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Autore: percabeth2000    03/12/2015    1 recensioni
Tiene una mia ciocca tra le dita rigirandosela un po’ tra l’indice e il medio, lo osservo e noto che è pensieroso e che si è imbambolato sui miei capelli.
-Will? – lo chiamo.
Sembra riprendersi ma questo non fa altro che portare la sua attenzione su di me e ciò mi rende un po’ a disagio. Perché continui a guardarmi? Cos’ho?
- Sei bellissima – mi sussurra.
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Mentre sul pavimento inizia a formarsi un mucchio di cenere penso che è questo a cui si riferiva Jason, questa è la cosa che stava degenerando, questa è la cosa per cui mia mamma voleva avere il tempo per proteggermi … Non abbiamo più tempo.
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Te ne sei andata, siamo stati sopraffatti. Già me ne sono andata come un coniglio, gli ho lasciati soli e cosa più disonorevole , per un momento ho anche pensato di non tornare.
Lucilla mi osserva e forse dalla mia espressione intuisce i miei pensieri.
- Non intendevo quello Michelle,mi sono espressa male tu non … - la blocco afferrandogli le mani.
- No Lucinda. Hai ragione, rimedierò, te lo prometto – le dico per poi entrare nella sala da pranzo lasciandola sola.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUESTA E' LA FINE: Già questa è definitivamente la fine di questa avventura, il capitolo non sarà lunghissimo nè uno dei migliori e probabilmente vi lascerà un pò in sospeso ma spero comunque che vi possa piacere. Mi dispiace per non aver continuato questa storia con regolarità e ringrazio di cuore tutti quelli che, anche solo per caso o per noia si sono ritrovati a leggere questa storia. Siete stati davvero importanti e senza di voi non avrei mai concluso questa storia. Perciò vi saluto e vi ringrazio di cuore, davvero.
percabeth2000





Appena Will esce dalla mia camera, con studiata lentezza, mi dirigo verso il bagno per farmi una doccia calda che spero riesca a distendere i nervi. Sotto il getto bollente lascio che la mia mente vaghi disperatamente alla ricerca di un barlume di quella gioia che ho provato solo poco  prima.
Per la prima volta in tutta la mia vita capisco appieno cosa significhi sentire crescere l’ansia dentro il proprio corpo. E’ come se un’ onda mi sia investendo completamente fino quasi a schiacciarmi con la sua densità, ogni secondo che passo sotto il getto caldo si dilata all’infinito e sembra che, nella mia mente, tutti i più piccoli difetti si uniscano a formare un unico blocco che mi porta a non credere minimamente nella buona riuscita del piano. Scuoto la testa più e più volte cercando di scacciare la negatività e di quietare l’ansia ma purtroppo, non serve a molto. Mi lascio cullare per parecchio tempo dall’acqua … Cerco di far riaffiorare ricordi felici o di concentrarmi e ripetere a mente i lunghi monologhi sulla storia che mi faceva il professore, tutto pur di tenere i pensieri concentrati su qualcosa di diverso. Quando anche le distrazioni finiscono, deciso di uscire dall’abbraccio accogliente della doccia e di andare a vestirmi. Lancio uno sguardo preoccupato all’orologio e mi accorgo che non manca poi molto.
Infilarmi il vestito di Airina sopra la tuta si rivela più complicato del previsto, senza contare che il calore dei due tessuti mi fa quasi mancare il fiato. Cerco di refrigerarmi con qualche trucchetto che mi hanno insegnato da bambina ma non funziona molto bene, infatti la magica non impedisce ai miei nervi di tendersi e neanche al mio cuore di pompare più sangue del dovuto. Mi infilo un paio di scarpe comode, che mi permettano di correre e di spostarmi quanto più agilmente possibile e poi aspetto. Un tempo che pare infinito mi separa dal momento in cui mi siedo sul letto a torturarmi le mani a quello in cui mi alzo per uscire. Una volta fuori dalla stanza tutto appare meno vivo, meno reale. Come se fino ad ora fosse stato solo il mio subconscio a creare le paure che mi hanno tormentato, come se tutto fosse tornato come prima… Delle voci che provengono dalla sala del trono mi fanno ricredere. In realtà non si tratta di sole voce ma di vere e proprie urla.
