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Autore: Walpurgisnacht    29/11/2015    3 recensioni
Jin Kazama. Iori Yagami. Ling Xiaoyu. Hwoarang. Lars Alexandersson. Steve Fox.
Una sala karaoke.
Il delirio cala sul mondo.
[Dall'associazione a delinquere Mana Sputachu e Subutai Khan]
[Fa parte della serie crossover Tekken/KoF Lost in Savepoint]
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hwoarang, Jin Kazama, Lars Alexandersson, Ling Xiaoyu, Steve Fox
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lost in Savepoint'
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“Non ce la faccio, non ce la posso fare.”
“Oddio, ancora?”
“Tu non capisci, mi ha distrutto il cuore!”
No, non fraintendete: il nostro prode Jin Kazama non ha appena ricevuto il due di picche da una donna (anzi, al liceo era lui che li elargiva con eccessiva generosità).
A frantumargli il cuoricino è stato…
“Jin, è un videogioco!”
“Ti sbagli, Life is Strange è molto di più!”
...un gioco. Sì, avete capito bene.
Quando io e Hwoarang gli diamo del nerd mica scherziamo: voglio dire, come definireste uno che si è pianificato l’agenda settimanale in modo da avere una serata dedicata completamente a D&D (alla quale partecipa anche la sottoscritta e molti altri, ammettiamolo), una ai videogiochi ed un’altra, in genere il sabato, alla visione di film anni ‘80?
“Dopo la fine del quinto episodio credo di aver bisogno di andare in terapia” piagnucola. Yagami inarca un sopracciglio: “Io direi che ne hai bisogno a prescindere.”
Jin lo guarda male: “Vuoi dire che Iori Cuor di Pietra Yagami non si è mai commosso davanti a un film, libro, videogioco o quello che ti pare? Davvero davvero?”
“C’è un motivo se mi chiamano effettivamente così” replica Yagami, poi però sembra rifletterci un attimo: “Beh, in realtà ammetto di essere tra quelli che non hanno ancora superato la morte di Aerith.”
“Ecco, vedi? Anche tu ti sei emozionato per un videogioco!” trilla il mio nerdone preferito. “Anche se a me Final Fantasy non è mai piaciuto, ma il concetto è quello.”
“Cooosa? Starai scherzando spero.”
“Nossignore. Ci ho provato a giocarlo ma è così… meh” fa una smorfia, “così pieno di buoni sentimenti… anzi, mi stupisce che ti piaccia tanto.”
“Solo il sette” precisa Yagami, “e sul buonismo dilagante concordo” annuisce.
“Che noia che siete, dovete fare i nerd ovunque dovunque e per sempre?” sbotto. Davvero, non è che mi faccia schifo parlare di videogiochi ma Jin da solo basta a farti venire un’overdose.
“Devo concordare con Cina” mi da man forte Hwoarang, “se continuate così mi passerà la voglia di giocare con voi a D&D.”
“Lo dici solo perché Grommarush è ancora un cubetto di gelatina passivo-aggressivo” lo provoca Yagami. Un potente rutto è la risposta del nostro coreano decolorato preferito.
“È così che rispondi quando non sai cosa dire? Con la fiatella satanica?” continua imperterrito Yagami, decisamente  schifato dall’alito al sapore di luppolo di Hwoarang. E Jin? Lui se la ride ad ogni battuta del rosso piromane, e quest’ultimo fa altrettanto.
Io giuro su tutti i kami esistenti al mondo che devo capire questa simpatia che si è sviluppata tra di loro, yaoi o no che sia. Parliamo di Jin, dei del cielo, uno che quando l’ho conosciuto a momenti trovava fastidioso pure il suo riflesso nello specchio!
“Suvvia ragazzini, mettete via quelle facce imbronciate! Siamo qui per divertirci!”
E poi arriva Lars, che da bravo orsacchiottone qual è cerca di mantenere l’armonia generale.
“Avanti, chi vuole cantare? Eh?”
Ve l’ho già detto che siamo al karaoke bar? No? Bene, ora lo sapete.
“Vai avanti tu che a me vien da ridere” pontifica Hwoarang. Uh? Non è da lui, di solito in queste occasioni tira fuori il peggio di sé e della sua ugola di cantante rionale di Seoul. E non volete sapere quanto sconci, immaturi e privi di dignità sanno essere quei canti popolari.
Gli altri, girandosi stupiti verso di lui, paiono condividere la mia incredulità. Jin prende la palla al balzo: “Ma come, Yolanda Tasico dei poveri? Non volevi darti alla pazza gioia?”.
“Sì, ovviamente. Ma prima dovrò pur dare spazio alle schiappacce come voi. Altrimenti finirei con il monopololizionare il tutto”.
Monopopololosusulala… non posso crederci. Non. Posso. Crederci.
A tutti i presenti la mandibola casca fino a terra. Si sentono rumori simili oltre i muri che circondano il nostro stanzino. L’idiozia del coreano fa tremare anche l’occidente, l’oriente e i regni sottomarini.
“Si… si dice… «monopolizzare», decerebrato” commenta un Iori Yagami mai visto prima in questi panni, almeno non da parte mia. Occhi chiusi, pugno chiuso che trema e pare una voglia matta di cambiargli i connotati… e probabilmente, se potesse, mettergli dentro quel cranio vuoto un po’ di materia cerebrale trovata nella prima lattina di Coca Cola disponibile.
“Su Iori, su. Calmati. Non vale la pena ridisegnargli la faccia a pugni. Poi ci buttano fuori dal locale” tenta di calmarlo Jin, alla cui opera ci associamo presto anche io e Steve.
“Io odio odio ODIO quest’ignoranza smaccata! Datemi un solo buon motivo per non farlo!”.
“...ci buttano fuori dal locale?” reitero.
“...”.
Ling Xiaoyu 1 - testosteronico omaccione 0.
“E va bene, barattolina. Ma alla prossima lo distruggo”. Se ci tieni ad avere una discendenza ti sconsiglio di chiamarmi così in futuro.
“Dai, dimentichiamo l’increscioso incidente e diamoci al karaoke! Guardate, sta per partire Moonlight Shadow! Cinesina, vuoi cimentarti tu?”.
Ma perché no. Mi piace un sacco e trovo di avere una voce appropriata. E poi, se aspetto ‘sti ammassi di muscoli campiamo cavallo.
“No no no! Moonlight Shadow è mia!” bercia il decolorato dell’apocalisse.
...che cosa?
Non ci devi neanche provare.
“E perché vorresti cantarla tu? Che cos’è stato del lasciare spazio alle schiappacce?”.
“Proprio perché fai parte delle schiappacce la rovineresti, e non lo voglio”.
“Ma ti senti parlare? Hai la voce di un usignolo malato e ti vengono degli acuti da far invidia a qualche cantante death metal! Saresti il peggior interprete di Moonlight Shadow dell’intero universo!”.
“E uno” mormora Jin a bassa voce.
