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Autore: Letizia25    26/11/2015    3 recensioni
«Tu… Non puoi saperlo… Nessuno può sapere, o capire…»
«E se ti dicessi che anche io stavo per buttarmi da un palazzo addirittura più alto di questo, mi crederesti?»
«No.»
«Perché?»
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Be my home'
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Il peso del cielo
 
 
 
Guarda il cielo sopra di sé, Calum. Osserva le nuvole plumbee che coprono il sole di quel pomeriggio.
Un sole che, tra pochi minuti, probabilmente lui non vedrà più.
Sospira; si sporge un poco dal bordo del tetto di quell’edificio disabitato a cui è sempre passato davanti per andare a scuola – quella stessa scuola in cui, probabilmente, lui non metterà più piede.
Il cuore intanto continua a battergli forte, come a volergli tenere a mente il fatto che è vivo e che, probabilmente, la decisione che ha preso non è quella giusta, solo quella più semplice e veloce; quella stessa decisione che lui ha sempre definito “da codardi”. Ed invece, eccolo lì, adesso: diciannove anni, una vita che non è più la sua e che non lo rispecchia.
Diciannove anni, e la voglia di farla finita una volta per tutte, senza ripensamenti, senza mezze misure, senza dubbi o paure, timori che non vuole provare per non cambiare idea in alcun modo.
Diciannove anni buttati via, spesi per uno come lui che non meritava niente di tutto quello che la vita gli aveva donato. Perché la sua vita non è mai stata importante per nessuno, neppure per Calum stesso.
Lui, che adesso sente il copro pervaso dai brividi, mentre posa il piede sinistro sul bordo del tetto. Abbassa un po' lo sguardo, e non si sorprende nel vedere in basso una folla di curiosi radunata davanti l'edificio; una folla da cui tanto non uscirà mai nessuno per fargli cambiare idea, per impedirgli di commettere un'azione dalla quale non si può tornare indietro.
Però non se ne preoccupa, Calum. Non gli interessa; ha già deciso, non ha paura. Non prova assolutamente niente. Vuole solo smettere; vuole mettere un punto fermo, definitivo a tutto quanto. Sa che con il suo gesto non farà del male a nessuno. In fondo, chi dice di conoscerlo e di capirlo, non è mai riuscito a vedere davvero il buio dentro al suo cuore; non ha mai neppure intravisto tutta quella tristezza nata all’improvviso nella sua anima. Una tristezza che non è mai riuscito a spiegarsi e che è sempre riuscita a mandarlo sempre più in quel baratro tetro, a far cadere sempre più in basso il suo cuore, troppo stanco e provato per andare oltre. Un cuore da sempre troppo debole che non è mai stato in grado di combattere per se stesso neppure una volta.
Alza nuovamente lo sguardo, puntandolo verso il grigio sopra di lui.
Ed il peso del cielo gli piomba addosso nella frazione di un attimo, aggravando tutto, facendolo sentire ancora più piccolo ed impotente di quanto già non sia. Il peso del cielo, della vita che ogni volta riesce a farlo sentire una nullità, piccolo, insignificante rispetto a tutto il resto. Un peso che non ha mai avuto la forza sufficiente per portare da solo. Un peso che alla fine è riuscito a schiacciarlo e a renderlo ancora più debole.
Sospira e mette anche l’altro piede sul bordo del tetto. Ora il cuore gli batte forte; così tanto che lo sente persino nella testa da quanto fa rumore; così tanto che fortunatamente riesce ad offuscargli ogni pensiero, che riesce a non farlo pensare neppure per un secondo di troppo.
Chiude gli occhi; ormai il momento è arrivato, non ha senso aspettare oltre, non ce n’è bisogno. Fa un lungo respiro, l’ultimo. Poi muove un passo.
Ed è mentre inizia a percepire il vuoto attorno al piede; mentre quel senso di liberazione che stava cercando da troppo tempo inizia a propagarsi dentro di lui; mentre lascia che ciò che lo ha ferito in tutti quegli anni scompaia completamente; che sente una mano stringersi forte attorno al suo polso.
Poi il senso di vuoto attorno al piede scompare, come pure quella liberazione quasi agognata, accompagnata dalle ferite che tornano a far male, più di prima, senza mezze misure, facendolo cadere in una rete quasi ovatta, che non riesce a fargli capire niente di quello che sta succedendo.
Tutto quanto torna di nuovo. Perché qualcuno lo ha tirato indietro, facendolo cadere addosso a quella stessa persona che adesso sta sospirando sollevata.
«Grazie al cielo sono arrivata in tempo.»
«In tempo per cosa?» domanda Calum, rimettendosi in piedi a fatica e puntando gli occhi color del cioccolato sulla persona che gli ha impedito quel salto da cui non ci sarebbe stato ritorno; quel non-ritorno che il ragazzo voleva a qualsiasi costo, troppo debole per affrontare la vita, troppo vigliacco per cercare di combatterla da solo, senza qualcuno al suo fianco pronto a dargli davvero una mano
«In tempo per evitare che tu commetta una pazzia.» ribatte tranquilla la mora davanti a lui, che si alza lentamente e si toglie la polvere da sopra i vestiti.
