Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Lodd Fantasy Factory    03/12/2015    2 recensioni
Un frammento di vita passata. Una seconda possibilità per tornare alla luce. E' possibile rimediare agli errori passati?
Genere: Fantasy, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Leggi "Capitolo 0" in PDF!





Capitolo 0
Redenzione




Nella radura era calato all'improvviso un estraneo silenzio, guidato dal sentimento di smarrimento che si era impadronito dei viaggiatori. Tutto taceva. Gli avventurieri erano seduti attorno ad un alto falò, assorti nel torpore e nel bagliore delle fiamme.
Sui loro volti correvano ombre antiche. I boccali, ancora traboccanti d'inebrianti bevande, giacevano abbandonati. Nessuno era più affamato, o assetato. Nessuno aveva più intenzione di eludere gli orrori vissuti dai loro occhi attraverso i fumi dell'alcol.
Quei vividi incubi stavano ora prendendo il sopravvento, e niente e nessuno al mondo li avrebbe placati.

Per un brevissimo istante niente parve esser più importante, essenziale. La realtà non era che un fuggevole istante intrappolato nell'arco di un'intera vita, quasi non gli appartenesse più. Erano divenuti spettatori della propria sorte, e rabbrividivano ad ogni ulteriore, macabro risvolto della trama. Era proprio quest'ultima che gli avventurieri stavano ripercorrendo con la mente, abbandonati al placido e velenoso ricordo. Si libravano fra le pagine del passato come se sfogliassero un vecchio diario dai fogli incrostati di sangue.
Gli insuccessi, gli errori, i rimorsi e le grandi imprese compiute nelle loro intere esistenze si mescolavano in un vortice di episodi indefiniti, che prendevano vita all'interno delle fiamme voraci, esibendosi su di un palcoscenico costituito da roventi ceneri.
Il crepitio del focolare scandiva il rapido alternarsi delle situazioni davanti ai loro occhi, mettendo in luce i momenti marchiati a fuoco nella memoria, come indelebili tatuaggi, disegnati sotto pelle, sin dentro le ossa.
Le cicatrici presero d'un tratto a bruciare come se fosse la prima volta, al solo pensiero; ed i cuori sussultarono al ritmo degli scontri e dei sofferti addii.
Tutto era così brutalmente reale, consistente. Non negarono a loro stessi che avrebbero preferito dimenticare quegli istanti, così come grazie all'alcol avevano creduto d'esser riusciti a cancellarli dalle loro menti. Ma ciò che gli uomini definisco demoni, invero, non sono che frammenti di vita dannati, dispersi nell'ego di coloro che son in grado di abbandonarli nei meandri della propria anima. Eppure, essi di tanto in tanto risorgono, per ricordarci ciò che siamo stati, e ciò che continueremo ad essere.
Non si può fuggire dal passato, è questa la realtà.
In quella tiepida notte, il vissuto appariva come una mistica entità: le sue parole erano criptiche, incomprensibili, ma il significato delle fuggevoli vicissitudini che si animavano a cavallo delle fiamme lasciava intendere che qualcosa fosse andato smarrendosi, lungo il loro tortuoso cammino.
Cosa erano divenuti? Chi erano realmente, oramai?

Di certo, erano consapevoli di non potersi più dire gli stessi. Erano il pallido ricordo, un erroneo alter ego, di ciò che erano stati. Miseri e vili rinnegati. Erano stati essi stessi la causa della loro rovina.
La vita era un dono del quale avevano imparato ad ignorare l'importanza, purché si trattasse di strapparla dal petto altrui. Dentro avvertivano il dolore di un bruciante vuoto, un alienante sentimento di non appartenenza. Né bestie, né più umani.
Si erano convinti di esser stati costretti a versare tutto quel sangue, altresì quando avevano sorseggiato lo stesso da ampi calici, in onore di un Dio al quale si erano volutamente sottomessi. Avevano creduto di non avere scelta; eppure, nell'illudersi di ciò, avevano preso la più amara delle decisioni: uccidere per non essere uccisi a loro volta.
Erano rimasti intrappolati dal pensiero che la propria vita valesse più di quella di miseri schiavi, inutili anime abbandonate alla mercé del più forte.

Avevano scelto di essere il carceriere, piuttosto che il carcerato. Ma cosa era rimasto della loro umanità? Cosa dell'iniziale e semplice desiderio di avventura? Cosa dell'illusione del bene, o dell'onore?
Poi, un fulgido bagliore avvolse l'intero gruppo, spazzando via i ricordi ed imponendo la visione di una lapide di pietra, illuminata da una fredda luce.
Ognuno di essi riconobbe il proprio nome inciso sulla liscia superficie.
Era un'utopia. Illudersi di poter cancellare il passato, e con esso tutti i crimini commessi, e poter così tornare alla candida società: tutto ciò era impossibile per chi aveva la coscienza bagnata dal sangue degli innocenti, e continuava a farsi largo un fendente dopo l'altro.
Oramai non esistevano che morte e distruzione sul loro cammino. Essi stessi erano l'orrore che seminavano.
“Mai come in questo momento vi sbagliate” esordì una voce celestiale, scaturita dal candore assoluto che li circondava. “C'è ancora un'intera vita, un'alternativa, per porre rimedio ai misfatti, figli miei. C'è sempre stata. Dovete soltanto avere il coraggio di credere nel potere della luce, ed accoglierlo, accettarlo nel vostro cuore. Siate il bagliore che rammenda le ferite”.
Un caldo brivido percorse la schiena degli astanti, intorpidendogli i muscoli e la mente. La luce abbandonò rapida la presa sull'oscurità, e le tenebre tornarono a regnare incontrastate sulla radura. Del falò non era rimasto che un freddo cumulo di ceneri, come se fossero trascorsi eoni dalla tiepida notte in cui quel fulgido bagliore investì per la prima volta i loro occhi.
Gli avventurieri si scrutarono l'un l'altro, riscoprendosi improvvisamente in numero inferiore rispetto a quanti erano attorno al focolare. Nelle loro iridi, però, individuarono il segno di un cambiamento profondo nell'animo.
All'orizzonte stava per sorgere un nuovo giorno, ed il crepuscolo dipingeva con la sua flebile luce i contorni di un paesaggio cittadino che li circondava, a discapito del brullo ed impervio terreno ove la notte prima rammentavano di essersi accampati. Non una lanterna si affacciava alle finestre, non un passate vagava per le solitarie vie: tutto attorno a loro appariva defunto, come devastato da una bruciante guerra.
La loro storia, dopotutto, non poteva ancora considerarsi conclusa...
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Lodd Fantasy Factory