“Levati, scatoletta di pelati sott’olio! Prima che ti sposti a forza!”.
“Provaci, armadio intelligente come mezzo lombrico!”.
“Signori, per favore! Non siamo venuti qui per farci prendere a calci nel regale didietro!” tenta di intromettersi Steve, prontamente ignorato da entrambi. Mi spiace inglese, non ce l’ho con te. Ma ‘sto buzzurro deve imparare un po’ di buone maniere, e se il mio pugno può servire allo scopo ben venga.
Beghiamo.
“E due”.
“Allora, vuoi lasciare spazio ai professionisti?”.
“L’unica cosa in cui sei professionista è la cagata acrobatica!”.
Beghiamo ancora.
“E tre. Le strofe sono finite, gente. Vi restano giusto le ripetizioni del ritornello”.
“Oh, hai rotto le palle!” esclamo imbufalita strappandogli il microfono di mano, dopo che se n’era proditoriamente impossessato, e assestandogli una scarpata sui piedi.
“AuaauauauauauauauauaaauuauAUUUUAAAUUAauauauauauauah!”.
Goditi le dita gonfie, stronzoide.
Riesco appena in tempo a cantare le ultime due frasi: “Carried awaaaaay by a moonlight shadow! Faaaaar away on the other siiiiiide!
Applausi. Grazie, lo so lo so.
“Breve ma intenso” annuisce Jin, e il suo compare dai capelli rossi pare concordare: “Concordo. Voce non male, complimenti… scatolina.”
Ok. Scatolina te lo concedo. Ma non ti scollo gli occhi di dosso, Yagami, sappilo.
Prendo posto accanto al mio nerdone preferito e acchiappo una bibita: “E tu invece? Quando hai intenzione di cantarci qualcosa, Yagami?” chiedo.
“Non credo mi esibirò stasera” risponde placidamente, ma Jin sembra quasi rimanerci male: “Avevi detto che lo avresti fatto! Non rovinare la serata, suvvia.”
“Ma poi il coreano ci rimarrebbe malissimo” sorride Iori, e chiaramente non esiste che Hwoarang non raccolga la sfida (anche quando non c’è): “E sentiamo, perché dovrei rimanerci male? Vuoi farmi credere che saresti capace di far sfigurare me? Campione indiscusso di acuti sotto la doccia?”
“Che usi solo ed esclusivamente per quello…” specifica Steve sottovoce, accennando al poco amore che Hwoarang nutre per l’igiene personale. Che tutti, purtroppo, ben conosciamo.
“Ma negli ultimi anni hai vissuto sotto un sasso?” commenta Jin, lanciandogli un numero a caso di Cure che il coreano afferra al volo: in copertina Yagami fa bella mostra di sé tutto vestito di nero, con l’eyeliner sugli occhi (che gli sta da Dio e non sembra per niente effemminato, mannaggiaalluih) e la chitarra in mano, insieme ad altri tre (bei) ragazzi.
Hwoa fissa la rivista, poi Iori, poi di nuovo la rivista, poi di nuovo Iori.
“Se non capisci basta chiedere e te lo spiego” sbuffa Iori. “Il sottoscritto canta in una band da ormai… diversi anni.”
Hwoa non si scompone, ma al contrario tira fuori tutta la sua faccia di culo: “E quindi? Sai quanti cani latrano al microfono ogni giorno su MTV spacciandosi per cantanti?”
E in quel preciso istante l’aura di Yagami si fa incandescente (sì, la battutaccia era voluta).
“RIPETI.”
“Cosa, che probabilmente sei tra quei cani che ululano su MTV?”
Yagami lo acchiappa per il colletto della camicia — per poi mollarlo di scatto, perché Steve non scherzava mica sull’odio di Hwoarang verso l’igiene. Dopo essersi pulito la mano sui jeans, Yagami si ricompone: “Invece di dare aria ai denti, perché non dimostri a tutti cosa sai fare?”
“Deve proprio?” interviene Lars, mentre sfoglia l’elenco delle canzoni. “Io volevo organizzare una serata carina, mica far piovere.”
“Taci, svervegese miscredente. Sentirai la vera potenza delle ugole coreane.”
“Quindi ci canti Gangnam Style?” sorride Jin. Ok, questa era un po’ razzista e anche cattiva. Ma noi ridiamo lo stesso perché siamo persone orribili.
“Il meteo dice che stasera è nuvoloso e potrebbe piovere” interviene Steve, “se canti tu rischiamo l’alluvione, mate. E io non voglio morire rinchiuso in una stanza così piccola, con poca aria e con te che non ti lavi da ieri.”
Qualche imprecazione coreana dopo, Jin interviene: “Dai, se sei così bravo accetta la sfida. O devo pensare che tu, quello che si vantava di essere il mio acerrimo rivale e che teneva in gran conto una sfida combattuta con onore… abbia paura?”
E questo, amici miei, era Jin lo Stronzone che sa quali punti colpire per provocare Hwoarang. Che ovviamente ci casca con tutte le scarpe e strappa il microfono dalle mani di Yagami: “Paura? Io? Hwoarang non ha paura di niente, Kazama. Niente.”
“Tranne che del sapone” lo corregge Steve.
“Benissimo, coreano” sorride Yagami, incrociando le braccia al petto “fammi sentire quello che sai fare.”
“Wow, sembra una puntata di Japan’s Got Talent!” trillo. Qui ci vorrebbe altra birra.
“E il momento è proprio quello giusto” sogghigna Jin, ancora con quel sorriso da bastardo impenitente (e sì, parecchio eccitante) in volto.
Uh? C’è qualcosa che non sappiamo, cavallone?
A sua volta Lars coglie la stranezza dell’ultima frase di suo nipote e gli chiede lumi.
“Ricordate che mi sono attardato un attimo prima di entrare?”.
“Un attimo? Ho pensato fossi andato in bagno a rifarti il trucco anche nelle mutande” lo punzecchia Iori, tanto per fare il simpaticone. Jin non si scompone troppo, a parte un sopracciglio tremante, e prosegue nella spiegazione: “Ebbene, è stato perché ho consegnato a chi di dovere una lista personalizzata di canzoni. D’altronde conosco bene questa sala karaoke e so che sono rifornitissimi di ogni base, dall’enka tipico al dubstep post-industrial neo-melodico. Quindi me la ghigno perché so cosa sta per andare incontro e a quale tortura si sta per sottoporre il nostro coreano, peraltro niente meno che di propria volontà. Aaaah, la vita è bella”.
Parte la musica e… non ho idea di cosa sia.
“Signore e signori, vi presento Te Quiero Puta dei Rammstein. Tradotto: Ti Amo Puttana. La palla è tua, Thermos Vuoto”.
Il gelo cala sulla testa del malcapitato.
“Ma io… io il tedesco non lo so…”.
“Tedesco? Caro mio, fai conto di aver appena indossato il tuo più sfolgorante costume da torero. Si va nella soleggiata Spagna”.
