Videogiochi > Life Is Strange
Segui la storia  |       
Autore: Like an Undead    23/11/2015    4 recensioni
[SPOILER ALERT: SI CONSIGLIA DI LEGGERE LA FIC DOPO AVER CONCLUSO IL GIOCO, POICHE' LA STORIA E' SCRITTA COME UN IPOTETICO SEQUEL DI UNO DEI FINALI.]
La storia segue le avventure di Chris, figlia di Warren e Max, che dopo aver scoperto di poter riavvolgere il tempo, decide di sistemare le cose a modo suo. Chris è caparbia, irriverente e tutto di lei ricorda la defunta migliore amica di Max, Chloe.
Come andranno le cose, vista l'incredibile capacità di Chris di fare casino e di non badare ai consigli che il padre tenta di darle?
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Chloe Price, Max Caulfield, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Act 2: Mi arrampico meglio di Spiderman, cazzo


Non so se ridere, piangere oppure scappare come un'idiota, fatto sta che ad una decina di metri da me, tutto d'un pezzo, insieme al suo stupido aggeggio antico e probabilmente rottamato, si trova quello che tecnicamente sarebbe mio padre. Già, Warren Graham. Ma se gli passo davanti mi riconosce? Non dovrebbe, cioè, non è che gli somigli così tanto, ho preso praticamente tutta la faccia da mam... Ecco, questo è un problema. Non penso potrebbe mai scambiarmi per lei, ma ci somigliamo DAVVERO troppo. Faccio per voltarmi, per dirigermi all'entrata da un'altra parte, quando la figura semplice e goffa di Max Caulfield si fa avanti nella mia direzione. Bene, ci mettiamo qualcos'altro? Incrocio il suo sguardo, allora muovo un passo indietro quasi d'istinto, infilo la testa di prepotenza nel capello verde e mi volto nuovamente. Magari questa potevo evitarmela, ora sembrerò sospetta. Grandioso. Porto gli occhi su papà, allora vedo il suo viso illuminarsi, quando mamma gli si avvicina. Sembra così impacciato, è divertente vederlo comportarsi come un idiota, non che sia cambiato molto adesso. Beh, di certo non si mostra più in quel modo, ma è palese che il suo amore per mamma è infinito.

Accenno un leggero ghigno, allora approfitto della loro distrazione per fuggire nel dormitorio femminile.

 

 

Devo trovare la camera di Chloe Price, non penso sarà così difficile, in fin dei conti ci sono le tavole gra... Che diavolo sono 'ste cose?

Sgrano gli occhi, sorpresa è dire poco. Dove sono finite le schede elettroniche? Non capi... No, aspetta, siamo tipo vent'anni nel passato rispetto alla mia epoca, suppongo sia normale che qualcosa non mi torni. Lavagnette, eh? Bah.

Mi faccio avanti nel corridoio, lancio uno sguardo alle varie porte, allora ne scorgo una aperta e mi ci affaccio, notando la figura di una ragazza più alta di me, con i capelli raccolti in un'alta coda ed una larga scollatura sul seno. Sto per avanzare nel corridoio, quando la sua voce mi richiama, allora deglutisco, seccata. «E tu chi saresti?»

Giusto, chi sono? Dovrei trovare una buona scusa per domande come questa. Ingoio nuovamente a vuoto, ritrovandomi quasi costretta a mostrare il volto. Nessuna reazione, probabilmente non è in grande intimità con mamma. «Sono... Sono una modella per il corso di fotografia!» Mi scappa. Beh, non è così inverosimile come motivazione, ho uno stile abbastanza singolare, sono fotogenica e ho un fisico bene o male... Piacente? Okay okay, non sono una modella, ma chi se ne frega, deve bersela. Deve.

Mi osserva leggermente stupita, allora si alza in piedi e muove qualche passo verso di me. Ci guardiamo per qualche secondo, poi mi sorride in modo abbastanza gentile e mi porge la mano destra. Eh, ma io sono mancina, che palle. Accenno un ghigno poco convinto, allora afferro la sua mano.

