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Autore: Karl Agathon    26/11/2015    0 recensioni
"Percepì la sua presenza al mio fianco, avvertì una insolita sintonia, quasi complicità, aspettai prima di voltarmi ad osservarla, per non interrompere quell' attimo di magia."
Dov'è l'antimateria? cosa accade se per un incidente materia ed antimateria vengono in contatto? Esiste un mondo speculare al nostro con sentimenti ragioni simili ai nostri? Questa storia ci porterà ad esplorare nuove realtà, modi diversi di sentire ed esprimere sentimenti. Narratà spesso in prima persona sia dal protagonista, Leandro: Un italiano di origine greca trasferitosi in Sudafrica, che da Ero, la vera l'eroina di questo racconto: una avvenente ragazza greca, a tutti gli effetti la musa ispiratrice di questa storia...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"Percepì la sua presenza al mio fianco, avvertì una insolita sintonia, quasi complicità, aspettai prima di voltarmi ad osservarla per non interrompere quell' attimo di magia."

5 anni prima:

 19 Giugno 2010 Johannesburg Repubblica del Sudafrica

Leandro: Sono appena uscito dal mio ufficio, sono sotto pressione, il capo una iena, una donna procace e volgare che vorrebbe che tutti la corteggiassero, continua a minacciarmi e caricarmi di lavoro per il fatto che finche non acquisisco la residenza sudafricana, se mi licenzia devo lasciare il paese, mi da fastidio persino guardarla, fortuna che riesco a nascondere il mio disgusto! Incontro Pietro un collega più maturo che mi dice: “oggi voglio rilassarmi un po’,pensa che ho appena spento il cellulare, anche se so che appena lo riaccenderò scoppierà l’inferno, ahahhahha”. Scoppia a ridere con quella sua risata quasi in falsetto, prosegue dicendomi:    l’aria è decisamente fresca, il sole non è riuscito a riscaldarla,  tira vento da sud!  Respiro  a pieni polmoni, l’aria  che proviene dal sud mi ricorda le mie care montagne in Italia. Già hai ragione, gli rispondo Lui mi dice: dai sbrigati ad andare a casa e datti una sistemata che questa sera voglio farti conoscere una famiglia molto simpatica! In un primo momento pensai  che avrei voluto solo riposarmi quella sera, ma poi mi dissi: perché no in fondo non ho avuto molte opportunità di conoscere persone nuove a Johannesburg, gli risposi: “Ok speriamo che ne valga la pena sono proprio cotto” lo saluto e   mi accingo con passo svelto a prendere  un rikki una specie di  taxi collettivo, devo andare a passo svelto, la prima cosa che mi hanno detto i colleghi italiani appena arrivato a Hillbrow è: non ti fermare troppo per strada  qua è più pericoloso che da noi!!

 

Finalmente  arriviamo a casa di questi nuovi amici, Attraverso il vialetto perfettamente curato, il prato semplicemente perfetto, i fiori disposti a cerchi via via sempre più grandi, un  albero di sicomoro sulla sinistra ed infine poco prima dell’ingresso, sulla destra una zona di prato ovale, con l’erba di un colore diverso, sembra trifoglio, con delle pietre lisce bianche di fiume che compongono un nome: “Villa Ero”.

 Mi chiedo come mai quel nome, che strana coincidenza, io mi chiamo Leandro e La villa di questa famiglia  si chiama Ero,  mia madre è greca, conosco bene la legenda di Leandro ed Ero, penso... forse anche loro sono di origine greca?

Si apre il portone e mi dimentico di questo particolare. I padroni di casa si chiamano Luigi e Dafne, da subito si mostrano molto cordiali e affabili, entro e Luigi mi dice: Pietro mi ha parlato di te, ha detto che sei molto simpatico e fai sempre battute divertenti; poi  interviene Dafne: lascialo stare presentagli  gli altri ospiti, cosi saluto uno ad uno: Renato un uomo sulla cinquantina molto asciutto e tirato, Anna, sua moglie, una donna piccola e vivace dalla capigliatura folta e riccia, infine Gaia, una donna in carriera semplicemente  Elegante,  la quale in un  breve colloquio  mi disse:  di aver lavorato per diversi anni alla city di Londra, ed in seguito, affascinata dalla selvaggia natura africana ha intrapreso la scelta di trasferirsi in  Sudafrica, perché pur con le sue contradizioni, manteneva sempre uno stampo anglosassone che a lei si confaceva.

La serata prosegui in maniera gradevole ma ad un certo punto, mentre gli altri decisero di giocare a carte, io, oramai esausto dalla intensa giornata trascorsa, chiesi di potermi sdraiare sul divano: non mi ha mai appassionato terminare le serate giocando a scopa o tresette, so giocare e se devo far passare qualche minuto allegro a qualche persona anziana tiro fuori le carte, ma se posso cerco qualcosa di meglio.
Il divano era molto ampio e spazioso ed invitava proprio al riposo, mi sforzavo di tenere gli occhi aperti, e ogni tanto cercavo di partecipare alle conversazioni, cosi da non apparire asociale, ma la mia mente era oramai protesa verso il sonno.

 Ad un certo punto si avvicino qualcuno che non mi era stato presentato, si  sdraiò accanto a me, non so se avevo gli occhi aperti socchiusi o chiusi del tutto, ma  "Percepì la sua presenza al mio fianco, avvertì una insolita sintonia, quasi complicità, aspettai prima di voltarmi ad osservarla..... per non interrompere quell'attimo di magia." La osservai, era alta, molto magra, leggermente pallida , eterea, aveva lo sguardo di chi  sogna ad occhi aperti,  avevo sempre pensato che gli occhi più  belli fossero verdi con riflessi azzurri, oppure nero profondo, invece mi  resi conto che non avevo mai visto occhi più belli di questi,  color nocciola morbido, intensi , profondi e  luminosi, (mi ricordai di aver visto qualcosa di simile, ma molto meno affascinante, quando una volta in Italia, salendo al monte Cucco in Umbria, all’improvviso dietro un cespuglio mi scontrai faccia a faccia con un capriolo, per un attimo ci guardammo negli occhi, vidi il suo sguardo sorpreso e bellissimo, poi la paura apparve nelle sue pupille e fuggi)  osservai i suoi capelli lunghi e Biondi, con riflessi color rame, il suo sorriso appena accennato, ma che le illuminava il volto delicato,  gli zigomi appena pronunciati, il naso diritto ben bilanciato nel  volto, e i lineamenti morbidi, tipici delle ragazze finlandesi; Lei mi fisso e mi disse: “ ciao sono io, sono Ero, finalmente ti ho trovato”, avvicinò la sua mano affusolata e  magra, (ma senza le rudezze tipiche delle mani troppo scarne), alla mia senza toccarmi, senti una connessione, come se ci stessimo scambiando qualcosa, non era calore ne energia, ma qualcosa tra di noi si era mescolato ed unito, ed ebbi la sensazione che fosse  per sempre; improvvisamente non la vidi più, ebbi il dubbio di aver sognato, eppure quello che avevo visto era troppo reale, inoltre qualcosa era entrato nel mio corpo e rimaneva dentro di me, non ebbi il coraggio di domandare a nessuno se l’avessero vista e chi fosse, solo mi ricordai che la villa si chiamava villa Ero.   

   
 
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