Spagnolo? Hwoarang? Ma io vorrei tornare a casa con le orecchie ancora funzionanti.
“Dai, togliti quello sguardo da baccalà e deliziaci con la tua vocina. Sta per partire. Oh, e mi raccomando: cavernosa e tetra più che riesci”.
Jin, quando sei un infame di tali proporzioni mi fai venire una voglia…
Ma no, siamo qui per il karaoke. E per l’umiliazione pubblica di Hwoarang. Che va bene comunque eh, anche se non è proprio ciò che vorrei in questo preciso momento.
Lui non sembra troppo d’accordo con l’idea. Tentenna. La canzone sta per partire e pare non avere intenzione di attaccare.
No ehi, così non ci siamo.
Sto per dirgli qualcosa se non fosse che Yagami mi anticipa: “Hai pisciato fuori dal vaso? E ora ti lecchi le deiezioni, maiale”.
“Cos’è che devo fare?”.
“Canta, sacco di merda! O ti brucio il microfono assieme al braccio!”.
Uellalà. Quanto ardore, dottor Capelli Rossi.
Finalmente pare convincersi, si volta verso lo schermo, si schiarisce la voce con un poderoso rutto e parte.
Allora. Avete presente il rumore di un’unghia finta sulla lavagna? Moltiplicatelo per centomila. Poi aggiungeteci un altro milione di lavagne e un altro milione di unghie. Poi fate la potenza alla milardesima o giù di lì. Fatto? Bene, avete forse una vaga idea di quanto io e gli altri poveri sfigati qui presenti soffriamo durante l’esibizione.
Ay que rico un dos tres, sí te deseo otra vez”. Invocazione infernale per Belzebù, credo.
Entre tus piernas voy a llorar, feliz y triste voy a estar, feliz y triste voy a estar”. Urlo di guerra di qualche tribù africana cannibale, direi.
Te quiero puta! Te quiero puta! Dámelo dámelo! Te quiero puta!”. Presumo il vagito di morte di un intero cosmo.
Finisce. E tutti gli spettatori, sebbene palesemente privati delle proprie facoltà mentali, fanno partire in contemporanea cori di ringraziamento ai kami per essere sopravvissuti a un tale scempio.
“Beh dai, non me la sono cavata poi così male”.
...ringrazia che mi hai appena distrutta fisicamente, altrimenti le mani al collo te le avrei messe per ‘sta bestialità.
“Ascoltare una poesia Vogon sarebbe stato meno doloroso” sgrana gli occhi Jin, che se non cita la Guida Galattica almeno una volta al giorno non sta bene con se stesso.
“Tu hai la faccia come il culo” ringhia Yagami, che in quanto professionista del settore immagino soffra il doppio di noi comuni mortali.
“Certo è stata una bastardata di proporzioni epiche architettare questo teatrino solo per perculare Hwoarang” sussurro a Jin, che in tutta risposta mi sorride canticchiando: “Gott weiß ich will kein Engel sein.
Che, testo tradotto alla mano, vuol dire: “Dio sa che non voglio essere un angelo”. Ma che adorabile stronzo sei.
L’unico a non fare una piega per lo stillicidio di Hwoarang è Steve, che alle nostre domande risponde con un laconico: “Abitudine. E poi strilla così tanto che i cani del circondario iniziano ad abbaiare, coprendo le sue urla belluine e… le pillole per dormire aiutano.”
“Povero Steve, sei un bravo ragazzo, non meriti di soffrire così!” cerca di consolarlo Jin, ma l’inglese si limita a sorridere: “Immagino che uno non possa sempre scegliersi le amicizie.”
“Tsè, neanche fossi una piaga sociale” borbotta il coreano, rinfrescando con l’ennesima birra l’ugola provata dalle sue urla. “Siete dei pezzenti che non comprendono la mia arte!”
“Quale, quella di crepare i vetri delle finestre?” risponde caustico Lars, per poi illuminarsi come una lampadina: “Jin! Hai messo gli ABBA!”
“Certo che sì” annuisce Jin, “che karaoke sarebbe senza gli ABBA? E poi sapevo avresti apprezzato.”
“Awwww” miagola Lars, con quest’espressione da “Bello de zio!”, “mi sento un po’ più a casa adesso. Magari domani facciamo un altro giro all’Ikea…”
“Tu fai il giro, io ti aspetto al punto ristoro intento a mangiare quella specie di proiettili di carne che voi svedesi vi ostinate a chiamare polpette.”
Yagami si volta verso Jin e lo osserva in un misto di stupore e divertimento: “ABBA, eh?”
Il Kazama nazionale sostiene lo sguardo senza fare una piega: “Hai qualcosa contro di loro? Non ti parlo più sai?”
“Per carità, detto niente io” Yagami alza le mani in segno di resa, “e poi a me piacciono. Chi non li apprezza è una persona orribile.”
“A me non piacciono” abbaia Hwoarang, confermando la teoria del nostro Rosso Malpelo.
Mentre stiamo ancora discutendo sull’importanza storico-sociale degli ABBA la porta della stanza si apre e una cameriera ci serve le nostre ordinazioni: “Ecco qui le vostre bibite, spero sia tutto di vostro gradimento. Oh, sono arrivati i vostri amici!”
Ci scambiamo tutti uno sguardo perplesso.
“Scusi” chiedo, “quali amici?”
“Ma buonaseeeeera!”
Da dietro le spalle della cameriera fanno capolino Kyo Kusanagi, Terry Bogard e Benimaru Nikaido (ormai ribattezzato “l’amica portinaia di Hwoarang”).
Yagami rotea gli occhi al cielo. Jin cerca di spiegare alla cameriera che no, non sono amici nostri ma lei è già andata via. Hwoarang si alza di scatto e corre ad abbracciare Benimaru: “Beni! Finalmente, credevo non arrivassi più!”
“Scusami, traffico a causa della pioggia” si scusa l’altro, e via di discorsi pregni di significato come l’ultima collezione maschile di mutande che hanno messo al centro commerciale.
“Ah quindi li ha avvisati il coreano?” ringhia Yagami mentre Jin cerca di calmarlo: “Ti giuro che non ne sapevo nulla! Credi forse che li avrei invitati, dopo quella sessione di D&D?”
Io ci provo a stare calma, ma ‘sti due sembrano una coppia sposata da vent’anni.
“Suvvia suvvia, non è stata male come prima volta! Anzi, quando si rifà?” chiede Kyo, e Yagami si volta verso di lui girando la testa di trecentosessanta gradi come la bambina de L’Esorcista: “MAI.”
“Quanto sei antipatico Iori, voglio solo fare amicizia con te!”
“Io no!”
“Va bene bambini, adesso calma!” interviene Lars, che in quanto più anziano della comitiva è un po’ la nostra baby-sitter. “Non c’è bisogno di scaldarsi tanto, soprattutto perché le prossime canzoni in lista sono degli ABBA, ed essendo in parte svedese non voglio rovinato questo momento. Chiaro?”
