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Autore: Subsonica_EFP    21/11/2015    0 recensioni
"Adoro Halloween.
E' l'unico periodo dell'anno in cui tutti indossano una maschera, non solo io.
La gente trova divertente fingere di essere un mostro, io passo la vita a far credere di non esserlo.
Fratello, amico, fidanzato, tutte maschere che indosso ogni giorno.
Qualcuno mi definirebbe un impostore... Io preferisco considerarmi un maestro del travestimento."
[Dexter]
Questa, vorrebbe essere una raccolta introspettiva e non -in prima/terza persona- dei personaggi, nel corso della serie. Insomma una cosa: NOSENSE.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Debra Morgan, Dexter Morgan, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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[pov. Dexter] 
 
 
 
 

 
 
Vuoi giocare con me?
 
 
 
Questa è la cosa più interessante che abbia mai visto.
Il freddo, mi colpisce il viso. La piccola luce illumina l’ambiente angusto. Il bianco delle pareti, gli scompartimenti:
melanzane, peperoni, un piatto di pasta dell’altra sera, birra per Deb, vari integratori, uova, pancetta, una barbie scomponibile, acqua, insalata, maionese, altre cose che non ricordo di aver comprato.

Ah, si.. Una barbie.

Capelli rossi, come i miei, solo ricci e folti. Stesa sul ripiano centrale del mio frigo, che mai prima d’ora mi sembra così utile.
Meravigliosamente utile.
Ha le braccia e le gambe staccate dal busto, legate da un nastrino rosso. Non ricordo di dover festeggiare il mio compleanno, e Natale è ancora lontano.

Un regalo anticipato?

Dovrei sentirmi violato, nel mio intimo, nella mia tanto decantata privacy.  Eppure mi sembra un invito amichevole, del tipo: Vuoi giocare con me? Oh, anche io mi sento annoiato, e solo.

Voglio giocare, lo voglio davvero.

Mi guardo per un attimo attorno, tutto sembra normale, tutto come l’avevo lasciato; souvenir a parte.
Ritorno a puntare gli occhi all’interno del frigo, l’aria fredda mi solletica i capelli, non mi da fastidio. Anzi.. ora la trovo assolutamente giusta.

Prendo la bambola con delicatezza, quasi si potesse rompere con una semplice pressione.

Ma cosa vuoi dirmi?

L’osservo bene. Nei minimi particolari. Sembra una comune barbie, come quelle di Astor, che semina per tutta la casa di Rita. Una volta ho anche rotto la testa di una delle sue preferite, mi sono beccato occhiatacce per una settimana, o giù di lì. Mi sono offerto di ricomprarla, ma mi è stato fatto uno sproloquio su quanto non sarebbe stata la stessa cosa, ed altre cose simili, che proprio non capisco.                          
Ah, i bambini. Bisogna avere pazienza, bisogna avere sentimenti per interagirci e io proprio ho pazienza, ma non sentimenti.
La mano.. cos’è? Sulle dita, le sue unghie sono laccate, dipinte come lo smalto.
 

Il Killer del Camion Frigo..
 

Mi avvicinavo alla scena del crimine, come avevo promesso a Debra, appena fosse comparso un altro omicidio, che ultimamente sembrava scombussolare Miami.    
Sarai apparso, come un salvatore, con il mio scintillante tesserino della scientifica e avrei mosso il mio cervello rettile per trovare degli indizi. In modo che lei potesse usufruirne per le indagini.

Poi, ero anche estremamente curioso. Volevo vedere come quest’assassino lavorasse.
Col cenno del capo salutai mia sorella, il suo vestito era leggermente inappropriato. Lavorare sotto copertura, come una mignotta, di certo non era uno spasso.                          
Come non era gratificante il vociare intorno, colleghi che sembravano fare fin troppi apprezzamenti. Appena mi videro nel loro raggio di azione, smisero. I vantaggi di aver un fratello maggiore. E per fortuna, o sfortuna non sanno  delle mie gite notturne. Altrimenti, sarebbero scomparsi all’istante.

Meglio non far incazzare un fratello Serial Killer.
L’ennesima prostituta uccisa. Ero contento che non le fosse successo niente, comunque. Non credo avrei reagito bene al riguardo.

