Fanfiction quinta classificata al contest
SAN VALENTINO STORY CONTEST ON TWILIGHT
di Kikyo90
Grazie
by
Florence
Ricordo esattamente il momento in cui mi fu chiaro
che lei non sarebbe mai
stata mia. Potrei incidere quella data e quell’ora nella roccia del
monte
Olympia e riderne, tra tremila anni, riguardando quei graffi indelebili.
Era il 14 febbraio e Bella mi aveva appena regalato
il nostro primo, vero
bacio.
Peccato che dopo un’ora era già tornata tra le
braccia del suo
succhiasangue ed io, solo, tentavo invano di leccare le mie ferite, che
non
smettevano più di sanguinare...
Andiamo con calma... il motivo per cui la storia
era finita a questa
maniera doveva essermi chiaro da tempo, eppure, maldestramente, avevo
sempre
cercato di ingannare i miei occhi, ripetendomi che la sua era solo una
cotta
per un essere fatto apposta per quello scopo.
In realtà la spiegazione era molto più semplice,
solo che io non volevo
accettarla: Bella amava Edward per lo stesso motivo per cui io amavo
lei:
entrambi eravamo destinati a soffrire ed entrambi eravamo dei
masochisti da
manuale.
Quello che mi sfuggiva, ora me ne rendo conto
davvero, è quanto lui, il
succhiasangue, quello che
odorava di fiori marci rubati in un cimitero e cosparsi di miele,
zucchero e
acqua ragia, amasse Bella: al punto di rischiare più della sua stessa
vita, per
lei.
Lui sì che era un Grande Masochista! Perché
rischiare è un conto,
rinunciare è un altro...
Ricordo che mi aveva lasciato solo con Bella, in
quella misera tenda che
secondo le sue idee avrebbe dovuto proteggerla in quella notte infame
in cui il
cielo aveva deciso di chiudersi sulla penisola di Olympia e sfogarsi
sulla mia
povera, piccola innocente fanciulla.
Eccoci qua... già... questo era un punto a mio
sfavore: il lupo e la
fanciulla: non esistevano favole con il lupo e la fanciulla e allo
steso tempo
un lieto fine. Avrei dovuto intuire subito che qualcosa non andava.
In realtà non esistevano neanche storie con il
vampiro e la fanciulla...
non esistevano proprio favole in cui comparissero vampiri, c’erano solo
libri
dell’orrore o splatter, che gli adolescenti divoravano come gli snack
che
sbriciolavano tra le loro pagine, e le donne compravano di nascosto e
leggevano
a casa da sole, prima che i loro mariti tornassero da lavoro, per
illudersi di
provare delle emozioni ormai sbiadite nell’abitudine quotidiana.
Non ce la vedevo Bella a sognare ad occhi aperti
davanti ad un vecchio
libro consunto con immagini truculente e prosa rutilante. Su questo non
mi sbagliavo,
ne ero certo: Bella non si era innamorata del clichè del bello e
dannato, non
era il tipo.
Bella amava Edward, qualunque natura avesse. Uomo,
vampiro, lupo,
scoiattolo, tritone... sono certo che non gliene sarebbe importato
nulla.
E questo decretava la fine dei giochi e la vittoria
del succhiasangue. 1 a
0 per lui. Complimenti.
Ma forse Bella non era mai stata il premio in
gioco, perché non c’era mai
stata una vera competizione. Lui aveva vinto a tavolino...
Ad ogni modo, quella mattina, lei ed io eravamo
soli in quella tenda,
dentro cui aleggiava ancora il tepore emanato dal mio corpo durante la
notte,
quando avevo creduto di impazzire legato a lei, fragile eppure
pericolosa come
un coltello di ceramica. Ecco cosa sarebbe diventata la sua morbida
pelle, se
quell’animale avesse accettato di trasformarla in uno di loro:
ceramica.
Fredda, dura, liscia eppure insidiosa. Ceramica indistruttibile.
Su una cosa, però, io e Mr.Bloody non avevamo
vantaggi: sulla sua mente
chiusa ad entrambi come una cassaforte piena di segreti.