«Non ho chiesto il tuo aiuto.» mormora il ragazzo, voltandosi ed avvicinandosi nuovamente al bordo del tetto, dandole volutamente le spalle pur di non incontrare i suoi occhi; chiudendosi ancora di più dentro quel guscio che con gli anni è diventato sempre più resistente, pronto a respingere tutto e tutti, senza fare neppure una sola eccezione. Un guscio che, sì, l’ha protetto, ma che è pure riuscito ad isolarlo ulteriormente, facendolo sentire ancora più solo di prima. Perché nessuno ha mai tentato di buttare giù tutti i muri che si era creato attorno al suo cuore solo per tenere in sesto tutti i pezzi, per non vederli scomparire uno dopo l’altro.
«Lo so, però…» risponde lei, avvicinando a lui a passo lento, quasi come se avesse paura di sbagliare, quasi come se non sapesse di preciso che cosa fare. «Credi che non sappia cosa pensano le persone che prendono una decisione come la tua?»
Calum si ferma; il respiro gli si blocca in gola, il cuore smette di battere per la frazione di un istante. Perché non si sarebbe mai aspettato una domanda simile, non da parte di una sconosciuta. Non si sarebbe mai aspettato quel tono di voce; un tono che quasi sembra poter capire tutto quello che gli sta passando per la testa e che l’ha portato a scegliere la strada da codardi, quella più facile.
«Tu… Non puoi saperlo… Nessuno può sapere, o capire…»
«E se ti dicessi che anche io stavo per buttarmi da un palazzo addirittura più alto di questo, mi crederesti?»
«No.»
«Perché?»
«Perché non credo che tu sia così disperata come lo sono–» ribatte Calum voltandosi indietro, senza capire cosa stia succedendo davvero. E di cose da dire, lui, ne avrebbe ancora tante, sul serio. Ma quando gli occhi color cioccolato della ragazza davanti a lui incontrano i suoi, tutto quanto acquista una luce diversa. Tutto quanto cambia prospettiva, muta e alleggerisce improvvisamente, almeno per un po’, il peso che il ragazzo reggeva sulle spalle.
Perché in quegli occhi color del cioccolato, Calum ritrova una parte di sé. Ritrova lo stesso dolore che ha provato in tutti quegli anni, inspiegabile, che non è mai riuscito a mandar via. Ritrova la stessa solitudine, lo stesso senso di vuoto che lo ha accompagnato per tanto tempo. Ritrova il fatto che nessuno dei due è stato capace di capire come tutto quello che hanno provato sia nato.
Si ritrova, Calum, in quello sguardo triste e diffidente. Uno sguardo che, eppure, ha così tanta luce dentro che lo destabilizza, lo lascia senza parole, in balia della sorpresa e dell’incredulità più assoluta; sentimenti che, in qualche modo a lui sconosciuto, riescono a mettere a tacere tutte le sue paure almeno per un po’.
«Come hai fatto a cambiare idea?»
Lei gli si avvicina, lentamente, tendendogli la mano. Una mano che il ragazzo, senza capire come, si ritrova ad afferrare prontamente e delicatamente allo stesso tempo, quasi avesse timore di ciò che sta succedendo.
«Mi sono solo detta che forse ho ancora tante cose da fare, vedere, persone da incontrare, conoscere.»
«Magari anche da amare?»
Lei sorride. E intanto i suoi occhi scuri si illuminano ancora di più. «Forse.»
E Calum non capisce, non sa come, non sa perché lascia che quelle parole escano dalle sue labbra.
«Allora potresti insegnarmi?»
«Non credo di essere una brava insegnante.»
«Starò attento, promesso.»
«Non basta.»
«Come non basta?»
La ragazza sospira e si passa nervosamente la mano tra i capelli lunghi. «Devi volerlo, sul serio.»
«Io…»
«Visto? Non basta dare la propria parole. Bisogna anche giocarci l’anima per vedere dei risultati.»
«Però…»
«Non sei pronto, vero?»
«Ma tu come–?»
«Te l’ho detto che ti capisco.» ribatte lei, sorridendogli ancora ed accarezzandogli il viso, delicatamente, come se avesse tra le mani il più fragile dei tesori, da trattare con tutta la cura che merita per stare bene.
«Come fai a cominciare, se non ti fidi di me?»
«Facile a dirsi.»
«E se iniziassimo da zero?»
I loro sguardi sono nuovamente uno davanti all’altro, all’improvviso, entrambi animati da una luce nuova, timida, tiepida. Una luce che sta cominciando a scaldare il cuore del moro. Un cuore che, lentamente, si sta rendendo conto che non è ancora finita e che c’è ancora tanto che può fare, anche ripartendo da capo.
«Io sono Calum.»
Lei sorride nuovamente e stringe la presa attorno le mani del ragazzo, rendendolo libero.
«Letizia, tanto piacere.»





Letizia
Ciao a tutti! <3
Scusatemi l'ora, è che ho appena finito la OS e volevo farvela leggere a tutti i costi! Spero davvero che vi sia piaciuta! <3 <3 <3
Come spero anche di essere riuscita a trattare questa tematica nel miglior modo possibile. 
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate, anche solo poche paroline ;).
Grazie in anticipo per tutto!
Alle recensioni risponderò non appena pubblcherò la long su Calum. E state tranquilli, manca davvero pochissimo! <3
A presto, un bacione ed un abbraccio immensi! <3
   
 
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