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Autore: gattina04    04/12/2015    3 recensioni
Nuova iniziativa : 12 Months Captainswan
Raccolta mensile di fanfiction dedicate ai Captainswan.
Per ogni mese 3 elementi come prompt, ognuno potrà scegliere quale gli sembra più congeniale alla propria storia,( anche più di uno) che naturalmente dovrà contenere anche il nome del mese corrente.
Gennaio: neve,camino, pattini
Febbraio: maschera, san Valentino, Super Bowl
Marzo: donne , risveglio, altalena
Aprile: scherzo, Cioccolato, pigiama
Maggio: fiori, pick nick, barca
Giugno:Estate, ciliegie, doccia
Luglio : spiaggia,temporale, gelato
Agosto: stelle, calore, mare
Settembre:vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: Compleanno ( Emma), coperta, zucca
Novembre: Ringraziamento, famiglia, nebbia
Dicembre: candele, vischio, anello
Abbiamo tanta voglia di leggervi!
Ideata da CSGroup
(Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate e Pandina.)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Dicembre: Sì, lo voglio


Continuavo a camminare avanti ed indietro per la mia stretta stanza. Il fatto di indossare un abito lungo e la presenza del letto matrimoniale non facilitavano decisamente quel mio andirivieni. Tuttavia, dovevo tenermi occupata; ero troppo agitata per non fare nulla. Il mio cuore sembrava impazzito, batteva ad una velocità incredibile. Probabilmente, se avesse continuato così, mi sarebbe preso un infarto prima di arrivare all’altare. Avevo lo stomaco chiuso, le farfalle che di solito si possono sentire, erano diventate degli pterodattili. Non avevo dormito, mi ero rigirata tutta la notte al solo pensiero che quel giorno sarei diventata sua.
Non mi piaceva l’idea di appartenere ad una persona, ma in quel caso non ero un passaggio univoco: Killian sarebbe diventato per sempre il mio Killian. Non che in quel momento già non lo fosse, ma lo sarebbe stato ufficialmente senza più nessun fraintendimento.
«Mamma dovresti fermarti». La voce di Henry mi colse del tutto di sorpresa. Era fermo sulla soglia della stanza ed io non mi ero neanche accorta della sua presenza. Mi stava fissando con uno sguardo comprensivo e dolce, ma neanche quello riusciva a ridurre la mia agitazione.
«Devo muovermi», protestai come una sorta di scusa.
«Finirai per sciupare il vestito», mi fece notare. «E la nonna si arrabbierà se tutto non sarà perfetto». In teoria ero io quella che si sarebbe dovuta preoccupare del vestito e non di certo mia madre; ma l’agitazione aveva sicuramente preso il sopravvento su tutto.
«Io… io…». Non sapevo cosa aggiungere per far capire a mio figlio che non potevo fermarmi, neanche se avessi voluto.
«Mamma, vieni qua». Si avvicinò a me, prendendomi per mano e nonostante le mie proteste mi fece sedere sul letto.
«Andrà tutto bene», mi tranquillizzò. «È normale essere agitati». Continuò a tenermi la mano e per sfogare la mia ansia iniziai a battere i piedi. I tacchi delle mie scarpe iniziarono a ticchettare sul pavimento.
«Mamma», continuò, «Hook ti ama e tu lo ami, insieme ne avete superate tante, non puoi lasciarti spaventare da un matrimonio».
«Non è il matrimonio in sé», ribattei, «è il suo significato che mi rende un po’ nervosa. Credimi lo so che noi ci amiamo e che questo è solo la classica conclusione di una storia d’amore, ma non riesco a calmarmi».
«Io non direi che questa è la classica conclusione di una storia d’amore, è piuttosto un inizio. E sono sicuro che sei nervosa ed agitata solo perché questa volta non hai nessuna intenzione di scappare. Tu lo vuoi talmente tanto che sei terrorizzata». Lo fissai stupita da quanto fossero vere le sue parole; non mi ero aspettata che lui riuscisse a capirmi in quel modo.
