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Autore: lidyalinne    26/11/2015    17 recensioni
Per il Contest "Bivio" ho immaginato l'inaspettato per Oscar quando Fersen, afferrandole il polso, dichiara di averla riconosciuta al ballo e le sue parole sono ben diverse questa volta....Un nuovo percorso porterà Oscar a scoprire cos'è davvero l'amore e per chi batte il suo cuore.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'AMORE E' UN'ALTRA COSA

Mani affusolate e delicate reggevano un calice di cristallo nel quale ondeggiava del vino rosso e su cui si rifletteva il volto di Oscar: un sorriso timido e impacciato, lo sguardo trepido e sfuggente che di tanto in tanto si alzava per posarsi sul suo attento interlocutore.
Il conte Hans Axel di Fersen, seduto su una poltroncina damascata rossa, gemella di quella su cui stava Oscar, posò il suo bicchiere vuoto sul tavolino davanti a lui e scrutò la sua ospite.
 
- Che pensate Madamigella Oscar?
 
- Oh, niente….riflettevo sulle vostre considerazioni riguardo l’attuale situazione politica della Francia….le ho trovate dotte e azzeccate. E’…è piacevole discutere con voi – rispose Oscar sollevando lo sguardo su di lui ma sfuggendolo spesso.
 
- Anche per me è la stessa cosa. Siete una donna intelligente e colta…Peccato che, nonostante frequentiamo la reggia quotidianamente, non ci incontriamo mai – disse Fersen.
 
- Già…i nostri impegni sono serrati e non ci permettono di trovare anche solo pochi momenti da dedicare a se stessi e a un buon amico, come voi. Mi avete fatto davvero un bel regalo, venendomi a trovare – aggiunse Oscar felice, il cuore accelerato dall’emozione di avere davanti a sé l’uomo che amava e al quale, dopo il ballo di qualche mese prima, aveva detto addio nel suo cuore.
 
- Ma parlatemi di voi, conte....vi sono novità?  - Oscar buttò là una domanda insignificante per riempire di parole certi momenti di silenzio imbarazzante che sembravano amplificare il battito convulso del suo cuore e renderlo udibile.

- Direi di. ...sì.

-Oh, sembrate contento. ...ne sono felice. ...

- Grazie, Oscar. ..è così, sono contento perché ho preso una decisione importante per la mia vita. Ho deciso di archiviare definitivamente la mia relazione con la regina e dedicarmi a un'altra donna che posso rendere davvero felice ed esserlo anch'io. ...- spiegò l'uomo.

Oscar sentì un tuffo al cuore all'udire quelle parole.

Un'altra donna? E chi è? Dio, non voglio saperlo....

-Ah....bene. ..sono....molto felice per....per voi. ..- farfugliò Oscar odiandosi maledettamente per l'osservazione banale e  balbettante.

Un imbarazzato silenzio calò tra loro, palesando un lieve rossore sulle guance di Oscar e un inaspettato sguardo intimidito del conte che poi si decise a parlare per primo.

- Non siete curiosa di sapere chi è questa donna? -  un accennato sorrisetto compiaciuto sulle labbra.

No,  non lo voglio sapere. ...vattene Hans,vattene, ti prego. ...

- Mi conoscete poco, allora, conte. ...non sono affatto una donna curiosa e pettegola. Parlate solo se volete. ..-  rispose Oscar adesso lievemente infastidita e umiliata al pensiero di conoscere il nome della donna che aveva preso il posto della regina nel cuore di Fersen e che. ...non era lei.

-Vedete, circa un mese, fa ho preso parte a un ballo di corte a cui era stata invitata anche una splendida e bellissima contessa straniera della quale nessuno ha mai scoperto l'identità...

Quelle ultime parole giunsero alle orecchie di Oscar ovattate e sostenute da un insopportabile ritmo martellante del suo cuore.

Mio Dio...voglio scappare, voglio scappare!

- Ho ballato con questa donna leggiadra senza dirci niente e non l'ho più vista alla reggia da quella sera. ..Vi somigliava moltissimo...


Il cuore  di Oscar era in tumulto per quelle parole che non voleva sentire....  le sue mani presero a tremare al punto tale da far oscillare il bicchiere che teneva, così si tese per posarlo sul tavolino davanti a lei; e non smetteva di tremare e gli occhi, bassi e tremendamente ritrosi, non si accorsero di un'altra mano, grande e poderosa che, fendendo l'aria silenziosamente, si chiuse sul suo polso con trepida presa.

- Madamigella Oscar. ..ecco, io ho pensato che solo voi potevate essere quella contessa. ...è stato il vostro comportamento a tradirvi!

Calore improvviso e bruciante attorno al polso ad irradiarsi da quel punto fin tutto il corpo e fermarsi poi nel cuore per stringerlo in una morsa.
Lo sguardo stupito di Oscar prima fissò quelle dita forti ma gentili che le imprigionavano la mano e poi salì sul volto dell’uomo così vicino al suo…
Si sentì nuda e umiliata dalla consapevolezza di Fersen del suo amore per lui e che, al tempo del ballo, egli aveva declassato a sola e semplice amicizia.
Non riuscì a trovare una sola parola per riempire quell’irreale silenzio e, come allora, non le rimase altro che la via di fuga.
Spezzando il suo sguardo ancora incatenato al suo e slegando il suo esile polso dalla presa di lui, si lanciò in una precipitosa corsa, bucando l’aria calda e soffusa del suo salottino e annullando lo spazio intorno a sé.
Galleggiava semplicemente, racchiusa in se stessa, come in una dimensione extra-corporea, avulsa dai suoi sensi che non videro e non colsero ciò che aveva davanti, trascinando così a terra il tavolinetto, spostando rumorosamente un divano e scansando per un soffio Andrè che stava entrando con un vassoio in mano.
Andrè fece un lieve passo indietro che tuttavia fece traballare le tazzine e la teiera sul prezioso vassoio d’argento.
Il suo occhio si spalancò e una certa agitazione si impossessò del suo cuore; scrutò prima la figura di Oscar, che il buio inghiottiva sempre di più, e subito dopo il conte, esterrefatto , mosso al suo inseguimento.
 
