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Autore: The Hopeless Girl    27/11/2015    3 recensioni
«Stilinski, aspetti un attimo.»
Stiles esitò un istante sulla soglia dell’aula, concedendosi un sorrisetto vittorioso, e poi girò solo la testa e appena le spalle, giusto per vedere il finto cipiglio corrucciato di Derek, che lo fissava con uno sguardo che avrebbe dovuto essere minaccioso: «Sì, professore?»
«A proposito della sua puntualità a dir poco mediocre… veda di non fare tardi alla lezione di domani.»
«Così mi offende, professor Hale, sa bene che non mi perderei mai una delle sue classi! Le trovo estremamente… coinvolgenti.»
Detto questo gli fece un occhiolino molto poco formale, al quale Derek rispose con uno sbuffo esasperato e un cenno delle sopracciglia, che lo invitavano ad uscire, se non voleva che fosse lui a buttarlo fuori a calci. Ma dopo che Stiles ebbe lasciato l’aula con una risata, l’impassibile insegnante rimase a fissare la soglia vuota con lieve sorriso sulle labbra e i pensieri persi chissà dove, ben consapevole che il giorno dopo non avrebbe avuto alcuna lezione con la casa verde-argento.


Hogwarts!Sterek AU: Slytherin!Stiles Professor!Derek
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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UNA LEZIONE INTERESSANTE

La quiete dell’aula di Difesa Contro le Arti Oscure fu bruscamente interrotta dalla porta che, spalancatasi di colpo, lasciò cadere sul pavimento di pietra quella massa vorticante di abiti scomposti, fogli svolazzanti e oggetti vaganti non meglio identificati che era Stiles Stilinski.
«Signor Stilinski, di nuovo in ritardo». I gelidi occhi blu del professor Hale si alzarono dal libro che stava sfogliando e raggelarono Stiles sul posto, che ancora annaspava per rialzarsi. Lo studente lo fissò per un attimo con un’espressione tra il perplesso e l’affaticato, con un occhio strizzato e la bocca socchiusa, ancora ansimante della la corsa per raggiungere l’aula, poi inalberò un sorriso sbilenco e, spalmato sul pavimento a pelle d’orso, rispose: «Solo per lei, professor Hale».
Derek Hale roteò gli occhi con un sospiro esasperato, tornando a guardare il suo libro ed ignorando espressamente quell’adolescente imbarazzante che stava riprendendo una posizione umana dopo la scenetta sul pavimento, chiedendosi se le avances fuori luogo degli studenti di entrambi i sessi fossero naturale conseguenza dell’essere l’insegnate più giovane di Hogwarts, oppure fosse tutta una farsa inalberata dai suoi alunni, giusto per fare uno scherzo ad un individuo oggettivamente privo di senso dell’umorismo come lui.
Quando finalmente Stiles ebbe depositato la quantità di materiale (perlopiù inutile) che si era portato dietro sul banco affianco a quello del suo migliore amico Scott McCall, Derek abbandonò di nuovo la sua lettura e disse: «Lo sa, Signor Stilinski, che questa sua mancanza di puntualità influirà sulla sua media nella mia materia?» Il ragazzo, con un sorriso obliquo, rispose, insolente al punto giusto per non beccarsi una punizione: «Lo sa, professore, che questo non mi impedirà di essere il migliore della classe?»
Irritato, Derek gli lanciò una dura occhiata di gelido avvertimento: «Dovrebbe essere meno spavaldo, Stilinski, e portare più rispetto ai professori. Troppa insolenza ha portato più di un Serpeverde all’infuori dei cancelli di Hogwarts. E ora si sieda e faccia quel compito, e vedremo se le sue parole non sono solo arie da Ser Nicholas.»
Con un cenno delle sopracciglia (più espressive di Derek stesso) gli indicò il banco e con l’ennesimo sospiro internazionalmente traducibile con “perché Stilinski deve essere nella mia classe? Ma chi me l’ha fatto fare?”, tornò ad ignorare gli studenti. Stiles si sedette, in una cacofonia di sedie trascinate e cose che cadono, afferrò una delle penne d’oca che teneva dietro le orecchie e, prima di cimentarsi nel test su centauri, licantropi e creature sovrannaturali di altro genere, lanciò un’ultima occhiata a Derek, lasciandosi scappare un sorriso appena accennato di tutt’altra natura rispetto al ghigno di sfida precedente.

Ovviamene, Stiles Stilinski fu il primo a consegnare il compito, come se non fossero già abbastanza chiare le sue stupefacenti abilità nelle discipline magiche, nonostante le sue origini babbane, ma fu l’ultimo ad appropinquarsi a passo blando alla porta, una volta suonata la campanella.
Un attimo prima che il ragazzo mettesse piede in corridoio, lo raggiunse da dietro la voce roca del professore: «Stilinski, aspetti un attimo.»
Stiles esitò un istante sulla soglia dell’aula, concedendosi un sorrisetto vittorioso, e poi girò solo la testa e appena le spalle, giusto per vedere il finto cipiglio corrucciato di Derek, che lo fissava con uno sguardo che avrebbe dovuto essere minaccioso: «Sì, professore?»
«A proposito della sua puntualità a dir poco mediocre… veda di non fare tardi alla lezione di domani.»
«Così mi offende, professor Hale, sa bene che non mi perderei mai una delle sue classi! Le trovo estremamente… coinvolgenti.»
Detto questo gli fece un occhiolino molto poco formale, al quale Derek rispose con uno sbuffo esasperato e un cenno delle sopracciglia, che lo invitavano ad uscire, se non voleva che fosse lui a buttarlo fuori a calci. Ma dopo che Stiles ebbe lasciato l’aula con una risata, l’impassibile insegnante rimase a fissare la soglia vuota con lieve sorriso sulle labbra e i pensieri persi chissà dove, ben consapevole che il giorno dopo non avrebbe avuto alcuna lezione con la casa verde-argento.

