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Autore: Macy McKee    20/11/2015    0 recensioni
[Kirei!centric | Character study]
Fa scorrere le dita sulle gocce rosse, le labbra che si contraggono in un ghigno – un sorriso.
Stringe quelle stesse dita attorno al calice che il Re degli Eroi gli porge, macchiandone il cristallo.
Il vino non ha lo stesso sapore che Kirei ricorda dai Sacramenti.
Sa di tradimento e morte e perfezione.
Lo sente scorrere lungo la gola, al ritmo della risata di un Re che risuona fra le ombre.
«Vedo che stai cominciando a capire»
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Archer/Gilgamesh, Kirei Kotomine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Warning: tematiche delicate, menzione (non nei dettagli) di autolesionismo, menzione di maltrattamento di minori, omicidi, descrizioni piuttosto dettagliate di sangue e ferite, esseri viventi di varie specie che soffrono. (È la cosa più dark che io abbia mai scritto, bear with me.)
Contiene spoiler per chi ha visto solo Fate/Zero e non Stay Night. Qualche riferimento alla light novel.
Dedicata a tutti coloro che mi hanno sopportata (e sono riusciti a non picchiarmi) mentre deliravo durante la scrittura di questa storia. 

 
Cenere alla cenere, sangue al sangue
You seek a God to stand above you
Wrapping healing arms around you
You'll find another God of pain
A God of suffering and tears
(Saviour – VNV Nation)
 

 
Lo strappano all’oblio il 28 Dicembre. Il giorno della Nascita più i tre giorni della Resurrezione: sigilla una vita di aspettative riposte sulle sue spalle e sul suo futuro (le infrange tutte con infinito piacere, dalla prima all’ultima.)
Le tenebre che custodivano l’idea della sua esistenza, una possibilità ancora irrealizzata nel flusso del tempo, si agitano e si ribellano nel momento in cui lui è gettato nella vita.
Un frammento del nulla che lo ha cullato fino al momento del suo concepimento si aggrappa alla sua anima un istante prima che lui apra gli occhi sul mondo (non lo abbandona più, un parassita che succhia la vita dal suo cuore).
Nessuno vede il vuoto nei suoi occhi di bambino, mentre il suo primo pianto maledice il mondo che ha sostituito l’oscurità (e lui non l’ha mai chiesto, di esistere).
 
*
 
Lo chiamano Kirei – bello, puro – perché ogni invocazione del suo nome sia lode al Dio che ne ha consentito la nascita (lo stesso Dio che ne permetterà la dipartita?)
Ironico, come nessuno di coloro che celebrano la sua venuta al mondo conosca la vera bellezza (nessuno di loro vede la perfezione della devastazione, la purezza della disgrazia.)
 
*
 
Alla vigilia dei suoi dieci anni, Risei lo sveglia all’alba e lo conduce alla finestra, incitandolo a osservare il Sole che sorge sulla terra innevata e a rendere grazie a Dio.
«Rimani qui fino a quando avrai compreso la bellezza della Creazione.»
Kirei rimane in ginocchio con le mani appoggiate alla finestra fino a quando la pelle dei palmi si attacca al vetro freddo.
Risei deve avvicinare una candela alle sue dita perché Kirei possa staccare le mani.
«Hai compreso?» gli domanda., la voce che gronda aspettative dense e dolciastre.
Kirei annuisce. «Sì, padre.»
Mente.
(Tutto ciò che ha compreso è che i raggi del Sole, un istante prima di ferire e squarciare e disperdere la foschia, hanno disegnato sulla neve larghe chiazze rosse che parevano laghi colmi di sangue.)
Affonda le unghie nei palmi scorticati fino a sentire gli occhi riempirsi di lacrime.
 