 Cos’è successo?
 
- Cos’è successo, conte di Fersen? – chiese Andrè dando voce al suo pensiero e bloccandolo per un braccio per frenarne la corsa.
 
- Non ti preoccupare, Andrè….solo un equivoco che vado subito a chiarire….lasciami andare!- e liberando il proprio braccio dalla mano forte di Andrè e senza nemmeno guardarlo, si precipitò verso Oscar.
 
Attonito da tali scene convulse, Andrè rimase qualche istante a chiedersi se inseguirli o meno; la buona creanza di servo discreto gli ricordò di farsi i fatti suoi ma il cuore allontanò quella considerazione perché Oscar era il principio e il fine della sua vita e non  poteva far finta di nulla. E, suo malgrado, odiava il conte Fersen che Oscar amava…
L’eco dei loro passi si spense oltre il cigolio del portone d’ingresso e solo allora si decise a scendere anche lui, furiosamente, saltando a due a due i gradini dello scalone di marmo.
Li riacciuffò con la vista: si dirigevano verso le scuderie, li seguì e quando Oscar si fermò presso il grande portone e Fersen a pochi passi da lei che gli dava le spalle, ebbe l’accortezza di nascondersi dietro un platano dove…..dopo aver ascoltato tutta la loro conversazione, iniziò la sua discesa verso gli inferi….
 
Alcune ore dopo…
 
L’occhio arrossato e malandato non metteva a fuoco il bicchiere che sembrava sdoppiarsi e moltiplicarsi, così il tentativo di versarsi dell’altro vino fallì e il liquido finì sul pavimento, creando una pozza rossastra.
 
- Dannazione – imprecò Andrè con voce impastata.
Infuriato lasciò cadere la bottiglia che rotolò fino ad urtare il suo comodino, lasciando scie del prezioso vino.
 
In un ulteriore impeto di rabbia e costernazione lanciò il bicchiere contro la parete di fronte e molteplici schegge di vetro ricaddero, scintillanti,  sul pavimento.
Esausto e senza forze Andrè crollò sul suo letto.
Copiose lacrime di dolore emersero dai suoi occhi nonostante il furioso tentativo delle sue mani di allontanarle e asciugarle ma riuscì solo a bagnarsi interamente il volto.
Non voleva piangere, voleva solo provare odio per Oscar, per Fersen e per se stesso; avrebbe voluto distruggere tutto ciò che vedeva intorno  a sè e soprattutto strapparsi il cuore…ma quelle lacrime uscivano da sole, violente  e calde e lui non potè far altro che arrendersi.
Si arrese…
Si arrese al suo dolore che, liquido, la sua anima riversava dagli occhi; e si arrese alla sua solenne ubriacatura che, intontendolo, non gli diede la possibilità di bere ancora e ancora….
Si arrese anche alla sua maledetta mente che, per quanto ottenebrata dall’alcool, riusciva a fargli rivedere l’odiosa scena cui aveva assistito più di due ore fa, nello spazio antistante la scuderia.
 
 “- Madamigella Oscar quel ballo è stato illuminante per me…Vi ho vista finalmente per quello che siete: una splendida donna dotata di fine intelletto, di un coraggio e di passioni non comuni nelle altre donne. Io…io…è successo qualcosa dentro di me e ho capito, ripensando a voi e a questo episodio, nell’ultimo mese, che siete una donna straordinaria che merita l’amore di un uomo capace di leggervi dentro. E che ciò che conta, nella vita, è quanto possa essere realizzato concretamente  e non inseguire chimere o sogni impossibili che, in certi casi, possono fare perdere la ragione e condurre alla rovina.
Madamigella Oscar…sono qui per dirvi che ho scoperto di volervi molto bene e di voler condividere con voi, se me lo concedete, la mia vita….essere vostro devoto consorte.”.
 
Andrè ricordava ogni singola parola da lui pronunciata, come una coltellata al cuore che andava sempre più a fondo, sempre più, inesorabilmente.
Ed ecco che ritornava alla mente la sua Oscar che si voltava a guardare Fersen con gli occhi stupiti e la bocca leggermente schiusa, incapace di articolare alcun suono.
Ma chissà come doveva cantarle il cuore  dall’emozione di veder realizzato il suo sogno…
Il conte le si era avvicinato e le aveva preso delicatamente le mani, accostandole, e su quei dorsi aveva poggiato le sue labbra in un bacio appena percettibile.
L’aveva vista tremare Oscar e lui aveva iniziato a morire dentro…le vene che accoglievano sangue freddo e avvelenato.
 
“- Conte di Fersen…io…io mi sento profondamente in imbarazzo e…e…davvero stupefatta dalle vostre parole. Io…io…avevo cancellato questo mio sentimento per voi, proprio il giorno del ballo, e ho detto addio all’amore…per sempre….”
 
Una piccola speranza quelle parole di Oscar…..
 
“- L’amore non si può cancellare con il pensiero razionale, Oscar…Svanisce, se deve, e solo quando è il momento e io non credo che questo sia ancora avvenuto in voi. E quindi, perché negarvi e negarci la felicità?
 
- Voi mi amate davvero, Fersen?
 
- Oscar…l’amore è un sentimento che cresce giorno per giorno e questo è quello che sta accadendo a me….Io, non ho voluto fare come tutti i nobili e chiedere la vostra mano prima di farlo sapere a voi e neanche voglio sposarvi se  non volete. Se voi…se voi….provate ancora dell’affetto per me, io parlerò il prossimo mese con vostro padre, quando tornerà dalla sua missione e nel frattempo, spero gradirete ricevermi ogni sera, terminati i nostri impegni di lavoro…”
 
“- Conte di Fersen, io….io davvero non mi sarei mai aspettata tutto questo, veder ricambiato il mio amore sapendo che sarebbe stato impossibile. E, strano a dirsi, ma mi sento quasi impreparata a sostenere la portata della vostra dichiarazione e della vostra richiesta di matrimonio. E la regina? “
 
Ancora parole che lo avevano fatto ben sperare….
 
