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Autore: Letizia25    01/12/2015    3 recensioni
Calum l’aveva guardata senza capire. «Quindi… Se io ora sono un angelo custode, tu cosa sei?»
Letizia aveva sorriso e gli si era avvicinata, per poi accarezzargli delicatamente il viso. «Rimango ancora la tua custode, che ti piaccia oppure no.»
Lui aveva ridacchiato e, spinto da una forza che mai prima di quel momento aveva percepito dentro, aveva stretto le loro mani insieme, completando gli spazi vuoti tra le loro dita. «Custode di angeli?»
La ragazza aveva annuito, ridendo divertita. «Più o meno.»
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Be my home'
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Custodi di angeli
 
 
 
La brezza lieve di quel tardo pomeriggio di fine agosto gli sta accarezzando il viso, facendolo rabbrividire un po' e facendolo sorridere. Un sorriso tranquillo, che gli piega le labbra in su e che gli illumina gli occhi scuri, color del cioccolato, così intensi e profondi da far vacillare chiunque gli stia davanti. Chiunque, eccetto una persona particolare; quell'angelo che gli ha stravolto la vita nella frazione di un attimo, letteralmente.
Quello stesso angelo che adesso sta cercando ansioso tra la folla attorno a sé. Una folla che mai potrà vederlo, lui, invisibile agli occhi degli umani come del resto anche i suoi simili.
Perché Calum Hood è un angelo. Da poco tempo, è vero, ma è pur sempre dotato di un paio di ali bianche, grandi, leggere e forti al tempo stesso che gli permettono di volare sopra il mondo. Proprio come sta facendo adesso, mentre scruta con gli occhi scuri la città sotto di lui. Quella città che sempre sarà parte della sua vita – o meglio, della sua vita passata, che ormai da quasi due anni è cambiata totalmente.
Perché lui sta continuando a vivere, respirare, provare sentimenti. Ma non nello stesso modo in cui lo intendo gli uomini. Tutto è diverso, adesso; tutto è amplificato, spesso così tanto da lasciarlo quasi completamente senza parole. È come se vivesse ogni cosa da capo, come se tutto ciò che avesse provato prima di passare oltre non fosse stato altro che una misera traccia, una minima parte di quello che avrebbe provato dopo.
E mai, mai avrebbe pensato che potesse essere così mozzafiato.
Le persone attorno a lui sono circondate da un’aura luminosa, tale da renderle indescrivibili, bellissime nonostante tutto, nonostante i loro sbagli – a volte enormi – le loro debolezze, i loro demoni e gli angoli delle loro anime che cercano di nascondere. Sono bellissimi, gli uomini, proprio per tutte quelle piccole cose che li rendono quelli che sono; tutte quelle piccole cose che li rendono umani, unici, pazzeschi.
E lo sa, Calum, che non dovrebbe sorprendersi così tanto, nel vedere veramente le persone. Sa che non dovrebbe farsi coinvolgere fin a quel punto. Ma non ci riesce, non quando il fatto di essere stato come loro – così luminoso e pieno di un qualcosa di magnifico sotto ogni punto di vista – lo rende orgoglioso di aver vissuto, anche se solo per poco tempo.
Si ritrova a sorridere a causa della miriade di pensieri che gli sta attraversando la testa e che non lo lascia mai libero, neppure quando deve svolgere la sua funzione di angelo custode, come in quel momento. E anche se ha nel cuore gli occhi di qualcuno davvero speciale, qualcuno che sta cercando tra la folla sotto di lui, non può fermarsi. Deve raggiungere la sua protetta il più presto possibile. È già arrivato in ritardo una volta, e le conseguenze non sono state delle migliori. Non vuole che si ripetano.
Spera solo che quel qualcuno davvero speciale abbia la pazienza di aspettarlo, almeno fino al tramonto. Poi avranno tutta la notte per stare insieme, come sempre. Perché fin da quando si sono conosciuti, la notte è sempre stata il loro momento. Quell’attimo in cui possono essere solo Calum e Letizia.
Sorride di nuovo, il moro. E vola sopra Sydney con il cuore che ancora gli batte forte nel petto. E mentre segue Katherine – la sua protetta – durante il corso della giornata, tra compiti in classe, un’uscita tra amiche e poi al cinema con il suo ragazzo; non riesce a non pensare a lui e alla mora che ha cambiato per sempre tutto quanto, in un modo che il ragazzo, mai avrebbe creduto possibile prima di viverlo sulla propria pelle, un modo che ancora fatica a spiegarsi. Un miracolo che a stento riesce a capire.
