveva accanto non era un uomo,allora si era rimproverata duramente, si era fatta in quattro,o più,per portare avanti il nome di quella famiglia,per trattenere l'istinto di provare a scoprire cosa realmente si nascondesse dietro "l'amicizia" con il poliziotto,per ritirarsi ogni volta che il destino ci metteva lo zampino,e non era servito neppure il perdono,a suo parere una vera dimostrazione di amore (che poi era stata ingenua),perchè le cose da allora erano peggiorate. Non aveva potuto prevedere o anche solo immaginare che suo marito le avrebbe stravolto la vita da un momento all'altra. E a pensare che lui le aveva promesso mari e monti pur di farsi perdonare e ripartire da zero e maledetta lei che si era fidata. E quando era stata trascinata nell'appartamento del suo "vicino" improvvisamente tutti i momenti le erano tornati in mente, quei continui incontri nello stesso posto,alla stessa ora non erano stati affatto casuali,e neppure tutte le volte che il destino provava ad avvicinarli (pericolosamente),questo voleva dire che lei era stata una stupida,che aveva sempre pensato agli altri e mai a se stessa,che era stata vigliacca ed egoista,che aveva di fronte un uomo sincero,innamorato,che l'aspettava da anni e che certe volte si malediceva per essersene completamente perso,sicuro che avrebbe dovuto rinunciarci.

Che poi lui era stato la dimostrazione dell'uomo che merita di essere chiamato tale,perchè anche se lei continuava a dirsi che quello era solo un vizio,che una volta avuta lui l'avrebbe mollata,in realtà sapeva benissimo di sbagliarsi,perchè la sua era solo una fottuta paura di ammettere che lo amava,come mai aveva amato suo marito. Voleva prendersi a schiaffi per tutto quello che era stata costretta a farsi,per tutto quello che aveva fatto a lui,e per tutto quello che aveva dato all'altro senza ricevere nulla. Ma lui,era stato disposto a dimenticare tutto,a metterci una pietra sopra,anche perchè tuttavia lui non poteva darle nessuna colpa (e quando ne aveva,lui non riusciva a dargliela).
Era una donna sposata,e con una figlia, e lui lo cpaiva benissimo anche se non riusciva a darsi risposte alla lista infinita delle sue domande. Perchè lei nonostante tutto continuava a starci insieme,perchè continuava a seguire i suoi passi quando al posto suo,che continuava a ripetergli di essere pazza di suo marito,avrebbe fatto di tutto per distruggere e seppellire l'ostacolo. Ma era stato anche disposto a rimangiarsi tutto e a starsene zitto,vivendo con il magone in gola,doveva arrendersi. Ma in quel momento lui aveva capito di non aver mai sbagliato,che l'amore che provava per quella donna non era stato uno stupido scherzo del destino,perchè aveva avuto la certezza che quello chhe stavano vivendo non era un sogno,o una serie televisiva. E in un attimo tutte le sue paranoie erano state spazzate via. Finalmente aveva avuto conferma di quanto lui stesso credeva,Camilla provava esattamente lo stesso,che si era dovuto trattenere per non distruggere ciò che aveva costruito.

E lui sapeva benissimo che non era solo una notte,che non era solo un'avventura,perchè lo sentiva,perchè lei gliene aveva dato prova. Lo voleva sul serio. L'avrebbe voluto già da prima,e per sempre.Si era reso persino conto che lei era spaventata,e che aveva bisogno di tempo (almeno inizialmente),e gli era bastato stringerla per proteggerla da quell'ossessione che non riusciva ad allontanarsi da lei. Si sentiva in colpa per tutto. Era da lì che partiva la loro storia. Cercava invece di dimenticare ciò che era accaduto in seguito. Era scesa dal taxi che dall'aereoporto l'aveva condotta fino a Torino,e si era fatta fermare,non sa perchè,di fronte al commissariato.Anche lì in un attimo le apparsero ricordi di ogni specie. Dal più perverso,al più romantico,al più triste. Si era ricordata del caso che vedeva coinvolta la sua alunna Sara e la camicia pulita che veniva cambiata,ma un attimo dopo i ricordi di quel bacio profondo e assetato e poi come a rompere la magia,quel "e tu non esasperarmi".