«Piacere, io sono Dana Ward. Non sapevo che Jefferson avesse assunto una modella! Cioè, si solito sono io a ricoprire quel ruolo, ma capisco che volesse trovare qualcosa di diverso, per una volta.» Dice. Merda, proprio la modella della scuola dovevo beccare? Beh, almeno non è Chloe e ho tolto una spunta dalla lista infinita di tutti i cazzo di studenti.

«Piacere mio, mi chiamo Chris Graham-» Mormoro, sentendo il tono della mia voce calare verso la fine della premessa. Merda. Merdamerdamerda. Non ci ho fatto caso e l'ho detto. 'Fanculo. «Ho un cognome molto comune, eh?» Cerco di riparare, anche se ho la sensazione che non serva a nulla.

«Graham? Qui a scuola c'è un ragazzo con il tuo stesso cognome, si chiama Warren. Siete parenti?» Mi chiede curiosa. Oh, andiamo, in America ci saranno un infinità di Graham, perché dovrei essere proprio una sua parente? Che poi lo sia davvero è un'altra faccenda.

«No, niente affatto, non lo conosco!» Nego con forse troppa enfasi, ma sembra non intuire la cazzata. Beh, andiamo, anche non ci avesse creduto, non potrebbe mai immaginare che sono tornata indietro nel tempo, no? Cioè, chi crederebbe mai che vengo dal futuro, mio padre a parte?

Un momento... A proposito di papà; ricordo di avergli sentito dire qualcosa come “non credevo fosse genetico”. Possibile che... Vuoi vedere che anche lui sa riavvolgere il tempo? Nah, non ce lo vedo, probabilmente non sarebbe mio padre ma sarebbe tornato indietro per conoscere gli autori di Ritorno al Futuro, facendo qualche battuta sulla cosa, viste le “straordinarie coincidenze”. Quindi... Mamma? Non ha senso. Se poteva riavvolgere il tempo, perché non ha salvato lei Chloe?

Magari è qualcosa che salta le generazioni, tipo i gemelli. A proposito di gemelli... Questa tizia ha detto di chiamarsi Dana! Quindi, sarebbe la madre di Jess? È assurdo, non sembrava affatto... Eppure qualche somiglianza c'è. Oh beh, 'sti cazzi, non è ora il momento di pensarci.

«Per caso sai qual è la stanza di Chloe Price?» Domando vagamente, di certo non posso dirle che mi ha mandato qualcuno della scuola, finirebbe in un disastro, ne sono certa. «Sai, è un'amica di vecchia data che volevo rivedere...» Cerco di sembrare il più naturale possibile, quando la vedo contrarsi in un leggero broncio, quasi disgustato.

«È stata espulsa da almeno tre mesi, non lo sapevi?» Mi guarda quasi accigliata. Chloe non sembra piacere a questa tipa. Comunque sia, se è stata espulsa qui di certo non la troverò. Ottimo, adesso dove mi metto a cercare? Non mi va proprio di pedinare quell'oca con il ciclo di un Prescott. Che palle, mi tocca. Sospiro appena, allora accenno un'espressione confusa. «Pensavo frequentasse la Blackwell, non mi ha detto dell'espulsione... Beh, ti ringrazio. Ci vediamo, allora!» Esclamo, muovendo un paio di passi verso l'uscita del dormitorio. La vedo rientrare in camera, chiudendosi questa volta la porta alle spalle. Un momento... Lo so, non dovrei, ma voglio vedere la camera di mamma.

Sgattaiolo nel corridoio, cerco indizi tra le varie lavagnette e quando ne trovo una con la citazione di Gandhi, beh, non posso che considerarla giusta. Mi guardo attorno, sperando di non essere vista, allora entro nella stanza. Perfetto, non c'è nessuno.
Qui c'è qualcosa che non quadra, questa non sembra per niente la stanza di una come mamma. Cioè, lei è il classico tipo di persona che ama usare paroloni, essere ordinata e cose di quel genere, una paloinculo, diciamo, ma non mi pare che abbia mai avuto tutti i soldi che servono per comprarsi cose come quell'attrezzatura. Cioè, almeno non da ragazzina.
Oh beh, magari mi sbaglio io, non è che lei mi abbia mai parlato troppo della sua gioventù. Muovo un paio di passi nella stanza, adocchio l'armadio e davvero, non riesco a credere che sin da diciottenne fosse così noiosa. Accenno una risatina soffocata, allora porto gli occhi su tre grandi fotografie, poste sopra il letto. Woh, non è che mamma ha tendenze che non immagino? Magari apprezza tutto, chi lo sa?

