Crossover
Ricorda la storia  |      
Autore: Feel Good Inc    04/12/2015    3 recensioni
Doctor Who x Harry Potter
«Facciamo così, ragazza – cioè – nuova ragazza del caminetto. Io ti racconto la mia storia, tu mi racconti la tua.»
Ten & Hermione | hints Ron/Hermione | hurt/comfort | per Satomi
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Libri, Telefilm
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Doctor Where?'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

meddling with fireplaces ~

 

 

 

 

 

1992

 

All’età di dodici anni Hermione Granger era sicura al novantasette percento di essere una strega razionale, obiettiva e pragmatica, e che questo l’avrebbe portata dappertutto.

Certo, in quel preciso istante stava studiando per l’ennesima volta nel cuore della notte gli ingredienti della pozione proibita che l’indomani l’avrebbe trasformata in un’altra persona – una cosa pericolosa, potenzialmente letale, che per giunta rischiava di farla espellere dalla più prestigiosa scuola di magia europea seduta stante – ma a suo onore andava detto che, davvero, lo riconosceva, se ne rendeva perfettamente conto, e la sua lista di pro e contro (gli ultimi pro avevano i volti di Colin, Justin e Nick) giaceva ancora accartocciata sotto il suo letto su nel dormitorio femminile. Sul serio, quella era una cosa che teneva nella giusta considerazione, ma che non sminuiva la realtà dei fatti: Hermione Granger era una strega, una strega come si deve, non certo una bambina da favole della buonanotte.

Comunque, l’uomo nel caminetto non sembrava affatto una favola.

«Oh, ehm, ciao. Non sei proprio la ragazza che mi aspettavo, ma... Aspetta, che anno è questo?»

Hermione s’impose di chiudere la bocca e stringere gli occhi. D’accordo, una cosa alla volta.

Tanto per cominciare, l’uomo non era davvero nel caminetto, ma piuttosto dall’altra parte – non aveva mai saputo di un passaggio che collegasse la sala comune di Grifondoro a... qualsiasi altra area della scuola, ma sì, poteva avere senso. In fin dei conti in quello stesso periodo una certa Camera leggendaria stava dimostrando di non essere poi tanto leggendaria. E a ben rifletterci, le venivano in mente anche altre spiegazioni.

«Lei...» Si schiarì la gola, lanciandosi un’occhiata intorno. Non c’era nessuno, ovviamente; perfetto, nessuno le avrebbe fatto notare di star ignorando a bella posta l’aspetto più irrazionale della situazione – la domanda assolutamente irragionevole che l’uomo le aveva appena rivolto. «Lei sta... sta usando la Metropolvere in qualche modo?»

«Metrocosa?» Lo sconosciuto sollevò le sopracciglia. Sembrava sulla quarantina, ma il suo sguardo era vivace e curioso quanto poteva esserlo quello di uno dei fratelli Weasley. «No, uh, ho solo trovato un camino funzionante e... Insomma, sapevo che non poteva essere quello che cercavo, ma ho pensato che... potesse andar bene lo stesso.» Si passò una mano tra i capelli, sparandoli in tutte le direzioni. «Non che mi lamenti. Sarebbe stato troppo facile, e le cose troppo facili mi annoiano. Dove sei?»

Hermione chiuse di scatto il De Potentissimis Potionibus. «Se quella stanza non è collegata al castello, non so proprio come lei possa aver fatto a...»

«Oh, è un castello?» L’uomo si sporse quanto poteva verso il fuoco. «Mi piacciono i castelli.»

«Non dovrebbe essere qui» sibilò lei, nervosa e seccata dal suo improvviso entusiasmo. «In nessun modo. Hogwarts dovrebbe essere inaccessibile all’esterno. È protetta. Non compare sulle mappe. Non ci si può materializzare o smaterializzare entro i suoi...»

«Perdonami» la interruppe, fissandola con crescente interesse, «ma non conosco il nome che hai appena pronunciato e ti assicuro che è una delle cose più eccitanti che mi siano mai successe. Hai detto Hogwarts? E dici che è un castello? Perché si dovrebbe tenere segreto un castello? Oh, sarà una grande nottata» snocciolò esaltato.

Hermione si ritrovò di nuovo a bocca aperta. Si concesse di studiare meglio l’intruso.

Sulla quarantina, sguardo alla Weasley, capelli alla Harry, accosciato tra le falde di un lungo soprabito marrone. Nulla del suo aspetto gli conferiva un’aria da, be’, mago. E pur sembrando inglese, affermava di non aver mai sentito parlare di Hogwarts.

Stava quasi per schizzare in piedi e sfoderare la bacchetta, ma far esplodere il caminetto della sala comune non era proprio la soluzione ideale, specie se...

«Ma non può essere» esalò. «Trovare una via d’accesso... sarebbe già impossibile per un mago. Lei non può essere un babbano

«Un’altra parola interessante.»