“- Oscar….la regina è la regina di Francia e con il mio comportamento ho rischiato più volte di metterla in difficoltà e ho capito che il mio posto, nemmeno nella clandestinità, può essere accanto a lei.”
 
“- Cosa penserà la regina di me, se vi dovessi sposare?”
 
“- Non pensate a questo Madamigella Oscar…pensate a voi, ve ne prego e date una risposta a me….non lasciatemi così, in dubbio….”
 
Oscar si era portata le mani alle guance, come un bimbo che non sa cosa dire, cosa pensare, cosa fare….
 
“- Fersen, non so perché mi sembra così difficile rispondervi…sono incredula e confusa…”
 
- Va bene, Oscar, ho capito male…ho sbagliato…. Forse siete davvero riuscita a cancellare il vostro sentimento e io non intendo forzarvi….vi do il mio riverito commiato e fate finta che non vi abbia mai detto nulla; dimentichiamo…”
 
Sollievo nel cuore di Andrè, in quel momento, un respiro lungo e rilassato fin quando Oscar non lo spezzò un’altra volta.
 
“- Fersen…perdonate le mie titubanze…non andate via, ve ne prego. Non…non sono riuscita a cancellare il mio sentimento per voi dal cuore, non ci riesco e….e…io non voglio perdere voi….Sarete mio ospite ogni sera fin quando non tornerà mio padre”.
 
Oscar così aveva deciso decretando la sua condanna….e ferendo anche l’altro occhio con la visione di una scena che mai avrebbe avuto vedere….
Fersen, ancora le mani di Oscar tra le sue, si era avvicinato alla sua fronte e vi aveva deposto un dolce bacio e se lei non si fosse ritratta lievemente, bloccata dalle sue emozioni, probabilmente lui l’avrebbe baciata sulle labbra ma invece si era fermato.
A quel punto Andrè era rapidamente rientrato in camera sua per gettarsi disperato sul suo letto, piangendo senza ritegno.
E solo il pensiero di scolarsi una bottiglia di vino che teneva nascosta nel suo armadio lo fece alzare e dargli la forza di bere e bere, senza limiti.
Ma l’annullamento dei pensieri grazie all’alcool ebbe davvero breve durata perché il dolore che gli dilaniava il cuore, lo stomaco e l’anima ritornò implacabile a tormentarlo con il ricordo ossessivo di ciò che aveva visto e sentito.
Resa totale.
 
- Oscar, è finita…per me è finita….Sarei rimasto con te tutta la vita, mi sarebbe bastato starti semplicemente accanto ma presto avrai un marito e io non sarò più al tuo fianco, non potrò più…E ora, cosa farò? – Andrè si tenne la testa tra le mani lasciandosi invadere da un’angoscia profonda.
 
Un  lieve tocco alla porta.
La tortura per Andrè non era finita perché Oscar, andato via Fersen, era corsa dal suo amico per confidargli la novità.
 
- Andrè…ma sei ubriaco! Ma perché?
 
- Perché avevo voglia di bere e ho alzato troppo il gomito…pazienza, passerà…cosa vuoi?  -  una risposta aspra e acida la sua che preso dal suo dolore non aveva alcuna voglia di parlarle: voleva stare solo.
 
- Voglio dirti una cosa incredibile che mi è successa….- un sorrisetto timido ma gioioso.
 
- Cosa?  - voce fredda e distaccata quella di Andrè che già sapeva cosa voleva dirgli.
 
E Oscar, con un flusso inarrestabile di parole stupite e incredule, gli raccontò della dichiarazione di Fersen.
 
- Sarai contenta, no? Io…io per te lo sono….-  finse Andrè che era tornato a sedersi sul bordo del letto.
 
- Non mi sembri molto contento, veramente…
 
- E’ una tua impressione: sono ubriaco e ho un gran mal di testa…infatti, se non ti dispiace vorrei dormire….
 
- Mi sembri molto strano, più che ubriaco…comunque mi sarei aspettata maggiore contentezza da parte tua ma….va bene così…d’altra parte, io stessa mi sento strana. E’ come se non riuscissi a gioire come mi sarei aspettata…non so….Non ho mai davvero coltivato la speranza che Fersen si accorgesse di me. Non riesco a slegare l’immagine del conte da quello della regina. Non so spiegartelo, Andrè, ma mi sento strana – ripetè Oscar osservando lo sguardo di Andrè che si era sollevato verso di lei e cogliere un riflesso della sua anima; sì, perché quell’occhio le parlava di un’immane afflizione che lei non riusciva a comprendere e le fece male al cuore.
 
- Andrè, che hai? Tu hai pure pianto…non negarlo….
 
- Oscar….ho gli occhi lucidi perché sono sbronzo…mi lasci dormire? Vai a dormire pure tu e lasciati cullare dal ricordo della dichiarazione d’amore del tuo futuro marito, dei baci che ti ha dato sulle mani, sulla fronte….sarà stato bello, no? Ti sarai emozionata tantissimo nel sentire il suo odore, immagino, e il cuore avrà accelerato i suoi battiti e probabilmente avrei percepito pure una certa eccitazione in te… - Andrè la sfidò, la provocò perché in quell’istante, per quanto riconoscesse che fosse un sentire irrazionale, ce l’aveva con lei, ce l’aveva con la sua amica di sempre che si era innamorata di un altro e non di lui…voleva quasi farle del male come gliene aveva fatto a lui, inconsapevolmente.
 