Vola vicino Katherine fino al tramonto, lasciandola davanti casa sua. E non appena la ragazza entra, Calum si volta subito e vola via, lontano, con i pensieri tutti orientati su un paio di occhi che non sa come dimenticare, anche perché non vuole farlo, perché sa che non ci riuscirebbe, non con tutto quello che lo unisce a Letizia fin da quando si sono conosciuti. Vola veloce sopra i tetti scuri della città; vola e si perde tra la lieve brezza di quella sera ed il batticuore che non riesce a lasciarlo neppure per un istante; vola, batte forte le ali, si lascia guidare dalle correnti del vento. E il sorriso non riesce mai a lasciare le sue labbra.
Poi, ad un tratto, i suoi occhi scuri vengono attratti da un qualcosa che brilla in basso sulla spiaggia: una specie di luna park, quasi del tutto vuoto dato che è per gli umani è ormai ora di cena. Un luna park che, tuttavia, ha ancora qualche curioso che vi gira dentro, a passo lento, tranquillo. Un qualcuno che sulla schiena scoperta ha un paio di cicatrici tra le scapole. Cicatrici di cui Calum conosce troppo bene la storia, sentita ormai qualche anno prima.
Con il sorriso sulle labbra, attera delicatamente, senza far alcun rumore, riuscendo comunque ad attirare l’attenzione di quella ragazza mora che fino ad un attimo prima gli stava dando le spalle. E non appena gli occhi cioccolato di lei incontrano quelli color caffè di lui, dentro al cuore di Calum il sentimento per Letizia esplode, come ogni volta che la vede, come ogni volta che passano un po’ di tempo insieme.
«Sei arrivato.» commenta lei; la voce tranquilla, lo sguardo innamorato che non riesce a staccarsi dal moro.
Quest’ultimo ridacchia, mentre le si avvicina senza fretta, intrecciando le loro mani, riuscendo a far sentire entrambi una cosa sola. Quell’anima sola divisa in due corpi – o meglio, divisa tra due angeli.
«Sono puntuale come sempre.»
Letizia sorride e gli bacia velocemente la guancia, face dogli battere fortissimo il cuore dentro al petto.
«Non ho mai avuto dubbi.» ammette poi, prima di incamminarsi e forzare il ragazzo a seguirla, dentro quel posto in cui sono stati tante di quelle volte che ormai ne conoscono a memoria ogni angolo, ma in cui ad entrambi piace stare in ogni momento.
Perché è quello il luogo in cui tutto tra loro ha avuto inizio. È su quella spiaggia che Calum e Letizia si sono incontrati per la prima volta.
Stava viaggiando con un amico, il moro. Si stava divertendo, allegro, spensierato. Ma non poteva sapere che una macchina sarebbe arrivata contro la sua, frontalmente. Lui aveva chiuso gli occhi per un attimo. Quello dopo si era ritrovato su quella spiaggia, senza scarpe. Si era guardati attorno per un attimo. E ad un tratto una ragazza dai capelli scuri che si stava avvicinando a lui aveva catturato la sua attenzione.
«Ciao Calum.» gli aveva detto, prendendolo alla sprovvista.
Il ragazzo si era alzato di scatto e l’aveva guardata a lungo, senza riuscire a capire chi fosse, senza riuscire a capire perché provasse una sensazione strana, familiare, nell’osservare la mora davanti a sé.
«Chi sei tu? E come diamine fai a sapere il mio nome?!»
Lei aveva sorriso delicatamente e gli si era avvicinata. «Mi chiamo Letizia e sono il tuo angelo custode.»
«Stai scherzando, vero?» aveva chiesto il moro ancor prima di ragionare su quella situazione che stava iniziando a diventare davvero bizzarra, almeno per lui.
La ragazza aveva negato lievemente con la testa ed aveva puntato i suoi occhi color cioccolato in quelli di Calum, che subito si era sentito senza difese, nudo, senza catene, davanti a quello sguardo penetrante e pieno di un qualcosa che gli sembrava di conoscere da sempre ma che prima di allora non aveva mai visto, né provato, né trovato da nessuna parte.
«Vuoi una prova?» gli aveva domandato lei, prendendolo nuovamente alla sprovvista. Lui aveva esitato un attimo. Poi però si era ritrovato ad annuire, preda della curiosità.
«Dammi la mano allora.» gli aveva detto Letizia. Calum aveva obbedito. E non appena la ragazza aveva intrecciato le sue dita tiepide con quelle del moro, un paio d’ali le erano spuntate all’improvviso dalla schiena ed un’ondata di ricordi gli aveva invaso la mente.
Si era rivisto in macchina, con i suoi amici, sorridente e allegro. Aveva riascoltato per un po’ le note della canzone degli All Time Low che la radio stava trasmettendo in quel momento. Aveva rivisto i volti felici dei suoi amici che scherzavano tra loro. Poi aveva notato una macchina venire contro la loro; Ashton alla guida che, preda del panico non sapeva più che cosa fare; Luke e Michael che dai sedili posteriori gli gridavano di fermarsi; lui stesso che, senza dire niente, aveva preso tra le mani il volante ed aveva svoltato. Troppo tardi.