«No, senta, come...? Chi o cosa...?»

«Fai le domande giuste.» Lo sconosciuto le rivolse un sorriso che rischiò di far crollare tutte le sue difese – assomigliava al sorriso del professor Allock, almeno un pochino. Oh, accidenti. «Facciamo così, ragazza – cioè – nuova ragazza del caminetto. Io ti racconto la mia storia, tu mi racconti la tua.»

All’età di dodici anni, già colpevole di aver volontariamente cominciato a infrangere le regole rischiando di mandare all’aria una promettente carriera scolastica, Hermione Granger scoprì che forse dopotutto esistevano mondi in cui l’essere pragmatica e obiettiva e razionale non l’avrebbe portata da nessuna parte.

 

 

 

1994

 

Il Dottore era andato avanti, perché era una delle cose che sapeva fare meglio.

A volte si era imbattuto di nuovo in un caminetto particolare. All’inizio li aveva cercati lui, ma da un certo punto in poi avevano preso a spuntare in giro per l’universo come grappoli di Dalek – sapeva solo che c’entrava un artigiano londinese di dubbia collocazione temporale, ammesso che la sua opera fosse intenzionale poi – e quello che si affacciava su Hogwarts era spuntato più spesso di tanti altri (quasi sempre in una sala comune vuota. Gli studenti di quell’epoca dovevano essere dei pazzi a tornare a casa per le vacanze, lasciando tutto il divertimento ai professori!).

Nessuno di loro l’aveva mai riportato nella Francia del diciottesimo secolo, ma andava bene così. Faceva parte dell’andare avanti.

E avanti il Dottore aveva visto cose che ora, in una notte di Natale qualsiasi, lo facevano sorridere di fronte a una Hermione Granger in lacrime, spettinata nel suo bel vestito blu, distrutta dalla consapevolezza di essere cresciuta in un mondo in cui faceva paura crescere... e non solo perché vi circolavano maghi cattivi. Non che avesse iniziato soltanto quella sera, per inciso. Solo un anno prima nella sua linea temporale, il Dottore l’aveva già vista piangere per via di una scopa volante – non suonava granché in questi termini, ma il punto era che già allora Hermione Granger cresceva e lui la stava a guardare incantato.

«Si è comportato come un idiota.» La voce di Hermione, rotta dai singhiozzi, echeggiava nella sala di nuovo deserta. Molto probabilmente nessuno dei suoi compagni era ancora tornato dal ballo. «Voglio dire, si comporta sempre come un idiota, è vero, ma stasera più del solito. Non capisce che... Insomma, poteva invitarmi per primo. Non gli avrei detto di no. Forse. Oh, quell’idiota! E Viktor che ha fatto di tutto per essere gentile...»

Il Dottore la guardava in silenzio, comodamente appoggiato al camino dalla sua parte di realtà, in un vecchio municipio abbandonato su un pianeta fumoso e freddo. Non osava sorridere troppo – non voleva darle l’impressione di sorridere della sua frustrazione – ma non riusciva a smettere di pensare a quel che aveva visto avanti, alla donna Hermione Granger che promulgava leggi come avrebbe disciolto zollette di zucchero nel tè, all’amica senza la quale il Prescelto di turno forse non avrebbe mai sconfitto la propria eterna nemesi (si dimenticavano sempre tutti degli amici, tutti quanti, ma chi erano gli eroi senza gli amici? Nessuno vorrebbe arrivare alla fine dell’universo da solo).

Hermione interruppe il profluvio rabbioso, tirò su col naso e lo fissò. Aveva quattordici anni e non sapeva ancora che di lì a poco avrebbe vissuto l’inferno.

«Come fai?» gli domandò a bruciapelo.

Il Dottore sapeva cosa intendesse ancor prima che si spiegasse.

«A volte... A volte mi sembra tutto semplicemente troppo. L’anno scorso, con la Giratempo, stavo per impazzire. Ma non è solo la scuola – in realtà, penso che la scuola sia il minimo...» Già, tipico. «Ho... Ho appena cominciato a farmi domande sulle persone cui voglio bene, e non riesco a immaginare come possa fare tu

Concetti astratti rimasero a riempire il silenzio del focolare. Lo scorrere del tempo. Persone che non sarebbero mai potute tornare indietro. L’oblio, muri bianchi e le stelle che si spegnevano. E le scelte. E poi, per chiunque, la consapevolezza di essere giunti alla fine di una canzone, di dover fare spazio a una melodia nuova, sconosciuta, spaventosa, indesiderata. Il Dottore rimpianse di aver deciso di non passare mai dall’altra parte del caminetto – non avrebbe mai osato toccare la sua storia, ma in qualsiasi tempo e in qualsiasi spazio avrebbe continuato a vivere nella consapevolezza che Hermione Granger sarebbe stata una compagna di viaggio brillante, assolutamente fantastica.