«Oh il mio ragazzino saggio», esclamai abbracciandolo. «Spero che tu non voglia iniziare già da ora a farmi commuovere».
«Tranquilla mamma, in realtà ero solo venuto a vedere come stavi. Ti sentivo scalpitare persino dal piano di sotto». Si staccò da me e mi rivolse un ampio sorriso. «Sei bellissima te l’avevo già detto?».
«No», risposi. «Grazie e non solo per il complimento».
«Beh è solo il mio dovere in quanto testimone dello sposo, giusto?».
«Non credo che spetti a te calmare una sposa isterica, comunque grazie lo stesso».
«Allora se sei più tranquilla io torno di sotto, ci sono ancora delle questioni dell’ultimo minuto da sistemare».
«Vuoi una mano?». Avrei fatto di tutto pur di non restare sola di nuovo con i miei pensieri e le mie ansie.
«No, tu cerca di mantenere un certo contegno almeno fin quando non sarai all’altare, d’accordo?». Annuii poco convinta e lo lasciai alzare. «Tra poco il nonno verrà a prenderti. Non manca molto».
«Lo sai che questo non mi rassicura, vero?».
«Fai dei respiri profondi, aiuta a calmarsi». Così dicendo mi lasciò sola e mi ritrovai di colpo in un silenzio così profondo da poter di nuovo udire i miei pensieri.
Provai a fare come mi aveva detto, cercando di regolare il mio respiro, ma quella poca calma che mi aveva trasmesso con la sua presenza mi abbandonò velocemente. Sentii di nuovo il mio stomaco sottosopra e l’agitazione salire alle stelle.
«Calmati Emma», mi dissi. «Stai solo per sposare l’uomo che ami e senza di cui non puoi vivere. È con Killian che vuoi passare tutto il resto della tua vita ed è quello che sta accadendo». Le mie parole non mi furono affatto d’aiuto e non fecero che peggiorare la situazione.
Con la mano sfiorai inconsciamente la catenina che portavo al collo. Mi ero completamente dimenticata di averla indossata anche quel giorno. Alla sua estremità, sul mio petto, ricadeva l’anello di Liam. Killian me l’aveva data a Camelot ed aveva un valore importantissimo per me. Era il portafortuna che mi aveva donato per mantenermi sulla retta via e non permettere all’oscurità di sconfiggermi, ed anche il promemoria del fatto che lui era lì ad aspettarmi, pieno di fiducia nei miei confronti. Rappresentava qualcosa che ci avrebbe sempre riportato l’una dall’altro.
Mi rigirai l’anello tra le mani pensando a quel giorno, a quei giorni. Nonostante stessimo vivendo momenti difficili, c’erano stati attimi pieni di amore e di significato. Killian era riuscito a fare quello che non credevo possibile neanche io: avere fiducia in me, a prescindere dall’oscurità, e a dimostrarmi che un futuro per noi era ancora possibile. Quel futuro che si stava realizzando proprio in quel momento. Quel giorno ci saremmo sposati, ma quello era solo il primo passo per costruire la nostra famiglia. Avere dei figli sarebbe stato il secondo.
Mi ritrovai a sorridere, stringendo l’anello tra le mani: io mi stavo per sposare, volevo dei figli con il mio vero amore. Quelle erano cose normali, naturali; in tutta la mia vita non avevo mai creduto che tutto quello fosse possibile. Da piccola non avevo mai sognato l’abito bianco come tutte le bambine. Non avevo mai pensato di poter rasentare così tanto la normalità; era davvero incredibile visto e considerato che stavo per sposare Capitan Uncino e che tutti gli abitanti di Storybrooke erano personaggi delle favole.
All’improvviso mi resi conto di non star più tremando. Il solo stringere il suo anello, uno dei simboli del nostro amore, mi aveva fatto capire quanto non avessi nulla da temere. Io ero pronta, lo ero davvero e non dovevo spaventarmi per questo.