Beh, sicuramente sono degli scatti molto belli, ma non è che la ragazza ritratta sia così... De gustibus, lo so.
Lancio un'occhiata al computer sulla scrivania posta al centro della stanza, allora ingoio a vuoto, quasi spaventata dall'arretratezza della tecnologia. Siamo nel 2013, oppure nel '900? Mi avvicino alla sedia, allora la giro e mi ci accomodo. Conoscendo mamma avrà sicuramente messo una password incom... Oppure no, libero accesso. Ottimo, strano ma ottimo.
Mi ritrovo aperta dinanzi una pagina facebook, che tanto per sottolineare, ai giorni miei ormai è morto e sepolto. Ehi ehi, questa è la biondina delle foto sul letto... Possibile che sono capitata nella stanza sbagliata? Probabile, anche se diamine, questa... Victoria Chase e mamma si assomigliano un casino.
Oh, ehi ehi ehi, “Chase”? Ma non è quella ritrattista con cui mamma s'incontra ogni tanto?
Beh, devono essere amiche, contando quanto si somigliano, anche se, a ben pensarci, quando l'ho vista poco fa non mi sembrava poi così altezzosa. Mamma dico.
Mi alzo, allora scrollo le spalle ed esco dalla stanza; non ho davvero interesse nel farmi i cazzi di questa ragazzina. Muovo qualche altro passo, allora decido di optare per il metodo più semplice che io conosca: apro tutte le porte fino a quando non trovo la stanza giusta. Figo eh?
Ne spalanco un paio, per fortuna vuote, fino a quando non mi ritrovo dinanzi ad una parete ricoperta completamente di scatti fotografici. Bingo, beibe.
Mi richiudo alle spalle la porta, allora comincio a curiosare in giro. Questa è senza dubbio la camera di mamma, non credo che qualcun altro appenderebbe al muro i suoi selfie, eppure non posso far a meno di stupirmi di quanto possa essere disordinata. Che poi, quella è una chitarra acustica! Mi getto sul divano, allora la recupero e comincio a strimpellare qualche nota; non fa per me, è decisamente meglio quella elettrica, ma tanto che ci sono, suonare un po' non mi dispiace.
A proposito di suonare, mi chiedo quando Matt, George e Vince si decideranno a rimettere insieme il gruppo, mi manca passare ore su ore a cazzeggiare pensando a quanto saremo famosi un giorno. Tutta colpa di quell'idiota di Matt, ha rubato la ragazza a Vince quindi niente band. Stupida Jess, non ha idea di che guaio mi ha combinato. Tch.
Mollo la chitarra, allora adocchio una pianta leggermente rinsecchita; possibile che mia madre non la curi per niente? Oh beh, chi se ne frega, non è che io sarei tanto diversa se ne avessi una. Mi chino sul computer poggiato sulla disordinata scrivania, allora mi sorprendo nuovamente vista la mancanza di una password; davvero? Siamo seri? Ma in questo dormitorio nessuno si preoccupa di vedersi rubati tutti i file? Oh beh, poco importa.
Dopo aver superato la pagina facebook più noiosa del mondo, mi soffermo ad osservare un paio di altri file, fino a quando non mi decido a controllare data e ora attuali. Okay, sono le 04:37 P.M. del 13 ottobre 2013, quindi domani accadrà tutto il casino. Perfetto, ho addirittura qualche ora per ambientarmi. Mi guardo attorno, ridacchiando ogni qualvolta il mio sguardo si posa su ciò che non credevo mia madre avrebbe mai potuto possedere. Mi sposto con lo sguardo sull'armadio, allora prendo a frugare trai vari abiti. Mio Dio, è una geek o qualcosa del genere? Non pensavo che vestiti del genere esistessero, neanche vent'anni fa. Oh 'sti cazzi.
A proposito di vestiti, devo accertarmi che il flash-pad funzioni. Mi posiziono dinanzi allo specchio al fianco del letto, allora sollevo il braccio sinistro e sfioro con la punta del dito medio lo schermo di quello che sembrerebbe essere un orologio digitale. La voce di Roxy mi prende un po' alla sprovvista, sembra disturbata, ma funziona. OTTIMO.
«Riconoscimento dell'impronta digitale in corso.» Resto immobile per qualche secondo, fino a quando non odo un “bip” forte e chiaro. Porto il flash-pad vicino all'occhio, allora rifletto la retina nello schermo. «Riconoscimento della retina in corso.» Ascolto il secondo bip, allora conduco il piccolo microfono dello schermo vicino alle labbra.
«Bishamon è fuggita.» Dico con un tono piuttosto chiaro, cercando di mantenere il mio solito timbro di voce.

