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Autore: Hi Im a Kupo    27/11/2015    6 recensioni
Il ricordo dei giorni passati con i tre pirati è ancora vivido nella mia mente, fin troppo, tanto da non esserci stato un solo giorno in cui non abbia pensato a loro.
I primi tempi dopo la separazione, beh, un inferno. Alternavo momenti di serenità a momenti di tristezza improvvisi, che scaturivano appena vedevo qualche cosa di anche solo vagamente riconducibile a loro.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono i primi di ottobre.
A questo punto non posso che dichiarare ufficialmente finita la seconda estate senza loro.
Il ricordo dei giorni passati con i tre pirati è ancora vivido nella mia mente, fin troppo, tanto da non esserci stato un solo giorno in cui non abbia pensato a loro.
I primi tempi dopo la separazione, beh, un inferno. Alternavo momenti di serenità a momenti di tristezza improvvisi, che scaturivano appena vedevo qualche cosa di anche solo vagamente riconducibile a loro.
Ogni mattina, da quando se ne erano andati, mi svegliavo con la foga di correre subito in sala, aspettandomi di trovarli ancora lì, occupati nelle loro solite cose. Ma non c'è stata nessuna maledetta volta in cui questo è successo.
Ogni mattina, io arrivavo in sala correndo, per poi trascinarmi in cucina con pesantezza. Qualche volta mi sono addirittura lasciata scappare un paio di lacrime.
Poi è cominciata la scuola, e allora avevo altri impegni, ma non smettevo di sperare. Ad ogni rumore, ogni bisbiglio che sentivo, scattavo come una molla. Mi aspettavo di vederli comparire ovunque, quasi da scambiare ogni persona tra la folla per uno di loro, ricomponendomi poi alla realtà.
Era arrivata una nuova estate, e le mie speranze erano cresciute a dismisura. 
Ma poi anche l'estate era finita, e allora esse hanno ricominciato a crollare.
Un altro anno, ma nessuna novità.
Più il tempo passava e meno ci credevo, più il tempo passa e meno ci credo.
Quest estate è stato diverso, infatti. Non mi sono più alzata tutte le mattine con la speranza di vederli, ho smesso di scambiarli per gli sconosciuti per strada, l'ho finita con le sciocche lacrime e le futili attese.
Ho ricominciato a dare più importanza agli amici, quelli veri, in carne ed ossa. Sono uscita più spesso con loro. Ho riso di più, e pensato di meno.
Ho avuto anche una storia, si.
Qualche mese, con un ragazzo che mi ha presentato Laura. Non è stato male, ma non era giusto per me. Mancava qualcosa in lui, un qualcosa che mi sapevo spiegare benissimo ma che mi rifiutavo di ammetterlo, così, per uno stupido capriccio, nascosta dietro ad una banale scusa, ho messo fine alla nostra relazione.
Ho preso la patente, ho finito il liceo. Ho litigato con amiche e me ne sono trovate di nuove. 
Ho anche trovato un lavoretto come cameriera, in uno stupido bar di paese.
Ho rifiutato un ragazzo, e sono andata dietro ad un altro, che ahimè, ha rifiutato me.
Ma credo di poter dire che, finalmente, dopo due anni, sto sempre meglio. 
Ho pensato a loro, certo, ma il ricordo ha fatto sempre meno male. Era sempre più lontano, più sfocato.
Ogni giorno mi rendo conto di migliorare, neanche fosse una lenta ripresa da una lunga e debilitante malattia. 
Ed oggi, il 6 di Ottobre, mi sono resa conto di sorridere davanti alla lettura di una fanfiction sul compleanno del dottore. Sono felice, si.
Felice perché convinta che lui stia bene lo stesso, e finalmente decisa a star bene anche io.
Non vivo più coi miei, o meglio, non sto da loro tutto il tempo. Ho co-affittato un appartamento nella città dove frequento l'università insieme ad una ragazza, trovata a caso grazie ad un annuncio sulla bacheca scolastica.
È simpatica, rispetta i miei spazi, non fa troppe domande, e non mi stressa. Ci alterniamo per cucinare, fare la spesa, lavare, e le altre faccende domestiche, da brave coinquiline.
Oggi è uscita col moroso, fanno un giro in centro, e io aspetto quieta dietro al pc e ad una tazza di the che arrivino le 18.30, orario in cui uscirò raggiungendo la compagnia per un aperitivo al bar. In realtà, neanche ci volevo andare fuori casa stasera, ma è un accordo non scritto tra me e Sara, la ragazza della convivenza di cui ho parlato prima prima, che impone la liberazione di casa a favore dei momenti di intimità dell altra, quando la situazione lo richiede.
