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Autore: Unicorn_Rain    03/12/2015    0 recensioni
Diciamo che non mi sarei mai aspettata di passare un'estate in un campo per la musica. Diciamo anche che non sapevo di saper cantare, di saper fare amicizie e forse qualcos'altro di più.
Diciamo che la mia vita è passata dall'essere grigia ad essere bianca.
Diciamo che potrei scrivere un libro su quest'estate indimenticabile.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – Boring life.
 

 
Guardai mio padre accordare le chitarre.
Probabilmente era una chitarra elettrica da minimo qualche centinaia di euro, ma poco importava. Almeno, a me non importava, visto che il mio compito era aggiustare i cd negli scaffali impolverati di quel misero – ma pure sempre accogliente – negozio di musica.
“Hey piccola tutto bene?” sorrise guardandomi. Annuii sbuffando e mi sedetti sul bancone di legno.
“Dai che fra cinque minuti puoi andare via, chiudo io il negozio oggi.” annunciò rivolgendomi un piccolo sorriso. Lo guardai inarcando un sopracciglio e annuii nuovamente, baciandogli la guancia. Lo ringraziai e presi la mia borsa a tracolla ormai non più viola – a causa della lavatrice – ma rosa. Indossai velocemente un cappello di lana e uscii dal negozio, non prima di biascicare “A dopo.” a mio padre.
Misi la mia playlist preferita e con molta calma tornai a casa, attraversando le strade illuminate di Melbourne. Mi strinsi nel mio cappotto e mi fermai nel mio negozio di fiducia, proprio accanto a casa mia. Più che negozio a dir la verità, era una bottega che vendeva di tutto.
Appena entrai percepii il tipico profumo della signora Mary, una donna sulla cinquantina. La proprietaria del negozio.
“Hey Mad.” mormorò guardandomi un po’ sorpresa. Era davvero da tanto che non facevo visita e sembrò un po’ estasiata all’idea. Quando ero piccola mia mamma mi accompagnava sempre a prendere le caramelle, e ogni volta Mary me ne regalava sempre una dozzina in più. Mamma non era mai venuta a saperlo, anche perché lei era contraria alle caramelle e le cose zuccherate in generale. Una cosa che odiavo di mia madre.
“Hey.” risposi, tirando su un angolo della bocca. Guardai i suoi capelli ormai bianchi e raccolti pigramente in una crocchia disordinata, il trucco leggero ma visibile e la fossetta sulla guancia destra.
“A cosa devo questa speciale visita?” chiese poggiando le braccia sul bancone e appoggiandocisi sopra. Feci spallucce e iniziai a girare per il negozio, in cerca di qualcosa. Infatti non sapevo precisamente il motivo per il quale fossi entrata in quel negozio, infondo non lo facevo da molto tempo.
“Tuo fratello come sta?” chiese avvicinandosi e sistemandosi gli occhiali.
“Fratellastro.” la corressi, dando un’occhiata ai libri sugli scaffali. Annuì impercettibilmente e mi guardò come per aspettare una risposta.
“Bene credo…? Non che me ne importi.” contestai facendo una smorfia. Diciamo che io e mio fratello – o meglio fratellastro – non abbiamo un rapporto…fraterno? Non so. Parliamo, scherziamo, ma alla fine siamo più amici che fratelli. Forse in questo momento non siamo neanche più amici.
“Non vedo anche lui da tanto…salutamelo, sempre se lo vedi.” mi guardò toccandomi una spalla. Le rivolsi un’occhiata rapida e tornai con lo sguardo su un libro fin troppo familiare.
“Già hai detto bene…ormai da quando ha quella band non fa altro che stare fuori il più possibile.” affermai guardando la copertina. Soffiai leggermente sulla superficie per togliere la polvere accumulatasi nel tempo.
“Ottima scelta.” sussurrò Mary sorridendo, guardando la copertina del libro. Feci un piccolo sorriso guardandola e annuii.
 
 
 
 
“Mamma non c’è?” chiesi guardandolo. Mio padre scosse la testa e se ne uscì con – “Questioni di lavoro.” – e tornò a guardare la partita di football. Sbuffai sonoramente e salii le scale, diretta in camera mia. Buttai non curante la borsa sul letto e mi tolsi la felpa fin troppo opprimente. Feci una coda alta e decisi di farmi una doccia, prendendo tutto il necessario dal cassetto del comodino. Chiusi la porta a chiave e mi spogliai, entrando velocemente nella doccia. Certo che per essere Maggio faceva davvero freddo. Mi lavai velocemente il corpo, canticchiando qualche canzone sconosciuta al resto del mondo. Uscii dalla doccia e mi asciugai con un asciugamano, mettendomi l’intimo pulito. Sbadigliai uscendo dal bagno e rimasi abbastanza sorpresa nel trovare l’ultima persona che mi sarei aspettata di vedere.
“Wow cos’è, oggi non hai prove?” chiesi alzando un sopracciglio guardandolo. Era appoggiato di fianco al muro, a braccia incrociate e con uno sguardo strafottente sul volto.
“Dovrò pur dormire nel letto.” contestò avvicinandosi. Feci una smorfia ridendo sarcasticamente e lo guardai. Notai delle occhiaie davvero profonde circondargli gli occhi azzurri.
“Giusto.” affermai facendo spallucce. Non avevo niente da dire infondo. Niente di interessante. Mi squadrò da capo a piedi, torturandosi il piercing al labbro inferiore e ritornò a guardarmi.
“Notte Luke.” dissi roteando gli occhi e andando in camera mia, pronta per mettermi il pigiama e finalmente dormire. 
   
 
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