«Riconoscimento vocale in corso.» Dice Roxy, poco prima di emettere l'ennesimo “bip”. «Christine Graham, diciotto anni, nata il 27 settembre 2021, residente nel quartiere nord di Arcadia Bay, gruppo sanguigno zero positivo...» Ed ecco che comincia la solita cantilena. Che cazzo.

«Senti un po' Roxy, taglia corto e fammi accedere all'armadio.» Esclamo spazientita, rivolgendo verso lo specchio lo schermo del flash-pad.

«Certo, signorina Graham.» Asserisce, poco prima di materializzare tridimensionalmente il mio armadio nello specchio. Un po' piccolo, ma si può fare. Dò un'occhiata ai vari abiti, fino a quando non decido cosa mettermi. Perfetto, questo andrà bene.

«Roxy, ho deciso. Vada per il completo numero 17.» Mormoro, lasciando che l'armadio si richiuda. Do il via libera a Roxy che nel giro di qualche secondo fa sì che i miei vestiti cambino. Beh, devo dire che non c'è male.

Ho deciso di optare per uno stile più deciso, se devo sembrare una modella qualche cambiamento dovrò pur apportarlo. Sistemo le calze verdi a quadri sulle cosce, allora fermo i pantaloncini del medesimo colore più scuro in vita, piuttosto saldamente grazie alla cinta nera. Liscio la stoffa della camicia grigia, poco prima di infilare la giacca di pelle nera che sono solita indossare. Mi sistemo il cappello in testa, dopo essermi scompigliata un po' i capelli castani. Più li osservo più sono sicura di doverli tagliare, ormai sono davvero troppo lunghi.

Guardandomi bene non è difficile capire che sono imparentata con mamma, sono praticamente identica a lei, escludendo altezza e costituzione. Inizio a pensare che dovrei truccarmi per dissimulare questa somiglianza, quando sento delle voci arrivare dal corridoio. Merda, questa è mamma, la riconosco. Mi guardo freneticamente attorno, niente nascondigli. Cazzo.

Adocchio la finestra e, dopo aver capito che si tratta della mia unica possibilità, salgo sulla scrivania e mi appendo al cornicione bianco al di fuori della stanza. Che schifo di situazione, che ho fatto di così orribile? Sento le dita cedere, se solo avessi ascoltato le parole di quello psicotico di Morrison e non avessi saltato le lezioni di educazione fisica, magari adesso riuscirei a reggermi più a lungo.

Scorgo la figura di mia madre entrare nella stanza, allora mi sposto miracolosamente sul cornicione della stanza accanto; finestra chiusa. CAZZO.

Tento di arrivare alla camera più il là, ma non riesco a tenermi saldamente, le dita cedono e mi ritrovo a precipitare. Spalanco la mano sinistra, allora, senza neanche farlo apposta, mi ritrovo nuovamente ad osservare tutto il mondo scorrere al contrario ed ecco che sono nuovamente appesa al cazzo di cornicione. Stringo maggiormente la presa, allora per miracolo riesco ad arrivare ad una finestra aperta. Mi intrufolo nella stanza e quasi impreco dal sollievo, quando noto che non c'è nessuno nei paraggi.