«Tesoro tutto bene?». Mio padre entrò nella stanza, vestito con il suo smoking, elegante come non l’avevo mai visto.
«Sì penso di sì», risposi alzandomi.
«Dio Emma! Sei bellissima, lo lascerai senza fiato». Sorrisi arrossendo pregustando il momento in cui finalmente mi sarei specchiata nel mio oceano personale.
«Tua madre ha fatto davvero un lavoro eccezionale», continuò. Dovetti ammettere che aveva ragione. Era stata Mary Margaret a truccarmi, ad acconciarmi i capelli in una specie di chignon, a rifinire ogni particolare; io mi ero limitata ad indossare il vestito da sposa.
«È ora di andare?», domandai, lisciandomi la gonna con la mano, mentre con l’altra continuavo a stringere l’anello.
«Sì, siamo rimasti solo noi. Gli altri sono già tutti al municipio». Annuii e lo segui fuori dalla stanza e lungo le scale. Una volta di sotto mio padre si fermò per aiutarmi a mettere il cappotto; in fondo, era dicembre e l’aria era pungente.
«Aspetta un’ultima cosa. Tua madre mi uccide se mi dimentico di dartela».
«Cosa?», domandai perplessa. Andò verso la cucina e dopo aver frugato in un cassetto tornò con in mano una piccola scatolina. Me la porse e aspettò che io l’aprissi; all’interno c’era un piccolo fermaglio con incastonate alcune pietre di un colore blu brillante.
«Wow è bellissima», mormorai stupita.
«È tradizione che la sposa indossi qualcosa di blu e qualcosa di vecchio. Si dà proprio il caso che questo fermaglio appartenesse alla regina Eva, tua nonna».
Guardai la spilla commossa per poi abbracciare di slancio mio padre. «Grazie, grazie tante».
«Ringrazia tua madre, è stata lei a scovarla nel negozio di Gold». Avrei dovuto ringraziarla anche per molto altro. Era riuscita ad organizzare un matrimonio in pochissimo tempo ed ero sicura che sarebbe stato tutto perfetto. Anche se io e Killian non volevamo fare le cose in grande, potevamo anche sposarci a Las Vegas per quanto mi riguardava, sapevo che avremmo ricordato quel giorno per il resto della nostra vita. Le ero grata per aver reso quel giorno speciale.
«Aiutami a metterla», dissi cercando di fissare il fermaglio al mio chignon.
«Da qua, ci penso io». David me lo tolse dalle mani per poter fissarlo ai miei capelli, senza rovinare l’acconciatura.
«Ecco fatto», disse infine. «Adesso sei perfetta».
Sorrisi ancora di più, ormai pronta per andare incontro al mio destino. «Andiamo adesso?».
«Aspetta ancora un secondo», mi fermò mio padre prendendomi per mano.
«Che c’è ancora?», protestai.
«Siamo sotto il vischio, ricorda che tra un po’ è Natale e le tradizioni vanno rispettate. Non credi che dovresti dare un bacio al tuo vecchio?».
Ridacchiai e mi sporsi per dargli un bacio sulla guancia. «Ti voglio bene papà».
«Anch’io te ne voglio. Non posso credere che sto per accompagnare la mia bambina all’altare».
«Non sono più una bambina», ribattei.
«No, è vero; non sei mai stata propriamente la mia bambina, ma sappi che comunque sono orgoglioso di te e che non potevo lasciarti andare per nient’altro che non fosse vero amore, con la “v” maiuscola». Sentii le lacrime pungermi gli occhi per uscire; se cominciavo a commuovermi in quel momento cosa avrei fatto vedendo Killian?
«Vuoi farmi sciupare tutto il trucco? Perché ci stai riuscendo», protestai cercando di non piangere.
«Hai ragione», sorrise, «tua madre mi uccide se sciupo il suo capolavoro».
 
Non ci volle molto per arrivare al municipio. Mia madre ci aspettava fuori ed era già in fermento non vedendoci arrivare. Una volta entrati iniziò a risistemarmi il vestito ed i capelli, in preda di un’agitazione frenetica.