- Non ho percepito il suo odore, cioè solo quella essenza che ultimamente sento addosso a molti nobili e che non mi piace molto, in verità. Mi sono emozionata questo sì ma non eccitata, come hai detto tu…ma poi insomma, che vai a chiedermi? Mi sento strana….solo tanto strana…
 
- Ti senti strana…me l’hai già ripetuto più volte….forse è il caso che tu pensi fino in fondo a questa….stranezza: non credi? Ora, ti prego, fammi dormire, ne riparliamo domani– così dicendo, Andrè si rialzò e spingendo delicatamente Oscar per una spalla la accompagnò alla porta – Buonanotte, Oscar… - lo sguardo affilato e penetrante toccò il cuore di Oscar che improvvisamente percepì che qualcosa era cambiata tra loro. Le sembrò distante, lontano da lei e non le piacque affatto.
E così quella notte, si portò nel suo letto la “strana” gioia che sarebbe diventata la futura moglie di Fersen e il disagio di aver sentito Andrè freddo verso di lei.
 
Dieci giorni dopo….
 
Dieci giorni trascorsero in modo davvero insolito per Oscar e Andrè; si vedevano solo durante le ore di lavoro, scambiandosi appena due chiacchiere perché la sera, quando arrivava il promesso sposo, Andrè si defilava nella sua stanza o si recava in qualche locanda di Parigi.
Nella mente di Andrè correva metodica e rigorosa la rassegnazione ma il cuore non ce la faceva proprio ancora, così durante il lavoro manteneva la concentrazione ma la sera il cervello si spegneva e si accendeva impetuosamente il cuore che gli comandava di non poter reggere la presenza di Fersen che corteggiava Oscar.
E quando Oscar, un giorno, gli chiese perché non restasse a cena con loro e nemmeno dopo, lui le rispose che non voleva fare da terzo incomodo.
 
- Ma io voglio che tu rimanga con noi…non ci disturbi…. – voce accorata di Oscar che iniziò a trovare il lato spiacevole dell’essere promessa sposa: abitudini e consuetudini stravolte e soprattutto mancanza delle chiacchierate con lui con il quale condivideva idee e passioni.
Notò questo aspetto già la seconda sera in cui Fersen era andato a trovarla; al suo arrivo André si era immediatamente dileguato.
E lei non smetteva di sentirsi “strana”.
E poi accadde davvero la cosa più strana.
Durante una breve passeggiata con Fersen, nei giardini di Palazzo Jarjayes,lui la prese a braccetto e si fermò, catturò il suo volto tra le mani e con un lungo bacio si impossessò delle sue labbra.
Labbra voluttuose e vogliose,lingua insinuante e umida a profanare quasi la sua bocca serrata, intimidita, non pronta a ricevere un bacio così ardente….
E il suo odore….
Continuava a non piacergli…..e fu un segnale, forte e chiaro, che impose alle sue labbra di non schiudersi mentre sentiva un abisso scavarsi dentro il suo cuore….
Di nuovo quella voglia di fuggire da lui, da quel bacio che, seppur sognato da anni, non voleva ricevere e non voleva ricambiare!


Ma sono impazzita? Perché mi sento così? Ultimamente Fersen mi ispira continue fughe da lui….Eppure, lui è tutto l’amore che voglio, che ho sempre voluto da quando l’ho conosciuto e ora che è mio…io…io non desidero i suoi baci….Non sono una vera donna, non lo sono….e non sono capace d’amare evidentemente….!
 
Gli occhi smarriti a guardare quel volto, le palpebre chiuse, le bocca sempre più avida della sua che non cedeva, che si opponeva…tremito nel corpo e gentilmente le sue mani allontanarono il conte da sé.
 
- Perdonatemi….perdonatemi  Hans…ma ho un tremendo mal di testa e vorrei rientrare a Palazzo, non ve ne dispiacete, ve ne prego…. – uno sguardo supplicante e triste.
 
-  Oh, ma certo Oscar…mi dispiace se ho osato troppo…pensavo, pensavo lo desideraste pure voi…
 
Un finto sorriso per non ferirlo…
 
- Certo…certo che lo desidero…è che proprio non sto bene…troveremo un altro momento per scambiarci un altro bacio. Siete in collera con me?
 
- Ma no, Oscar, vi capisco…rientriamo subito. E comunque, immagino che una vita trascorsa a fingersi uomo, cercando di sedare i propri istinti femminili, vi impediscano, ora, di lasciarvi andare…Non siete abituata a….fare la donna….
 
Che dici? Sono una donna, io!….E sento di esserlo da sempre, nonostante tutto….non è per questo che non ho voluto baciarti!
 
Un moto di ribellione si coagulò nel suo cuore infiammandole il sangue nelle vene e corrugandole la fronte.
 
- Vi ho detto Hans che ho mal di testa, solo questo…-  affermò con il suo tipico cipiglio e con voce ferma.
 
- Oh…ah…certo, certo…rientriamo subito.
 
Rientrarono fianco a fianco senza dirsi una sola parola e pochi minuti dopo il conte si accomiatò.
Turbata dalle sensazioni provate prima Oscar si diresse rapida nella camera di Andrè per confidarsi con lui ma….non lo trovò, come già accadeva da tempo.
Ritornò mesta nella sua stanza con un’oppressione angosciante nel cuore e con una consapevolezza nitida: aveva trovato un promesso sposo ma perso il suo unico, migliore amico.
Non trovò alcun equilibrio in questa “entrata-uscita” della sua vita e le sembrò di aver perso molto di sé; questa constatazione si sciolse in un pianto dirotto ed entrò in conflitto con se stessa: come poteva sentirsi così ora che aveva ottenuto l’amore di Fersen? Per il quale aveva pianto e trepidato per anni?
Ripensò al bacio che Fersen le aveva dato poco prima e che lei aveva rifiutato perché vinta dai suoi sensi che non avevano gradito odori e gesti dell’uomo….
Era impazzita, forse?
E poi…quel senso di vuoto che Andrè le aveva creato nel cuore con la sua lontananza e il suo distacco….
 
Insegui un sogno d’amore per anni, lo ottieni e poi…poi…non riesci a godertelo e a essere felice perché non ti convince il suo odore, i suoi baci ti mettono a disagio e perché ti manca….ti manca Andrè? Come è possibile tutto questo? Non è ragionevole….non lo è per niente….Smettila, Oscar. Pensa solo a Fersen, solo a lui. Ti vuole sposare e tu non riesci a essere felice! Io voglio esserlo e lo sarò con la forza del pensiero e della volontà….
 
