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Autore: OblivionRoseSide    23/11/2015    0 recensioni
Sono sempre stata dannatamente insicura anche se decantata "estroversa". Chissà cosa avrà pensato quella ragazza guardandomi negli occhi? Cosa ci avrà visto? Qualcosa di interessante forse?
Magari questa è la volta giusta.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La passione malsana per i cavalli è una brutta bestia, l'avevo sempre detto io. Non c'era momento in cui non pensassi a quei nobili animali che per tanto tempo mi avevano sopportato e che per molto ancora avrebbero dovuto farlo.
Un giorno come gli altri... o forse no? Chissà. Lo avrei saputo solo vivendolo. Era ancora mattina ed il pomeriggio avevo in programma una lezione in un centro ippico che avevo trovato su internet e che aveva catturato la mia attenzione per la singolare ubicazione.
“Firenzuola”. Avevo letto sotto le informazioni riguardanti i contatti. Ci mancavano solo le coordinate esatte e avrei saputo di trovarmi nel nulla più assoluto. La cosa non mi dispiaceva. I centri ippici a mio parere dovevano far parte di un'altra dimensione di molto distaccata dallo stress e le preoccupazioni della vita quotidiana. Eravamo in macchina mentre facevo partire questi assurdi ragionamenti, a volte.. (più o meno sempre) mi ritrovavo a considerarmi una povera scema che non aveva altro da fare che pensare. Decisi che era ora di immergermi nella velata ignoranza di un giochino sul cellulare. Pensare mi faceva male, l'avevo sempre detto io...

 

. . .

 