Durante la notte Bella si era mossa diverse volte,
stringendosi a me,
intrecciando le sue gambe alle mie e cercando sul mio petto nudo un
angolo
comodo per il suo volto... sapevo che il vampiro vedeva tutto nei miei
pensieri
e avevo gongolato, lasciando che la mia immaginazine lo torturasse con
immagini
vere e inventate. Mi sa che una parte di me gli aveva comunicato anche
quanto
fossi eccitato da quella situazione. Mi ero guadagnato un ringhio
sottile,
simile ad un sibilo, in risposta ai miei pensieri e la sua voce,
impalpabile
quanto crudele, che mi aveva sussurrato all’orecchio: “Toccala e
vincerò il disgusto
di affondare i denti nella tua carne pelosa...”
Non avrei toccato mai Bella! Cosa credeva quello
stupido pipistrellaccio?
Anche se... bruciavo dalla voglia di lei. Forse è stato questo surplus
di
calore a salvarla dal gelo, quella notte. Ma il colpo di grazia era
arrivato
con quel bacio.
Lei si era svegliata, c’era stato un bisticcio tra
noi, poi ero stato
estromesso dalla loro
tenda, trattato come una stufa e nulla di più. Ero
scappato lontano, dove sarebbe infuriata la battaglia.
Sarei morto per lei, ma se mi avesse trattenuto, in
quel momento avrei
accettato di mostrarmi codardo e di portarmela lontana, per sempre. In
fondo
non avrei fatto che imitare il suo cavaliere senza cuore. Sarei stato
pure banale.
Non avevo creduto che davvero Edward mi avesse dato
un’ultima possibilità,
subito dopo. Avevo corso come un forsennato per non fare aspettare
Bella e,
quando l’avevo rivista, quando il suo profumo aveva ottenebrato la mia
ragione,
di nuovo, avevo infranto la promessa che mi ero fatto e l’avevo
costretta ad un
secondo, odiato contatto tra noi. Ma dopo era stata lei a baciarmi...
Può un uomo-lupo alto quasi due metri, con la forza
di cento bulldozer
sentire le sue ginocchia vacillare per un bacio? Può la mente prendere
e
scappare via dalla testa e lasciare che siano solo il cuore e i sensi a
comandare i movimenti? Può esistere qualcosa di più dolce, sensazionale
e
ardente delle labbra di Bella? Delle sue mani tremanti su di me? Dei
suoi occhi
lucidi eppure splendenti e del sapore della sua bocca, l’odore del suo
respiro
affannato?
Su una cosa sono certo: mi è andata male, quel
giorno, ma quello è stato il
primo vero bacio di Bella. E anche il mio. Forse anche lui lo ha
capito,
sentendolo attraverso i miei pensieri confusi, forse ha sentito,
tramite me,
Bella vibrare di passione. Lui non avrebbe potuto fare altrettanto, non
senza
ucciderla.
Forse è per questo che si è buttato nella battaglia
sapendo che aveva più
nulla da perdere. Perché gli ho fatto credere che lo avesse già perso.
Ma la vita di Bella, no, quella ancora era in
pericolo, e avrebbe dato
l’immortalità pur di salvarla.
Forse è per questo che lui ne è uscito vittorioso
ed io sconfitto.
Perché il suo amore era più potente del mio, anche
se non potevo capirlo.
Avrei voluto entrare nei suoi pensieri come lui
faceva con me e stanare il
momento esatto in cui quell’amore era esploso, riducendo a brandelli la
gelosia
che avevo scatenato in lui e aveva reso i suoi fendenti micidiali per
chiunque.
Invece avevo preferito scappare lontano, piuttosto
che guardare ancora gli
occhi della donna che amavo e che mi aveva appena spezzato il cuore,
ricambiando quell’amore impossibile.
Avevo visto attraverso gli occhi del mio fratello
Seth il suo gesto
avventato, per salvare la vita del suo vero amore e lo sguardo di
terrore sul
volto di cera di quel vampiro.