Ma quindi, giusto per informazione no, posso tornare nel passato... Nel passato? Che cazzo di figata! A saperlo poco fa avrei riavvolto e magari evitato di spifferare il mio cognome a Miss Tetteinfuori. Oh beh, ormai è fatta. Esco dalla camera e senza neanche accertarmi della presenza di qualcun altro nel corridoio, me la do a gambe.

 

Scendo la scaletta dell'edificio e finalmente posso poggiare la suona delle sneackers sull'erba del cortile di questa scuola del cazzo. Mi stiracchio, esausta, allora qualcosa mi colpisce in testa. «Porca...» Trattengo trai denti l'imprecazione, quando mi sorprende alle spalle una ragazza piuttosto bassa, con i capelli raccolti in una coda e lo sguardo leggermente inquietante. Inarco seccata un sopracciglio, allora afferro con la mano destra quello che sembrerebbe essere un drone Hifly EVO B400. Vecchio modello, troppo vecchio. La risoluzione della telecamera è pessima, per non parlare dei comandi scomodissimi. Ci credo che mi è venuto addosso. Vorrei tanto darle addosso, ma probabilmente è colpa del pad di questo aggeggio, quindi evito la sfuriata e glielo porgo. «Questo coso è pericoloso, sistema il pad, oppure cerca di tenerlo sott'occhio. Se al posto mio ci fosse stato il preside Wells non ti sarebbe andata così bene.» Dico, apparendo probabilmente più minacciosa di quanto vorrei essere.

Ecco uno dei motivi per cui odio la gente; non sono mai stata brava a rapportarmi con i plebei, è colpa mia se sono tutti così ottusi e non mi capiscono? Ti pareva, sembra contrariata.

«E' un drone, non un “coso” e il preside è entusiasta del mio lavoro qui alla Blackwell, ma non posso pretendere che i principianti capiscano di cosa sto parlando.» Oddio mio, la odio. Qualcuno le strappi quei dred rossi, prima che lo faccia io dopo averle distrutto quel pezzo di ferro inutile. “Lavoro”? Davvero? Dio santissimo, stava facendo volare un pericolo ambulante, che cazzo di lavoro sarebbe?!

'Fanculo, non me ne frega niente.

«Beh, il modello B400 è piuttosto instabile, ma probabilmente non te ne intendi quanto dici. Vedrò di ripetermi in modo gentile; il pad non funziona a dovere, cerca di sistemarlo e chiudi quella fogna. Principiante ci sarà tua madre, chiaro?» Sono esplosa, ma chi se ne frega? Io di certo no. In questo momento sto mostrando un'espressione tutt'altro che rilassata, ma un sorriso irritato non scompare neanche per un secondo dal mio volto. Sto trattenendo i miei istinti violenti, dovrebbe ringraziarmi. «Detto questo, buona serata.» Infilo le mani in tasta, allora schiocco la lingua, poco prima di dileguarmi nel parcheggio. Non mi interessa neanche sapere che diavolo di reazione potrebbe aver avuto, ora come ora il mio problema principale è trovare il modo di rimanere attaccata al culo di Miss Acidità Prescott senza che lui se ne accorga. Magari dovrei aggiungere alla lista degli obiettivi il trovare un posto per passare la notte. Beh, un posto effettivamente ci sarebbe, ma non so se è già stato costruito. Non mi resta che tentare, ma lo farò dopo aver sistemato la questione della modella per il corso di fotografia.

 

Arrivo dinanzi all'edificio scolastico, allora mi dirigo verso quella che è la presidenza. Okay Chris, ora devi sembrare convincente. Busso alla porta e dopo qualche secondo sento la voce roca del preside Wells pronunciare un basso “avanti”. Apro la porta, allora mi schiarisco la voce. «Scusi il disturbo, sono Christine Graham, sono stata chiamata per fare da modella per il corso di fotografia. Non mi è stato detto molto...» Lo so, mi sto andando a cacciare in un guaio colossale, ma devo almeno provarci.

