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Autore: xxlollipamxx    30/11/2015    2 recensioni
Uno strano scherzo del destino fa in modo che io possa vivere davvero parte dei una mia storia, che da il titolo a questa one shot. Un incontro per tanto tempo atteso e una curiosità che non mi sarei aspettata. Tante le emozioni che mi hanno attraversato e che tutt'ora non riesco a riconoscere.
Un omaggio a tutte voi che avete seguito "Un nuovo battito dal passato" e anche a voi che ancora non l'avete letta, a testimonianza che a volta i sogni possono diventare realtà.... anche solo in parte... poi bisogna dargli una mano!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo battito dal passato'
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UN NUOVO BATTITO DAL PASSATO is real! 

C'è chi lo chiama magia, chi destino, chi casualità... parlo di quello straordinario attimo in cui gli eventi si susseguono in quel modo talmente perfetto rispetto a come ci si era aspettato o come si era immaginato, da far credere che si è davvero sulla strada giusta, che non abbiamo sbagliato svolta, che siamo esattamente dove dovremmo essere, nel posto e nel momento giusto. Chi avrebbe mai pensato, però, che anche a me sarebbe mai capitato un momento del genere? Io non di certo, ormai avevo perso le speranze, non ho mai creduto che avrei potuto vivere il mio momento perfetto, quello dove non vorresti essere in nessun altro luogo e con nessun'altra persona, soprattutto perché la persona con cui avrei potuto e voluto condividerlo non rientrava nel mio radar da tanto tempo. 
Lui, che da qualche anno con il suo modo di comportarsi si era costruito una corazza fatta di freddezza, invalicabile per una ragazza timida come me, era l'unico a cui avevo donato completamente il mio cuore, il mio primo vero amore, unilaterale come i più grandi amori, l'unico che non voleva saperne di uscire né dal mio cuore e neanche dalla mia testa, il solo rumore dell'autobus bastava a farmi palpitare il cuore.
Lui, la cui mancanza mi aveva spinto a prendere carta e penna e a buttare giù quello che speravo fosse il nostro presente e futuro. Una storia nella quale avevo messo tante delle mie preoccupazioni, dove lui era esattamente come lo avevo conosciuto.
Rincontrarsi, scambiarsi le prime parole dopo tanto, troppo, tempo, scoprirsi persone nuove ma in fondo non poi così diverse... tutte queste cose le avevo descritte nei minimi dettagli. Immaginavo un pomeriggio d'estate, fin troppo caldo per i miei gusti, in cui inaspettatamente mi ritrovo lui alla guida dell'autobus, un saluto caldo e cordiale come nel periodo prima di quello in cui aveva alzato un muro che serviva a tenere lontano me e l'interesse che una ragazzine quale ero provasse nei suoi confronti, uno scambio di domande e interesse inaspettato che aveva fatto scaldare ogni fibra del mio essere più di quando il sole estivo non avesse già fatto. 
Stasera, però, il caldo estivo è solo un ricordo, ci saranno si e no quattro o cinque gradi e il sole ormai è calato da più di un'ora. Tira vento, il naso ormai non lo sento più, le dita credo di averle lasciate a casa e il resto del corpo sembra essere un unico grande blocco di ghiaccio. L'attesa non mi è mai sembrata più straziante perché mancano ancora sette minuti alla partenza del bus e il freddo è insopportabile, ma dopo appena tre minuti lo vedo imboccare la via della mia fermata tanto che ringrazio di essere uscita qualche minuto prima nonostante avessi ritardato tantissimo nel prepararmi. Quando arriva alla mia fermata non posso non riconoscerlo, quella sagoma la riconoscerei dovunque... è lui, il lui che mi ha ispirato la storia, quello che avevo chiamato Jacopo perché sono troppo fifona per usare il suo vero nome, perché sono troppo insicura di me stessa per anche solo poter pensare che qualcuno, leggendola, potesse riconoscerlo.
Perdo un battito quando me lo ritrovo davanti, senza nemmeno il vetro delle porte del bus a separarci. È una sensazione che ricordo di aver descritto anche nella storia, ma niente di così strano visto che succedeva anche in passato, non è un evento straordinario. 
<< Ciao. >> è lui a rompere il silenzio. Salutare è cortesia, è educazione e nessuno dovrebbe farsi film mentali per un saluto, il cuore non dovrebbe volerti uscire dal petto per una semplice parola. Il suo sorriso, però, è un motivo più che sufficiente per andare fuori di testa. Mi guarda e, forte dell'idea che voglio dare di me, rispondo al suo saluto, anche io con una sola parola, dopo la quale mi sorride ancora e, dopo avermi fissato per qualche secondo con il braccio allungato verso di lui in attesa che mi prenda il biglietto, mi lascia andare senza strapparmi il biglietto perché, nel corso degli anni, le apposite macchine che servivano per obliterarli sono state sostituite dalle mani degli autisti che a volte li strappano senza pietà. << Lascia stà... ci siamo solo noi due. >> dice e mai parole mi sono sembrate più belle. Noi due. Ho sempre sperato di poter parlare di me e lui definendoci un “noi” e quello stesso pronome uscito dalle sue labbra mi toglie il fiato rendendomi incapace di ringraziarlo. 