*
 
Inizia a capire – una comprensione superficiale e incompleta, un germoglio prematuro destinato a fiorire nella verità solo negli anni a seguire – un pomeriggio dell’estate dei suoi dodici anni, quando un uomo si presenta sulla porta della Chiesa con una bambina fra le braccia e le guance sporche di lacrime.
Piange, l’uomo, mentre si inginocchia davanti a Risei e lo supplica di pregare per la figlia che non sta bene, non sta bene.
Kirei ascolta i suoi singhiozzi con la testa china sui libri, e ogni singulto sembra chiamare la sua attenzione come se fosse rivolto a lui personalmente.
Il volto della bambina è bianco come quello del soggetto di un ritratto sbiadito dal tempo. Un solo livido sotto la tempia ne colora la pelle. (Lui comprende all’istante, mentre Risei distoglie lo sguardo e finge di non vedere.)
Muove appena gli occhi, mentre le sue labbra tremano a ogni respiro.
Mentre Risei poggia una mano sulla spalla dell’uomo e l’altra sulla fronte della bambina, Kirei immagina quelle labbra immobili e quegli occhi spalancati sul nulla, vuoti. Morti.
«Affido la sua vita nelle mani di Dio. Pregherò per lei.»
Quattro giorni dopo, è Risei stesso a celebrare il suo funerale.
Kirei è in silenzio in un angolo, gli occhi incollati sulla bara.
Si domanda se il corpo disteso all’interno sia diverso da come l’aveva immaginato, congelato nella morte (Si rammarica di non poterlo vedere di persona.)
I singhiozzi rimbombano fra le panche di legno e i soffitti decorati.
Kirei tiene gli occhi fissi sul padre della bambina, e scorge le sue labbra piegarsi in un «non è colpa mia» muto che nessuno sente.
Nessuno sa.
(Lui sa.  Lui capisce.)
Kirei immagina di aprire la bara davanti ai presenti e mostrare a ciascuno di loro la verità. Scostarle i capelli dalla fronte e mostrare quel livido del colore della carne putrefatta che orna il volto immobile.
(Può quasi sentire riecheggiare le loro urla e vedere davanti ai propri occhi l’orrore dipingersi sui loro volti, un istante prima che comprendano.)
Quella sera, solo nella propria camera, colpisce il muro con il pugno chiuso fino a quando le nocche grondano di sangue per cancellare quel pensiero dalla propria mente.
 
*
 
Uccide per la prima volta mentre torna alla Chiesa dopo la scuola, lo zaino sulle spalle e tredici anni di vita sullo spirito.
Un cane geme sull’asfalto, un lungo uggiolio agonizzante che vibra sui denti scoperti in un ultimo ringhio disperato.
Il suo sangue forma una traccia che sfregia la strada, rovinata dal motivo volgare di larghi pneumatici.
Kirei si inginocchia accanto alla creatura – occhi disperati che afferrano i suoi, il gemito che si fa più roco.
Allunga le mani verso il suo muso.
Il cane cerca di sporgere la testa in avanti, attendendo una carezza che lo conforti mentre il suo respiro si affievolisce e si spegne.
La mano di Kirei sfiora lo spazio fra le orecchie e lo supera, appoggiandosi sopra il suo collo.
Dita che si piegano e spingono e premono.
Può quasi sentire le parole che pronuncerebbe suo padre se potesse vederlo: «Un atto di pietà»
Non lo è.
(Voleva solo ucciderlo prima che morisse da solo.)
 
*
 
Una donna si presenta alla Chiesa una mattina, i vestiti sporchi di chi non spera di vivere abbastanza a lungo da indossarne di nuovi e la pelle del volto tesa sulle ossa.
Kirei ne può vedere il teschio sotto le guance.
«Prenda questo, Padre. È tutto ciò che ho. Lo dia agli orfani. A me non servirà.» Tossisce una risata amara mentre tende a Risei un sacchetto che tintinna fra le sue dita.
«Vedi, Kirei? Questa è la misericordia di Dio che si manifesta attraverso i suoi fedeli. Questa è la bellezza del suo Regno.»
La donna non fa più ritorno.
Il suo corpo non viene trovato.
Kirei si domanda se si sia gettata nel fiume Mion, che taglia Fuyuki a metà come una lama invisibile conficcata nel cuore della città.
(Il suo corpo che affonda nel fango mentre le alghe ne diventano il sudario, non è questa la bellezza del suo Regno?)
Tre giorni dopo, Kirei si sveglia all’alba, il Sole che gli colpisce il viso, e capisce che suo padre non lo comprenderà mai.
Non vedrà mai.
(Kirei non saprà mai stabilire con esattezza se sia quello il momento esatto in cui decide che, un giorno, sarà lui a strappare l’anima dal corpo di Risei.)
 