Eccolo, quello sguardo di disappunto, lo conosco fin troppo bene. Vedo il preside alzarsi dalla poltrona, allora mi si avvicina, piuttosto disorientato.

«Non sapevo del suo arrivo, signorina Graham. A dire il vero non sapevo neanche dell'assunzione di una modella... Il che è strano. Avrebbero dovuto informarmi per quanto riguarda i pagamenti e altre faccende...» Comincia lui, allora mi sento subito d'interromperlo, sentendo nominare dei possibili “pagamenti”.

«Oh no, non c'è proprio nessun pagamento... Come dire, vengo da una scuola di... Di estetismo e spettacolo, sono venuta qui per fare esperienza, non per guadagnare... Diciamo che è un modo per offrire un servizio e trarne vantaggio allo stesso tempo, ecco...» Ora non mi crede, me lo sento. Me lo sento tutto. Alzo lo sguardo su di lui, leggermente bazzicante sulla mia menzogna, ma sembra che il punto in cui dicevo che non ci sarebbero stati pagamenti gli sia piaciuto, anche troppo.

Mi porge la mano destra, allora la stringo. Ci risiamo, detesto questa cosa della stretta di mano. «Allora non credo ci siano problemi. Il mio nome è Ray Wells. Provvederò immediatamente a notificare il suo arrivo al professor Jefferson e, per pura formalità, le faremo firmare un foglio che delibera la Blackwell da qualsiasi responsabilità sulla sua persona.» Mi informa, citando un professore di cui non conosco il nome; dev'essersi trasferito prima del mio arrivo a scuola o, per quanto ne so, potrebbe anche esser morto.

Accenno un sorriso, allora libero la mia mano dalla sua. «La ringrazio infinitamente della cordialità. Adesso allora tolgo il disturbo... Per che ora dovrei presentarmi domani?» Domando, cercando di rimanere il più naturale possibile, per quanto la me nella mia testa sembrerebbe voler spaccare tutto dalla gioia. Ce l'ho fatta, eh.

«La prima lezione di Mr. Jefferson si tiene alle 10:15 A.M., quindi se potesse presentarsi per le 09:30 A.M. sarebbe perfetto.» Dice, mostrando un sorriso che sinceramente non mi piace. Okay okay, forse non mi piacciono un po' troppe cose, ma non è colpa mia se tendo a detestare i buoni tre quarti delle persone... È colpa loro. Shh.

«Benissimo. Allora adesso la lascio, a domani preside Wells.» Sorrido appena, prima di dileguarmi fuori dalla stanza. Quello studio è fin troppo elegante rispetto al resto della scuola. Ruoto appena il collo, scrollo le spalle e mi dirigo verso l'esterno della scuola che raggiungo miracolosamente senza troppi intoppi.

Perfetto, ora devo solo ricordarmi come si arriva alla baita dei Prescott. Lo so, lo so, non dovrei intrufolarmi nelle case altrui, ma io e Dan siamo praticamente cresciuti lì ed è un po' come se fosse anche casa mia, quindi facciamo finta che sia così e 'bona.

 

 

Dopo essermi persa almeno un centinaio di volte, raggiungo miracolosamente la famosa baita. DIO GRAZIE, esiste anche nel 2013. Sì, forse non è ancora propriamente una baita... Sembra più che altro una specie di pagliaio/magazzino, ma bene o male siamo lì. Insomma, fino a quando basta come posto per dormire, per quanto mi riguarda è come una reggia.

Una reggia chiusa con un lucchetto enorme. 'Fanculo. Giro attorno alla costruzione, cercando una possibile entrata alternativa, fino a quando non mi trovo dinanzi ad una specie di buco coperto da un'asse di legno. Beh, di certo i Prescott non ci tengono molto alla salvaguardia delle loro proprietà. Scosto l'asse, allora entro all'interno di quello che sì, alla fine si rivela essere un magazzino. Non mi interessa granché curiosare tra le cose di quei ricconi, mi basta potermi coricare.