«Mamma», la fermai prendendole una mano tra le mie. «Grazie di tutto».
«Non c’è di che», rispose rivolgendomi un ampio sorriso ricco di commozione. «Ma guardati? Sei una bellissima donna che ha scelto e lottato per il suo amore e che alla fine è uscita vittoriosa».
«Beh la stessa cosa si potrebbe dire di te», affermai.
«Tale madre, tale figlia», intervenne mio padre che era appena rientrato nella stanza dopo essere andato a controllare la situazione nella sala. «Che ne dite di cominciare? C’è qualcuno di là che è molto nervoso e impaziente. Non vorrei che iniziasse a pensare che la sposa se la sia data a gambe levate». Il pensiero di Killian in smoking, fermo in piedi di fronte a tutti, agitato per quell’attesa mi travolse come un fiume in piena. Vedere Hook nervoso era una rarità, era sempre così sicuro di sé; invece in quel momento doveva star provando la stessa ansia che avevo provato poco prima e che si stava ripresentando anche in quel momento. Tuttavia, adesso era diversa: non ero più preoccupata di cosa stava per accadere, ma ero agitata perché ero consapevole di non vedere l’ora che accadesse.
«Andiamo», risposi sicura. Mia madre mi sorrise per poi precedermi nell’altra sala. All’improvviso il brusio di sottofondo che proveniva da là cessò per lasciare il posto ad un assoluto silenzio. Pochi istanti dopo iniziò la marcia nuziale e, al braccio di mio padre, varcai la porta che mi separava dal mio vero amore.
Lasciai che il mio sguardo vagasse sul salone, prima di soffermarsi su colui che mi interessava veramente. Sapevo che se l’avessi guardato per primo non avrei più saputo distogliere lo sguardo. Mia madre aveva fatto davvero un lavoro eccezionale: la sala era illuminata da moltissime candele, che davano sia uno spirito natalizio, ma anche un tocco di classe all’ambiente. Quelle tremule fiammelle rendevano davvero tutto speciale.
Tutta Storybrooke si era riunita in quel salone per assistere al mio matrimonio. Tutti, nei loro vestiti più eleganti, mi guardavano avanzare e nei loro occhi riuscivo a percepire l’emozione generale.
Spostai lo sguardo su mio figlio, accanto a colui che ancora non osavo guardare. Era in piedi, vestito con estrema eleganza che mi fissava sorridendomi e dandomi il più caloroso incoraggiamento.
Guardai poi davanti a me per osservare Regina, nel suo abito firmato più bello, che mi aspettava al nostro improvvisato altare. Avevo chiesto a lei di officiare la cerimonia perché non c’era assolutamente persona più adatta. Nonostante bramassi anche che lei fosse la mia damigella d’onore, il desiderio che lei unisse me e Killian per sempre aveva avuto il sopravvento. Oltre ad essere il sindaco di Storybrooke, aveva lottato duramente per il suo amore; chi altro poteva unire due persone, come me e Killian, che saremmo andati letteralmente all’inferno l’uno per l’altra? Osservando Regina Mills nel suo abito lungo, non potei che essere ancora più certa della mia decisione.
Infine il mio sguardo incrociò quello del mio destino. Il mio cuore perse un colpo, per poi iniziare a battere all’impazzata, le farfalle iniziarono a svolazzare impazzite nel mio stomaco e le mie ginocchia tremarono di emozione. Per fortuna ero al braccio di mio padre, altrimenti sarei caduta quasi sicuramente per terra.
Killian era bellissimo. Indossava lo smoking, ed era elegante come non l’avevo mai visto. Non fu certo però il suo abbigliamento a lasciarmi senza fiato. Mi stava fissando con un’espressione tale da farmi salire un brivido di emozione lungo la schiena. Aveva la bocca leggermente aperta per lo stupore di vedermi così bella, con quell’abito che non avrei mai immaginato di amare. Mi stava mangiando con gli occhi, glielo leggevo in faccia. Però nel suo sguardo c’era davvero molto di più.