E ora, dopo due settimane che lei non vedeva il suo ragazzo, mi ha quasi implorato di andarmene, così che potessero avere libertà d'azione e un letto comodo su cui consumare la loro felicità.
Così come io lo faccio per lei, lei l'ha fatto per me. 
Anche se per quanto mi riguarda, non era andata troppo bene. Dopo i primi baci e le prime coccole timide, ma sempre un po più spinte, io mi ero alzata di scatto dal letto, quasi arrabbiata. 
Non l'ho lasciato avvicinare a me e toccarmi ulteriormente per tutto il pomeriggio, che abbiamo speso in silenzio, seduti a braccia incrociate uno a fianco all altra, a guardare uno stupido programma televisivo.
Ed è stato dopo questo che l'ho lasciato.
Nonostante mi sentissi una stupida a voler mantenere una promessa mai fatta e a negarmi il piacere della relazione soltanto in onore di un ricordo lontano e di una speranza impossibile, non avevo avuto il coraggio di andare oltre, anzi.
E per questo ero arrabbiata in quel momento. Lo ero con me, e lo ero anche con lui, Trafalgar Law, per non essere stato al posto di quel povero sfortunato andato in bianco.
Quindi, mentre finisco il mio the leggendo le ultime frasi di quella storia, che mi lascia con un misto di felicità ed amarezza, per non essere là a fargli personalmente gli auguri, mi mordo dolcemente il labbro avvolta dai pensieri.
Una volta concluso chiudo distrattamente il portatile abbandonandolo sul tavolino e mi sollevo con lentezza, andandomi a preparare e ad avvolgermi dentro il mio bel parka verde scuro, prima di prendere le chiavi dimenticate dentro alla borsa per poi uscire, chiudendomi la porta alle spalle.
Cammino lenta lungo al marciapiede, le mani in tasca ed il viso basso a guardare i miei piedi che si muovono con calma, un passo dopo l'altro.
La gente che mi passa a fianco sembra non curarsi di me, come è normale che sia, e continua a ridere e chiacchierare, spensierata, mentre io non mi curo di loro.
Mi sento chiamare a un certo punto, vedo i ragazzi della compagnia che strillano il mio nome sbracciandosi verso di me, ed io sollevo un sopracciglio nella loro direzione, prima di aprirmi in un sorriso e salutarli con un rapido gesto della mano, aumentando il passo per avvicinarmi a loro.
Passiamo un ora seduti attorno al tavolo di un bar a mangiar noccioline e sparare cazzate, ridere, e commentare le ultime avventure capitatoci.
Mi sento bene con loro, mi fanno sentire rilassata, mi alleviano la testa da tutti quei fastidiosi pensieri che di solito la assillano, e la cosa mi va più che a genio.
Ho passato il tempo seduta a fianco a Nicola, un ragazzo a posto, suona anche in un gruppo, è ok. E credo di piacergli. Ogni volta che usciamo insiste per riaccompagnarmi a casa, ed io, dopo l'ultima disastrosa storia, costantemente rifiuto.
Ma questa sera no.
Ho deciso, dopo l'ennesima occhiata lanciataci e il suo solito sorriso dolce, che mi regala costantemente senza riserve, di dargli una possibilità.
Quando lui mi ha fatto la sua solita richiesta, io ho accettato, lasciandolo quasi impreparato, stordito direi. Ma si è ripreso subito, quando ho cominciato ad avviarmi verso l'uscita e lui si è affrettato a seguirmi.
Il tragitto non è stato male, anzi. Abbiamo riso e scherzato, quasi non mi è sembrata di farla la strada fino al portone della palazzina in cui sto.
Ma alla fine, siamo arrivati.
Ed ora siamo qua, fermi ed impacciati a trascinare l'ultimo discorso ormai morente. 
Giusto per distrarmi, per impegnare magari quel fastidioso silenzio carico di attesa che si sta creando fra di noi, comincio a ravanare dentro alla borsa, troppo grande per permettermi di trovare le chiavi al primo colpo.
Con la coda dell occhio vedo il suo piede muoversi in un passo verso di me.
Sollevo lo sguardo, confusa. So benissimo cosa sarebbe capitato accettando la sua proposta, ma non so come, mi sento come se non me lo aspettassi davvero.
Porta una mano al mio mento, e con delicatezza mi solleva il viso verso il suo mentre io mollo le chiavi appena ritrovate, che tintinnano scontrandosi con lo scatolino di caramelle abbandonato da non so quanto dentro a quell antro del mistero.
Sposto una mano contro al suo petto, mentre mi lascio spingere dolcemente contro il portone di casa.