Comincio a guardarmi un po' a torno, in cerca di un telo o di una coperta che recupero in un baule pieno di un sacco di altra roba, apparentemente piuttosto vecchia. Mi chiedo da quanto tempo questo posto non venga utilizzato. Oh beh, a chi importa?

Non è ancora molto tardi, ma non ho parecchia voglia di gironzolare come un'idiota per Arcadia Bay, visto che, tecnicamente, sono sveglia da un casino di tempo. Saltare tra le varie epoche è piuttosto stancante, ma devo dirlo, anche parecchio divertente.

Sbatto un po' la coperta impolverata, allora mi sistemo dietro un ammasso di quella che tecnicamente dovrebbe esser paglia. «Roxy, il pigiama please~» Mormoro, lasciando che i miei abiti mutino nuovamente. Ora sì che sto comoda, per quanto possa esserlo sistemata su quello che sicuramente non è un materasso. Mi chiedo cosa stiano facendo Dan, mamma, papà... Cioè, sono scomparsa così dal loro tempo, non sono neanche un po' preoccupati? Beh, certo non posso saperlo ma... Mh?

Sento il bip del flash-pad suonare insistente, allora faccio sì che un piccolo ologramma si formi sul pad, mostrandomi così la notifica ricevuta. «Che succede Roxy?» Domando curiosa.

«Ha appena ricevuto un messaggio vocale da Daniel Prescott.» Mi informa il pad. Che cazzo? No, davvero? Quindi... Con il flash-pad posso comunicare con il futuro? Ma che senso ha...? «Senti un po' Roxy, spiegami questa storia. Come faccio ad aver ricevuto un messaggio dal 2039 se siamo nel 2013?»

«Questa domanda non rientra nelle mie competenze.» Afferma seccamente, poi riprende. «Ma suppongo che si tratti di un recupero del IP del flash-pad. Con l'IP:[69.10.2*] esiste solo il suo apparecchio flash-pad, modello Birdhigh C/710.» Oddio. Oddio mio. Quindi... Posso parlare con Dan ad anni di distanza da lui? Questo sì che è assurdo. Assurdo e completamente irrealistico, ma effettivamente anche la sola idea di poter riavvolgere il tempo non scherza.

«Beh, grazie dell'informazione. Ora fammi ascoltare che dice Dan.» Chiedo, distendendomi sul “letto”. Mi copro e accosto il polso sinistro all'orecchio, allora ecco che mi sorprende la sua voce profonda.

«Madam Graham, è scomparsa come se nulla fosse, non è stato per nulla carino, sa?» Fa una pausa, accennando una piccola risata sommessa, allora posso sentire chiaramente il suo gettarsi sulla poltrona della sua camera del dormitorio. «Comunque sia, avresti dovuto vedere la faccia della Grant che si lamentava con il preside Wells di quanto sei distratta durante le sue lezioni! È stato esilarante vederla cambiare colore quando il big boss le ha detto che, fin quando non riporti insufficienze o problemi seri le sue lamentele sono assolutamente inutili. Sono sempre più convinto che tu abbia un fascino indubbio sul preside.» Questo idiota di un Prescott non si smentisce mai. Sempre a prendermi in giro, pff.

«Vaaaabeh, cazzate a parte. Stavo pensando: ti va di marinare uno dei prossimi giorni e di andare a Portland per quel concerto dei Fate-Zero? Fammi sapere, questo Prescott sta cercando di liberarsi dei tentativi di sua madre di essere accoppiato con la figlia di qualche sua amica, eh. Ora vado, buonanotte Chris.» E adesso cosa dovrei pensare? Le avance spezzate di questo idiota si stanno facendo sempre più palesi, non posso mica girare intorno alla questione per sempre.