Nastri gialli, delimitavano un perimetro non molto vasto.

Masuka, Batista erano già lì. Con uno sguardo sgomentato. Con un leggero cenno del capo lì salutai, per poi concentrarmi sulla scena che mi si parò davanti.
Oh, cazzo..
Stavo cominciando a parlare come Debra, col suo stesso linguaggio. Ma la fottuta scena del crimine, era sorprendente.
Questa è arte. Un’artista abbiamo qui, eh.

<< Dexter, non c’è bisogno del tuo aiuto, non c’è sangue. Chi ti ha chiamato?>>
Non prestai minimamente attenzione a Masuka, non era proprio il caso di distogliere gli occhi da quel capolavoro.

La donna, o quello che ne era rimasto era divisa in pezzi, sembravano scoordinati, ma non lo erano. Avevano un suo ordine. Aveva un suo modus operandi. Ed imparava in fretta.
L’Atlante, l’ulna, tibia, femore. Tutto tagliato in punti strategici, minuziosamente con precisione chirurgica.
Ma la cosa assolutamente meravigliosa era l’assenza di sangue, ma avevo visto una cosa del genere.

L’emoglobina, sembrava completamente assente. Una cosa con cui avevo avuto a che fare per tutta la vita, non c’era. Non serviva per rendere quella scena.

I corpi imbustati con plastica trasparente, come regali di Natale. Regali che incarti per offrire ad una persona speciale, ma regali che vuoi, che tutti guardino, che tutti ammirino tale maestosità.

Tale grandezza.

Ma qualcosa stonava, mi affrettai a contare i pezzi, fare un breve calcolo. Mancava qualcosa, mancava un pezzo del corpo.

I pezzi di carne erano freddi, la patina era assolutamente congelata, come quando metti un pezzo di carne nel congelatore. Solo che quello era assolutamente meraviglioso, non rozza come potesse essere l’affettatrice di un macellaio.

Presi un respiro profondo. Sentivo l’adrenalina pomparmi nei neurotrasmettitori.

<< Com’è possibile..>>
Solo questo, riuscii a dire. Per la prima volta anche io ero rimasto sorpreso.

<< E non è finita, guarda qui..>>
Masuka, oramai aveva accantonato l’idea che fosse inutile la mia presenza.                                 
La sua voglia di parlare, era più forte di qualsiasi altra cosa. Non che in quel momento mi dispiacesse.                                                                 

Mi fece fare qualche passo, fino a portarmi davanti ad una specie di borsa termica rigida, un piccolo congelatore per intenderci.


Oh.. questo è assolutamente..

<< E’ un malato di mente. Vado a parlare con LaGuerta. Siamo nella merda.>>

Non potevo non concordare con Batista, eravamo nella merda. O forse, il Killer lo era. Perché lo volevo sul mio tavolo: per parlare..certo, poi per fare la cosa che so fare meglio, ucciderlo.

Il mio passeggero oscuro ringhiava, le catene non sembravano abbastanza forti. Un sussulto alla bocca dello stomaco, un grugnito voleva uscire. Cercai di mantenere un’aria statica, ma non ero certo di riuscirci.

Il pezzo mancante.
Una mano, presumibilmente della vittima. Le dita, tutte e cinque, erano laccate con dello smalto. Ogni dito possedeva un colore diverso.

Colori vivaci.


Era un tipo umoristico, non si poteva di certo dire che l’ironia gli mancasse.
 


Gli stessi colori: Giallo. Verde. Arancio. Viola. Azzurro.
Manca, il rosso. 
Oh. Questo è proprio un invito. Sarebbe scortese non accettarlo.   Come la mano di quella prostituta, congelata, anche la manina di plastica della barbie, è dipinta sulle unghie.

Questo fa della mia barbie, una barbie puttana?    
                       

Vuoi giocare?

Sei tu. 
Avrai visto la mia maschera, scivolare? 




OVVIAMENTE; Questi personaggi e la trama portante, non mi appartengono, ma sono proprietà degli ideatori; questa raccolta, è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
   
 
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