Mi siedo al mio posto, lo stesso di sempre, quello dove sono tranquilla perché sono più in alto rispetto a chiunque possa salire e che mi fornisce una visuale completa della strada, ma anche di chi mi sta portando. Essere in grado di vedere il suo profilo è il regalo più bello che la vita mi abbia fatto da qualche anno a questa parte e, così vicino al Natale, sembra essere il regalo che avrei dovuto trovare sotto l'albero, ma scartato e già in funzione per rendermi la persona più felice al mondo. Non devo più soltanto ricordarlo e vedere i contorni del suo viso sempre più sfocati, ma ora è qui e lo sarà almeno per i prossimi venti minuti.
C'è poca luce, non ha luci su di sé perché gli da fastidio avere riflessi sul vetro difronte a sé, gli disturbano la guida, lascia la luce sul corridoio centrale. Resta nascosto dentro al suo giaccone, nero ovviamente perché raramente usa altri colori se non in estate, e sotto a un cappellino di lana dello stesso colore che a lui sta divinamente. Riesco a vedere ben poco del suo viso, a parte il suo profilo, ma quel poco mi basta per essere catapultata a tanti anni fa, quando ogni mia giornata iniziava e finiva con il suo pensiero. Mi distraggo, o meglio torno a concentrarmi su di lui, quando mi chiede cosa sto facendo in questo periodo con quel misto di interesse e curiosità che mi risultano così strani da lui,soprattutto nei miei confronti. Lui non si interessa a me, non ho neanche mai valutato questa possibilità, ma negli ultimi minuti ha continuato a voltarsi verso di me come se stesse cercando di capire se fossi davvero io o se fossi cambiata... non riesco davvero a spiegarmelo. La mia risposta alla sua domanda è fin troppo vaga ed evasiva ed è forse questo a farlo scavare ancora più nel profondo, ad indagare su quello che le mie poche parole pronunciate con poca sicurezza vogliano dire. Resta comunque il fatto che, se non ti importa di una determinata persona, non dovrebbe interessarti del motivo per cui questa non è chiara, quindi è normale che la mia testa abbia ricominciato a lavorare anche troppo per qualche sguardo e qualche parola in più. 
<< Che fai? Studi? >> continua e mi costa tanto dover dire che ho preso un periodo di pausa per diversi motivi, tra i quali l'ansia che determinate situazioni mi creavano, tacendo quello reale chissà per quale motivo, ma accendendo ancora di più la sua curiosità spingendolo a darmi una serie di consigli che non gli ho mai chiesto ma che lui si è comunque sentito di darmi e che mi sono sembrati i più sinceri che qualcuno mi abbia mai dato. Consigli davvero surreali per essere usciti dalla testa e dalle labbra del re delle bocciature, però ancora più efficaci... se è proprio lui a dirlo, lui che dello studio non voleva proprio sentirne parlare, che alla sola idea inorridiva, vuol dire che l'anno prossimo ricominciare sarà davvero la scelta giusta. 
Riceve una chiamata, non mi sento più tanto stalker da voler sentire di cosa parla, ma non dura molto perché si volta sorridendo sul fatto che la sua batteria l'ha abbandonato all'improvviso e tornando ad essere di nuovo avido di informazioni voltandosi ancora.
<< Chi ti mette ansia, il tuo fidanzato? >> domanda lasciandomi senza parole perché anche nella mia storia indagava su un ipotetico fidanzato che non c'era e che anche io non ho. Mi viene da ridere e non so neanche io il motivo, forse per la strana coincidenza o forse per la domanda in sé, ma come ogni volta tengo a sottolineare quale sia la mia vera fonte di ansia e il motivo della stessa. Si trova d'accordo con me quando dico che il motivo è mia madre e lui ammette che le madri sono una fonte di ansia da quando ci svegliamo fino a quando andiamo a dormire, ma nella mia testa sto ancora rimuginando su quanto sta succedendo su questo bus, a quanto quello che sto vivendo sia la perfetta trasposizione invernale di quella maledetta storia che mi aveva reso tanto entusiasta nel poter pensare a me e lui insieme, ma che adesso quasi mi spaventa per quanto somigli alla realtà che sto vivendo. 
Sono io a rompere la magia, che si era creata concedendomi di far diventare realtà le parole che io stessa avevo scritto con le mie mani, scendendo prima del capolinea come invece aveva fatto la mia protagonista femminile. Scendo dopo aver racchiuso nel cuore l'ultimo sorriso che mi rivolge salutandomi quando, ormai davanti alla porta che si sta aprendo, mi volto verso di lui per salutarlo a mia volta con il cuore a mille.
Se analizzassi attimo per attimo questi venti minuti di viaggio, potrei trovare milioni di discordanze tra la mia storia e quella che è stata la realtà, ma quello che fa la differenza è il modo in cui lui si è posto nei miei confronti, così diverso da come si comportava di solito e così simile a quello che invece era il personaggio che avevo creato pensando a lui. Lui non è così espansivo, non è così interessato o curioso di me, non mi riempie di ottimi consigli... lui non è così con me. 
Mi piace pensare che quello che ho vissuto è qualcosa davvero di magico, un regalo che qualcuno ha voluto farmi, per darmi un momento di pace e felicità, perché in fondo ci vuole poco per farmi stare bene. Ho anche pensato che il destino ha voluto giocarmi un brutto scherzo per farmici cascare di nuovo con tutte le scarpe, dato che aveva notato che stava lentamente uscendo dalla mia testa dopo ben nove anni e non voleva arrendersi a questa idea. Fatto sta che nessuno potrà togliermi dalla mente questi minuti in cui lui sembrava così vicino a me, quasi da riuscire a sfiorare il suo cuore con il mio, in cui tutto sembrava andare nel modo giusto, in cui io mi sentivo, in una sola parola, felice.
  
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