Mi persi ammirando quello stupendo oceano, il mio mare personale. Le sue iridi più chiare che mai mi fecero capire che quello che stavo provando in quel momento, lo stava provando anche lui. C’era emozione, felicità, commozione, trepidazione.
Avevo avuto ragione: una volta incrociato lo sguardo di Killian Jones non avrei più saputo abbandonare quegli occhi. Gli sorrisi come una stupida mentre avanzavo per gli ultimi metri e il sorriso che si disegnò sul suo volto, in risposta al mio, mi fece sciogliere ancora di più.
Finalmente, dopo quello che a me era sembrato un percorso lungo chilometri, arrivai di fronte a lui. Mio padre mi lasciò andare affidandomi a Killian, in un gesto che simboleggiava il fatto che mi stava cedendo definitivamente ad un altro uomo.
«Swan, sei…», balbettò prendendo la mia mano con la sua.
«Lo so». Strinsi più forte le sue dita tra le mia; sulla faccia avevo dipinto un sorriso ebete ma in quel momento poco importava, perché finalmente il nostro futuro stava avendo inizio.
Regina cominciò a parlare, ma i miei occhi erano ormai fissi in quelli di Killian e non avrei distolto lo sguardo per niente al mondo. Non c’era nulla che avrebbe potuto far spostare la mia attenzione dall’oceano che avevo di fronte. In quel momento c’eravamo solo io e lui: tutte le persone lì riunite per assistere al nostro matrimonio erano scomparse. Quello che importava veramente eravamo noi.
Guardandolo negli occhi, lo rividi la prima volta che l’avevo incontrato: un pirata sprezzante che era pronto a schierarsi dalla parte del vincitore. Ricordai il suo fare arrogante, quell’ego decisamente smisurato, quello spirito sempre pronto a fare battutine e a provocarmi. Lui era stato il primo a vedermi per quello che ero realmente; per lui ero Emma, non ero mai stata la salvatrice, ero solo Emma.
Ricordai quel primo bacio, dato quasi per scherzo; e poi da lì era partito tutto. Avevo iniziato a capire che tipo di persona si celasse veramente dietro la facciata del pirata. Era un uomo disposto a salvare un amico, nonostante fosse suo rivale in amore; si era dimostrato un uomo d’onore, capace di aspettare per riuscire ad ottenere a pieno ciò che desiderava. Mi risuonarono in testa le sue parole, proprio come se le avesse pronunciate in quell’istante. “Credo anche nella correttezza, così quando ti conquisterò Emma, e so che ci riuscirò, non sarà grazie all’inganno, sarà perché tu vuoi me”. Ed era stato così: io avevo voluto lui e nessun altro.
Ricordai la sorpresa di vederlo a New York, la sua insistenza, il nostro viaggio nel tempo; il nostro primo ballo, dove lui mi aveva fatto sentire una principessa per la prima volta. Era stato al mio fianco in ogni istante, mi aveva aiutata ad aprire gli occhi ed era riuscito ad abbattere tutti quei muri che avevo issato per proteggere il mio cuore.
Rammentavo perfettamente l’agitazione che aveva provato al nostro primo appuntamento e anche la costante paura di poter perdere anche quell’opportunità. Nonostante Killian continuasse a ripetermi che era bravo a sopravvivere avevo il continuo timore che il destino mi togliesse anche lui e la felicità che aveva portato nella mia vita. E per poco non l’avevo quasi perso, prima per colpa di Gold e poi dell’oscurità.
Rievocai i momenti trascorsi a Camelot che erano stati unici, nonostante fossi diventata ciò che lui aveva sempre odiato. Lui aveva scacciato i demoni dentro la mia testa, dimostrandomi che l’amore poteva superare tutto. Il nostro amore poteva vincere, potevamo avere quel futuro felice insieme, quel futuro che adesso stava cominciando.