Silenzio.
“CHIARO?”
“Chiarissimo” rispondiamo in coro, qualcuno un po’ più scocciato degli altri.
Lars sorride soddisfatto: “Bene. Allora, mentre voi fate pace come le brave personcine che siete, io apro le danze con Dancing Queen! Eh?”
“No zio, la battuta non faceva ridere” è la glaciale risposta di Jin. Lars se ne frega e si prepara a cantare.
“Allora, che facevate di bello?” chiede Terry.
“È una sala karaoke. Cosa vuoi che facciamo, le riunioni del circolo bocciofila?”
“Sempre il solito simpaticone, Yagami” sorride Bogard, “prova un po’ a rilassarti, che se continui a fare la faccia incazzosa ti vengono le rughe!” ride, e gli piazza il suo cappellino rosso in testa. E Iori… si zittisce. Non so se perché è così nervoso da non avere nemmeno la forza di alzare un braccio, o perché non ce la fa mentalmente o per chissà quale altra strana congiunzione astrale. Fatto sta che tace e si mette a braccia conserte accanto a Jin, che un po’ ride e un po’ cerca di tirarlo su.
A saperlo prima che bastava un cappellino da baseball ad annullare così la sua carica aggressiva me ne portavo dietro sei.
“Silenzio gentaglia, silenzio! Parte Dancing Queen!” sbraita Lars, che sembra prendere la cosa davvero molto sul serio.
Facci signor svedese, facci. Non intendo rovinarle il suo orgoglio nazionale.
“Avviso ai naviganti: il primo che osa disturbarmi mentre canto lo azzanno! Non sto scherzando!”.
E la miseria. Non ti starai prendendo un po’ troppo sul serio?
Inizia.
Per i primi secondi tutto bene.
Poi il patatrac. Alla riga “anybody could be that guy” accade una cosa terrificante: Hwoarang, sempre lui perché è il solo in grado di concepire una simile idiozia, gli si avvicina e comincia… oh per tutti i kami benedetti di ogni luogo… comincia a strusciarglisi addosso.
Si sarà sentito preso in causa, povero tesoro tutto speciale.
Lars non fa una piega, pur avendo fatto capire di aver notato l’interferenza, e prosegue imperterrito nell’interpretazione. Interpretazione di un certo spessore artistico, fra l’altro. Ha una bella voce.
Posso azzardare? Nonostante sia del sesso sbagliato, quasi non fa rimpiangere la cantante originale.
You're a teaser, you turn 'em on, leave them burning and then you're gone”. Al che il coreano tira fuori la lingua e la fa volare pericolosamente vicino alle sue guance.
Opporcalasantissima. Ti. Prego.
Aspetta aspetta, fammi tirare fuori i miei occhiali da fujoshi. Da fujoshi che non sapevo di essere, ma ora lo sono.
INFORC.
Continua a stargli sin troppo addosso, ma il prode erede dei vichinghi non mostra segni di cedimento.
Non so perché ma la situazione mi sembra un vulcano pronto a eruttare.
Butto un occhio sul resto del gruppo: Jin e Iori ridono, ridono sguaiatamente; Benimaru pare in catalessi, forse sopraffatto dalla gelosia verso il suo a quanto pare non troppo eterosessuale compagno di gossip; Kusanagi ha gli occhi sbarrati; Terry non sa che pesci pigliare, guardando a intermittenza tutti gli altri.
You are the dancing queen, young and sweet, only seventeen, dancing queen, feel the beat from the tambourine”.
Forse siamo quasi alla fine di questo spettacolo sia indecente, sia stranamente… no, mi rifiuto di pensarlo.
No. Non lo dico. No. No no no.
Finisce.
All’ultima nota Lars si volta verso Hwoarang e gli pianta una testata in faccia.
“Questo è per aver cercato di disturbarmi”.
L’altro barcolla all’indietro. Mi aspettavo di vederlo cadere come un sacco.
“Povera anima, sei tutto ferito”. Hwoarang, fossi in te io…
SBRANG.
...me ne starei zitta perché poi me ne arriva un’altra.
“Così impari ad incollarti a me come una patella allo scoglio con le ascelle che sanno di morte” tuona Lars, tornando a sedersi. “E comunque la prossima volta, prima di palparmi, almeno portami fuori a cena e dimmi che sono bello!” accavalla le gambe.
“Signor Alexandersson, che diva!” rido, e lui sorride di rimando passandosi le dita tra i capelli: “Sono una escort d’alto bordo, io. Un coreano a caso non può certo permettersi la mia compagnia” cinguetta con un tono di voce che ricorda anche troppo Lee Chaolan.
Jin sorseggia la sua birra e lo punzecchia: “Non credevo tenessi certi scheletri nell’armadio” ma Lars non si scompone: “Che vuoi che ti dica, nipote. Prima di arruolarmi nell’esercito mi facevo chiamare Priscilla la Regina del Deserto.”
A questa battuta Yagami quasi si strozza con la birra: “Jin devo dirtelo, se la tua famiglia è tutta così potrei decidere di farmi adottare da voi!”
“Magari! Purtroppo è solo Lars a salvarsi, mio padre e mio nonno sono dei pezzi di merda difficilmente quantificabili” sbuffa Jin, e noi tutti annuiamo. Lo schifo di certi membri della famiglia Mishima non si può certo negare.
“Beh poi ci sarebbe tuo zio Lee” aggiungo, “ma lui è..”
“...particolare.”
“Eccentrico.”
“Strano.”
“Nel suo vocabolario esiste solo la parola “eccellente”, a quanto pare.”
“Ok, abbiamo capito che il resto della tua famiglia fa schifo quanto la mia. E brofist per i daddy issues” commenta Yagami (e brofistano, sul serio), “vorrà dire che farò la mia richiesta a tuo zio Lars.”
Quest’ultimo allarga le braccia e sorride: “Min son!”
Jin e Iori si scambiano uno sguardo perplesso.
“Che ha detto?”
“Boh, per me sono tutti nomi di mobili Ikea…”
In tutto questo gli… chiamiamoli (non ad alta voce) amici  di Yagami ci osservano in silenzio come fossimo alieni. Provo a fare conversazione: “Tutto ok ragazzi?”
Kusanagi si volta verso di me: “Scusa, è che in tanti anni che lo conosco non ho mai visto Yagami fare il simpatico con nessuno.”
“O fare il simpatico e basta” precisa Benimaru.
“O la persona normale in genere” conclude Terry, che per un pelo scansa una piccola ma significativa palla di fuoco blu: “È per questo che con voi mi comporto da sociopatico, perché siete odiosi!”
“Odiosi? Noi? Questa è bella!” ringhia Kusanagi, puntando il dito verso Yagami. “Io ci ho provato a comportarmi in maniera amichevole con te, ma tu hai sempre reagito come un cane rabbioso!”
“Mi fai antipatia a pelle, fammi causa!”