Provo a bussare alla porta di Will ma non ricevo nessuna risposta così mi avvio preoccupata verso le voci.
Quando entro nella sala del trono resto scioccata: c’è metà popolo, ne sono certa. Non è mai stata piena in questo modo. C’è gente stupita, e qualcuno ha una punta di esaltazione negli occhi, tutti sono disposti su due grandi file, ai lati del tappeto che sembra essere stato intessuto con il sangue, tutti osservano mia madre legata e inginocchiata, trattenuta da una magia o forse semplicemente troppo distrutta per fare qualsiasi cosa che non sia respirare e guardare a terra, la osservano mentre Airina seduta sul trono ha un grande sorriso raggiante stampato sul volto.
-Vieni cara, il tuo cagnolino è già qui- mi invita Airina appena mi vede. Con calma avanzo verso di lei, continuando ad osservare mia mamma . Come se sentisse che sono arrivata  mia madre alza  il viso e mi guarda, ha gli occhi spenti ma sembra tranquilla, quasi felice, chissà cosa pensava che mi fosse capitato.
- Ora silenzio!- urla Airina eccitata alzandosi dal trono con uno scatto. Il suo sguardo duro e severo mette a tacere tutti in un solo istante, ma io la conosco e negl’occhi ha una luce che non gli avevo mai visto: follia pura.
-Questa donna miei cari è accusata di uno dei più orribili e atroci crimini: a messo davanti al proprio popolo il benessere di soggetti reietti e inutili. Vi ha costretti a subire i soprusi dei cani per anni e a dovervi abbassare al loro livello! – alcuni iniziano ad urlare, concordi con il discorso di Airina. Come può il popolo ascoltare queste parole? Sono più che certa che molte delle persone presenti hanno amici o conoscenti che sono licantropi o vampiri. Perché tanto odio verso chi è come noi?
Will accanto a me ringhia sottovoce, cercando di non farsi sentire. Vorrei tanto appoggiarmi a lui, cercare di appoggiarlo in qualche modo ma non posso ancora farlo. Dobbiamo mantenere la calma fino all’arrivo dei branchi.
- Quest’oggi signori, sorge un nuovo regno, un nuovo regime e tutto quello che c’era una volta verrà spazzato e distrutto, la corruzione verrà estirpata alla radice. Rebecca morirà- e nei suoi occhi non c’è solo follia ma anche una rabbia feroce e animale. Un fuoco che non riscalda ma brucia, uccide e tortura.
Sopra il fragore delle ovazioni improvvisamente si sente un rumore sorso e rombante e i licantropi arrivano in massa travolgendo le persone. I popolani scappano nonostante molti di essi abbiano sostenuto Airina fino a qualche istante prima, le maligne presenti e i vampiri si preparano invece a combattere, Airina lancia un urlo di rabbia e scompare in un battito di ciglia ricomparendo accanto a mia madre e tenendo tutti i licantropi che tentano di portarla via lontani.
Will non perde tempo e si trasforma mentre io mi slaccio velocemente il vestito scalciandolo e allontanandolo da me. Il fragore è assordante e i miei sensi sembrano tutti essere un passo indietro rispetto a quello che sta accadendo, il caldo forse mi sta offuscando la mente… Il caldo oppure quella Maligna che mi osserva. Con uno sprazzo di lucidità riesco a spostarla con un onda d’urto facendogli perdere la concentrazione.