Il navigatore di babbo ci annunciava che eravamo arrivati tutto contento di non averci fatto perdere per i boschi. Gli ero silenziosamente riconoscente e chiusi lo sportello con più delicatezza del solito. Dovetti riemergere dall'ignoranza del giochino. Mi girai per guardarmi attorno.
Pareva carino come posto, ben organizzato, si vedeva una certa attenzione nei particolari. C'era solo un piccolo irrilevante problema... pareva tutto deserto. Non c'era anima viva. Mia madre e mio padre iniziavano già a farsi domande del tipo “avremo sbagliato ora? Che abbia sentito male?” Sapevo che c'era solo da aspettare, “ la vita di un puntuale è un'insieme di solitudini immeritate” diceva qualcuno. Sospirai abbastanza rilassata, gli odori del centri ippici avevano il rarissimo potere di tranquillizzarmi. Accanto ai cavalli non si doveva correre o avere fretta, ci si doveva adattare ai loro ritmi e alle loro esigenze. Ma che ne volevano sapere quei due santi di genitori, già avevano da sopportarmi... figuriamoci se si abbassavano a pensare come un cavallo. Io intanto mi sentivo come a casa, iniziai a curiosare per le scuderie. Non c'erano troppi cavalli nei box e sperai per loro che fossero a scorrazzare nei paddock che avevo visto estendersi pure nel bosco. Quelli ancora dentro parvero accorgersi del mio arrivo e tutti curiosi avevano avvicinato il muso alle sbarre per poi indagare meglio con il collo fuori e le orecchie in avanti. Li avevo guardati uno ad uno.
Stavo dando noia ad un puledro (a giudicare dai denti) quando sentii dei passi diversi da quelli dei miei genitori. Mi girai lasciando una mano sulla fronte del cavallo che non parve troppo dispiaciuto o infastidito.
-Salve- esordì, “un accento strano il suo” mi venne da pensare. Chissà da dove veniva. Non amavo troppo parlare con la gente anche se cercavo di non darlo a vedere, le parole a volte erano “fallibilissime” e male interpretabili. Niente di peggio che un linguaggio diversamente traducibile da ogni essere umano, mi veniva male solo a pensarci.
-Sì. Salve.- il “sì” non ci sarebbe dovuto essere ma senza quello mi sarei bloccata ancora prima di arrivare al salve risultando una stupida maleducata che non rispondeva nemmeno. Mi odiavo profondamente per questa cosa. Mi mandava nel pallone anche il minimo dialogo e risultavo sempre l'idiota che lasciava a metà i discorsi.
Ma questo la ragazza che avevo davanti non doveva saperlo.
-Ho fissato una lezione, siamo arrivati un po' prima per sicurezza- le risposi di getto cercando di risultare esaustiva. Ogni parola che dicevo puntava a zittire gli altri ma sapevo che non sarebbe stato così questa volta.
Mi si avvicinò avanzando tra i box e salutando i cavalli con una carezza.
-Sì... al telefono devo aver parlato con i tuoi genitori. Mi hanno detto che monti già da un po'.-
Ora eravamo l'una davanti all'altra e potevo guardarla bene negli occhi perché eravamo alte uguali. “Che cosa singolare” mi dissi mentalmente sorridendo impercettibilmente.
Mi permisi di guardarla per bene in viso con la scusa che mi stava parlando ed era buona educazione farlo mentre si conversava, mi persi a contare le piccole linee più chiare che si diffondevano dall'iride come piccoli raggi di due soli. Scossi un secondo la testa per concentrarmi su quello che stava dicendo. Cristo santo, non avevo capito niente di quello che aveva detto. Mi limitai ad annuire con la testa. Lei parve essersi accorta della mia troppa distrazione e alzò un angolo della bocca in un sorriso divertito.
-ok ok... ti presento la tua cavalcatura... - mi disse dopo essersi girata. Si incamminò fuori, io la seguii semplicemente con la paura tremenda di fare qualche altra figura imbarazzante, mi concentrai su quello che stavo facendo maledendomi silenziosamente. Attaccati alla parete esterna dei box c'erano i venti a cui venivano attaccati i cavalli per essere puliti, in uno degli ultimi stava un cavallo.
La creatura alzò di poco la testa ruotandola verso di noi curiosa.
-è lei... -mi disse spostandosi forse per farmi passare -vai a fare conoscenza-.
Guardai prima la ragazza senza capire troppo, poi l'animale che era stato etichettato con il “lei”, dedussi fosse una femmina. Riposai lo sguardo ancora meno convinta sulla mia istruttrice. Sorrise di nuovo invitandomi ad avvicinarmi all'animale. -vi lascio a conoscervi e vado a controllare in che condizioni è il campo, a dopo-.
La guardai per tutto il tempo in cui si allontanò senza far troppo conto a me. Poi feci un respiro profondo e mi girai verso la cavalla legata, era tranquilla.
Mi avvicinai di lato in modo che mi potesse vedere bene e non spaventarsi, non volevo iniziare subito male. Molto probabilmente sentiva benissimo il mio battito cardiaco accelerato e la poca calma di cui ero provvista. Poggiai la mano sulla corda che era collegata al vento e la percorsi tutta fino al moschettone a cui era agganciata la capezza, le sfiorai il muso senza smettere di guardarla. Il pelo era grigio, un insieme di tanti colori. Un bianco sporco e un nero convinto si univano insieme dando quel senso di sale e pepe. Doveva essere una cavalla con i suoi anni per restare così calma anche in quelle situazioni, passai la mano dal muso alla fronte e le toccai piano le orecchie, lisce e leggermente sproporzionate rispetto alla testa.
Passai sotto alla corda e continuai a seguire la linea del manto che liscio si mostrava al passaggio della mano in alcuni punti appena bagnato di peli marroni. Era alta, tanto. Era una cavalla notevole e la morfologia parlava chiaro, arrivai con i polpastrelli sul garrese abbastanza pronunciato, aveva qualche piccola crosta dovuta a qualche precedente fiaccatura . Sentivo la spina dorsale sotto al palmo della mano, fino alla groppa e alla corda folta e nera. Sorrisi contenta di potermi ancora emozionare alla vista di un cavallo. Lì vicino la ragazza aveva messo tutta la sua roba, un sottosella rosso scuro con un agnellino, comprensibile viste le croste. Poi stinchiere sia agli anteriori che ai posteriori, una buona cavalla non poteva certo essere lasciata scoperta. La bardai per bene e con tutto, stando attenta a mettere la sella nel punto giusto e tutto nel modo corretto. La controllai tre volte per vedere che andasse tutto bene e che le stinchiere fossero abbastanza strette. Poi mi affacciai con la cavalla alle scuderie per vedere dove fosse scappata la ragazza di prima, non le avevo nemmeno chiesto come si chiamasse... ora che ci pensavo non sapevo né il suo nome né quello della cavalla. Quanta poca delicatezza... mi maledissi di nuovo mentalmente.
-Vieni pure.- sentì dire da un punto impreciso in lontananza, mi girai più o meno in quella direzione e vidi la poveretta che agitava la mano, mi diressi verso il campo dove si trovava.
Non sapevo come sarebbe andata ma sarebbe stata un'esperienza diversa dalle altre. 

   
 
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