Si ricorda ogni più piccolo particolare di quel pomeriggio, Calum. Ricorda troppo bene il senso di smarrimento che lo aveva invaso non appena aveva capito che cosa fosse successo; non appena aveva capito di essere morto. Ricorda le mani di Letizia che gli accarezzavano la schiena, cercando di calmarlo, cercando di farlo ragionare. Ricorda bene come le avesse chiesto di concedergli un po’ di tempo; tempo che lei gli aveva dato senza pretendere niente con il sorriso sulle labbra. E si ricorda ancora meglio di come, inspiegabilmente – come attirato da una forza più grande di lui – quasi una settimana dopo il loro incontro, lui si fosse ritrovato su quella stessa spiaggia, ad aspettarla.
Lei non si era fatta attendere. Era arrivata al tramonto, i piedi scalzi che non lasciavano orme sulla sabbia tiepida di quel pomeriggio, gli occhi scuri che lo guardavano curiosi e felici.
Era stato in quel momento che le ali della schiena di lei si erano staccate delicatamente, senza emettere alcun suono, liberandola di quel peso che non poteva più sopportare perché ormai era arrivato il momento. Il momento in cui le sue stesse ali erano andate ad incastrarsi tra le scapole di Calum, bruciando, facendolo sentire vivo come mai prima di allora non si era sentito.
«Ecco cosa succede una volta che il protetto di un angelo custode muore, quando arriva il suo momento. L’angelo custode dona le sue ali al proprio protetto, che a sua volta diventa un angelo custode a cui verrà assegnato qualcuno nel mondo degli uomini da proteggere.»
Calum l’aveva guardata senza capire. «Quindi… Se io ora sono un angelo custode, tu cosa sei?»
Letizia aveva sorriso e gli si era avvicinata, per poi accarezzargli delicatamente il viso. «Rimango ancora la tua custode, che ti piaccia oppure no.»
Lui aveva ridacchiato e, spinto da una forza che mai prima di quel momento aveva percepito dentro, aveva stretto le loro mani insieme, completando gli spazi vuoti tra le loro dita. «Custode di angeli?»
La ragazza aveva annuito, ridendo divertita. «Più o meno.»
Calum si ritrova a sorridere di nuovo, mentre stringe forte a sé la ragazza, percependo il profumo dei suoi capelli scuri come l’ebano. La stringe. E ancora non sa di preciso come il sentimento che li lega sia nato; sa solo che, ad un tratto, si era reso conto che senza di lei non riusciva a stare; che senza di lei niente aveva senso, neppure quella situazione strana in cui era finito e che ancora deve capire completamente. Si era accorto che, se Letizia non era con lui, stava male, stava male sul serio, come se qualcuno gli stesse strappando via un pezzo d’anima per poi ridurla in pezzi. Poi alla fine aveva capito a che cosa fossero legati tutti quei sentimenti, tutti quei pensieri. E non aveva aspettato a lungo, per mostrarli.
Un pomeriggio di un anno e mezzo prima si erano ritrovati su quella stessa spiaggia, divenuta il loro posto fin da subito. L’aveva guardata negli occhi, a lungo, perdendosi in quel marrone scuro e dolce che è sempre riuscito a capirlo senza bisogno di parole. Poi l’aveva baciata. Così, all’improvviso, senza pensarci troppo.
E mai, mai avrebbe creduto di poter provare una felicità così grande, non appena lei aveva risposto.
«A cosa pensi?» chiede Letizia, riportandolo con i pensieri al presente.
Lui scuote lievemente la testa ma non risponde. Semplicemente, si limita ad abbracciare quella che può considerare la sua ragazza dalla sera di quel primo bacio. E intanto, sente il cuore che quasi gli scoppia nel petto per la felicità.
«Ti amo, Leti. Lo sai, vero?»
La ragazza alza lo sguardo verso di lui sorridendogli, prima di baciarlo, riuscendo a far risuonare la sua anima anche con quel gesto semplicissimo eppure allo stesso tempo così importante.
«Lo so Cal. Sappi che ti amo anch’io.»





Letizia
Bella gente, zao!!!!! Allora, prima di tutto, scusate per l'orario, ma l'ho appena finita ;); spero vi piaccia! <3
Per quanto riguarda la trama, mi sono sempre detta che un giorno avrei scritto qualcosa su Calum versione angelo (e tranquilli, il titolo è voluto così, non ci sono errori u.u)
Beh, eccola qui. E lo so che non è niente di speciale. Però... Mi andava di scriverla, ed eccoci qua, ahahah ;).
Come sapete, risponderò alle recensioni quando pubblicherò la long sul nostro bel moro. E, credetemi, ormai è questione di pochissimo! <3
Grazie mille fin da ora per tutto quanto, siete pazzeschi ed io vi adoro troppo, chiuso il discorso u.u *^* <3 <3 <3
A presto bellissimi! Un bacione, Letizia <3
   
 
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