Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: kitsune999    03/03/2009    7 recensioni
-Ridimensionati.-
Fu tutto ció che disse Kojirō sibilando sprezzante, mentre oltrepassava il portiere urtandogli volontariamente e non troppo delicatamente una spalla.
Genzō non proferí parola, ne aveva giá dette fin troppe, e si limitó a rimanere immobile, impassibile, con lo sguardo adombrato dalla visiera del suo sempiterno cappello.
[...]
Nel caso in cui qualcuno se lo fosse mai chiesto, ecco cosa successe dopo l'amichevole Amburgo-Giappone, in cui i nostri subirono una bruciante sconfitta.
Fanfic senza impegno e ad alto tasso di scemenza scritta da una new-entry di EFP.
Poiché sono una pippa quando si tratta di scegliere i titoli adatti, questo é solo provvisorio. Probabilmente lo cambieró strada facendo, o magari no, chi vivrá vedrá. Trallallerotrallallá.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo lascia il tempo che trova, ma almeno è corredato da qualche disegnuzzo che ne risolleva un po’ le sorti

Mi sono persa dietro alla descrizione di cazzate e mi sono fatta trascinare dagli eventi,  quindi purtroppo per voi questa non sará l’ultima parte della mia mediocre fanfic. Mi dispiace di avervi illuso, e a questo punto non mi pronuncio piú sulle mie intenzioni, quando i personaggi mi intimeranno di smetterla la smetteró xD

Anzi, vi trovate di fronte ad un capitolo che è piuttosto bakascemeggiante in alcuni punti^^

Matsuyama è morto dissanguato?

Kojirō e Genzō ce l’avranno fatta a darsele di santa ragione?

Lo scoprirete solo leggendo.

Invece, per quanto riguarda il titolo…dopo le mine vaganti, eccoci ora alle prese con le granate inesplose xD

 

 

 

CAPITOLO 8 – Granate inesplose e crucci imperiali.

 

 

 

Che la dieta dei gemelli non fosse propriamente fra le piú leggere ed equilibrate era cosa risaputa, ma prima di allora nessuno aveva avuto modo di comprendere fino in fondo la sua reale abbondanza.

Ragion per cui inorridirono alla vista dei due che si facevano fuori uno dopo l’altro ben due hamburger a testa, con le relative porzioni extra-large di patatine e Coca-Cola.

-Aaah…sono sazio adesso- bofonchió Masao, che si abbandonó sulla sedia appoggiandosi allo schienale con un tonfo, mentre si allentava i jeans prima che il bottone partisse e schizzasse negli occhi a qualcuno dei presenti. Il fratello fu lesto ad imitarlo e due floride pancette fecero capolino da sotto le maglie, palesandosi in tutta la loro maestosa opulenza.

-Alla buon’ora! Siete disgustosi- commentó Jun storcendo il naso, mentre osservava lo sfacelo in cui versava la loro parte di tavolo, che pareva reduce da una scorreria vichinga. Nel guardarli ciancicare il pasto a bocca aperta, come era loro abitudine fare, il poverino aveva rischiato che gli affiorasse sulle labbra pure la cena della Vigilia dell’anno prima, oltre alla colazione.

-Vi servisse almeno per crescere in altezza…- li stuzzicó Ishizaki ridacchiando con le fauci piene di patatine, ma i gemelli non raccolsero, ammutoliti ed intontiti dalla pesantezza di stomaco.

-Fossi in te smetterei di mangiare quel ciboide, se non vuoi avvelenarti la salute in un lento stillicidio.- Intervenne allora Tsubasa il Predicatore rivolto al difensore, lanciandogli un’occhiataccia.

-Ma va , ci mancherebbe solo che me ne privassi, è uno dei piaceri della vita…e poi senti chi parla, quello cos’è?- fece lui per tutta risposta, indicando con un cenno del mento il paninazzo unto e bisunto dalla tripla farcitura di bacon e formaggio che l’amico aveva nel vassoio davanti a sé.

-Ma questo mica lo mangio io…Izawa mi ha chiesto di prendergli l’ordine mentre andava in bagno- replicó l’altro con una smorfia, bevendo subito dopo un sorso della sua fresca e salubre acqua naturale. “Il mio corpo è un tempio” pensó, forte della sua rinnovata volontà granitica “e mai e poi mai lo contamineró con simili schifezze”.

-Eh, ma come siamo schizzinosi…stai guardando quel panino come se fosse la personificazione di Satana! La cosa mi fa sorridere assai, visto che pensavi circa lo stesso anche del consumo di alcolici, e poi lo sappiamo tutti com’è finita- continuó Ishizaki imperterrito, mentre dalla tavolata iniziavano a levarsi degli implacabili sghignazzi.

