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Autore: Aggrodolce    19/11/2015    0 recensioni
Aveva detto addio al proprio ragazzo, all’amore della sua vita, qualche ora prima. Aveva chiuso un capitolo della propria vita. Avrebbe dovuto essere pronto a cominciarne altri, magari migliori.
Invece si sentiva uno straccio.
[Lito/Hernando][Hernando POV][POSSIBILI SPOILER][Angst][songfic?]
Piccola ff su Hernando, dopo la rottura. Enjoy!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Il coraggio di lasciare andare 



Il chiavistello del portone scattò.
Girò un paio di volte, sbloccandosi quasi subito, aprendo poi la porta di un appartamento che sembrava essere deserto da mesi.
Ed in effetti, era così.
Hernando non metteva piede in quell’appartamento da mesi.
Le finestre erano chiuse, le serrande abbassate. L’aria sembrava rarefatta, stantia, chiusa. Poteva percepire la presenza di polvere ovunque, persino sulle pareti.
La prima cosa che fece, in effetti, fu aprire le finestre, sospirando e socchiudendo gli occhi.
Non gli era mai piaciuto il suo appartamento. Lo aveva preso per staccarsi dalla propria famiglia, pagandolo con i risparmi che aveva guadagnato lavorando part-time, dividendosi tra studio e lavoro, ma era in una parte di Città del Messico che aveva sempre odiato. Fuori la città sembrava non dormire mai, dalle finestre entrava sempre lo smog delle macchine, e di conseguenza durante tutta la durata del giorno si potevano udire clacson e rumori di motori insistenti, insomma un piccolo angolo di inferno.
Nulla a che vedere con il superattico di Lito. Così grande da far disperdere qualsiasi tipo di rumore molesto nell’ambiente, nell’enormità di tutte le stanze della casa.
E la terrazza. Aveva la migliore vista di tutta Città del Messico. Si perdeva ogni volta che usciva in terrazza, pensando a quanto amasse la propria città, a quanto amasse far parte della frenesia che lo circondava, e a quanto amasse…
Aprì gli occhi, ritornando alla realtà. Al suo piccolo appartamento, che dava su un parcheggio e su qualche macchina in movimento, qualche palazzo, un paio di insegne.
Casa.
Sospirò, spostandosi dalla finestra, camminando a passo lento per il corridoio che collegava il soggiorno alla piccola cucina.
La televisione era spenta ed impolverata. Forse era ora di rimetterla in funzione.
Il telecomando era rimasto sul tavolino della stanza. Lo guardò un istante, poi con un gesto veloce spinse il pulsante di accensione ed accese l’apparecchio.
Non gli importava il canale, la tv sarebbe servita solo a lenire il silenzio quasi assordante che era presente nell’appartamento. Macchine e clacson a parte, ovviamente.  

«Il famoso attore Lito Ridriguez oggi sembra essersi assentato prematuramente dal set durante le riprese. Ancora non abbiamo fonti certe, ma il regista ha dichiarato che-- »

Era ovvio. Pessima idea.
Hernando spense immediatamente, chiudendo ancora una volta gli occhi e riaprendoli poco dopo, perdendosi in una smorfia indecifrabile. Aveva increspato il labbro, teneva lo sguardo fisso e respirava quasi impercettibilmente.
Cosa diceva quel cantante italiano… ?

“ … Pasarà distraida la noticia de nostros… y dicen que me servira, o que no mata fuerza te da…”

Già. “Ciò che non uccide, fortifica”.
Ma allora, perché si sentiva così a pezzi?
Aveva detto addio al proprio ragazzo, all’amore della sua vita, qualche ora prima. Aveva chiuso un capitolo della propria vita. Avrebbe dovuto essere pronto a cominciarne altri, magari migliori.
Invece si sentiva uno straccio. Nel petto, il cuore sembrava essere dilaniato, sanguinare copiosamente senza accenno alcuno al voler smettere.
La mente, sembrava divisa in due. Una parte gridava, dichiarando di aver fatto la cosa giusta.
L’altra piangeva, disperata, ammettendo di aver commesso l’errore più grande della sua vita.
Sembrava davvero uno psicopatico.
Eppure non si sentiva in colpa con se stesso. No, non c’era traccia di questo.
A dire il vero, Hernando riusciva a percepire solo un enorme senso di vuoto.
E non c’entravano l’appartamento impolverato, o il fatto di essere solo in casa.
Era un vuoto maggiore, un vuoto incolmabile.
Qualche tempo prima probabilmente, invece che restare in casa sarebbe uscito, entrando nel primo bar e cercando di fare nuove conoscenze, trovare “nuovi amici”. Ma quella volta no.
Quella volta, l’unica cosa che avrebbe voluto fare era rimanere in casa, da solo. A pensare, e probabilmente a nuotare nell’autocommiserazione e nel rimorso.
Cercando stupidamente di evadere da quei pensieri si prese la testa tra le mani per un istante, e camminò, sino ad incontrare la parete del corridoio, ancora impolverata.
Le si appoggiò con la schiena, e lentamente si lasciò scivolare a terra, lasciandosi sfuggire un sospiro particolarmente rumoroso.
Finì con il sedersi a terra, nel corridoio freddo e anonimo di quella che aveva lentamente realizzato non essere casa propria, non più, mentre una lacrima gli scendeva rigida lungo il viso.
Perché aveva detto addio all’amore della propria vita, addio per sempre, addio a qualcuno che sarebbe rimasto nel suo cuore in eterno, aveva perso qualcosa di fin troppo prezioso per lui, e molte volte, a soffrire non è solo chi viene lasciato, ma chi ha il coraggio di lasciare andare. 


 

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Questi due mi hanno rubato l'anima. Mi hanno tolto il blocco dello scrittore. 
A dire il vero, tutto Sense8 mi ha particolarmente toccata. 
Questa ff non aveva pretese, ma mi ci sono particolarmente impegnata, perché un rapporto è costituito da due parti, ed entrambe soffrono. Sempre. 
Grazie per aver letto. 
~
  
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