Non è che Dan mi dispiaccia, davvero... L'unico vero problema è che un po', che dico, il problema è che è tanto imbarazzante. Non fraintendiamo, ho avuto le mie relazioni in passato, ma con Dan è diverso... Cioè, ci conosciamo da sempre. DA SEMPRE. No, non scherzo, da sempre sul serio. Siamo nati nello stesso ospedale a distanza di un giorno, mamma ha fatto amicizia con Kristine e da lì non abbiamo fatto altro che stare insieme. Non lo considero propriamente come un fratello e, diciamolo, neanche come un amico, ma non riesco neanche a vedercelo come fidanzato o robe simili. Che ansia 'ste cose.

Mi ha solo chiesto di andare ad un concerto, perché dovrei rifiutare? 'Fanculo.

«Roxy, registra ed invia a Dan.» Avvicino il pad alle labbra, allora prendo un piccolo respiro, prima di cominciare a parlare. «Cazzo, avrei davvero voluto vedere la Grant andare su tutte le furie! In classe è stato divertente vederla completamente spiazzata dopo che le ho risposto a quella sua domanda del cazzo!» Mi lascio andare ad una leggera risata. «Comunque sia accetto il tuo invito, Prescott. Ma sappilo, prima di poterti liberare delle sue spasimanti dovrai trovare una vera ragazza.» Peso di essere stata abbastanza chiara. Beh, non che Dan non sappia benissimo cosa penso. Il problema sta nel fatto che non mi va di dire le cose come stanno oggettivamente. Dico, in modo ben definito, ecco. «E... Per quanto riguarda la mia fuga dal Two Whales, mi dispiace. Avrei dovuto spiegarti un bel po' di cose prima di darmela a gambe e di giuro che te ne parlerò, ma non adesso. Ora va a dormire idiota. Ci vediamo... Non so precisamente quanto, ma ci vediamo. 'Notte, Dan.» Sbuffo un piccolo sospiro, allora Roxy interrompe la registrazione e la invia. Oggi è stata una giornata assurda a dir poco e sono quasi certa che domani sarà ancora peggio. Meglio recuperare un po' di energie. «Roxy, imposta la sveglia per le 08:00 A.M., buonanotte anche a te.»

«Buonanotte signorina Graham.» Sento il dispositivo spegnersi, allora chiudo gli occhi, lasciandomi andare ad un pesante sonno.

 

 

«Signorina Graham è ora di svegliarsi.» La voce di Roxy mi risuona nelle orecchie, ma la ignoro grandiosamente, lasciando che parli e parli a vuoto. Sonno. Tanto sonno. «Signorina Graham, vuole che diffonda sulla rete tutte le sue password?» OH, EHI. Mi alzo in fretta e furia, allora lancio uno sguardo assassino al pad.

«Roxy, sei una stronza.» Se c'è una cosa che nessuno, NESSUNO, può toccarmi, quella è la mia cazzo di privacy. Non sopporterei mai l'idea di condividere dei segreti molto intimi con qualcuno. Soprattutto se questi riguardano la mia persona. C'è un motivo se si chiamano “segreti”, no?

«La prego di moderare i termini, è cosciente di essere molto volgare, signorina Graham?» Mi domanda. Davvero dovrei prendere sul serio una domanda del genere? Andiamo, se certe parole le dico, mi sembra normale che io sappia dell'utilizzo che ne faccio, no?

«Oh senti, non fare come mia nonna.» Sospiro. Dio mio, non esiste una persona più seriosa di Francis Graham. Per carità, le voglio un bene dell'anima, ma a volte davvero esagera. Il suo essere tanto puntigliosa a volte davvero mi mette a dura prova. «Okay... Devo lavarmi. Go to school Roxy.»

«Ci va in tenuta da notte?» A volte mi chiedo davvero se si diverta a prendermi per il culo in modo così palese. Prendo un bel respiro, allora ribatto. «Ovviamente no. Per ora mi rimetto il completo numero 17, dopo essermi lavata sceglierò per bene.» Lei esegue e subito mi ritrovo vestita come ieri. Mi stiracchio, ed esco dal capanno, allora mi avvio verso la strada che conduce a scuola.

Andiamo a conquistare il mondo bitches, con tutte le cazzo di ossa indolenzite.

Stupido letto amatoriale. 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Life Is Strange / Vai alla pagina dell'autore: Like an Undead