Si rese conto di aver taciuto troppo a lungo quando lei si mosse, a disagio, spezzando un incantesimo un po’ diverso da quelli che governavano il suo mondo insensato e bellissimo.

«Ehm... È la prima volta che non dai di matto quando nomino la Giratempo.» Lo studiò nervosa. «Tutto bene?»

Impaurita e in lacrime, e preoccupata per lui. Il Dottore sorrise e tese la mano sopra le ceneri spente, cercando la sua.

«Mi dispiace, è una serataccia anche per me. Questa... potrebbe essere l’ultima volta che ci vediamo, nuova ragazza del caminetto.»

Hermione singhiozzò. Il Dottore ebbe la netta sensazione che stavolta Weasley l’Idiota non c’entrasse affatto.

«Che vuoi dire?»

«Sto facendo un giro di saluti.»

«Per andare dove

«Ah, Hermione Granger» sospirò, stringendole forte la mano. «Sempre la domanda giusta, eh?... Non preoccuparti. Non avrai molto tempo per pensare a me. E tu, vedi, tu e tutto quello che ti circonda – siete come un gigantesco punto fisso... uno dei migliori.»

Hermione si accigliò, come faceva ogni volta che le loro strampalate conversazioni attraversavano una zona logica e quindi alla sua portata. Le aveva spiegato tutto dei punti fissi, e lei aveva tirato fuori un commento molto intelligente circa la morte dei genitori di Harry Potter. Oh, se era brillante.

«Sappi solo che andrà tutto bene, alla fine.»

«Quindi... sei venuto a dirmi addio?»

Da qualche parte a Hogwarts un orologio batté la mezzanotte, ma il Dottore sentì soltanto undici rintocchi.

 

 

 

2017

 

Una donna correva in una King’s Cross affollata, il primo di settembre. Troppo distratta, la folla non l’aveva vista sbucare fuori dal solido muro tra i binari nove e dieci, al braccio del marito e con un saluto ancora caldo negli occhi.

Appoggiato a quello stesso muro, un uomo sorridente si aggiustò il cravattino e la guardò come la cosa più bella che avesse mai visto. Era sporco di fuliggine dalla testa ai piedi, e sembrava quasi una cosa voluta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Ho scritto questa cosa esattamente tre mesi fa. Non posso credere di averci pensato così tanto e di esserne ancora così insoddisfatta.

In canon è molto chiaro che il Dottore è un lettore di Harry Potter, quindi questo crossover è inconsistente – più di altri. Pazienza. Questa storia nasce per colpa di una fanart adorabile linkatami da Satomi, alla quale dedico il tardivo risultato, benché neppure lontanamente degno di un prompt così incantevole.

Il titolo è una specie di punto d’incontro tra la quote Awful things happen to wizards who’ve meddled with time, pronunciata da Hermione in merito alla Giratempo ne Il prigioniero di Azkaban, e il titolo dell’episodio The girl in the fireplace della seconda stagione di DW, diretta premessa di questo incontro. Il Dottore è ancora scosso dall’aver incrociato la strada di Madame de Pompadour, continua a cincischiare con caminetti “speciali” come quello (sì, è licenza poetica spudorata, artigiano londinese incluso) (qui mi piace immaginare un collegamento con l’armadio di Narnia, a proposito) e si ritrova ad affacciarsi su Hogwarts, solo che stavolta si impone di non stravolgere la vita della “nuova ragazza del caminetto” e perciò, pur continuando a osservare anche il suo futuro con curiosità, si tiene a una giusta distanza. Ho immaginato che tornasse a trovare Hermione sempre a Natale, non so bene perché; le occasioni più adatte erano il 1992 (in cui Hermione è a scuola a finire di preparare la Pozione Polisucco), il 1993 (l’anno in cui Hermione litiga con Harry e Ron per via della soffiata alla McGranitt sulla Firebolt) e il 1994, con il Ballo del Ceppo, l’ultima occasione in cui Hermione passa le vacanze al castello: ho ricongiunto quindi quel Natale al saluto che Ten va a rivolgere a tutti gli ex companion prima di fare spazio a Eleven.

E, non so, non è che mi convinca moltissimo in realtà. Ho perso la mano con la narrazione in tempo passato e forse l’angst del Dottore ha appesantito troppo la reazione di Hermione alla brutta esperienza del ballo. Però, ehm, non vi nascondo che mi mancava scrivere di Ten – anzi, credo di non essermi mai dilungata tanto prima d’ora in una narrazione dal suo punto di vista, e quindi pace, pubblichiamola. X’D

(Ah, che poi ne sto approfittando bellamente per ufficializzare l’agognata serie di crossover tra DW e qualsiasi cosa esista al mondo. Sapevo che sarei arrivata a questo punto, prima o poi.)

Aya ~

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Feel Good Inc