Continuano a comportarsi come la succursale dell’Asilo Mariuccia (che sono Jin e Hwoarang, per chi l’avesse dimenticato), quando qualcuno decide di mettere fine al teatrino a modo suo.
“Per quanto mi riguarda do ragione a Iori. Sono sicuro che ha le sue motivazioni.”
Tutti ci voltiamo verso Jin, che sostiene pacifico i nostri sguardi sconvolti con quella faccia da “Embè? Io ho ragione e voi no” che gli ho visto in faccia un giorno sì e l’altro pure da quando lo conosco.
Yagami sorride vittorioso come a voler dire  “Visto, gne gne?” e gli si siede accanto. Prendendolo a braccetto.
ALT. Frena.
“No senti, questa storia deve finire!” intervengo, e Jin mi guarda stralunato: “Quale storia, scusa?”
“Quella fra te e Yagami! Seriamente, sembrate usciti da un brutto manga yaoi!”
Jin scoppia a ridere: “Xiao, sei seria?”
“Serissima” ringhio, “e sono abbastanza sicura di non essere l’unica ad aver notato gli sguardi languidi, il modo in cui ridete alle vostre rispettive battute…”
“Il modo in cui andate d’amore e d’accordo mentre il resto del mondo quasi lo schifate” prosegue Hwoarang, e questa volta sono io a fare la faccia da “Visto?!”.
Jin scuote la testa: “Ma dai, state esagerando…”
“Beh” interviene Steve, “se vogliamo essere sinceri anche io ho notato come lo trattavi coi guanti durante l’ultima sessione di D&D. That’s not fair.”
“E se lo dice anche Steve direi che non ho le allucinazioni” concludo.
“Yagami” ghigna Kyo, “e io che ti ho sempre creduto un donnaiolo impenitente!”
Al contrario di ogni previsione Iori non si scompone, anzi. Mi osserva in silenzio per qualche secondo per poi… incollarsi a Jin ancora di più e sorridere sornione: “Cosa vuoi che ti dica, Jin mi somiglia in così tante cose che potrebbe davvero essere la mia anima gemella.”
So che razionalmente non dovrei preoccuparmi, ma ormai il mio cervello è partito per le sconfinate terre del “LOL nope” lasciandomi sola in questa situazione ridicola.
E per aggiungere ancora più ridicolaggine al tutto, in sottofondo sta suonando Waterloo da un paio di minuti; arriva la seconda strofa e Iori si volta a guardare Jin negli occhi, sorridendo: “Che posso farci, I tried to hold you back but you were stronger” canta (con una voce baritonale che levati, stai buona Amica V) “And now it seems my only chance is giving up the fight!
And how could I ever refuse, I feel like I win when I lose!
No va beh, se anche Jin gli da retta nella pantomima yaoi siamo proprio a cavallo.
Mi volto verso il coreano sperando di trovare supporto, ma l’universo sembra aver deciso di trollarmi: “Tu non mi hai mai dedicato niente, sei orribile” cinguetta verso Steve, che non si degna nemmeno di voltarsi a guardarlo: “Tu mi tradisci con Benimaru, non dovresti neanche parlare.”
Sono finita nella versione tamarra di Queer as Folk e nessuno mi ha avvisata per tempo.
“No, ma allora ditemi: io che ci sto qui a fare? Tizio sta con Caio, Sempronio con Nasturzio e Zurpo con Annabello. Mi sento inutile e con troppo seno”.
“Ehi, chi sono Nasturzio e Annabello?” chiede Hwoarang col tono di un bambino ritardato. Neanche ti risponderò, perché se lo facessi userei i pugni e per oggi ne hai prese abbastanza. Forse.
“Se vuoi io sono disponibile” ansima Benimaru con una voce da affamato di organo riproduttivo femminile. Il che, dato il soggetto, è sia inquietante sia più inquietante.
TOC TOC.
“Scusate” spunta da dietro la porta la timida testa di Julia “vi disturbo? Sono solo passata a salut… ehm… Xiao, cosa sta succedendo qui?”.
“Ti riferisci al machismo rampante in questa stanza, che mancano giusto le piume di struzzo?”.
“Sì, in effetti sì…”.
“Ah non lo so. Si sono messi a cercare di montarsi come degli stalloni in calore, lasciandomi a bocca aperta e asciutta. Da alcuni me lo sarei anche potuta aspettare, ma quelli come Jin e Yagami…”.
Niente, neanche reagiscono ‘sti stronzi. Continuano a star lì a farsi gli occhi dolci.
Poi mi viene un’idea malefica.
Mi avvicino a Julia, che è rimasta sulla soglia d’ingresso a fissarli con uno sguardo estremamente intelligente, e le sussurro all’orecchio il mio piano di devastazione.
Lei sorride. Ho la sua approvazione.
Si dia inizio all’operazione Valchirie Arrapate.
“Senti ma” comincio, miagolando nella migliore interpretazione di una femme fatale di cui sono capace “visto che qua non c’è trippa per le gattine affamate come la sottoscritta… vogliamo darci noi alla pazza gioia?”.
“Wow. Una così bella ragazza che viene a farmi delle avances tanto spinte. Non so se ho il coraggio di rifiutare”.
“Rifiutare? Saresti davvero così scortese con me che mi sto offrendo anima e soprattutto corpo? Intanto…”.
“...intanto?”.
“Intanto cominciamo a togliere questi occhiali”. E glieli sfilo.
Un attimo di pausa.
Dietro di me non giunge una sola vibrazione homo neanche a pagarla.
In compenso sento dei ringhi.
Riconosco due dei cagnacci che stanno latrando: Hwoarang e Steve.
Brava Julia, hai fatto proprio bene a capitare a fagiolo.
Con lo sguardo le chiedo “Vogliamo andare avanti? Stiamo per entrare nel territorio davvero caldo”.
“Procedi pure, sorella. Non ho paura”.
“Sei coraggiosa”.
“So che hai sofferto. Ti meriti la giusta vendetta”.
Faccio per mettere in pratica i propositi più nefasti. Poi si erge un urlo animalesco: “Che nessuno le disturbi! Neanche Vice e Mature sono mai andate fino in fondo e io PRETENDO. DI. VEDERE”.
“Yagami, levati dai coglioni! Io non posso permettere che Julia si lasci andare al lesbo più spinto… cioè, una parte di me lo apprezza sin troppo… cazzo, stattene buono…”.
“Hwoarang, con chi stavi parlando esattamente?” querula Jin.
“Vaffanculo Kazama! Non puoi far finta di nulla! Il tuo barattolo cinese sta per limonarsi una ragazza!”.
“E difatti la cosa non mi entusiasma. Iori, gentilmente... spostati”.
“Lavati le orecchie la mattina, Jin. Cos’ho detto sull’intromettersi?”.
By jove, Yagami. Scansati! Dobbiamo impedire quel cataclisma!”.