E poi c’era stata la disperazione, quando mi ero vista scivolare quel futuro via dalle mani. Non ero mai stata egoista, mi ero sempre sacrificata per gli altri, ma in quel momento non avevo avuto altra scelta. Avevo capito cosa potevo accettare e cosa no: potevo sopportare il rancore di Killian per averlo ributtato in quell’oscurità che aveva impiegato anni a scacciare, ma non potevo sopportare di vivere in un mondo senza Killian Jones. Ci eravamo detti parole dure, ma alla fine avevo lottato con tutte le mie forze per lui, per noi, dimostrando a tutti e anche a me stessa cosa volesse dire Vero Amore. E lui era il mio, lui e nessun altro.
«Emma?». La voce di Regina mi riportò alla realtà; non avevo ascoltato neanche una parola e non sapevo neanche a che punto della cerimonia fossimo arrivati.
«Eh?», balbettai arrossendo.
«Insomma vuoi prendere il pirata come tuo legittimo sposo, sì o no?». Notai che tutti stavano aspettando la mia risposta; probabilmente ero rimasta imbambolata un po’ troppo a lungo. Killian mi fissava con uno sguardo divertito e per nulla preoccupato. Doveva aver intuito che avevo la testa tra le nuvole ed il mio sguardo doveva comunque non lasciare dubbi sul mio responso.
«Sì, lo voglio», risposi con gli occhi lucidi.
«Era l’ora», commentò Regina. «E tu Killian Jones vuoi prendere la qui presente Emma Swan come tua legittima sposa?».
Killian mi guardò più intensamente e il suo sorriso si allargò. «Sì, lo voglio».
«Bene adesso scambiatevi gli anelli. Spero che alle fedi ci abbia pensato tu Swan visto il gusto del tuo quasi marito per gli anelli».
Ridacchiai e lasciai andare la mano di Killian, in modo tale che potesse prendere le vere che Henry gli stava porgendo. La mia mano tremò mentre infilava quel cerchietto d’oro al mio anulare, aiutandosi con l’uncino. Dopo fu il mio turno a prendere la fede e ad infilarla al suo dito.
«Peccato che non possa portarla alla mano giusta», sussurrò.
«Non ha importanza, basta che d’ora in poi resti sempre qui sul tuo dito». Esattamente come la mia sarebbe rimasta per sempre al mio anulare.
«Perfetto», concluse Regina. «Adesso non mi resta che dichiararvi marito e moglie. Credo che tu possa baciare la sposa».
«Finalmente», esultò. In un istante le sue labbra furono incollate alle mie, e mi ritrovai stretta tra le sue braccia, in quello che era un bacio appassionato. Ci furono fischi e applausi, ma passarono subito in secondo piano rispetto alla bocca invitante di mio marito. Mio marito, suonava addirittura meglio di quanto avessi immaginato.
«Ti amo signora Jones», sussurrò ad un centimetro dalla mia bocca.
«Ti amo anch’io». I miei occhi si specchiarono nei suoi rivelando tutta l’emozione che in quel momento stavamo provando entrambi.
Adesso era vero: quell’oceano, quello specchio, quello sguardo che riusciva ad arrivare fino in fondo alla mia anima, era mio per sempre. Ci appartenevamo ufficialmente, d’ora in poi avremo solo dovuto lavorare sull’eternità.

 
 
Angolo dell'autice:
Ciao a tutti! Ed ecco qui che questa fanfiction è finita. Ho concluso in estrema dolcezza visto la disperazione delle ultime puntate. Chissà se forse un giorno potremo vedere scene del genere...
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto, inserito nelle varie categorie e recensito la mia storia. Voglio ringraziare i creatori di questa iniziativa. Mi è davvero piaciuto tanto partecipare e poter dare libero sfogo alla mia fantasia ogni mese. Spero che ci saranno altre iniziative del genere a cui parteciperò più che volentieri.
Un abbraccio
Sara
  
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