Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Fede883    30/11/2015    3 recensioni
L'Abbraccio di natale è un racconto "drammatico" scritto da me, si ispira ad un fatto di cronaca nera avvenuto davvero qualche anno fa nella provincia di Bologna la notte di natale. Spero che vi piaccia e in caso contrario continuerò a lavorare per fare del mio meglio. Un abbraccio a tutti voi.
PS La storia è accaduta veramente purtroppo ad una ragazza di 23 anni, io ho solo preso ispirazione da quella tragica vicenda
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi trovo qui seduta pensierosa davanti all'albero di Natale. A volte penso che non ci sia cosa peggiore che passare il Natale lontano da casa. Il Natale è quel periodo dell'anno in cui ognuno dovrebbe ritornare a casa, incontrare i parenti, scartare i regali e mangiare il panettone, insomma dovrebbe vivere serenamente e insieme ai propri cari. Ma sono costretta a stare lontana dalla mia famiglia perché i soldi del biglietto aereo non sono riuscita a recuperarli questa volta; a malapena li ho avuti per pagare l'affitto della casa in cui abito, perché in fondo vivere e studiare negli Stati Uniti d'America è veramente difficile. Purtroppo ho litigato anche con Kimberly, la mia migliore amica. Mi aveva promesso che avrebbe passato le feste con me e invece mi accorgo che non è così, ha preferito andarsene via con il suo fidanzato a Parigi e io mi ritrovo qui da sola, spaventata e dubbiosa per quello che verrà. Come si fa a rimanere soli la notte di Natale? Questa è notte in cui dovrei stare bene con le persone che amo e invece mi ritrovo sola e in pigiama a osservare l'albero di Natale, a molti chilometri da casa, mentre i miei genitori e i miei amici stanno festeggiando, magari sentendo anche la mia mancanza. Basta! Non ci voglio più pensare! Mi alzo dal pavimento gelato e cammino a piedi nudi lungo i corridoi di casa. Camminare scalza mi fa sentire in pace con il mondo e con me stessa. Se almeno devo passare un Natale da sola, provo a non passarlo in casa con un umore depresso e abbattuto. Mi vesto, esco di casa e salgo in macchina. Metto in moto e parto, non so nemmeno io per quale destinazione, ma New York è così diversa da Bologna che di sicuro troverò un posto accogliente dove passare il Natale. Solo ora mi accorgo di invidiare parecchio le allegre famigliole che si vedono nei film di natalizi, eppure penso che in questa notte chiunque meriti di essere felice, inclusa io!

Percorro qualche chilometro, vedo persone che si abbracciano, che cantano canzoni di Natale, che si sorridono e che si scambiano bellissimi pacchetti di natale e condividono insieme quei sorrisi così leggeri, così spontanei in una serata come quella del 25 dicembre. Noto queste persone felici e sorridenti e non posso fare a meno di ricordare i Natali che passavo a Bologna, quando tutti insieme facevamo il cenone alla vigilia e alla sera andavamo a messa, dove finivo quasi sempre per addormentarmi per via della grande stanchezza. Poi di notte aspettavo impaziente l’arrivo di Babbo Natale e quando mi alzavo alla mattina speravo che mi avesse portato il regalo che tanto desideravo. Bastava davvero poco per essere felici a Natale. Faccio qualche altro chilometro in macchina e passo sotto l'immenso Empire State Building che in tutta la sua maestosità svetta sulla Grande Mela, ma non mi accorgo della macchina che sta attraversando l'incrocio e lo schianto è devastante. La mia auto va in pezzi, mentre il sangue si sparge dappertutto; sento il rumore delle sirene delle ambulanze e delle auto della polizia. Capisco che sto morendo quando sento i medici che dicono: «Questa ragazza non ce la farà, ha perso troppo sangue! Non ce la farà purtroppo!»

Vengo caricata sulla barella e mi chiedo come sarà andare in paradiso la sera di Natale, magari è ancora più bello di quanto non lo sia il resto dell'anno. Mi tengono 5 ore in sala operatoria e i medici dicono che è stato fatto tutto quello che era nelle loro possibilità, ma i danni sono irreversibili. Apro gli occhi, li sento pesanti, le luci della stanza d'ospedale in cui sono stata ricoverata sono troppo forti; davanti a me c’è qualcuno, scorgo il viso di Kimberly, la mia migliore amica. La vedo in piedi, che mi osserva, mi dice che all'ultimo momento ha deciso di rinviare la partenza per Parigi e di avermi pagato anche il biglietto per ritornare in Italia. Le sorrido ma lei piange, mi abbraccia intensamente e mi dice singhiozzando: «Non lasciarmi, ti prego, ho bisogno di te!»

Abbraccio Kim e le dico di stare tranquilla e che starò bene, ma sono solo una grande bugiarda e Kimberly continua a piangere abbracciata a me, sapendo che questa potrebbe essere l'ultima volta in cui avrà l'occasione di abbracciarmi e di starmi vicino. Fuori dalla finestra le luminarie di Natale si accendono e si spengono esattamente come il mio cuore, la neve cade lenta e sembra quasi cotone davanti ai nostri giovani occhi. Non voglio morire! Accarezzo il viso di Kim e le dico sorridendo: «Questo è il nostro abbraccio di Natale, amica mia, e lo sarà per sempre!»

Mi lascio andare e chiudo gli occhi, come si può morire a 23 anni la notte di Natale? Ma me ne vado serena, questa è una notte magica, e sono sicura che lì, tra le stelle, non ci sarà nulla da temere.

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Fede883