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Autore: stellysisley    01/03/2009    7 recensioni
Come una semplice frase può raggelare un cuore, mandare in frantumi una gioia, come se è vero che la speranza è l'ultima a morire, a volte muore anche lei. Forse.
Genere: Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Invece No



Era un giorno così.

Fuori, il cielo plumbeo, dentro di me il più bel sole che si potesse sognare.

Aspettavo quel giorno da due settimane, da quando, cioè, la mamma mi aveva detto di essere incinta e che mi avrebbe portata con lei quando avrebbe fatto l'ecografia.

Così vedrai la tua sorellina.” aveva detto. “O fratellino.” aveva aggiunto poi, ma subito aveva proseguito. “Anche se, secondo me, questa è una femmina.”.

A sentirla, papà aveva riso. “Non è troppo presto per dirlo?” aveva chiesto.

Ma la mamma aveva sorriso e aveva risposto: “Una mamma, certe cose le sente prima di chiunque altro.”.


E quel giorno era arrivato.

Mentre aspettavamo il nostro turno nel corridoio della clinica, ricordo che non riuscivo a stare ferma.

Calmati, fai venire l'ansia anche a me!” aveva detto la mamma, ridendo.

Ansia? No, ero solo eccitata.

O forse no. Forse già sentivo che qualcosa sarebbe andato storto.

Entrammo, finalmente, nell'ambulatorio.

E lì, sentii una frase che mai nulla, nulla, potrà farmi dimenticare.

Qui c'è qualcosa che non va.” disse il dottore, non appena cominciata l'ecografia. E poi, rivolto a me: “Adesso devi uscire.”.

Non ricordo di aver aperto la porta dell'ambulatorio, ricordo solo di essermi trovata in corridoio, seduta su una delle sedie di plastica, questa volta incapace di muovermi.


Forse bastava respirare,

solo respirare,

un po'...


Sì, forse sarebbe bastato respirare.

Per accorgermi che quello era solo un incubo, un dannatissimo incubo, dal quale mi sarei svegliata subito per scoprire che era tutto a posto.

E respirai.

Ma niente cambiò.

Quello non era un incubo.

Mia mamma uscì. “Andiamo.” mi disse.

E' vivo?”.

Andiamo.”.

E' vivo?”.

No.”.


Chi resta qui,

spera l'impossibile...


Chi resta qui, spera ancora che non sia vero nulla.

Spera in un errore, in una diagnosi sbagliata.

Spera in un miracolo.


Invece no...


Invece no, il miracolo non c'è.

C'è solo una realtà più grande di te, dalla quale vorresti scappare, che vorresti cambiare.

C'è solo un ricordo che ti tormenta, che torna a farsi più vivo che mai non appena chiudi gli occhi, ed è il ricordo di quei momenti in clinica.

Ci sono solo le lacrime, inesauribili.

C'è solo l'aggrapparsi con le unghie alle persone a cui vuoi bene quando le abbracci, perchè ora hai paura che ti vengano portate via anche loro.

C'è solo quel dolore sordo nel petto, che non se ne vuole andare.

C'è solo una domanda che vorresti urlare, ma che già sai che resterà senza risposta. Perchè?


Qualcosa,

da finire insieme a te...


Finire, non iniziare.

Avevamo già iniziato qualcosa, no?

Quella sorta di legame che si era creato dal momento in cui avevo saputo di te.

Un legame inconoscibile, irrintracciabile, unico.


Forse è tardi,

forse invece no...


Forse, però, non te ne sei andata davvero.

O andato.

Ma è vero, anche secondo me eri una femmina.

Forse sei ancora qui, accanto a me.

Invisibile, ma ci sei.

Del resto, il visibile non è sempre sinonimo di presenza.

Ci sei, ti sento.

Sei con me, sorellina mia.


Dedicata alla mia sorellina, nel settimo anniversario di quel maledetto giorno.

Ti voglio bene, piccolina.

(La canzone è “Invece no” di Laura Pausini)

   
 
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