Cerco di spostarmi verso mia madre e di andare il più possibile vicino ad Airina. Quando sono a pochi passi da questa, con gli occhi ricolmi di malata fiducia, mi invita ad andarle accanto.  Mi affianco a lei lanciando un veloce sguardo verso mia mamma, stesa a terra, esausta e malridotta. Concentrandomi intensamente riesco a fare una bolla di protezione intorno a noi tre; in quella bolla si riversano rabbia e disperazione, nostalgia e tristezza. Vedo al di fuori di quello strato un po’ offuscato i lupi che azzannano le Maligne, la gente che scappa, senso le urla delle persone, le grida e vedo il tappeto rosso fagocitare ogni macchia di sangue che corre sul pavimento. I corpi morti rimangono stesi immobili sul terreno, marionette.
Una volta innalzata la bolla di protezione mi volto verso Airina con rabbia, lei neanche mi guarda. Sta fissando mia madre con un sorriso vittorioso dipinto sul volto, nelle mani sembra plasmare una sfera di fuoco … Qualunque cosa sia non sembra innocente. MI trasporto davanti a lei.
- Vuoi farlo tu cara?- mi chiede sempre più sorridendo, abbassando le mani.
- Sì. Lo faccio io- gli rispondo scaraventandola contro la bolla utilizzando un’altra onda d’urto. Sfrutto il momento di confusione per avvicinarmi ulteriormente a mia mamma e provare a parlarle ma Airina si riprende in fretta.
- Dovrebbe morire! Lei non è tua madre! Io lo sono! Quel cane di tuo padre, si è divertito ad usarmi finchè non ha incontrato lei!- Airina urla, gesticola, ha un’espressione folle dipinta in volto.  – Tu dovevi essere mia, nascere dal mio grembo, non dal suo!- Mi volto sconvolta verso mia madre che sembra confermare la mia ipotesi: Airina è pazza, è lacerata dal dolore, ma non sta mentendo. Prima della mia nascita, prima del mio concepimento, prima di mia madre. Mio padre era innamorato di questa donna.
- L’hai ucciso tu… - sussurro. Non riesco a far altro che rimanere immobile, tutto ciò che mi circonda sembra andare a rallentatore.
- No… Delle stupide l’hanno fatto. Io lo volevo con me di nuovo, saremmo stati una famiglia, capisci?- Airina parla con chiarezza ma noto i suoi occhi verdi farsi sempre più lucidi. Sta succedendo tutto così in fretta, non riesco a collegare ogni cosa. Un luccichio. Un movimento. E Airina sta alzando qualcosa sopra la testa di mia mamma. Senza neanche pensarci mi buttò sul corpo della Maligna facendola cascare a terra, afferro il coltello che le è scivolato dalla mano e mi rialzo. Nel frattempo anche lei si alza, ancora più decisa di prima, mi viene in contro e di riflesso, faccio scattare il braccio. Il coltello le affonda nel costato facendola gemere, non si scompone e rimane a fissarmi con i suoi occhi verdi. Vedo solo dolore e distruzione in quegli occhi, la pazzia sembra essersene andata, sembra accettare la morte, quasi come se la gradisse.
Faccio qualche passo indietro mentre la bolla si disintegra. La battaglia che imperava fuori sembra essere giunta al termine e anche quella che stava dentro di me sembra finalmente essersi calmata. Tutto ora ha uno schema, una ragione, non acquisterà mai un senso ma certamente ora ha un motivo, una causa. Un’amore tradito, distrutto. Scivolo lentamente verso mia mamma abbracciandola forte.
Alle sue spalle vedo Will osservarmi attentamente, come sempre sa che c’è qualcosa in me che non è del tutto sistemato … e come sempre saprà rimediare.
- Ci rimetteremo. Mi sei mancata- mi sussurra mia madre all’orecchio. Io non rispondo, mi limito a stringerla più forte e ad osservare tutti quelli che mi circondano: vivi, morti. Le ferite non si risaneranno mai del tutto, ai morti non  verrà dato altro sollievo che quello di essere sepolti e ai vivi che li compiangono non resterà altro che andare avanti. Ci rimetteremo… Mi rimetterò, Will mi aiuterà e io aiuterò lui Un debole sorriso fa capolino sulle mie labbra mentre tutti cercano conforto nelle braccia dei propri compagni.
  
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