A Lu, perché fra due ore sarà il 28 novembre e lei è nata quel giorno.
Regalale
una storia, mi sono detta.
Quale
storia dovrei raccontarle, mi sono chiesta.
La
storia di com’era prima di incontrarla. La storia della mia vita, prima di
conoscerla. La storia di una Noia che non voleva sparire e dell’Opaco che mi
velava la vista.
Raccontale
di quando il mondo non esisteva e l’universo era solo un punto di energia
infinitamente denso. Raccontale di come si sono formate le particelle, di come
si sono aggregate, di come pochi istanti dopo le stelle sono nate e poi le
galassie e gli infiniti universi e i sistemi solari e le comete e la vita e i
dinosauri e le piante e gli uomini e Dio.
Raccontale
di quanta paura avevi, la prima volta che vi siete viste. Ricordale quanto era
calda Roma, quel giorno, quanto avessi paura di non andare bene, quanta era la felicità
di averla fra le mani e di quanto poco tu sia riuscita a dimostrarglielo. Raccontale
della fatica che fai ancora oggi, dopo due anni e infinite vite sotto le dita e
fra le pagine.
Raccontale
di quando vorresti essere un po’ più; un po’ più vicina, un po’ più dolce, un
po’ più semplice, un po’ più malleabile, un po’ più normale e poi dille che te
ne sbatti il cazzo perché se lei è ancora qui qualcosa vorrà pure dire.
Regalale
un mi dispiace per tutte le volte che non l’hai chiamata, che l’hai fatta stare
in pensiero, per le volte che avete litigato e quando avresti avuto voglia di
schiaffeggiarla e urlarle in faccia che non è come dice, che il mondo non gira
al contrario, che l’America esiste e che se il mondo è tondo allora tutto è
possibile e la vita è un’incognita e noi siamo tanto piccoli rispetto al Caso.
Regalale
quelle parole che non fai mai in tempo a darle, quei discorsi che avresti
voluto fare ma che la notte, la stanchezza, il sonno, la vita, la voglia, le
funzioni, i grafici e la metropolitana hanno portato via.
Regalale
quei minuti spesi ad incazzarsi con chi non lo meritava, parlare con chi non
capisce, ignorare chi fa girare il cazzo e spiare di nascosto, dietro a una
ciocca di capelli, un albero, uno stuzzicadenti, una forchetta, un filo di
fumo, un dito, un sorriso, chi è troppo impegnato per notarlo.
Regalale
gli attimi di vita che non condividete.
Regalale
cose che non hanno prezzo e non solo perché non hai avuto un cazzo di secondo
per farle un regalo che si possa tenere in mano, scartare, guardare, paragonare
agli altri, mettere sopra la scrivania, dimenticare e rompere. Regalale cose
che solo lei sa quanto valgono. Regalale cose che arrivino al suo cuore, per
farle capire che ci sei anche quando non ci sei e che vorresti esserci ma che
anche tu ti stai costruendo qualcosa, proprio come lei, che vi permetterà di
condividere dopo. Fotografa gli attimi solo per lei. Fotografali per
raccontarglieli, per renderla partecipe e per dirle che anche lei era lì, come
tu eri da lei.
Non
augurarle cento anni, se sai che odia la vita. Non sperare che le cose possano
andare per il meglio, se sai che non prega. Non augurarle buon compleanno, se
ancora non è nata.
E
trova una conclusione che sia un inizio e una promessa che sia una sicurezza e
una speranza che sia verità e un blu che sia rosa.
E
dille, infine, che le vuoi bene come l’aria respirabile che vorresti ci fosse
nello spazio, se mai dovessi trovarti senza casco.
Per quanto durerà. D’altronde, il
tempo è relativo.