Nonostante le proteste iniziali di alcuni, avevano finito con l’andare in massa al Mac, inclusi coloro ai quali le pietanze di tale locale non stuzzicavano particolarmente l’appetito, se non altro per sincerarsi che nessuno venisse stroncato da una combinazione mortale di cibi malsani. Fra questi vi era appunto Tsubasa che, messo alle strette dalle constatazioni di un Ishizaki che pareva stranamente piú sveglio del solito, rispose piccato:

-E vabbé, è stata la prima e unica volta, non menatemela all’infinito! Capita anche ai migliori, qualche sbaglio di tanto in tanto.- A salvarlo, e a salvarsi, da quella spinosa situazione ci pensó peró il fedele Tarō che provvide a cambiare rapidamente argomento, poiché tutto voleva fuorché il ripescaggio di quel vergognoso festino decadente in cui aveva dato bella mostra del suo lato “sopito”.

-Piuttosto, qualcuno sa dove si sono cacciati Wakashimazu e Takeshi? Non li vedo piú da un po’. Anzi, a pensarci bene Wakashimazu non lo vedo da ieri sera, non si è degnato neanche di scendere per la colazione…-

-Ci scommetto le palle che sono andati a raccattare Hyūga- farfuglió Kazuo, coprendosi la bocca con una mano per nascondere lo sbadiglio dell’abbiocco post-abbuffata.

Tsubasa estrasse dalla tasca dei pantaloni il cellulare per assicurarsi che non ci fossero messaggi o chiamate senza risposta.

“In fondo” rifletté “se non ho ancora sentito niente forse non ci sono stati imprevisti, prima o poi qualcuno si fará vivo.”

Il gruppo si scambió un’occhiata eloquente e, facendo spallucce, lasció svogliatamente cadere la questione.

 

Ken e Takeshi erano fermamente convinti del fatto che, sotto sotto, Kojirō il Riottoso fosse in realtà un pezzo di pane e che, oltre tutti quegli strati di corazza, nascondesse un animo generoso; difatti, come sosteneva il portiere, il segreto stava essenzialmente nel saperlo prendere, senza lasciarsi prevaricare o intimorire da quel caratteraccio che ostentava piú che altro come arma di difesa. Il numero nove non era un attaccante solo sul campo, lo era nella vita, prendeva ogni questione di petto e non si sottraeva mai alle difficoltà.

Una volta compreso questo suo lato, si poteva quasi dire di avere in mano la chiave di lettura della sua complessa personalitá. Per riuscirci era necessaria una buona dose di impegno ma soprattutto di pazienza, nonché di una certa predisposizione personale, e non c’era dubbio che i permalosi o le cosiddette “primedonne” non avessero alcuna possibilitá di legare con lui. Anzi, ció che lo imbestialiva al di sopra di ogni altra cosa era proprio l’aria saccente di certe persone, quelle che sembravano non mettersi mai in discussione.

Esattamente come colui che aveva di fronte in quel momento, e che non fece in tempo a gonfiare come un Sofficino a causa dell’intervento di troppi guastafeste. Il testosterone presente nell’aria aveva ormai raggiunto livelli ragguardevoli quando si vide arrivare anche i restanti due terzi del Triangolo Toho, e per poco non gli caddero le braccia, perdendo all’istante ogni speranza di poter portare a termine la sua missione: a malincuore dovette disattivare la modalità Kenshiro, perché arrivati a quel punto non aveva piú ragion d’essere.

-Cos’è, vi siete tutti messi d’accordo per controllarmi? Uno non ha neanche piú diritto ad avere un po’ di privacy, mi stanno proprio esplodendo le palle!- Tuonó lui esasperato, fissando gli amici con occhio omicida. Lo sguardo dei due si calamitó invece sul prode Matsuyama, ormai prossimo alla perdita dei sensi, ma che nonostante tutto non aveva smesso un minuto di placcarli ed aveva proseguito intrepido nel suo tentativo di farli ravvedere.

Si erano sentiti sollevati nel notare che almeno si erano scapicollati per qualcosa, riuscendo ad arrivare in tempo prima di trovarli tutti esanimi, ed immediatamente Takeshi diede fondo alla sua scorta di fazzoletti correndo ad aiutare Hikaru a tamponare l’emorragia nasale.