La piccola Bells... chi avrebbe mai detto che
avrebbe preferito giocare a
fare Superman, piuttosto che restare in disparte, nascosta al sicuro?
Dovevo
immaginare che il legame che esisteva tra loro, più forte della
passione che
era riuscita a placare dopo quel bacio, più forte delle loro carni così
diverse, l’avrebbe spinta sul fronte a lottare per quell’amore
disperato.
Masochista!
D’accordo, lo scettro spettava a lei, ma la
battaglia che si era combattuta
quel giorno –e non mi riferisco a quella tra “vampiri-buoni” e lupi
contro
“vampiri-cattivi”, ma a quella avvenuta nei nostri cuori- aveva minato
alla
base la sua povera anima, spezzandola in due.
Avevo visto il suo gesto grazie a Seth e mi ero
distratto: poi non ricordo
molto... solo un dolore atroce alle costole, la gamba e tutto il resto.
Credo
di essere rimasto incosciente per un po’, nascosto nella boscaglia
scura.
Nessuno mi ha mai raccontato cosa fosse davvero
successo sul campo.
Probabilmente neanche io sarei in grado di dirlo, pur essendo stato
presente
fino a quel momento, perché la mia attenzione era interamente
concentrata su
quello che stava avvenendo dove era lei.
Qualcuno mi aveva riportato a casa, un tempo
incalcolabile dopo e la voce tanto
melodiosa quanto stridente di uno di quei succhiasangue mi aveva
chiesto di
sforzarmi per tornare umano. So per certo di aver pensato per un
istante che
volesse mangiarmi e, non gradendo le cose pelose, mi invitava
gentilmente a
riprendere le mie sembianze. La risata che seguì produsse un dolore
lancinante.
Pari solo a quello del fendente vibrato con violenza nel mio cuore dal
bacio
gentile che Bella, ore dopo, posò sulla mia guancia.
I suoi occhi erano luccicanti e la sua voce, un po’
roca per le urla di
quella giornata infame, vibrava appena, incrinandosi a tratti.
-Ti amo, Jacob-, mi aveva detto, e avevo sentito il
cuore volare oltre le
costole rotte, come una colomba che vola alta, in cielo, puntando al
sole.
-Ma non è con me che vuoi passare il resto della
tua vita-, la mia voce
suonava bassa e simile al lamento delle nuvole che si addensano prima
del
temporale.
-No-, aveva confermato semplicemente, senza
spiegazioni. Non ce n’era
bisogno. Bella era il mio sole che in quel momento più che mai brillava
intenso
ardente di passione. Era sempre stata lì, il suo amore era sempre
esistito,
come il sole aveva sempre splenduto su di me, su di noi.
Non era il suo calore a venire meno: era come se io
fossi condannato a
rimanere in eterno nel cono d’ombra di un’eclissi che mi impediva di
sentirlo
riscaldare la mia pelle.
Forse il suo cuore era talmente colmo d’amore che
stava frantumandosi e le
schegge si saldavano tra loro, impedendoci di guardarci l’un l’altra.
Edward aveva raccolto quelle schegge, o forse erano
sempre state sue e
quella era la sola cosa che Bella poteva vedere, guardando verso di me.
Il resto era silenzio.
Mi aveva regalato un sorriso multicolore, ricolmo
delle sfaccettature della
luce, del calore, del fuoco, del dubbio, della luna.
Poi mi aveva baciato sulla guancia.
Non avrei saputo dire se era triste o felice, se
qualcosa si fosse spezzato
o se per un istante avesse guardato anche lei oltre il cono d’ombra e
si fosse
sentita più forte, tanto da prendere quella decisione.
Quando era uscita, dalla porta della mia stanza era
entrato Seth,
trasformato nel lupacchiotto che si era battuto per lei. Si era
avvicinato a me
e aveva sporto il muso fino a toccare il mio viso. Era la prima volta
che
provavamo quel genere di connessione, ma le immagini dei suoi ricordi
erano
arrivate nitide alla mia mente.
