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Autore: Lady Moon    28/11/2015    4 recensioni
E se un diario fosse capace di esprimere i propri pensieri?
Le mille parole da noi scritte cosa significherebbero? Un diario ci conosce, ci capisce, ci ascolta?
Che consigli ci darebbe? Starebbe semplicemente lì, in maniera passiva, ad ascoltarci o vorrebbe che noi mutassimo i nostri lati più deboli? Sarebbe un buon amico?
***
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dead diary.





* * *
 
Io sono un diario su cui sono state incise più di tremila parole. 
Sono un diario che ha cinquecento pagine, alcune sono fredde... tanto buie, ho percepito in esse il sapore del bagnato, e del bianco macchiato dal nero dell'inchiostro; quelle parole, quando le sentivo nascere su di me, mi sembravano così pesanti, così crude, così profonde ed irripetibili da lasciarmi un segno, un segno indelebile. Quelle parole cantavano, parlavano, sprofondavano nella loro verità su di me senza che io lo volessi, erano loro ad incitarmi, erano loro a farmi capire ogni cosa. Quella mano continuava a scribacchiare, nonostante tutto, cos'aveva in mente? Scriveva così tanto da confondermi alle volte. 

La conoscevo, lei, quella che aveva voglia di sfogarsi su di me. Conoscevo, grazie a quelle sue parole, le sue paure, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, la sua felicità, i suoi sogni, i suoi incubi. 
Avevo sempre paura che prima o poi mi avrebbe chiuso per sempre, che si sarebbe scocciata di continuare ad usarmi. Io conoscevo il valore di quelle parole scritte, ma lei? lei sapeva che erano una delle cose più importanti? che avrebbe dovuto continuare, che così sarebbe cresciuta, avrebbe capito, avrebbe rielaborato le sue aspettative? Doveva parlarne con qualcuno, o si sarebbe tenuta un mare tempestoso dentro. E non è giusto, non è giusto per nessuno: tutti devono parlare con qualcuno, quando ne sentono il bisogno, tutti hanno il diritto e il dovere - per il proprio cuore - di farlo.
E nonostante le mie paure, lei ritornava ad aprirmi, ricordo quella nota particolare del lontano 11 settembre. 

Stavolta no, non mi avrebbe riaperto.


20 settembre. Mi ha pensato, vuole parlare di qualcosa, quindi ha pensato anche a se stessa.


Ho paura... è passato tanto tempo... forse non ha più bisogno di scrivere, forse io... sono stato utile fino ad un certo punto.


15 ottobre. È fantastico, mi ha scritto... oh, oggi per lei non è stata una bella giornata. Andrà meglio... indubbiamente.


Mi riaprirà, sono quasi sicuro.


3 novembre. Speravo che riaprirmi le avrebbe fatto piacere, al contrario!


4 novembre. Sei favolosa, adoro le tue parole.


Pezzi e pezzi, note e note, stelle e pianeti, lei parlava di ogni singola cosa. Lei sorrideva, io sorridevo. Lei piangeva, io piangevo, ma sapevo che avrebbe dovuto fare altro.

Ci sono delle pagine - come quella del 4 novembre - le quali proprio come quelle tristi mi hanno lasciato un segno importante. Sono pagine dove la luce dei suoi occhi riuscì ad attraversare l'inchiostro gettato su di me alla sua maniera. Vedo ancora la fantasia, il colore della gioia e della speranza, è una cosa a dir poco speciale.
Quelle parole cantavano per poco, si accontentavano di essere messe lì come capitava ed un secondo dopo s'accingevano ad entusiasmarmi, a farmi vivere. Ciò accadeva alle volte anche quando tutta quella luce non era da me gustata a pieno. Eppure, tra le parole concitate e abbacchiate c'era un raggio di euforia e di speranza, che difficilmente moriva. Accadeva perché, per quanto possa sembrare assurdo in quanto sono qui a raccontare questa storia, la sua storia, delle sue parole, la mia, io non sono vivo, sono un diario morto. Morto, almeno in parte, perché le parole dipinte su di me sono rimaste con me e non hanno avuto un lieto fine. Morto perché lei ha creduto per molto tempo che avere paura di rivelarle agli altri sarebbe stato più giusto che spaccargli in faccia la verità e basta. 
Posso rinascere, però, io posso tornare a respirare... se le parole che giungeranno al mio cospetto saranno "Ce l'ho fatta" o "Rieccomi qui a farti vivere con una mia nuova avventura".
Voglio vittoria, voglio fiducia, voglio disciplina, coraggio! Quelle tante parole mi hanno letteralmente stregato... come vedete, sembra quasi che io abbia dei sentimenti e delle emozioni... quando sono questi ultimi a parlare, e non io. 
Sembra che io abbia una personalità, un Es, un Io, un Super-Io. Invece sono solo carta e colore, carico di passione e di inchiostro. 
Lei con le sue parole e il magico potere della penna mi ha dato la vita, sono sicuro che continuerà a farlo. 

Rinascerò, come un fiore in primavera.
   
 
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