Le alternative ora erano due. O lui le avrebbe sbattuto la porta in faccia decidendo di eliminarla definitivamente dalla sua vita (col senno di poi che aveva ragione),o qualcuno doveva farlo santo,perchè l'avrebbe perdonata per l'ennesima volta. Anche se le faceva un male cane ammetterlo,lei era certa che aveva perso ogni occasione,che non c'era più rimedio. Quel che era stato fatto,era stato fatto. Ed era consapevole che se lui davvero le avrebbe fatto capire che l'aveva dimenticata,se ne sarebbe tornata a casa con il cuore in gola. Col fatto che poi avrebbe sicuramente ricominciato a patire,infondo li separava solo un pianerottolo. Le scarpe sembravano inchidate sull'asfalto,ma con tutte le sue forze,forse poche,si era trascinata verso l'entrata. Non era cambiato nulla,almeno esteticamente,e facendo tre respiri profondi e tre passi rapidi ma piccoli,aveva avuto il coraggio di guardare altrove. C'era sempre lui,l'amico che sapeva sempre tutto,che forse prima di tutti aveva capito che la loro non era solo un'amicizia.
L'ispettore Torre stava accanto a sua moglie,la Lucianona,visionando probabilmente qualche verbale e quando aveva sollevato lo sguardo,aveva incontrato gli occhi tristi e spenti della prof,e chi meglio di lui poteva capire lo stato d'animo della professoressa. Perchè lui,anche se stava dalla parte del commissario,non poteva evitare di pensare che la donna davvero provava qualcosa per Gaetano,che se non era mai stata innamorata sul serio,non sarebbe mai tornata,eppure avve lasciato la sua famiglia per ricostruire i cocci rotti. Ma stavolta probabilmente non era esattamente lo stesso, Perchè fin quando si trattava di respingere l'uomo che certe volte era pure pressante e insisteva a conquistarla allora lui non aveva voce in capitolo,e lo accettava con rammarico,anche se sapeva di ritrovarsela di nuovo di fronte,ma quando era successo quello che era successo,quando lei si era donata a lui,quando gli aveva promesso (parole escluse) che lo amava,non si trattava più di respingerlo,ma di ferirlo,in modo profondo e violento. Sapeva di aver commesso una cavolata e che era troppo tardi,ma meglio tardi che mai,si ripeteva costantemente durante il viaggio della sua mente quando stava cercando di trovare una soluzione. Con Torre aveva stretto negli ultimi tempi una bella amicizia,erano stati anche complici nelle indagini,soprattutto quando lui non riusciva a trattenersi e spifferava le novità sul caso. Ma lei sapeva di aver perso punti anche con quello che aveva sempre,in un modo o nell'altro,appoggiato le sue decisioni e le sue ipotesi,perchè quello che stava vedendo non era uno sguardo sorpreso e neppure di chi era estremamente felice,ma più che altro,quello era un segnale di avvertimento,quasi come a farle capire che non era stata una buona idea. In un primo momento l'avrebbe cacciata fuori di lì,ma lui il duro non sapeva farlo e com'era fatto aveva lasciato l'ascia e si era caricato di forze per affrontarla,sotto gli occhi della Lucianona che lo guardava pietrificata,come se aspettasse una sua reazione.