-Va’ da lui...-, il
vampiro cerca di
nascondersi, piega il viso lontano dalle fiamme, per non mostrare
lacrime
inesistenti. -Va’ da lui. Devi... dimenticarmi-
La fanciulla si
avvicina al vampiro
e allunga una mano, verso di lui. –Edward...-, sussurra.
Il vampiro la guarda
come fosse
l’ultima volta che lo fa e dietro quegli occhi neri che, piano piano,
tornano
dorati, nasconde la voragine entro cui vuole sprofondare. Poi si volta,
tiene
le spalle basse e si allontana.
-Edward... perchè?-,
domanda la
ragazza, senza trattenere l’angoscia, lasciando che le lacrime righino
il suo
volto d’avorio. -... perché?-
Il vampiro alza una
mano, vuole
parlare, ma non riesce a trovare le parole per descrivere quello che
brucia
dentro di lui. Fa un passo ancora verso il baratro e lontano da lei.
-Sono un mostro...-,
bisbiglia
andandosene.
La fanciulla si muove,
corre verso
di lui, non vuole che se ne vada. Urla il nome del vampiro con voce
straziante,
ancora una volta. Inciampa e cade.
Il vampiro si ferma,
mentre le ombre
prodotte dal fuoco ballano attorno a lui, annusa l’aria, percepisce il
sangue
della fanciulla. Si volta e la guarda: una macchia scura si allarga
sulla
stoffa dei suoi pantaloni, sopra al ginocchio sbucciato.
Torna indietro,
accelerando per
coprire la distanza tra lui e la fanciulla, immobile a terra.
Lei non può più
parlare, perché il
suo respiro è rotto dal pianto, che non vuole più nascondere.
Allunga una mano verso
il vampiro,
ma lui si abbassa sopra di lei, strappa la stoffa del pantalone, si
avvicina al
suo sangue.
La fanciulla lo guarda.
Vede
qualcosa in quegli occhi in cui si riflettono le fiamme. Vede qualcosa
e, tra
le lacrime, spunta un sorriso di speranza.
Il vampiro strappa un
lembo di
stoffa dalla sua camicia e fascia la gamba della fanciulla, poi la
solleva tra
le sue braccia, come se fosse una piuma leggera pronta a volar via.
-Il mostro sono io...
per quello che
ti ho fatto...-, dice lei e affonda la testa sul petto del vampiro.
Dopo non parlano più.
Non hanno
bisogno di parole: possono leggere l’uno negli occhi dell’altra tutto
quello
che non è stato detto.
Poi il loro abbraccio
si scioglie,
la fanciulla si rimette in piedi, lui la sostiene, la stringe a sé,
mentre lei
cerca con le mani la sua pelle, scivola con le braccia dietro il suo
collo,
avvicina la bocca a quella che la bacia lentamente.
Tanti piccoli baci,
come le stelle
del cielo, per ritrovarsi, conoscersi, scoprirsi. Tanti piccoli baci
che uno ad
uno aumentano, come la tensione tra loro, e diventano sempre più
affannati,
febbrili. Baci che non la fanno soffrire, che non scuotono il suo corpo
in un
fremito, ma la sua anima. Baci che arrivano dove la materia non può.
Seth aveva allontanato il muso da me: non mi era
concesso rubare altro alla
loro intimità.
Avrei dovuto odiarlo per quello che mi aveva
mostrato, invece non smetterò
mai di ringraziarlo per ciò che avevo compreso.
Quella era stata la nottata più lunga della mia
vita, sospeso tra un dolore
fisico che andava via via acquietandosi e un tormento che si faceva
strada
dentro di me imperioso.
Quella notte l’avevo persa per sempre, ma non
perché non ricambiasse il mio
amore.
L’avevo persa perché nel suo cuore e nella sua
anima, il suo sole avrebbe
brillato solo per Edward Cullen.
E’ passato un anno da quel giorno e ancora nella
mia mente le immagini di
quello che era accaduto si sovrappongono caotiche a quelle create dalla
mia
fantasia. Ripensare adesso al bacio che Bella ed io ci siamo scambiati
nella
tormenta mi fa sorridere di dolcezza ed imbarazzo.