Ferrea nella sua decisione si impose di “essere felice” con Fersen e di accettare l’ormai scarsa presenza di Andrè nella sua vita.
Una scelta di testa, la sua, che si aggiungeva alle molteplici fatte seguendo solo un principio razionale.
E così, aggrappandosi a forza di volontà  e razionalità, Oscar si dedicò a Fersen e al proprio lavoro, ignorando le sue sensazioni e il senso di vuoto dato dalla scarsa presenza di Andrè nella sua vita.
Inizialmente tale scelta funzionò perché Oscar accettò e comprese che Andrè si tenesse lontano da lei e Fersen per lasciarli liberi di passare del tempo da soli; e comunque c’erano sempre le ore di lavoro in cui stavano insieme, come sempre, anche se erano diventati entrambi più taciturni e distaccati.
Si convinse che quello fosse lo scotto da pagare per avere coronato il suo sogno d’amore.
E che si trattava di ritrovare nuovi equilibri perché di perdere Andrè non se ne parlava, d’altra parte era il suo attendente e tale sarebbe rimasto.
Forte di questa considerazione, Oscar si rasserenò e anche gli approcci fisici con Fersen divennero più sereni così quando lui la baciò per la prima volta, non provò istinto di fuga.
 
Erano seduti sul divanetto di fronte al camino che crepitava placido e rosseggiante; le mani di Fersen tenevano stretta la sua mano destra e la guardava con occhi felini mentre il riverbero arancione delle fiamme danzava sul suo viso.
La trovò bella e virginea, diversa dalla regina e dalle altre cortigiane che aveva frequentato; si chiese come fosse amare una donna inesperiente, timida e ritrosa come Oscar che dell’amore non sapeva nulla.
Riusciva a vedere, dietro lo sguardo impacciato e  schivo, le braci di una passionalità soffocate da una vita rigidamente imposta e l’idea che lui potesse risvegliarla dal torpore dei sensi, lo eccitò…
 Dopo uno sguardo intenso e profondo si avventò su quelle labbra con ardore e desiderio e voglia di impossessarsi della sua ingenuità e innocenza e del suo candore.
Fu un bacio deciso e la sua lingua si fece spazio tra le labbra di Oscar che, serrate, finirono per aprirsi sotto quella inarrestabile irruenza ed accogliere il suo sapore umido.
Oscar fu presa da sensazioni contrastanti: era eccitante avvertire la brama di quell’uomo che da anni popolava il suo cuore e le sue fantasie sessuali ma, allo stesso tempo, un’inspiegabile percezione di estraneità provocò in lei un istinto di repulsione.
I suoi sensi si misero in moto concertando un evidente fastidio per il suo odore, il suo sapore, il suo tocco ed anche per quel suo inseguire più il suo desiderio che condividere un comune piacere.
E non seppe spiegarsi perché  il suo corpo si irrigidisse sempre più e non ricambiasse quello stesso ardore.
Tuttavia lasciò che la ragione le imponesse  di rispondere a quei gesti; gli permise quel bacio e quando le braccia di Fersen si posarono sulle sue, fino a correre intorno alla schiena, lei cedette al suo abbraccio voglioso e ai suoi baci sempre più intimi, più sensuali, più voraci che scesero poi sul collo.
Era totalmente arresa a quella passione dirompente mentre nel suo ventre ribollivano, scontrandosi, eccitazione e disgusto.
 
E’ bello ma non mi piace…Dio….è bello, bello…eppure non mi piace….non mi piace….
 
Le mani di Fersen scivolavano voluttuosamente sulla sua schiena con lo stesso ritmo febbrile con cui le sue labbra bagnate correvano sul collo e verso l’incavo dei seni.
Oscar, tremante e fortemente dibattuta tra quel piacere nuovo e l’istinto di rifiuto, mosse leggermente le mani verso le spalle di Fersen fino a scendere sui lombi, sentendone i muscoli forti e lo accarezzò ma le sue movenze erano goffe e impacciate.
Non aveva mai accarezzato un uomo e pur sentendo l’impulso di farlo…esitava; non era così naturale per lei superare i confini fisici di se stessa per ritrovarsi su quelli di un uomo, non ne aveva confidenza…
Ma un imprevisto barlume le accese dei chiari ricordi…quelli in cui quei confini erano stati mille volte superati con Andrè, lottando, giocando, duellando, salvandosi la pelle in tante occasioni.
E allora si rese conto che un uomo con il quale aveva confidenza fisica c’era….ed era Andrè…
Un affiatamento fisico che non le aveva mai provocato turbamento o respingimento…ma sicurezza, complicità….proprio ciò che non sentiva per Fersen.
Era un altro uomo quello che si stava permettendo di toccarla ed era quello che amava da anni ma verso il quale il suo corpo stava mostrando un incomprensibile   e  misto senso di accettazione e repulsione.
La bocca di Fersen cominciò a discendere in scie umide tra le clavicole,soffermandosi in certi punti con baci schioccanti; poi le mani, leste, le tirarono la camicia fuori dal bordo dei pantaloni e si insinuarono abilmente sotto, conquistando i suoi seni in una stretta decisa e audace.
 
-No! – la voce imperiosa di Oscar accompagnò le proprie mani che allontanarono le braccia di Fersen dal suo petto. – Ti prego, basta, non mi sembra il caso – gli occhi di Oscar erano furenti, più con se stessa che con lui, per avergli permesso di entrare in contatto intimo con lei pur non desiderandolo.
 
- Perdonami Oscar…ho superato un limite?
 
- Sì, Hans, e non perché non sia abbastanza donna -  rispose Oscar ricordando quella volta in cui le aveva fatto un’osservazione simile.
 
- Ma io non penso questo…però capisco che sono andato oltre. Ti chiedo scusa: rispetterò i tuoi tempi e i tuoi desideri.
 
