Berlino
era impressionante alle cinque del mattino, deserta e
ricoperta da un soffice banco di nebbia gelida, Richard Krupse era
lì quel giorno e camminava con le mani infilate
nelle tasche della giacca, sfoggiava un
sorriso compiaciuto davanti alle bellezze racchiuse nella
città in cui era cresciuto. Arricciò il naso in
una smorfia rilassata, gli attimi di solitudine l'aiutavano a ricordare
dell'amore che provava per quelle vie, luoghi in cui aveva
fatto le esperienze più straordinarie della sua vita. Era
sicuro che non l'avrebbe
mai lasciata per andare a esplorare nuovi orizzonti.
Una notizia lancinante gli attraversò la mente e, quel
dolcissimo sorriso carico d'affetto, si trasformò in un
ghigno pieno di sofferenza e amarezza. La vita voleva obbligarlo ad
abbandonare i suoi tesori più preziosi, i medici gli avevano
diagnosticato un tumore al cervello e gli
restava un anno di vita, non gli bastava
per portare a termine gli obiettivi che si era posto. Anche
se possedeva una band conosciuta in ogni angolo del mondo, degli
amici che restavano al suo fianco e una
moglie bellissima che lo riempiva d'amore e d'affetto.
Sospirò
all'improvviso, questa era la vita.
Richard poteva fare solo una cosa: affrontare il suo destino.
* * *
La
luce della lampada era fissa sul
vetro, questa si rifletteva così da
provocare un gradevole gioco fatto di
luci e ombre. Paul Landers, il secondo chitarrista dei
Rammstein, era seduto sul letto e scrutava il
buio invernale che si celava oltre alla finestra, da essa penetravano
degli spifferi gelidi che lo facevano rabbrividire. Recuperò
il piumone per avvolgerlo attorno alle spalle,
sospirò annoiato e strofinò le mani per
riscaldarsi, voleva sdraiarsi per tornare a dormire ma
quell'accordo glielo impediva.
Deglutì quando i fari di una macchina illuminarono il cielo
notturno, era arrivato.
Il campanello dell'appartamento suonò, lui si
alzò di tutta fretta, cercò di non inciampare nei
vari oggetti oscurati dal buio e schiacciò il
bottone per aprire. Passi
pesanti cominciarono a percorrere la tromba delle scale, Paul respirava
a fatica e sentiva il cuore battere all'impazzata. Il rumore assordante
terminò e qualcuno bussò alla porta,
tre colpi pesanti che rimbombarono nell'orecchio del chitarrista.
Levò la sicura
con la mano che tremava, afferrò la maniglia e
spalancò la porta fino ad
aprirla del tutto. «Hai
fatto tardi oggi, ti aspettavo per le quattro»
mormorò con
la voce tremolante, abbassò lo sguardo e tirò
su con il naso. Era un principio di raffreddore, ne era sicuro. O
forse no? Sentiva qualcosa di caldo e bagnato che
gli scorreva lungo le guance arrossate...Piangeva. Impossibile, Paul
non era il tipo che si comportava così.
«Non
sono qui per farmi la predica, lo sai» commentò la
voce maschile
oltre alla soglia. «È difficile alzarsi
presto la mattina per questi incontri, mi domando come mai non
possiamo vederci a un orario
più...normale» continuò lui, senza
rendersi conto che il compagno era in lacrime. «I
tuoi vicini sanno che siamo amici, non è la prima volta che
vengo
qui da solo».
«Zitto
ed entra, per la miseria!» tuonò Paul con una voce
rauca
provocata dal pianto,
pulendosi gli occhi con il tessuto del pigiama.
«Va
bene, va bene entro. Però calmati, cazzo»
esclamò Richard poco prima
di sbuffare, si trascinò nell'appartamento ben
riscaldato e cominciò a sbottonarsi il giaccone,
fischiettando come se niente fosse.
Paul sapeva, sapeva tutto. Era a conoscenza della verità,
una volta
tanto.
Si preoccupò di chiudere frettolosamente la porta, ora che
erano al riparo dal mondo esterno
potevano chiacchierare tranquillamente. «Richard, non
è il momento adatto per il sesso»
cominciò
a parlare seriamente, deglutì con gli occhi fissi sulla
figura muscolosa e sensuale di Richard. Non si sarebbe smosso
facilmente, era arrabbiato con lui.
Solo
in quel momento Richard alzò il sopracciglio e, recuperata
una sigaretta dal
pacchetto che custodiva nella tasca destra dei pantaloni,
agguantò l'accendino per concendersi dei meritati tiri.
«Non riesco a capirti Paulie, stasera sei proprio diverso.
Di solito dobbiamo darci dentro come conigli, non discutere delle
nostre emozioni come delle signorine neo mestruate e
pettegole».
