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Autore: Ronnie92    19/11/2015    0 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/Kurt_Cobain]
“Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono troppo un bambino incostante, lunatico!”
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“L’ultimo mese”

Mi chiamo Kurt, non ho molto da dire, ma molto da raccontare.
Se non riuscite a capire la sottile differenza tra le due cose, allora difficilmente riuscirete che sto per raccontarvi.
Le mie parole, per quanto colme d’odio e dolore, sono parole d’amore.
Potete anche non credermi, non pretendo questo, né me ne frega qualcosa.
Ognuno sceglie il proprio destino, ognuno sceglie la propria via da seguire.
Ma non sono qui per parlarvi di vita e di morte, semplicemente dell’amore, se mai si possa parlare dell’amore semplicemente.
Sono qui per raccontarvi di rose rosse, di champagne e di tutto ciò che immensamente vi può essere legato.
Ho scritto molto nella mia vita: lettere, poesie, testi musicali, fino a odiare tutto questo.
Ma da sempre ho compreso che tutto è così vuoto senza l’Amore.
Anche l’egoismo è puro oblio senza Amore.
Ricordo ancora bene quelle parole di Shakespeare, l’ho impresso nella mente, anche se è rimasto molto poco della mia mente, essendo ora, la mia essenza, solo musica e testo.
“Come Amleto devo scegliere tra la vita e la morte, scelgo la morte”.
Queste sarebbero dovute essere le mie ultime parole, ma non lo furono.

Quando non hai niente è l’Amore che ti salva dal baratro, ma quando hai tutto è proprio l’Amore che ti spinge nei più reconditi abissi della vita.
E’ paradossale, ma ahimè, la vita è Paradosso. Una scala tortuosa che ti fa salire in basso e non in alto. E’ l’inversione della realtà.
Ne presi un paio di manciate, non ricordo davvero bene, ad occhio e croce dovevano essere una cinquantina di pasticche.
Nella città eterna, il sonno eterno.
Sarebbe stato ironico, non credete?
Cosa fare per Amore.. Morire poi non è la cosa più difficile in questo cammino.
Provate voi a trovare un accordo giusto, al momento giusto, la respirazione giusta, per ogni singola sillaba, in un mondo che non concepisce l’arte della comprensione.
Eppure quella mattina, dopo una notte da cani, fu una corsa per la mia vita.
Una corsa a cui non partecipai attivamente.
L’ultima cosa che ricordo di quella notte, non è neanche il sangue che mi rigò il viso, che fluttuante scese dal naso, ma quel senso di rilassamento. Avete presente?
Come quando una nota distende tutta la tensione, e tutto il dolore va via?
Ma come avreste reagito voi, quando l’ultima goccia di felicità, abbandonava il vostro corpo? Come avreste reagito, supponendo aveste fatto qualcosa, semmai aveste perso l’ultimo distillato di gioia?
Per tutti passarono venti ore, per me trascorse una vita.
Rimasi in bilico, tra il Paradiso e l’Inferno, per più di una vita, ora che ci rifletto bene.

Al mio risveglio, decisi di “curarmi”.
Ma la mia cura non si poteva trovare in un luogo che mi allontanava dalla felicità, da casa mia.
Me ne resi conto subito, o forse solo troppo tardi.
La mia “malattia” era incurabile.
Adesso fa male come prima, perché il mio male non era fisico, ma estemporaneo, etereo. Era un problema di illusione.
Come quando ti promettono una torta alle mele e ti servono solo merda.
Il principio è assolutamente lo stesso.
Questa è stata la mia vita: una torta di merda.

In fondo lei era troppo annoiata in questa vita.
Era lei l’Amore?
A quanto pare no, era solo un cancro.
Un cancro radicato nel cervello, che distorce la realtà, che porta via tutto ciò per cui vale la pena vivere.
Come nel migliore dei romanzi, nessuno conoscerà la verità.
Ognuno creerà la propria versione dei fatti, e io, da buon protagonista, mi atterrò ai fatti, senza discutere. In fondo non posso più controbattere.

Il volo 788, sapeva di casa.
Un ultimo sguardo alla realtà, putrida e disinibita, che scempiava e dilaniava la mia anima.
In quei momenti mi sentivo estremamente colpevole.
Duramente, dannatamente colpevole.
Era un volo che mi proiettava al passato, che non evidenziava nessun futuro.
E quando ogni passo ti porta indietro, senza farti muovere di un millimetro, l’anima continua a morire.
Non si trattava di depressione, di pigrizia, o che ne so io, di qualsiasi altra stupidità dettata dall’inconsapevolezza.
Ero solo stanco. Stanco di non avere più niente da raccontare, più niente da ascoltare.
Come un pugile troppo avanti con l’età, che non sa neanche più schiacciare una zanzara.

Il rifiuto è più doloroso della morte stessa.
Il rifiuto ha cancellato tutto ciò che avevo davanti.

Da sempre avevo desiderato provare l'esperienza della vita di strada.
Ma un’esperienza così non la puoi scegliere, deve solo venire  da te.
Mi sono sempre sentito come una volpe, non nell’astuzia, ma nella ferocità del bracconaggio nei miei confronti.
Sono stato braccato dentro, per troppo tempo, dalla persona che amavo, da colei che credevo di amare, e che ha annichilito tutto ciò che sarebbe potuto essere.
Ma non ha più importanza ormai, non per me, non per dove sono adesso.

L’idea più bella è ricordare noi, semplici ragazzi di Seattle, con la voglia di sfidare il Mondo, e viverlo e raccontarlo attraverso i nostri occhi.
Quando una semplice voce, una chitarra e una batteria, potevano trasmettere più di mille parole di uomini “importanti”.
Non comprendo, adesso, quanta rivoluzione sia avvenuta nel mondo attraverso noi, ma quel “noi” è tutto ciò che riesco a ricordare con affetto.
Ho sempre creduto di essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più.
Io ero troppo sensibile. Avevo solo bisogno di essere un po' stordito per ritrovare l'entusiasmo che avevo da bambino, quell’entusiasmo che bastava per tutto, che bastava per farmi essere qualsiasi cosa volessi.

Amare e Cedere mi hanno cambiato, trasformato, da bruco a farfalla, per quanto sia breve l’esistenza di quest’ultima.
Ma in fondo “è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”.

“Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono troppo un bambino incostante, lunatico!”
Un bambino che ha troppo amato e ha rotto il suo giocattolo.
Non mi resta che lasciarvi un abbraccio, e ricordate che il mio lascito è solo per voi.

                                                                                                                                                     Kurt Donald Cobain

 
   
 
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