- Grazie Hans…sei molto caro…
 
- Grazie a te…Bene, adesso vado, ci vediamo domattina alla reggia.
 
- Sì, Hans.
 
Il conte le prese entrambi le mani e ne baciò i dorsi e i palmi, poi si accomiatò.
Oscar restò sola, seduta sul divanetto a guardare il fuoco che scoppiettava nel camino, incantandosi su quelle fiamme che senza sosta si inseguivano informi, calde e abbaglianti.
Rivide la scena di poco prima e sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Fu travolta da una tristezza infinita che addebitò a se stessa, alla sua evidente incapacità di amare e farsi amare, di provare desiderio sessuale, rifuggendolo proprio dall’uomo che aveva risvegliato in lei il suo cuore di donna.
 
Perché non mi piacciono le sue carezze, i suoi baci, il suo odore e il suo sapore? Cosa c’è che non va in me? si chiese piangendo sempre più forte e coprendosi gli occhi con le mani che poi piano scesero lungo il volto, il collo, i seni dove Fersen l’aveva sfiorata con brama irrefrenabile e che lei aveva letteralmente subìto e non goduto.
Si sentì stanca e sbagliata e desiderosa solo di potersi sfogare con Andrè ma lui ormai tutte le sere usciva e tornava molto tardi.
 
Dove va? Ha nuovi amici? Si sente solo….lo immagino….Prima passavamo insieme tutte le sere e ora…ora non più….
 
Una immensa nostalgia attanagliò il suo cuore e avvertì l’irresistibile voglia di vederlo, di parlare con lui, di ridere, di farsi prendere in giro e fare lo stesso con lui…
 
Possibile che in un momento come questo io pensi ad Andrè? Quando invece di abbandonarmi all’amore mi scopro di non volerlo fare?
 
In preda ad una grande angoscia, Oscar si allungò lungo il divano bagnandolo delle sue lacrime e invasa da un grande disagio crollò in un sonno profondo.
 
***
Due giorni dopo quella difficile serata, il conte di Fersen venne mandato in missione in una località ai confini con l’Italia e sarebbe rimasto là per una decina di giorni.
Tale notizia fu accolta benevolmente da Oscar perché in quel periodo avrebbe potuto riflettere a mente serena sul suo rapporto con Fersen e trascorrere del tempo con Andrè ma ciò non accadde perché il giovane continuò ad uscire ogni sera.
 
- Esci anche stasera, Andrè? Non ti va di chiacchierare con me e bere qualcosa nel mio salottino? -  gli occhi di Oscar erano profondamente tristi.
 
- Mi dispiace Oscar. Ho preso appuntamento con degli amici in una locanda -  rispose con la morte nel cuore.
Certo che voleva stare con lei ma non lo avrebbe fatto perché avrebbe sofferto troppo nel vederla, parlarle, ridere come ai vecchi tempi sapendo che aveva costruito un altro tipo di intimità con Fersen e che presto si sarebbe sposata…no, non riusciva a reggere tutto questo e fingere che fosse come sempre.
Lui era già morto dentro ma doveva pur sopravvivere e la sua unica fonte di salvezza era diventata una locanda di Parigi dove aveva stretto amicizia con un soldato della Guardia Metropolitana; grazie a lui stava riuscendo a tollerare il pensiero di Oscar che ogni sera si intratteneva con Fersen a chiacchierare e magari anche a fare altro…e questo “altro” creava nella sua mente continue immagini di baci, carezze e abbracci che lo facevano soffrire di gelosia.
 
- Capisco – sussurrò Oscar – Bene, buonanotte, allora e a domani.
 
Oscar girò sui tacchi senza aggiungere altro e si avviò verso la sua stanza con le lacrime agli occhi e tanta delusione nel cuore.
 
- Oscar…- la richiamò Andrè.
 
Oscar si fermò ma rimanendo di spalle.
 
- Domani sera, se lo vorrai ancora, starò con te…E qualche altra sera ancora, prima che il conte di Fersen ritorni dalla sua missione – le disse intenerito.
 
Oscar si voltò di scatto risentita.
 
- Non ti ho cercato perché Fersen non verrà a trovarmi nelle prossime sere! Per non sentirmi sola!
 
- Calmati! Non ho pensato che ti sentissi sola ma solo che, non essendoci lui, potremo stare un po’ insieme…tutto qui…
 
- Non sono quel tipo di persona io, non sono una donnetta che non sa stare da sola o che si ricorda dei suoi amici nel momento del bisogno! Non mi sono dimenticata di te! Non sei sparito dai miei pensieri e dalla mia vita, nonostante Fersen…qualcun altro invece l’ha fatto! Ha pensato bene di trovarsi nuovi amici solo perché la sua amica di sempre avrà presto un….un marito! – “marito”…al pronunciare quella parola ebbe come l’impressione di udire un suono stonato diffondersi nella sua testa e di perdere un battito nel cuore – Non potevo certo dire a Hans di non venirmi a trovare perché io volevo stare con te, non ti pare? E comunque sappi che ogni volta che lui andava via, io venivo a cercarti per scambiare due parole, anche per darci la semplice buonanotte ma tu ormai la sera  la passi fuori! – gli occhi di Oscar erano due dardi fiammeggianti, la voce concitata, il corpo teso e contratto dai nervi.
 
- Ehi….tranquillizzati….e non alzare la voce che ti sentiranno tutti. Dai, andiamo fuori a parlare….- 
 
Andrè era stupefatto da quell’inaspettata invettiva contro di lui che sapeva tanto di rabbia verso se stessa, a dire il vero, ma condita di una punta di gelosia che non si sarebbe di certo aspettato.
Questo significava che gli voleva un mondo di bene!
E non che questo  lui non lo sapesse ma leggerlo tra le sue parole furiose, fu come una carezza nel suo cuore ferito.
 
- Possiamo benissimo restare in cucina, non c’è nessuno e comunque non ho altro da dirti – rispose Oscar sempre più alterata.
 