“Fatti sotto, boxeur. Poi non piangere quando ti avrò infilato un chilo di fiamme giù per la gola. Vi prego, non costringetemi a farvi del male… o peggio, a dovermi fare aiutare da Kusanagi e quegli altri fessi”.
I suddetti fessi stanno sbavando verso di noi. La cosa non mi meraviglia per nulla, guarda un po’.
Torno a voltarmi verso Julia.
Tre metri di lingua in rampa di lancio.
Le nostre labbra sono ormai a pochi centimetri di distanza.
“FEEEEEEEERMEEEEEEEH!”
Qualcuno mi strattona all’indietro separandomi da Julia, che a sua volta è tenuta ferma da Steve. L’olezzo di birra, sudore e takoyaki mi conferma che la mano sulla mia bocca è di Hwoarang. Ovviamente. Me fortunella.
“E toglimi le manacce di dosso!” mi dimeno per liberarmi dalla sua presa; Julia invece non fa un plissè tra le braccia del nostro boy scout inglese… sento odore di pettegolezzi freschi freschi. Dopo mi farò raccontare gli ultimi aggiornamenti, ma al momento…
“VOI DUE. SIETE MORTI.”
Cavolo Yagami, ci tenevi così tanto a vedere la scena saffica tra me e Julia? E io che credevo che il nostro coreano tutto speciale sarebbe stato il più agguerrito! Non si finisce mai di imparare.
Steve gli si para davanti: “Sorry mate ma non potevo lasciare che si slinguassero tra di loro! Am I right, Hwoa?”
“...”
“HWOA.”
“Sì, come dice lui” sbuffa. Eccolo qui il nostro impenitente abbonato di YouPorn. A giudicare dalle loro espressioni dispiaciute, direi che anche il gruppetto di allegre comari di Yagami sembra esserci rimasto male. Scusateci tanto, noi siamo come Paganini: non ripetiamo.
Iori fissa i due prodi paladini con occhi sbarrati, si lascia sfuggire un ringhio (che poco ha di umano ma molto di demoniaco) e poi si volta di scatto verso la sua dolce metà: “JIN! DIGLI QUALCOSA!”
“...qualcosa.”
“Vuoi che uccida anche te? Smuovi il culo e vieni a darmi una mano!”
“Non… non posso.”
Yagami lo guarda male: “E perché, di grazia?”
“Al momento non credo di potermi alzare.”
“E quale sarebbe il motiv-OH” sorride malizioso, dimenticando totalmente il torto subito. Mi ci vuole un secondo per afferrare il concetto ma poi mi unisco al coro di risatine.
“Allora funzioni ancora là sotto, Kazama?” cantilena Hwoa, e a giudicare dallo sguardo di Jin sono sicura che gli lancerebbe il tavolo… se solo questo non comportasse anche una caterva di prese per il culo dai presenti.
Che dire, sono contenta di sapere che c’è vita laggiù. Se poi fosse capace di usarla sarebbe anche meglio ma ehi, non possiamo avere tutto e subito. Un passettino alla volta.
“Ma dai, non avrei mai detto che l’idea di un po’ di lesbo tra la scatolina cinese e la sua amica ti avrebbe… tirato su” lo sfotte Yagami, tornando a sederglisi accanto.
Jin ringhia: “Sono maschio anche io. Capita.”
Oh la la, serata di grandi rivelazioni!
“Ma quindi anche mio nipote prova normali pulsioni sessuali! Gioia et gaudio, domani all’Ikea si festeggia!” si intromette Lars — e se ci si mette anche lui a sfottere potete rendervi conto di quanto la situazione sia veramente demenziale. “Anzi, direi di cominciare adesso! Il repertorio degli ABBA non è mica finito!” e tutti a dargli corda.
Jin non reagisce (perché immagino sia ancora impossibilitato a muoversi), limitandosi a ringhiare; Terry gli piazza in testa il suo cappellino, che è ormai l’equivalente del cono della vergogna per i cani. Jin tace.
Povero, un po’ mi fa pena.
Mentre gli altri tornano a fare gli omaccioni diversamente etero litigandosi le tracce da cantare, io prendo posto accanto al mio burbero preferito: “Dai, metti via il broncio” sussurro,“io ho… apprezzato” rido. Lui no. Eh ma come la fai lunga, Kazama.
“Dai che ne dici di un duetto? Io e te?” propongo.
“No” borbotta.
“Invece sì.”
“No.”
“Non fare il bambinone.”
“Hmmgne” grugnisce. Comincia a cedere.
“Non prendermi in giro, Jin. So che in realtà smani dalla voglia di far sgolare la tua ugola d’oro. Con me. Cantando Waterloo”.
“Perché proprio Waterloo?”.
“Perché no?”.
“No, sono troppo arrabbiato. Ecco”.
“Su su su, vedi che poi ti scioglie via tutto” tento di circuirlo allungando un braccio sulla sua spalla. Senza neanche bisogno di fingere lo sbadiglio perché sono un barattolino badass.
Il gesto contribuisce alla causa perché lo sento rilassarsi
“Dai, fra un attimo riparte. Tirati in piedi, fustaccione, e mostra al volgo come canta un presidente d’azienda ventenne nel pieno del vigore fisico!”.
“Ma sai cosa. Facciamolo”.
“...qui? Ora? Davanti a tutti?”. Piano con le proposte indecenti.
“Beh, se vuoi fare karaoke chiusa nel cesso non sarò io a impedirtelo”.
Oh sì, il karaoke. Vero. Giusto. Scema io.
“M-Ma certo, certo! Chiaro che lo dobbiamo fare qui, ora, davanti a tutti”. Spero non si accorga che sto sudando.
E invece se ne accorge, l’infamone. Il sorriso che mi regala sembra dire “Per quell’altra cosa abbiamo tutto il tempo del mondo dopo, bimba. Da soli. Senza Hwoarang selvaggi che spuntano dall’erba alta a spiare”.
Ngh. Odio la debolezza della carne. No, non è vero.
“Vi ho sentiti. Sono geloso” si inserisce Iori.
Oh no cavallone, sei un bel ragazzo ma la threesome è fuori discussione. Io e Kazama si fa wrestling sessuale per i fatti nostri.
“Si riferisce alla canzone” mi sussurra Jin all’orecchio.
...ok, forse è meglio che per ora mi faccia da parte. La mia mente è occupata da una sola cosa ora, e se la mettessi in pratica finirei in galera per atti osceni in luogo pubblico.
“Ti lascio il posto, Yagami. Stupratevi pure gli ABBA in lungo e in largo”.
“Mi sembra di capire che qualcuna ha parecchia voglia di roba hot”. Ancora Jin, per fortuna ancora solo nel mio orecchio.
Lasciami in pace, non è il momento. O preferisci che ti strappi i vestiti con i denti?
Scostandomi Yagami mi urta leggermente. Forse non l’ha fatto apposta o forse sta cercando di ristabilire il suo ruolo come partner dominante del manzo con cui sta per duettare.
Non ci provare. Ho ucciso per molto meno.