Il suo volto che si avvicina sempre di più, accompagnato dalla sua altra mano che ora mi accarezza la testa scivolando lenta contro i miei capelli, lasciando che le sue dita si infilino tra di essi.
Ho un flash.
Il primo bacio con Law.
Tutta quella rabbia, quel desiderio, quella forza. Non c'era dolcezza, solo istinto. 
Le mie spalle che cozzavano malamente contro la porta della taverna, l'impeto travolgente del suo bacio, il contrasto tra rifiuto e desiderio, il suo prendersi ciò che voleva con o senza permesso, il suo non aspettare, il suo sorprendermi. Il suo farmi arrabbiare, che mi ha fatto innamorare così tanto di lui.
Un brivido mi percorre la schiena.
Impongo forza ora, col braccio che stava mollemente appoggiato a Nicola, creando una resistenza tra di noi.
Si ferma lui, mi guarda confuso negli occhi.
Ed io abbasso i miei.
"Scusami, è che non posso, non ci riesco.."
Mi stacco da lui, lasciando cadere il braccio lungo al mio fianco, affrontando coraggiosamente il suo sguardo deluso, ferito potrei dire.
Accenno un sorriso flebile, mi rendo conto di non poter fare o dire altro. Ho già combinato abbastanza.
Fa un passo indietro, si allontana da me, e percepisco quel vuoto creatosi fra di noi pesarmi incredibilmente addosso.
"Capisco.." lo vedo infilarsi le mani in tasca, guardarsi i piedi e poi rivolgere nuovamente lo sguardo a me. 
Arriccio le labbra sollevando le spalle, non sapendo come comportarmi.
"Mi spiace, davvero" dico solo, sentendomi più stupida di quanto già mi renda conto di essere.
"Non importa Ginevra, dovevo immaginarmelo."
La sua voce è più fredda ora, mentre mi guarda con distacco, allontanandosi ulteriormente.
"Buonanotte allora" conclude lui, mentre una strana contrazione allo stomaco mi fa sentire ancora peggio.
"Buonanotte anche a te"
Prendo un profondo respiro, maledicendo me stessa, girandogli le spalle e recuperando le chiavi da quella merda di borsa, che ora si fanno trovare subito.
Le inserisco nella toppa con rabbia mentre sento i suoi passi allontanarsi. Mi insulto nei peggiori modi possibili.
Fino a quando non vengo fermata da una voce.
Una voce che conosco bene, ma che non sento da talmente tanto tempo da sembrarmi straniera.
E allora mi fermo.
Con la mano ancora sulla chiave e gli occhi puntati contro alla porta.
"Sono felice che tu l'abbia rifiutato, dopo tutta la fatica che mi hai fatto fare per conquistare quel dottore da quattro soldi!"
Una risata, da dietro di me.
Mi giro, nel modo più lento possibile, e ciò che vedo mi fa mancare il fiato.
Dall altra parte della strada, con la schiena appoggiata al muro scrostato dell ennesima palazzina e le braccia incrociate al petto, vedo lui. Capelli verdi, fisico muscoloso, ghigno provocatorio.
E allora mi metto a ridere. Non so il perché lo faccio, ma lo faccio e basta. Rido, e non riesco a smettere.
La felicità di vederlo lì, davanti a me, ha chiuso ogni mia capacità razionale e intellettiva, e semplicemente rido.
Mi metto a correre, attraverso la strada deserta senza guardare e gli volo addosso, senza pensarci. 
È reale, è tangibile, è davvero lui. Profuma di Zoro e ne ha la stessa consistenza. Non è più una mia illusione, è lui.
Lo stringo forte, mentre anche lui si libera in una risata calda.
Non riesco quasi a crederci, mi sembra troppo impossibile per essere vero.
Mi stacco, lo guardo negli occhi, e mi mordo il labbro estasiata dall averlo qua davanti a me.
Inutile negare che il mio pensiero navighi rapidamente verso il chirurgo della morte, accompagnato da uno strano fremito di impazienza all idea di vederlo.
"Su donna, ho una buona notizia per te"
E con quelle parole, la mia testa impazzisce.




SPAZIO AUTRICE
Ok, ok.. Avevo detto che avrei aspettato, ma mi è venuto in mente questo inizio e ho sentito il bisogno di metterlo giù!
Beh, che dire, rieccoci con la nostra Ginevra alle prese con i pirati.. quali guai combinerà la nostra ragazza? 
Spero che siate felici di vedere il continuo di questa storia traumatica, spero di sentire i vostri pareri nel corso della storia! Qualsiasi cosa abbiate da dire, non fatevi scrupoli!
E con questo vi dico, alla prossima ragazzi! :D
   
 
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