Derek Hale era già nella Stanza delle Necessità da un po’, quando la mezzanotte fu passata da un minuto. Infatti sentì distintamente la porta aprirsi cigolando, un paio di passi insicuri nell’oscurità, il tonfo di qualcosa che va a sbattere contro un muro, un’imprecazione soffocata e, infine, un lumus sussurrato, seguito da un chiarore crescente man mano che i passi si avvicinavano ai gradini dove si era seduto.
Derek abbassò la testa, guardandosi i gomiti che aveva appoggiato sulle ginocchia e soffocando una risata che gli fece comunque sobbalzare le spalle. Quando l’aura di luce sprigionata dalla bacchetta di Stiles illuminò la sua figura, Derek sollevò il capo, facendo brillare nella luce magica gli occhi chiari come il ghiaccio e un sorriso candido tra il canzonatorio e il colpevole. Stiles abbassò la bacchetta e si massaggiò la fronte con la mano libera, là dove l’aveva probabilmente sbattuta sulla parete, ed esclamò con tono risentito: «Ma non potevi sentire il bisogno di un lampadario? Andiamo, per lo meno un corridoio dritto!»
Il sorriso di Derek si allargò a scoprirgli i denti e lui si alzò, saltando con un balzo quei due scalini che lo separavano da l pavimento dove stava un corrucciato e ridicolmente offeso Stiles. In silenzio gli si avvicinò e, quando solo un paio di spanne li separavano, gli regalò uno dei suoi rari sorrisoni, intriso di innocenza: «Di certo non sarebbe stato così divertente»
Stiles sgranò gli occhi e spalancò la bocca, allibito: «E questa sarebbe la tua idea di divertimento? - la voce gli uscì acuta come quella di una ragazzina e Derek dovette sforzarsi per reprimere una risata - Rischiare di far male ad un ragazzo - si indicò con un gesto svolazzante delle mani - che tra l’altro è sotto la tua responsabilità quale tuo alunno? - questa volta le sue dita iperattive andarono ad indicare un divertito Derek a braccia conserte - Oh sì, molto maturo, Big Guy! Davvero, io nomhfg-…»
E, per Derek, il livello massimo di cavolate della giornata era stato raggiunto anche quel giorno. Così si premurò di frenare la cascata di lamentele inutili proveniente dalla bocca di Stiles… semplicemente coprendola con la sua.
All’inizio, ovviamente Stiles si ribellò, cercando di riprendere la sua tediata, ma, tanto per cambiare, Derek ne aveva abbastanza delle parole, e non lasciò scappare dal loro contatto neanche un ansito. E alla fine, Stiles si abbandonò a quello che ormai non era più il suo professore e si lasciò baciare, dimenticando la scuola, gli amici, l’età e tutte le altre complicazioni, come ogni volta che si trovava con Derek in quello che ormai era il loro rifugio e che lui lo baciava.
Quando Derek lasciò andare quel bacio diventato troppo intimo e vero per quel corridoio buio, a Stiles era passata la voglia (e la motivazione) di lamentarsi di alcunché, per cui si limitò a riprendere fiato, in un sospiro che levò l’aria alle labbra di Derek, il quale però non ne avrebbe sentito la mancanza. Non fintantoché ci fosse stato Stiles.
Gli occhi brillanti del professore di Difesa Contro le Arti Oscure scrutarono quelli dorati del giovane Serpeverde di fronte a lui, ben consapevole dell’effetto che la sua vicinanza stava facendo alle sinapsi di quel cervello solitamente tanto acuto e sveglio.
«Che ne dici se ce ne andiamo e riprendiamo il discorso di là?» Sussurrò queste parole a voce bassa e roca, lasciando bene intendere che il discorso non erano affatto le lamentele del ragazzo. Stiles annuì con fare stordito, la bocca dischiusa e le iridi che non osavano distogliersi da quelle glaciali del più grande. O almeno finché Derek non si girò, iniziando a salire le scale che portavano chissà come alla sua stanza, nell’ala riservata ai docenti, e i suoi occhi poterono godere di un altro scenario altrettanto gradito. Prima di seguirlo, Stiles si prese un attimo per insultarsi mentalmente e per ricordarsi di quante volte si era ripromesso di non darla sempre vinta a quel dannato ragazzo. Ma poi ripensò al bacio di poco prima, a come le loro labbra si erano incastrate in un puzzle perfetto e a come la sua barba dall’aspetto un po’ trasandato ma terribilmente sexy gli aveva graffiato le guance, e si lanciò su per le scale, dimentico di qualunque promessa sennonché quella di non negarsi mai una notte con Derek.
   
 
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