La musica parte.
E quanto si srotola davanti ai miei occhi ha dell’affascinante, del terribile, del magnifico e dell’orrido tutto assieme.
Perché quei due hanno un feeling, un’intesa canora e un modo di servirsi le strofe che fa ribrezzo e scalpore per quanto sono eccezionali.
My my, at Waterloo Napoleon did surrender” cinguetta Jin.
Oh yeah, and I have met my destiny in quite a similar way” lo segue Iori.
Sono. Inquietantemente. Bravissimi.
Cazzo. Smettila di esserne affascinata.
Waterloo, I was defeated, you won the war”. Jin.
Waterloo, promise to love you for ever more“. Iori. Con lo sguardo languido.

No.
No.
NO.
“NO.”
Il mio corpo si muove da solo, piazzandosi tra i due per separarli. Questa situazione poteva finire in maniera diversa, ma io rimango fedele a me stessa: sono Kazamasexual, e nemmeno i glaciali occhi azzurri di Yagami riusciranno a farmi cedere al menage a trois.
“No” ripeto, tappando la bocca di Iori con la mia mano; quest’ultimo cerca di rimanere serio ma sento chiaramente il suo solito broncio trasformarsi in un ghigno. Dietro di me Jin scoppia a ridere.
“L’avete fatto apposta, non è vero?” mi volto di scatto, mentre quel troglodita continua a ridere: “Scusa, ma era tutto così assurdo che non abbiamo resistito” sorride. E no, a questo giro sono così offesa che nemmeno la sua espressione da cucciolo di labrador riesce a sciogliermi.
“Mentre eri impegnata a sottolineare l’assenza di testosterone alla tua amica, io e Jin abbiamo deciso di mettere in scena questo siparietto” specifica Yagami, che nel frattempo alza il dito medio in direzione di Kusanagi che si chiede quanto ci fosse di finzione in quella farsa. Siamo in due, ciccio.
“Dai, non dirmi che te la sei presa!” chiosa Jin.
Prendermela, io? Che dici.
Non faccio una piega, non un urlo, nemmeno un (altro) calcio diretto ai gioielli di famiglia di Yagami (né uno a quelli di proprietà Kazama, che se lo meriterebbe pure). Niente di niente.
Mi limito invece a voltarmi verso Julia, ancora vicina vicina al nostro pugile inglese, e senza dire una parola la bacio.
Un bacio innocente eh, proprio uno sfiorarsi di labbra. Ma basta a lanciare la bomba.
OH. MY. GOD.” Questo era Steve, neanche a dirlo.
“L’ha fatto!  L’ha fatto sul serio!”
“Questa sì che è una svolta interessante!”
Herregud!
L’ultima frase non so in quale lingua sia stata pronunciata, quindi do per scontato sia Lars.
Mi volto verso la coppietta ormai canonizzata: la faccia di Jin è IMPAGABILE, con quegli occhi sgranati tipo pesce lesso. Iori invece…
“Dio, i Kami, Cthulhu, Grande Volontà del Grande Universo, chiunquecisialassùGRAZIE!”
Per così poco? Lo facevo più scafato.
“Dovrebbe darmi fastidio… ma mi piace!”
Ah Hwoarang, non smettere mai di non stupirmi.
Julia, per nulla sconvolta dalla scena, sorride: “Però, baci bene.”
“Grazie cara” sorrido a mia volta, “sono lieta che qualcuno abbia avuto la decenza di accorgersene.”
Jin rinsavisce e aggrotta le sopracciglia: “Ehi!”
“Niente ehi, ciccio” gesticolo, “hai avuto la tua occasione ma hai preferito Yagami a me.”
“Ancora con questa storia?!”
“Oh sì. E comunque per stasera va bene così, I kissed a girl and I liked it” trillo, citando Katy Perry.
Game, set, match.
“Bene, vediamo che altro offre la tua personale playlist” cambio argomento, proponendo un duetto a Julia. Alle mie spalle mormorii di vario genere: Steve piange la perdita della sua amata (melodrammatico come solo un inglese può esserlo), Hwoarang e Bogard combattuti tra l’apprezzare o no propendendo per il sì, Nikaido e Kusanagi che sfottono Yagami, quest’ultimo che li minaccia di morte e devastazione.
E poi Jin, che mi fissa. Non ho gli occhi sulla nuca ma lo conosco, il mio pollo: sento il suo sguardo osservarmi con l’intensità di mille soli (e se fosse un pelo più intelligente scenderebbe più in basso a guardarmi il sedere, ma no. È un bambino speciale, lui).
Mi chiedo se voglia scusarsi, convincere me a scusarsi (o Yagami a scusarsi con me, ma la vedo difficile), o stia rimuginando su come contrattaccare.
Per come si sono evolute le cose, la sua prossima mossa potrebbe essere una reinterpretazione di Man in Tight da Robin Hood un uomo in calzamaglia fatta da lui e tutti i presenti.
“Forse sei stata un po’ cattiva” sussurra Julia, ridacchiando. “Credo che tu e Kazama dovreste sotterrare l’ascia di guerra.”
“È stato lui a cominciare” borbotto, “lui e la sua fidanzatina dai capelli rossi.”
Julia trattiene a stento una risata, forse immaginando Yagami nei panni di una scolaretta innamorata: “In effetti sembrano divertirsi a comportarsi in maniera equivoca.”
Annuisco: “Stasera hanno proprio dato il meglio del loro repertorio macho, ma anche durante le partite a D&D non scherzano. Sai quanti errori ha perdonato a Yagami?”
“Jin? Il master più fastidiosamente pignainculo esistente sulla faccia della terra?” inarca lei un sopracciglio, lasciandosi scappare una delle sue rare ma significative parolacce.
“Già. Capisci il mio dilemma.”
“Signore, avete finito di confabulare?”
“E se ti dicessimo di no, Kazama?” mi lascio sfuggire fra i denti, cercando di suonare mortalmente offesa dall’interruzione.
“Direi che sarebbe anche ora di smetterla, ecco”.
“E io ti risponderei che sarebbe anche ora di farsi una scarica di fattacci tuoi”.
“Urca. Te la sei davvero legata al dito, Xiao” mi bisbiglia Julia all’orecchio, la voce divertita.
Stranamente, pur con il clima da minchiata in libertà che si respira in questa stanza da ormai parecchi minuti, non condivido il sollazzo.
Sì, in effetti me la sono presa parecchio. E so che stanno solo facendo i cretini per darmi fastidio, lo capisco… ma punge comunque.
Lo guardo. È un po’ preso male.
Starai mica cercando di farmi capire qualcosa?
Improvvisamente mi rendo conto che sta per partire un’altra canzone e che avevo proposto un duetto a Julia, ma… no, mi è proprio passata la voglia. Negli ultimi dieci secondi fra l’altro, di punto in bianco.
“Allora mia cara” dice lei prendendomi per il braccetto “vogliamo cominciare’”.