- Io non lo capisco tutto questo livore nei miei confronti… - disse Andrè leggermente accigliato e incupito.
 
- Invece devo accettare il tuo distacco solo perché Fersen è il mio futuro sposo? E trovare accettabile il tuo avermi sostituita con un nuovo amico? Così tanto valevo per te, nel tuo cuore? Che noia trascorrere le sere da soli, vero? E dire che io ti capisco pure! Ma…ma uscire tutti i giorni e tornare tardi! Sembra quasi una fuga da me o…forse….è stata la buona occasione per liberarti di me, finalmente! Basta stare appreso a questa insopportabile donna-soldato! Va bene essere il suo attendente ma esserle ancora amico dopo tanti anni…no! Vero? Benedetto Fersen che è arrivato a sciogliere le catene di questa amicizia affettata, non è così, Andrè? Non è così? -  senza alcun controllo delle sue emozioni, Oscar tirò fuori un’amarezza che nemmeno credeva di avere nell’anima.
Il cuore prese a batterle all’impazzata, il respiro si affannò e le lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi puntati su quelli attoniti di Andrè.
 
- Oscar….- balbettò il giovane sconvolto dalle parole di Oscar che avevano messo a nudo i suoi sentimenti e una concezione assolutamente sbagliata del suo sentire e del suo agire – Tu non hai capito assolutamente niente di me, Oscar….
 
- Ho capito benissimo, invece, Andrè….ma hai ragione tu: era ora  che pensassi alla tua vita, specie adesso…adesso che mi sposerò – e un groppo insopportabile le salì in gola – Va bene così, Andrè…
 
- Oscar…non va bene così…hai travisato terribilmente tutto! Fammi spiegare… - Andrè allungò una mano per afferrare quella di Oscar.
 
- Lasciami stare -  la mano di Oscar sgusciò dalla forte presa di Andrè e la ragazza si avviò lungo il corridoio.
 
- Dove vai?
 
Andrè l’inseguì ma lei, velocissima, salì per gli scaloni del palazzo fino a raggiungere la soffitta e da lì, da una porticina, uscì  nella torretta.
 
Ma che ho detto? Che mi è preso? Cos’era quella di prima? Una scenata di gelosia? Sei pazza, Oscar….pazza…
 
- Possiamo parlare con calma adesso? – le domandò Andrè che nel frattempo l’aveva raggiunta.
 
- Non dovevi seguirmi…lasciami sola Andrè…per favore… -  rispose Oscar più lucida ma con le emozioni talmente in subbuglio da toccare le fibre del suo essere, facendole quasi percepire il sangue, prima fluirle nelle vene e poi ricolmarle il cuore in fiotti frementi, così come l’aria che inalava affannosamente, sentendola mancare nei polmoni.
 
Le sue mani era poggiate sul parapetto di una delle aperture ad arco della torretta, luogo di mille giochi e avventure della loro infanzia.
 
- Oscar… -  e una mano di Andrè si posò su una spalla.
 
- Andrè…perdonami la scenata di prima, non dovevo parlarti in quel modo…è che la mia vita sta prendendo una piega del tutto inedita e io non ero preparata a certe cose…a certe esperienze…certe mancanze… - spiegò Oscar, gli occhi fissi al rosa tramonto che stava colorando il cielo prima di cedere al colore cobalto della sera, seguendo le linee frastagliate di lontani profili di colline.
 
L’umidità della sera scese lentamente sul paesaggio circostante e sul parco del Palazzo, sprigionando tenui profumi di foglie e terra.
Odore di campagna mischiato a quello di sapone che emanavano quelle dita poggiate delicatamente sulla sua spalla destra.
Odore di Andrè…l’avrebbe riconosciuto tra mille profumi…lo stesso odore di quando era bambino e correva a lavarsi le mani appena se le sporcava perché, più ubbidiente di lei, rispettava la regola della nonna di ripulirsi immediatamente.
Oscar esalò un lungo respiro e s’acquietò.
Con Andrè nei dintorni si sentiva sempre tranquilla e al sicuro…serena.
 
-Non ti ho abbandonata Oscar…ti ho solo lasciata libera di viverti il tuo amore con Fersen… - spiegò Andrè mortificandosi da solo nel pronunciare quelle parole.
 
- Non ho mai pensato di vivere un rapporto d’amore sotto la tua supervisione….che dici? – disse Oscar con veemenza – Pensavo che l’amore non escludesse l’amicizia. Non ti avrei mai messo da parte; il mio affetto per te non è diminuito…anzi, da quando sei sparito mi sono resa conto di quanto ti voglia bene. Per amore si perdono le amicizie, Andrè? Funziona così? Spiegamelo tu….se è così, imparerò a distaccarmi da te, lo farò se me lo dici tu – puntualizzò Oscar, lo sguardo un abisso di malinconia, le labbra tremanti in un pianto trattenuto.
 
- Oscar…no! – si ribellò Andrè, il volto sfigurato dallo stupore per le parole assurde di Oscar che aveva interpretato in maniera assolutamente errata il suo comportamento esternandogli, nel contempo, l’affetto sconfinato e il dispiacere per averlo perduto.
 
L’ho fatta soffrire per sfuggire al mio dolore e alla mia gelosia! Oscar non ce la facevo a vederti con Fersen ma tu…tu hai bisogno di me…Ma come faccio a farti capire i miei sentimenti? Se ti dico che t’amo, ti sconvolgi ancora di più….
 
- No….cosa, Andrè? Spiegami tu, dimmi come mettere ordine nei miei pensieri confusi e nei sentimenti che sfuggono alla mia ragione….
 
- Perché sei confusa? Non sei felice del tuo amore finalmente ricambiato? Cosa c’è da capire o da pensare? L’amore basta a se stesso e non ha bisogno di ragionamenti. Si vive….con il cuore e con il corpo, Oscar – le disse Andrè sorridente e felice e stringendole le mani tra le sue.
 
L’amava troppo perché soffrisse della loro amicizia perduta.
 