Ho tentato di restare lontano da loro, di ignorare
la decisione che la
aveva legata a lui indissolubilmente, di dimenticare la fanciulla e di
guardare
solo alla meravigliosa statua di perla che ha scelto di diventare, ma
non ci
sono riuscito: sono tornato a capo chino da loro, richiamato dalla loro
unione,
tanto quanto essa graffiava la mia anima.
Oggi è un giorno speciale, per me: il primo giorno
in cui Bella mi ha
concesso di rimanere tutto solo con la mia dolce bambina, con colei che
impregna ogni mio pensiero e fa volare il mio cuore come un colibrì.
Oggi è San Valentino e dice che anche i vampiri
festeggino l’evento.
Chissà... forse è per via di tutti quei cuori
rossi... immagino che
solletichino il loro appetito.
... quanto so essere idiota, a volte!
Ed e Bella hanno detto che sarebbero andati a
caccia, tutti gli altri
Cullen, a coppie, si sono dileguati e alla mia piccola e al suo lupo
peloso
hanno lasciato tutta la loro incredibile villa.
Ho una sola parola, per loro: Grazie…
Ho fiutato l’aria e aguzzato la vista: Bella è
ancora nella sua casetta,
ogni tanto cerca di capire come stia sua figlia.
Ed, sicuramente, sta perlustrando i miei pensieri.
Che lo faccia! Che legga quanto mi hanno reso
felice regalandomi Renesmee e
quanto io vorrò rendere felice lei! Che scopra la ferita provocata
dalla scelta
di Bella e guardi come il tempo l’abbia risanata! Che riveda se stesso,
nella
mia mente, come l’ho visto io quella volta e si senta orgoglioso del
tesoro che
ha conquistato.
E ora via, lasciateci in pace, lasciate che culli
la vostra piccina tra le
mie braccia, che le sussurri nell’orecchio dolci favole incantate!
Le racconterò la novella del lupo e del vampiro
buoni, che per amore della
stessa stella strinsero un patto di pelle e sangue e promisero di
combattere
fianco a fianco per il bene di qualcosa di puro e splendente che rapiva
entrambi i loro cuori.
Le narrerò di come il lupo cattivo amò la
principessa triste e di come il
suo sorriso si accese quando ella scelse di essere felice. Le parlerò
della
bellezza del vampiro e della sua anima gentile ricolma di un amore
incommensurabile.
E poi canterò della creatura meravigliosa nata da
quell’amore, al cui
cospetto si inchinano le nuvole del cielo, scoprendo al sole la sua
bellezza.
Le dirò come il lupo divenuto buono la accompagnò
mano nella mano nei suoi
primi passi e promise di sorreggerla quando sarebbero arrivati i
pericoli da
saltare, giurando di starle vicino fino alla fine dei tempi.
E quando la piccina crescerà, le parlerò delle
antiche leggende che
popolano le nostre terre e di quelle nuove, che cresceranno assieme a
lei. Le
mostrerò i luoghi delle nostre storie e sarò sempre pronto ad
accogliere i
tormenti della sua anima pulsante.
Le narrerò la storia del sole che, giorno dopo
giorno, attende che il fiore
sbocci per godere del suo profumo celestiale e osserverò i suoi occhi
farsi più
profondi, il viso più magro, le labbra più rosse, il suo corpo
sbocciare nel
fiore che potrei aspettare in eterno, legato da corde indistruttibili a
lei.
Quella che verrà poi, sarà solo la nostra storia.
FINE
Disclaimer: i personaggi e gli argomenti trattati appartengono totalmente a S. Meyer. La storia è di mia fantasia e non intende paragonarsi a quella concepita e pubblicata da S. Meyer.
***
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La
storia
narrata di 'Grazie', le circostanze e quanto non appartiene a
Stephenie Meyer è di invenzione dell'autrice della storia che è
consapevole e concorde a che la fanfic venga pubblicata su
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