-Professoressa,cosa ci fate qui?- lei non aveva risposto subito,perchè non rusciva a decifrare con chiarezza quel messaggio,se la sua presenza era gradita o se doveva sparire.
-Ciao Torre.- eppure sentiva ancora il dolore linciarle la gola,tanto che per pronunciare due parole aveva fatto fatica.
-Quando siete arrivata?- ancora non riusciva a capire da che parte volesse arrivare.
-Qualche giorno fa.- e infatti aveva dormito in un albergo,in compagnia del suo cane Potty,ma le era convenuto visto che non se la sentiva di entrare nel suo appartamento per di più con il rischio di incontrarlo,anche perchè le era servito un po di tempo prima di prendere la giusta decisione e fare chiarezza nella sua testa.
-Ma non è che siete qui solo per il caso Foglietta?- lui voleva solo metterla alla prova,ma sapeva esattamente che il motivo era un altro.
-No,no Torre.- aveva pronunciato ricordandosi quanto quell'uomo le tirava su il morale anche con una semplice domanda.
-Ah,ho capito allora perchè vi siete presentata alle quattro del pomeriggio in commissariato,ma non vi pare di averci messo un po troppo tempo?- invadente com'era c'aveva pure ragionissima. Lei non poteva obiettare,ne tantomeno aveva trovato una risposta.
-Il vice-questore mi ha riferito che se rintracciavate me o qualcun altro per sapere di lui,dovevo mandarvi via,ma sapete anche che io ho un cuore,e che vederlo ridotto in quello stato mi fa stare proprio male.-
La sua espressione era delusa ma allo stesso tempo aveva compreso che per aggiustare la situazione c'era proprio visogno di un confronto,faccia a faccia,tra Camilla e Gaetano.
-Sta davvero male?- se lo chiedeva pure conoscendo già la risposta.
-Lui dice di no,che ormai vi ha dimenticata,ma io lo vedo che non è così,perchè io lo conosco troppo bene professorè,glielo leggo negli occhi che si sente tradito da voi.- anche se quell'uomo ne diceva anche troppo a parere di chi stava dalla parte di Gaetano,non era mia stato così sincero e profondo.
-Veramente ti ha detto così? Che mi ha dimenticata?- non l'aveva presa affatto bene,perchè pensava che anche se fosse stato il contrario,tornare sui loro passi,non sarebbe stato affatto facile.
-Professorè mi credete se vi dico che ha distrutto il porta penne mentre me lo confessava? Solo che quella era rabbia.- ma la Lucianona stava assistendo in disparte a tutta la scena e quando aveva notato che l'uomo stava andando oltre il limite si era alzata dalla sedia raggiungendolo all'istante e bloccandogli le mani. -Torre.- lui aveva compreso subito e si era fatto da parte garantendogli però che avrebbe fatto di tutto per poter ricevere il commissario. O forse non era necessario.
-Il commissario ora è impegnato ma...- e proprio in quello stesso momento si era liberato spalancando la porta come una furia e con un mega sorriso,dovuto sicuramente a tutt altro. Ma quando aveva sollevato lo sguardo e aveva capito che quella figura davanti a se era Camilla si era caricato nuovamente di rabbia,delusione e fastidio. E ancora una volta se l'era presa con Torre,aveva lasciato la maniglia della porta e si era avventrato sull'ispettore,urlando.
-Torre!-
-Dottò?
- aveva sobbalzato e la sua faccia era diventata di un bianco cadaverico.
-Non esigo distrazioni,torna al tuo lavoro.- non si era mai comportato con lui in quel modo,utilizzando un tono quasi violento,ma il problema era la persona con la quale l'aveva beccato a parlare.
-Comandi dottò- quel poverino aveva girato i tacchi ed era tornato dalla Lucianona. Gaetano aveva atteso che l'uomo ritornasse a fare il suo dovere prima di rivolgere uno sguardo alla donna che era agitata e sentiva una fitta prenderle lo stomaco e portarla altrove.
Si ricordava di tutte le volte che si rincontravano dopo qualche mese,o addirittura qualche anno,lui non si era mai ritrovato a reagire così,anche se probabilmente qualche volta era stanco dei suoi tira e molla,la accoglieva sempre come un uomo innamorato possa fare.
Ma appunto,stavolta era tutto cambiato,dapprima il suo comportamento nei confronti della donna.
-Gaetano.- aveva una folle paura di pronunciare il resto delle cose,e così attendeva che l'uomo le dicesse qualcosa,di bello o brutto che fosse,indifferente o meno,ma almeno sentendo la sua voce si sarebbe resa conto qual'era la cosa giusta da fare.
-Cosa sei venuta a fare?- l'uomo non aveva neppure pronunciato il suo nome,si era limitato a guardarla con aria delusa e con la rabbia negli occhi,uno sguardo capace di incenerire chiunque.Lui aveva fatto l'impossibile per dimenticarla e quando ci stava finalmente uscendo fuori,lei era ritornata come un uragano.
Anche se probabilmente quando gli appariva davanti si ricordava di quanto l'avesse amata e di quanto rifarebbe tutto dall'inizio,anche se sapeva che quegli occhi,quelle labbra,il suo profumo,gli facevano semore lo stesso effetto,lui stavolta non voleva cadere in trappola,e si era promesso di tenersi lontana da lei.
-Se hai la luna storta me ne vado.- anche stavolta aveva scelto le parole sbagliate,ma lei non era abituata a vederlo così,perchè quei due davvero non litigavano mai,non si scontravano neppure per un piccolo malinteso,anzi con i loro sguardi si capivano fino in fondo.