«Io
sarei diverso?!» sbraitò Paul senza trattenere i
toni,
avvicinandosi con fare burrascoso al chitarrista. Gli levò
la
sigaretta dalle labbra, che schiacciò in modo seccato sotto
alla
pantofola. A fanculo il pavimento, c'era qualcosa di più
importante
su cui discutere. «Sei tu quello che mi ha tenuto nascosto il
fatto
che hai un cancro al cervello e non cercare di mentire, Till mi ha
detto tutto ieri sera!».
Richard
sbuffò, tirò la testa all'indietro per fissare il
soffitto con
un'espressione vuota. «Io l'ammazzo Till».
«Tutto
qui?!» esclamò Paul sull'orlo di una crisi di
nervi, avvicinandosi
così tanto a Richard che le punte dei loro nasi quasi si
sfioravano. «Tra un anno morirai e non hai nient'altro da
dire?! Tu sei fuori
Richard, completamente fuori. Io sono sdegnato dal tuo cazzo di
comportamento! Ci frequentiamo così da almeno cinque anni
e hai anche il coraggio di tenermi all'oscuro come se fossi un cazzo
di estraneo. Tu, cazzo, sei...».
Paul
non riuscì a finire la frase che uno schiaffo potentissimo
lo colpì
in pieno viso.
Indietreggiò con il volto decorato da un'espressione
allibita e, per colpa del tavolino che gli stava
dietro, inciampò e cascò sul divano. Respirava a
fatica mentre si massaggiava la guancia
colpita, in quel momento guardava Richard
con gli occhi sbarrati. Era la prima volta che alzava le mani.
«Come...Come....Come hai potuto
Richard?»
Richard
era proprio lì, in piedi, poco lontano da lui e lo fissava
con uno sguardo non molto piacevole. «Stai sparando una marea
di stronzate Paul. Stronzate, hai capito?!» urlò e
schiacciò l'altro contro al
divano grazie alla sua forza. «Non capisci che sto solo
cercando di
proteggerti?! Non lo capisci questo, vero?!».
«Richard...»
mugolò Paul come se fosse un bambino, iniziò a
singhiozzare. La
situazione non poteva diventare peggio di così.
Uno
schifo, Paul si sentiva un vero schifo. Si lasciò andare
completamente e si accucciò contro al petto di
Richard, aveva bisogno di lui.
Richard sospirò amaramente, stringendolo in un
abbraccio così dolce per farlo aderire contro al proprio
petto. «Non
importa come andrà a finire la storia della mia vita Paulie.
Basta
sapere che ho te al mio fianco e che mi ami follemente, come non hai
mai fatto con nessuno dei tuoi amanti occasionali, così sono
certo di poter morire in pace. Dico davvero, nessuno riesce a rendermi
felice come fai
tu con il tuo sorriso e le tue dolci coccole dopo il sesso...Piccino
mio...Nemmeno mia moglie è in grado di arrivare al tuo
livello. E se
tutto succede, è solo perché ti amo. Va
bene?».
«Ti
amo anche io, Richard».
Stanno
abbracciati stretti
un misto di
carne così ricco in giorni
dove il mare tocca la
terra
lei vuole dirgli la verità
Ma
il vento mangia le sue parole
dove il
mare finisce
tiene la sua mano tremando
e
lo bacia sulla fronte
Porta la sera nel suo
petto
e sa che
deve morire
appoggia la testa sul suo grembo
e
chiede un ultimo bacio
E
allora lui la baciò
dove
il mare finisce
le sue labbra
delicate e pallide
e
i suoi occhi diventano umidi
L’ultimo
bacio fu tanto tempo fa
l’ultimo
bacio
lui non se lo ricorda più
.
[Nebel, Rammstein – Traduzione]
**Angolo dell'autrice**
Ciao
a tutti, eccomi di nuovo qua.
Sono io, Lily di KomadoriZ71,
autrice
di questi racconti contorti e malati. Nascono per colpa
della mia fantasia ma, spesso e volentieri, mi lascio aiutare dalle
mille sfumature
contenute nelle canzoni della mia band preferita, i Rammstein.
Così
drammatici, ma ricchi di emozioni che ti lasciano senza respiro.
Allora...
Il
motivo per cui butto giù queste righe
improvvisate è per ringraziare tutti
quelli
che stanno leggendo con interesse i miei racconti,
specialmente chi si ferma per lasciare una recensione.
So che sembra qualcosa da nulla, ma la mia felicità va
alle stelle nel vedere che i miei sforzi e il mio lavoro vengono
apprezzati come vorrei.
Quindi
grazie, grazie a voi che mi fate
sempre sorridere!
Adesso
vi saluto, spero che la mia RichardxPaul vi sia
piaciuta.
Presto continuerò "Hilf Mir...Aiutami!" e "Wo bist du",
datemi solo il tempo di organizzare un po' le idee. Un
bacione e alla prossima avventura :)
Ps: I fatti descritti sono stati tratti dalla mia fantasia e per far corrispondere il testo alla canzone. Nessun Richard e nessun Paul è stato maltrattato o è colpito da una malattia terminale x''D
Arrivederci!!
- Lily