“No guarda, scusa ma non mi va”.
“Ma sei stata tu a…”.
“Lo so, lo so. Per favore, non è il momento”.
A quanto pare sono suonata molto drammatica, visto che mi sento praticamente tutti gli occhi dei presenti addosso.
E poi avviene quanto non mi sarei mai aspettata.
Jin mi prende per un braccio e mi porta fuori.
Uh? Uh? Uh?
Cosa…
Cerco di divincolarmi, più per istinto che per altro, ma non c’è verso. Mi sento come se il mio polso fosse chiuso in qualche macchina di tortura medievale.
“Ehi… ehi! Mi fai male!”.
Non risponde.
Sta per aprire la porta del bagno quando uno strattone più forte mi consente di liberarmi. Era ora, mi stavi stritolando.
“Che diavolo fai tu?”.
“Xiao… scusa”.

“Scusami. Mi sono lasciato andare e ho fatto troppo il buffone con Yagami, là dentro. Non pensavo che avresti reagito così male. Non era mia intenzione metterti di così cattivo umore, davvero. Era una serata per divertirsi, non per le tragedie alla Beautiful… e mi rendo conto di esserne la prima causa. Quindi, di nuovo, scusami”.

Qualcuno mi dia un pizzicotto.
Solo nei miei sogni Jin Kazama può scusarsi con tutto questo sentimento, con tutto questo… dispiacere.
Per una cosa così stupida.
Insomma, ora mi sveglio vero? Mi alzerò, mi guarderò allo specchio, sorriderò e sospirerò come una scolaretta innamorata che ha appena ricevuto il tanto agognato “sì” dal suo fustaccione dietro il quale moriva da anni.

No, sono ancora nel corridoio del karaoke. E lui continua a guardarmi speranzoso.
“Beh? Non hai nulla da dire?”.
Ho fin troppe cose da dire. Sono in uno stato talmente confusionario che neanche una riesce a uscire.
Prende le mie mani nelle sue.
“Per favore, perdona questo deficiente e fai finta che non sia successo nulla. Non voglio rovinare l’uscita a tutti, men che meno a te”.
Mi accorgo solo ora del mio battito accelerato. Ma non semplicemente accelerato, più come un bolide di Formula Uno lanciato a seicento all’ora su un rettilineo e a cui si sono rotti i freni.
Subentra il panico.
Oddioddioddioddioddioddioddioddioddioddioddio.
Mi guarda con quell’espressione da cane bastonato e hnnng io non resisto ai cagnolini. Figurarsi se resisto a Jin Kazama col faccino da cucciolo, la mia forza di volontà si è esaurita tutta mentre cercavo di combattere la sua non-relazione con Yagami.
Fa un sorrisino, piccolo, e le gambe mi diventano di pastafrolla. Contegno, cos’è.
E poi… oddio. Oddio. Si avvicina. Sta… sta per baciarmi?
Sì. Sì. Mille volte sì con la potenza di mille soli. Aspettavo da così tanto questo momento…
CLICK.
Click COSA?
Mi volto, e con me anche Jin: alle nostre spalle Hwoarang, Steve, Yagami e… tutti, insomma, ci stanno spiando. Sbirciando dalla porta, come nel più classico cliché da fumetto.
“Imbecille, te l’avevo detto di togliere il suono dell’otturatore!” borbotta Steve a Hwoarang, che risponde con una scrollata di spalle.
La mia vita è un manga demenziale. Ranma, Gintama ed Excel Saga mi fanno un baffo.
Jin è furioso (e imbarazzato): “Ma siete idioti?!”
“Eddai Kazama, che vuoi che sia? Te ne ho fatte di peggiori!”
“Vaffanculo Corea, dal profondo del cuore.”
“Suvvia nipote, non imbarazzarti così! Siete così carini tu e la cinesina…”
“Confermo, confermo” annuisce Yagami, “il gigante burbero e la bimba cinese. Un po’ scontato ma in fondo adorabile. Anche se” e si avvicina a Jin, abbracciandolo da dietro (!!!) “potrei essere molto geloso.”
E mi fa l’occhiolino.
“Iori, io non lo farei” lo avvisa Jin, ma è tardi. Il mio poco self control ha raggiunto il mio cervello nella sconfinata terra di LOL NOPE.

Venti minuti e due tavolini spaccati dopo…
“Yagami, ma tu dovevi per forza aprire bocca?”
“Taci, Kusanagi. TACI.”
“No beh, ha ragione” gli dà ragione Jin, “io te l’avevo detto di stare zitto.”
“Non immaginavo che avesse la furia di un’erinni, va bene?”
“Ma quando ti ho raccontato che ha convinto mio nonno ad adottarla facendo fuori le sue guardie del corpo credevi che scherzassi?”
“Ammetto di sì. NON ERA PLAUSIBILE, DAI. AHIA.” aggiunge, massaggiandosi la testa (dura) nel punto dove è stata accarezzata dal mio piede.
“Mai sottovalutare Cina” si intromette Hwoarang, che ancora si copre il naso pesto con le mani. “Mai.”
Ecco Yagami, dagli ascolto. Lui ne sa a pacchi dei miei momenti d’ira. Sono pochi ma buoni.
“E comunque ti sei fatto mettere K.O. da una ragazzina alta come una delle tue gambe” infierisce Kusanagi su Yagami, che si limita a replicare: “Pure tu. Non ne andrei fiero con la tua ragazza.”
E via di insulti intervallati da altri “ahi”, “ahio”, “mannaggiaalporcobrando”.
Li osservo a braccia conserte seduta sul divanetto, con Julia accanto che cerca di calmarmi.
Una cameriera sta facendo la stima dei danni; quando ha finito si rivolge a me: “Su quale carta addebito il conto?” e io mi limito ad indicare Jin e Iori, che mi guardano malissimo. Io scrollo le spalle: “Tu sei il Presidentissimo di 'Stocazzo e la tua fidanzatina è l’Ugola d’Oro del Menga, vedrete che in due non vi costerà neanche troppo.”
La cameriera annuisce e prende appunti, guardando torvo i due. È donna, evidentemente capisce il mio dramma.
“Vorrà dire che a Disneyland ci porterò la mia fidanzatina dai capelli rossi” mi fa il verso Jin, e Yagami annuisce.
Julia trema.
Ho idea che il conto salirà ancora di parecchi zeri.



Note dell’associazione a delinquere Mana Sputachu & Subutai Khan:
Di seguito trovate le canzoni che sono state barbaramente distrutte durante la stesura di questa storia, perché ci piace fare elenchi precisi di cose inutili:
- Moonlight Shadow (Mike Oldfield & Maggie Reilly)
- Te Quiero Puta (Rammstein)
- Engel (Rammstein)
- Dancing Queen (ABBA)
- Waterloo (ABBA)
- I Kissed a Girl (Katy Perry)
 
E comunque il wrestling sessuale esiste davvero. #themoreyouknow
   
 
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