Ma lei voleva soltanto affrontare la situazione con calma,senza vedersi assalita. Insomma se quella sarebbe stata l'ultima volta che si vedevano,se con quella conversazione avrebbero chiuso i rapporti definitivamente,allora lei voleva farlo nel migliore dei modi,senza dover ricordare quel pomeriggio agitandosi e torturando i capelli dalla delusione di se stessa. L'uomo non si era pentito del tono di voce che aveva utilizzato ma forse era completamente d'accordo con il pensiero di Camilla,se voleva vivere in pace,senza più averla tra i piedi,se voleva cominciare tutto da capo,dovevano affrontare la questione,non risolvere perchè secondo lui non c'era nulla da chiarire,nulla che secondo lui potesse ritornare come prima. Ma se non avessero parlato,se lui l'avesse cacciata fuori dal commissariato,o l'avrebbe mollata senza darle parola,lui era sicuro se la sarebbe trovata giorno e notte ovunque,insistendo continuamente sul voler parlare.

Un respiro profondo connesso alla stessa rabbia e alla poca voglia che aveva sia di ascoltare la sua voce,sia di guardarla negli occhi,ma con un cenno della mano le aveva indicato di acconodarsi nel suo ufficio. Lei si era fatta prendere dal coraggio anche se nello stesso frattempo tremava dentro di sè,sapeva benissimo che non sarebbero usciti di lì come qualche anno prima,o addirittura come qualche mese,anche se avrebbe voluto,ma lei se ne sarebbe stata zitta e avrebbe accettato tutto ugualmente,perchè riteneva giusti che scontasse le proprie pene. Sapeva dunque che il periodo successivo sarebbe stato un inferno,che non avrebbe più vissuto allo stesso modo. Avrebbe smesso di stare bene con la paura di svegliarsi,perchè bene non stava,avrebbe smesso di prendere la camomilla,che a parer suo le riucordava troppo e tutto. Se si fosse guardata nello specchio non avrebbe visto più la donna che negli ultimi mesi era diventata grazie a lui,non avrebbe più avuto quel sorriso che le si stampava in faccia ogni volta che sentiva la sua voce o che lo osservava,non avrebbe più bevuto vermouth in vita sua e soprattutto si sarebbe tenuta lontano dalle indagini,col senno di poi che le era sempre stato difficile,pure quando avevano deciso di stabilire delle regole. Avrebbe smesso di essere fiera di se stessa. Anche se tutto questo sarebbe stato solamente difficile da affrontare,ogni angolo della casa,ma anche della città,le ricordava proprio il vice-questore. E ora doveva affrontarlo,e il suo ruolo sicuramente non aveva voce in capitolo,essere battuta dal commissario in questo caso era una sicura probabilità,lui aveva sempre saputo raggirare i sospettati,e sapeva riconoscere da un battito di ciglia se questi mentivano o meno,e sicuramente ci sarebbe riuscito anche con lei.
   
 
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