-Bah, questa cosa sta diventando una pagliacciata- inveí Genzō impermalito –non ci si puó nemmeno fare i cazzi propri in pace. Perché dovete sempre essere cosí rompiballe? Avete forse visto qualcuno dei miei compagni di squadra intervenire?- I tre rompiballe in questione, per evitare di dargli ragione, non osarono aprire bocca, cosí il portiere fu costretto a rispondersi da solo -No, perché è gente che sa stare al proprio posto, al contrario di voi! Vi saluto- concluse rabbiosamente, voltandogli le spalle e cominciando ad allontanarsi.

-Non credere che te la faccia passare liscia, ti aspetto al varco, intesi?- Gli urló dietro Kojirō, quasi dispiaciuto nel vederlo andare via.

-Massí, quando vuoi- replicó seccato Genzō fra i denti, mentre scuoteva una mano con fare stizzoso senza nemmeno girarsi a guardarlo in faccia.

Fine primo round. Per quella volta, il regolamento di conti si era concluso con un nulla di fatto.

 

-Chi si rivede, il figliol prodigo- frecció l’arguto Schneider scorgendolo ricomparire –Allora? Avete dovuto accantonare i vostri intenti distruttivi?-

-Oh, non ti ci mettere anche tu adesso- sibiló l’altro accigliato facendo una smorfia di dolore, dopo aver seguito l’impulso di mordersi per il nervoso il labbro inferiore tumefatto. L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era di una ramanzina del Kaiser.

-A volte non riesco proprio a sopportarli, non sia mai che si facciano gli affari loro. , voi che avete da guardare? Non vi stavate allenando?- Li incitó lui incazzoso, notando i dieci paia di occhi incuriositi che gli si erano puntati addosso.

-Cerca di capirci, Genzō…eravamo tutti qui in trepidante attesa di vedere come si sarebbe risolto il match, e ci siamo rimasti male nel vedere che è stato un mezzo flop- ridacchió il solito Stecchino per blandire un po’ la situazione, suffragato dai cenni di consenso dei compagni.

-Ma stai zitto, sottospecie di nano da giardino- borbottó l’altro, accompagnando l’esclamazione col tipico papagno sulla nuca.

-Oh che gaudio, come mi mancavano le tue sberle…picchiami ancora dai, con quella vocetta sfumata poi mi fai impazzire- disse quello in tono lascivo, riuscendo a strappare un mezzo sorriso di compatimento al portiere e una scrollata di spalle al resto della squadra, che si rimise sotto con gli allenamenti, intuendo che il peggio era passato.

 

Per quanto si stesse sforzando di occultarlo, Ken era un po’ deluso. Non aveva potuto attingere un bel niente dal suo archivio privato di mosse di karate, e dovette ammettere a sé stesso che, mentre raggiungevano il luogo dell’incontro, qualche viaggio su quale colpo letale usare per stendere l'esimio collega se l’era fatto.

Matsuyama invece, oltre che irritato, si sentiva anche un filino soddisfatto, perché tutto sommato si poteva dire che avesse raggiunto il suo scopo, almeno era riuscito a temporeggiare un po’ ed evitare cosí spiacevoli conseguenze.

Da una decina di minuti avevano fatto ritorno in albergo, non trovandoci nessuno dei loro compagni perché erano ancora in ritiro al Mac, e si erano rifugiati tutti e quattro nella stanza del Triangolo Toho, dove Takeshi era occupato nell’assistenza dell’ingiuriato neo-capitano; Kojirō, invece, era impegnato a farsi delle vasche passeggiando avanti e indietro per la camera, sbandierando un certo malcontento.

-E voi due si puó sapere perché siete venuti a ficcare il naso? Era giá sufficiente lui- proruppe infine sferrando un bilioso calcio alla catasta di vestiti sul pavimento, mentre indicava Matsuyama che, per fermare definitivamente il sangue, si era infilato due pezzetti di fazzoletto nelle narici ed aveva assunto un aspetto abbastanza ridicolo.

-In effetti potevamo lasciarti crepare- commentó questi velenoso, facendo attenzione a non respirare troppo forte per non far volar via i due tamponi improvvisati –mica mi sono divertito a ritrovarmi fra due fuochi, la prossima volta me ne guarderó bene dal venire a prenderle al posto tuo.-

-Ma volesse il cielo! E’ che non dovevi proprio metterti in mezzo- ribadì l’attaccante, schioccando la lingua ed alzando gli occhi al soffitto.