- Io…io…Andrè non riesco a non pensare quando Fersen mi accarezza o mi…mi bacia… - confessò Oscar timidamente.
 
Quelle parole furono per Andrè nuove pugnalate inferte al suo cuore.
 
- …non  mi piace molto quando…quando fa queste cose; non  mi piace il suo sapore, il suo odore – riprese Oscar un po’ imbarazzata – Sono normale, Andrè? Io penso di no…forse davvero non riesco ad essere una donna – disse la giovane a fior di labbra, guardando le mani di Andrè che accarezzavano le proprie trasmettendole un meraviglioso calore rassicurante.
 
Quella rivelazione aprì una speranza nel cuore di Andrè.
 
- Com’è possibile, Oscar? Se ami, ti piace tutto dell’amato e non desideri altro che inebriarti dell’odore della sua pelle e perderti nelle carezze del suo corpo, dei suoi baci…Questo è l’amore, Oscar…una sinfonia di sensi che uniscono anima e corpo…senza pensieri – disse Andrè accalorandosi e intrecciando le dita a quelle di Oscar.
 
E poi…poi complice  la luna occhieggiante da una porzione di cielo ormai color pervinca e alcune stelle luccicanti a contornarla, Andrè si vide avvolto in un momento magico e perfetto dove sentiva che tutto poteva accadere e tutto poteva dire e fare.
Così, quando un alito di vento sollevò alcuni riccioli di Oscar, svolazzandole sugli occhi, egli afferrò con una mano quelle ciocche ribelli e con un gioco di dita e palmo li fermò sulla guancia, poi avvicinò il naso al suo collo e aspirò profondamente mentre con l'altro braccio le cinse la vita…
 
- Impazzisco per il tuo odore, Oscar e sono certo che il tuo sapore deve dare alla testa, così come deve essere morbida e vellutata la tua pelle – Andrè l’annusava e le sfiorava il collo con quelle parole sussurrate.
 
Sto osando e sto impazzendo…ma non riesco a staccarmi da te…sei meravigliosa e ancora non mi respingi, non mi allontani….
 
Oscar avvertì calore  e brividi sulla pelle e il profumo di Andrè si insinuò e serpeggiò intorno a lei…stordimento e piacere, sussulti nel ventre che si contraeva e battiti nel cuore troppo affrettati per ritornare in sé…la mente prigioniera dei suoi sensi  l’abbandonò e
si abbandonò.
Quelle emozioni inaspettate erano troppo belle e vivificanti per chiedersi troppi perché e si strinse ad Andrè con impeto e slancio felice…
 
- Ti amo, Oscar…da sempre, con tutto me stesso….per questo mi sono allontanato da te, per questo…per non soffrire nel vederti corteggiata da Fersen….scusami…Oscar, respingimi, ora, subito perché sto perdendo il controllo! Perché non mi allontani? Staccati da questo abbraccio…ti prego…-  le parlava con le labbra incollate al collo e fuori di sé dal piacere e dall’amore, esse scesero sullo sterno….
 
Oscar era incatenata a quelle percezioni e sensazioni meravigliose, per un attimo quasi inconscia della persona che le stava dando quello stordimento.
Sensi, solo concupiscenti sensi a richiamare la donna fuori dalla ragione…voglia di sciogliersi e confondersi in quelle emozioni così ruggenti e vibranti.
Sì, si era persa….persa in un ardore sconosciuto, smosso da Andrè….
 
Andrè….che mi stai facendo…è bellissimo…caldo il tuo respiro, morbide le tue labbra e rabbrividenti sulla  mia pelle, stordente il tuo profumo, irresistibile le tue mani su di me….e questo fuoco bagnato tra le gambe che preme e pulsa nel mio essere donna…cos’è? Dio cos’è? E mi ama? Mi ama!
 
- Non ti allontano Andrè, mio Dio! Come posso allontanare da me questa immensa emozione e questa sconfinata felicità che sento nelle viscere e in luoghi inesplorati del mio essere? Andrè….mi ami? Che posso dirti io?
 
- Nulla Oscar, nulla…devo trovare la forza di staccarmi da te…e perdonami…perdonami se ti ho sconvolta con la mia confessione….scusami, davvero…- Andrè fece per staccarsi ma Oscar si aggrappò ai suoi fianchi.
 
- No….no Andrè…Fersen non mi ha fatta sentire affatto donna, non mi sono piaciuti suoi baci e le sue carezze e ho detestato il suo odore e il suo sapore….Tu invece mi stai facendo sentire tremendamente donna portandomi a desiderare gesti e piaceri che ancora non conosco…Andrè…. – Oscar sollevò il suo sguardo su quello di Andrè e lo trovò trepidante e dolcissimo.
 
Andrè non resistette a quelle parole e a quegli occhi divenuti blu come il blu della notte sceso definitivamente con il freddo della sera e riabbracciandola fortemente con l’intento di riscaldarla, capì che poteva baciarla e lo fece.
 
Il destino aveva regalato loro il momento perfetto, inspiegabile e insondabile per ritrovare in teneri baci la loro antica amicizia e un nuovo sentimento nel cuore di Oscar da accogliere, vivere e conoscere con l’unica persona che davvero contava nella sua vita e scandiva il senso di sé.
 
- Mi hai riconciliata con il mio essere donna che Fersen, suo malgrado, aveva mortificato…Voglio essere donna con te, Andrè…solo tu potevi mostrarmi chi sono, farmi sentire il mio corpo e scoprire che provo per te un sentimento vitale….è amore? E’amore sì, di certo….Avevi ragione tu: se l’amore lo racchiudi nelle gabbie del pensiero, non lo è affatto….l’amore è un’altra cosa: esso passa attraverso il piacere del corpo, è vero e io lo sto provando adesso….

ANGOLO DELL'AUTRICE

Dedicato alla coppia più bella di sempre, per me, e al loro amore che, pur messo alla prova in più occasioni, resiste a tutto e si corona nell'unione perfetta di due anime e due corpi...
Vi abbraccio,
Sandra
  
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