*
 
Sua moglie si toglie la vita davanti ai suoi occhi.
Due giorni dopo, Kirei si presenta sulla porta della Chiesa.
Suo padre gli appoggia una mano sulla spalla, affondando orgoglioso lo sguardo nelle lacrime che gli deturpano il viso.
«Le mie condoglianze. Il Signore sa essere un padre severo, nel mettere alla prova i propri figli. Capisco il tuo dolore» gli dice.
(Continua a non capire, Risei. Come può immaginare il dolore di vivere accanto a una donna per due anni, attendendo il momento in cui potrà prendersi la sua vita, ed essere derubato di quella morte che gli apparteneva?)
 
*
 
Uccide la sua prima vittima in qualità di Esecutore affondando un coltello fra le sue scapole.
Torna dalla missione nel cuore della notte. Suo padre lo attende, gli occhi lucidi d’orgoglio. È così fiero del suo operato a supporto della causa della Chiesa.
(Cosa direbbe, se sapesse che Kirei ucciderà il proprio Maestro allo stesso modo?)
 
*
 
Quando il corpo di Tokiomi crolla a terra, il suo sangue gli macchia la tunica.
Kirei fa scorrere le dita sulle gocce rosse, le labbra che si contraggono in un ghigno – un sorriso.
Stringe quelle stesse dita attorno al calice che il Re degli Eroi gli porge, macchiandone il cristallo.
Il vino non ha lo stesso sapore che Kirei ricorda dai Sacramenti.
Sa di tradimento e morte e perfezione
Lo sente scorrere lungo la gola, al ritmo della risata di un Re che risuona fra le ombre.
«Vedo che stai cominciando a capire» commenta Gilgamesh.
La risata di Kirei ha il sapore del vino e del sangue quando si unisce alla sua.
 
*
 
Bellezza è avere tutti i mali del mondo scorrere attorno ai suoi piedi e strisciare sulla terra, avanzando al suo comando.
Li sente ancora fremere intorno a sé quando la lama affonda nel suo petto e scava nella sua carne.  (Starà ridendo Tokiomi, all’inferno, nel vederlo cadere trafitto dalla stessa spada con cui l’ha tradito?)
Crolla a terra, sporcando l’erba di cremisi.
Sangue al sangue.
Morte alla morte.
Tossisce il suo ultimo respiro sul prato rosso.
Non pensavo che ti avrei raggiunto così presto, Tokiomi.»)
Le tenebre fremono e strisciano e lo soffocano.
Bentornato, Kirei.
 
 
 
 
 
N.d.A.: Nata come supporto (per me stessa, a cui fare riferimento scrivendo) per un’altra fanfiction su Kirei che ho in lavorazione, su cui mi astengo dal fare commenti perché a questi ritmo la pubblicherò fra una ventina di anni.
È uno dei personaggi più complicati da rendere su cui io abbia mai scritto: questa storia mi ha fatta sudare tantissimo (scrivere su di lui è peggio che preparare Analisi xD)
Gli episodi del passato di Kirei sono in parte “reali” e in parte inventati. Gli accenni all’autolesionismo, alla moglie e al rapporto con Risei seguono il canon.
Scelte stilistiche volutamente sperimentali. Non so quanto sia valido il risultato, ma devo dire che con la faticaccia che ho fatto per scrivere questa storia alla fine mi ci sono affezionata xD
Ispirata ai prompt “coltello” e “morte” dal gruppo Fanfiction Challengers II.



 
   
 
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