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Autore: En Sev En    01/12/2015    1 recensioni
Tutto è compiuto. Il comandante Viola Shepard giace ai piedi delle rovine della Cittadella mentre il male che opprimeva la galassia sembra essere stato sconfitto. Ma l'oscurità la avvolge fin da Mindoir, passando per Akuze o con i razziatori e non sarà facile per lei rompere definitivamente questa minaccia. Eppure potrebbe bastare una piccola cosa di cui lei è ancora all'oscuro... presto Liara, il comandante è ancora in pericolo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Prefazione: a distanza di tempo e dopo qualche piccolo problema, ripropongo le storie che avevo cancellato (le rimetterò quasi tutte con una certa cadenza). Molte necessiterebbero di una certa revisione e può darsi che mano a mano interverrò dove serva. Completerò anche l'ultima long che stavo portando a termine e che ho dovuto forzatamente interrompere. Su questa non ho molto da dire: fu la prima scritta e si vede, ahimè, tuttavia la ripropongo sostanzalmente invariata visto che non solo io ci ho speso un pò di tempo. Lo scopo di questa long era essenzialmente quello di riprendere i fatti avvenuti sul crucibolo e dargli un taglio interpretativo differente cercando però di lasciare invariati eventi e dialoghi, nella speranza di dare un senso logico a ciò che succede in quel contestatissimo finale di Mass Effect. Personaggi e background sono facilmente intuibili. Spero che possa risultare (nuovamente) gradita.

Buona lettura.

 
 

Silenzio.
Fino a quei momenti drammatici tutto lo spazio intorno alla Terra e alla cittadella era squassato dal ruggito della battaglia: navi turian spezzate in mille pezzi, caccia quarian esplosi, urla di dolore dei soldati feriti e straziati, lo spaventoso muggito dei mutanti, il grido assordante e disumano delle Banshee e di qualsiasi altro orrore che la perfetta e fredda precisione dei razziatori avesse mai generato. La guerra aveva inondato l'universo con ogni terribile suono che potesse sinistramente produrre.
Ma ora.... silenzio!
“Cough, Cough...” dalla gola, in un misto di sangue e polvere, eruppero dei colpi di tosse molto flebili ma che in quel silenzio risuonavano in ugual modo ai colpi di un m920 Cain udito fino a poco tempo prima.
“Si sarà sentito fino ai sistemi Terminus” pensò Shepard con un misto di ironia e preoccupazione. Ma era ancora viva! Non doveva essere possibile vista l'esplosione del crucibolo e la distruzione della cittadella, non doveva essere possibile viste le ultime parole del “catalizzatore”.

Non doveva essere possibile.

Ma era così, ancora una volta, contro ogni probabilità.

Il comandante si prese un po' di tempo per cercare di realizzare quale fosse la sua situazione: il braccio sinistro sembrava rispondere ai suoi comandi ma il resto del corpo... nulla, come se non esistesse alcun arto. Il braccio destro era lì ben attaccato seppur visibilmente spezzato in più punti così come le gambe. Il corpo era costretto da varie macerie di cui sentiva il peso sul proprio petto, dovevano esserci sicuramente molte costole rotte vista la difficoltà di respirazione ma tutto sommato non ci si poteva lamentare.
“Che poi, esisteranno ancora i sistemi Terminus?”
I pensieri non erano coerenti in quella fase ma come avrebbero potuto esserlo dopo tutto quello che era successo?
Shepard provò a ruotare la testa, ma si accorse ben presto di quanto fosse difficile spostare una qualsiasi parte del suo corpo anche di pochi centimetri.
“Già in fondo ho solo affrontato i razziatori, come potrei pensare di riuscire anche in questa eroica impresa...” un momento di terrore la assalì: già i razziatori. Era finita? Erano realmente sconfitti? O era stato tutto inutile?
Uno sguardo ai resti orbitanti attorno alla Terra e la vista delle navi dell'Alleanza tuttavia la rassicurarono. E poi lo sentiva da sola, non sapeva il perchè ma nel suo animo avvertiva cosa fosse successo e quale fosse la consistenza del suo presagio. Lo sentiva che la minaccia era finalmente stata annullata.
Definitivamente.
Ma di nuovo un pensiero le balzò in mente
“Perché non sento dolore? Eppure sono letteralmente a pezzi.”
La sua mente iniziava a tornare lucida e razionale mano a mano. La lucidità, che l'aveva resa il soldato che era, la spingeva subito a razionalizzare la sua situazione, l'istinto tentava subito di controllare il suo corpo e rimetterlo in funzione per far fronte ad ignote minacce. Era una condizione a lei ben familiare fin da piccola su Mindoir quando perse i genitori o su Akuze quando sopravvisse da sola all'attacco dei divoratori. La sua vita era dover essere sempre necessariamente pronta a tutto.
In realtà qualcosa dei suoi impianti di Cerberus doveva essere per forza ancora funzionante, magari un pezzo di tecnologia dei brandelli della sua corazza le stava ancora somministrando in automatico del medi-gel. Eppure - il crucibolo non può discriminare, se sceglierai di distruggerci anche la tecnologia che fa parte di te verrà distrutta – le parole del catalizzatore risuonarono immediatamente nella sua mente, com'era possibile quindi che quelle cose che aveva ipotizzato fossero vere?
“Eppure quelle navi dell'alleanza sono in orbita o forse sto sognando tutto e sono morta?"
Ma la verità era più semplice di quanto potesse immaginare Viola Shepard: il suo essere più profondo era votato alla missione ed al combattimento finale ed il fallimento non era un'opzione. Il suo corpo reagiva di conseguenza: nonostante le ferite ed il dolore, aveva affrontato le orde di sintetici che le si erano parati di fronte, aveva corso incurante di tutto verso il raggio nonostante l'araldo cercasse di eliminarla con tutta la squadra di assalto, perfino l'ultimo predatore che aveva incontrato non poté nulla nonostante le sue condizioni. Aveva tanta di quella adrenalina addosso da poter morire almeno tre o quattro volte prima di cadere definitivamente, lo scopo era così importante da non poter cedere per nulla al mondo, troppo era stato sacrificato per poter mollare o fallire. E la verità ben presto venne a mostrarsi al comandante ora che il suo corpo si rendeva conto che era finita: i primi segni del dolore lancinante iniziavano ad emergere dalle innumerevoli ferite del suo corpo fino a deflagrare, ogni osso ormai disgregato del suo corpo iniziava a renderla conscia del suo reale stato, il defluire del sangue in gola e nei polmoni le restituivano quel gusto amaro in bocca che ben conosceva per essere stata ferita così tante volte in precedenza. Ma un sorriso isterico le illuminò il viso nonostante il dolore sempre più insopportabile.
“Sono ancora VIVA!”
Era questo il messaggio che nonostante tutto le comunicava con il dolore il suo corpo martoriato. Prima di perdere nuovamente i sensi ebbe solo il tempo di percepire un leggero brusio a poca distanza.
“Qui venite presto, sembra che ci sia qualcuno ancora vivo, portate una barella!"

Ancora viva, contro ogni probabilità.

 
 
   
 
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