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Autore: Pervinca95    26/11/2015    2 recensioni
C'era una volta una bambina che credeva nelle favole e nella giustizia. Quelle in cui i principi azzurri sconfiggono il male e salvano le principesse, quelle in cui le streghe cattive soccombono, quelle in cui il bene ha sempre la meglio sul male. [...]
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Si tratta di un semplice flusso di considerazioni e riflessioni sulla vita in veste metaforica.
Spero possa tramettere qualcosa. Buona lettura.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta...










C'era una volta una bambina che credeva nelle favole e nella giustizia. Quelle in cui i principi azzurri sconfiggono il male e salvano le principesse, quelle in cui le streghe cattive soccombono, quelle in cui il bene ha sempre la meglio sul male.
La sera attendeva che i suoi genitori le raccontassero alcune di quelle storie o talvolta pregava le maestre di leggerle dei libri. E quando queste acconsentivano lei chinava la testa sul banco e chiudeva gli occhi, facendo scorrere le immagini nella mente come se qualcuno stesse proiettando un film. 
Amava quelle storie, si sentiva felice e completa quando le ascoltava. Aveva la certezza che tutti i bei ideali di amore, lealtà e giustizia esistessero e facessero parte della vita di tutti.
Era piccola. Ancora ignara, ancora sognatrice, ancora innocente.
Quando si era ritrovata a dover affrontare il mondo senza l'aiuto di nessun principe con la spada, senza nessun cavallo alato che la facesse volare nel cielo stellato, senza nessun luogo magico in cui rifugiarsi, si era sentita persa, come se qualcuno l'avesse portata su un precipizio e le avesse intimato di buttarsi. 
E poi aveva dovuto lanciarsi nel vuoto con la speranza di arrivare coi piedi per terra.
Aveva sentito il vento darle tanti schiaffi, alcuni capaci di toglierle il respiro, altri capaci di colpirla nello stomaco come pugni. Aveva sentito le sue certezze strapparsi dal suo corpo e lasciarla stordita. Vuota. 
Infine lo schianto.
Inizialmente aveva creduto di essere morta, successivamente aveva realizzato di essere ancora viva, ancora integra. Esteriormente non aveva un graffio, nemmeno una sbucciatura, nulla che le potesse provocare dolore. Eppure lei sentiva, sentiva che qualcosa faceva male, qualcosa d'interno, di nascosto agli occhi umani.
Percepiva un grande senso di desolazione. Era conscia che qualcosa le fosse stato strappato con la forza senza che lei avesse potuto far niente per impedirlo.
Ed era a conoscenza di cosa fosse quel qualcosa. Le sue certezze. Ciò su cui la sua vita era stata costruita fino ad allora. Le sue fondamenta. E come un palazzo a cui queste vengono tolte anche lei crollò a terra, piangendo e disperandosi. 
Nessun principe azzurro era giunto a salvarla, nessuna strega cattiva poteva essere sconfitta con la magia, nessun morto poteva tornare in vita... Niente di tutto ciò in cui credeva poteva accadere. Niente.
Rimase in silenzio per alcuni giorni, riflettendo e salutando colei che per prima l'aveva abbandonata: l'infanzia. 
Poi si mise in marcia lungo il cammino della sua nuova vita ed incontrò tante paure, tante falsità, tante ingiustizie, tanti dolori, tante sconfitte, tante dita puntate contro, tante lingue biforcute che come quelle di un serpente sputavano il loro veleno, tanti giudizi, tante lacrime.
Ma ad ogni paura aveva risposto con coraggio, ad ogni falsità aveva risposto con lealtà, ad ogni ingiustizia aveva risposto con giustizia, ad ogni dolore si era fatta forza, ad ogni sconfitta aveva risposto con una vittoria, ad ogni dito puntato contro aveva voltato le spalle, ad ogni offesa aveva risposto con un complimento, ad ogni giudizio aveva scrollato le spalle, e ad ogni lacrima aveva riposto con un sorriso.
Tante volte aveva avuto voglia di abbandonare tutto. Tante volte si era detta che non ce l'avrebbe fatta. Tante volte si era ritrovata a chiedersi perché fosse al mondo. 
Per quale motivo doveva soffrire tanto? Perché era tutto così difficile? 
La riposta non la sapeva.
Eppure era rimasta. Aveva cominciato a credere che ci fosse una risposta a tutti quei perché, anche sulla sua esistenza. E lei quelle risposte le voleva. 
Aveva iniziato a dare valore ad ogni cosa. Aveva lottato. Aveva sofferto per le sconfitte subite nonostante l'impegno messo per raggiungere il suo traguardo, eppure non si disse mai che quello era il massimo che lei potesse fare. 
Si mise in gioco. Sempre. A prescindere dai voti, dai giudizi, dalle sentenze, dalle offese ricevute. Solo lei sapeva quanto realmente valesse. Sapeva di poter superare se stessa, sapeva di essere capace di tutto se solo lo avesse voluto.
Gli altri la scambiavano per presunzione. Lei la definiva autocoscienza. 
Amava se stessa nonostante in dei momenti si fosse odiata, amava sperare che tutto potesse realizzarsi, amava il suo corpo sebbene prima l'avesse detestato ed amava le sue imperfezioni perché la rendevano diversa dagli altri nonostante inizialmente le avesse condannate. 
Lei era unica, irripetibile, e nessuno avrebbe mai potuto abbatterla, nessuno avrebbe mai potuto farla sentire inferiore, nessuno avrebbe mai potuto emarginarla. Nessuno. 
Aveva capito che per quanto si sforzasse di essere diversa non sarebbe mai potuta piacere a tutti. Tanto valeva rimanere se stessi. E lei lo aveva fatto. 
Reprimendo se stessa non avrebbe mai vissuto a pieno la sua vita, ma quella di una sconosciuta. E lei voleva vivere? Se l'era posta tante volte questa domanda. 
E la risposta era sempre stata la stessa: oh sì. Più di ogni altra cosa. Fino alla fine. 


















Angolo autrice: 


Che dire... Circa due anni fa ho scritto di getto questo testo. Ed oggi, mentre scrivevo un'altra mia storia (per l'esattezza KYMO) mi sono soffermata a spulciare ciò che tempo addietro avevo buttato giù. 
Mi sono imbattuta in questa cosuccia ed ho deciso di darle una lettura. E sapete come si dice, "da cosa nasce cosa". L'ho corretta ed ho pensato che sarebbe stato bello condividerla con tutte voi. 
È piena di metafore e forse non si capisce neanche il senso di quello che cerco di dire, ma credo che la sensibilità sia la chiave di lettura delle metafore. Perciò sono certa che riuscirete a leggere tra le righe e a carpire il significato di ogni parola. 
Bene, non aggiungerò altro :) 
Sono solo felice di aver condiviso con voi questo flusso di pensieri. 
Un bacione enorme a tutte <3
GRAZIE <3

  
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