-Sí, e come facevo?- Borbottó l’altro, risistemandosi uno di quegli pseudo-assorbenti che rischiava di dislocarsi dalla sua posizione ogni due per tre. –Era un mio dovere, mi pare. Ma comunque hai ragione tu, non avrei dovuto impicciarmi. Quando vi darete appuntamento per scazzottarvi di nuovo stá pur tranquillo che non verró a metterti i bastoni fra le ruote, ma ti consiglio di farlo in modo meno plateale, altrimenti avrai sempre qualcuno che si immischierá in mia vece.-

Ken e Takeshi fino a quel momento non avevano proferito verbo e si erano limitati ad ascoltare in silenzio il suo sfogo, perché sapevano che non c’era molto altro da fare quando l’amico aveva i coglioni girati. Ogni parola di troppo poteva essere potenzialmente pericolosa per alimentare ulteriormente la sua ira, e trattennero il fiato aspettandosi una sfuriata epocale.

Kojirō rimase zitto qualche secondo e poi, inaspettatamente, esclamó:

-Devo riconoscerlo, hai fegato, Matsuyama. Questa è una delle ragioni per cui ti ho passato quella dannatissima fascia.-

Hikaru, che non avrebbe mai sperato di udire una simile dichiarazione proprio da lui, lo guardó con la faccia stranita dicendo: -Wow, stai attento a non lusingarmi troppo, che poi mi emoziono…bel contentino, mi pare il minimo da dire dopo che mi sono preso un pugno sul naso per te.-

Kojirō fece un mezzo ghigno di compiacimento e si rintanó in bagno per farsi una doccia, essendo ormai inaccostabile, ed effettuare frattanto la conta dei danni subiti che, dato lo scarso tempo avuto a disposizione per suonarsele, ammontava ad un unico livido sullo zigomo.

E comunque Matsuyama non aveva tutti torti, si disse, avrebbe dovuto dare meno nell’occhio. La prossima volta doveva sforzarsi di tenere bene a mente questo punto, anche se gli risultava tutt’altro che facile contenere la propria impulsività.

-Cerca di scusarlo per i casini che é in grado di combinare…in questo momento, per aver represso la sua collera, credo che si sentapiú né meno come una granata inesplosa. Piuttosto, va meglio?- Chiese nel frattempo Ken a Hikaru, dopo aver tirato un sospiro di sollievo per la reazione civile dell’attaccante, mentre affastellava alla meno peggio gli abiti sparpagliati sul pavimento dal suo calcio di poco prima.

-Sí, niente di rotto, direi…peccato solo che non ci sia la mia Yoshiko a medicarmi- rispose lui sospirando e facendo schizzare via un tampone, prontamente recuperato e ricollocato da Takeshi, il quale replicó, ridendo:

-Eh, mi spiace ma dovrai accontentarti di me…dai, in fondo non sono piú bello io?- Hikaru lo fanculizzó simpaticamente, poi mise mano al cellulare intenzionato a chiamare la fidanzata e creò nel giro di un nanosecondo il nulla intorno a sé, perché nessuno aveva voglia di ascoltare le sue pucciose conversazioni con la dolce metá.

 

Se a detta di Ken Kojirō si poteva definire una granata inesplosa, lo stesso discorso valeva per Genzō, anche se lui aveva decisamente meno problemi a darsi un tono. Difatti, ad allenamenti conclusi, l’ermetico portiere aveva giá recuperato la sua freddezza, ed ora si trovava con i due scimuniti sulla via del ritorno verso casa. Kaltz, a cui Genzō stava augurando che prima o poi gli si staccasse la lingua, erano dieci minuti buoni che gozzovigliava senza sosta, mentre il Kaiser era meno comunicativo che mai e pareva aver indotto uno sciopero della parola.

-Che hai, Karl? Oggi ti sento addirittura meno del solito, se non ti vedessi qui accanto a me giurerei che tu non ci fossi.- Esclamó ad un certo punto il numero otto interrompendo la ciarla, forse accorgendosi finalmente del suo indefesso silenzio. Anche il numero uno si voltó a guardarlo, ricordando che era da tutta la mattina che gli sembrava strano. Che qualcosa lo tormentasse era abbastanza evidente ai suoi occhi, ma bisognava vedere se gli avrebbe concesso il privilegio di metterli al corrente.

-Mmh.- Fu la sua succinta risposta, ed Hermann sbuffó insofferente. Quando l’amico si chiudeva a riccio era davvero difficile cavargli fuori ció che si teneva dentro, lo sapeva bene, ma non si sarebbe arreso cosí presto.

-Guarda che se hai qualche problema ce ne puoi parlare.- Tentó Genzō, al che il Kaiser minimizzó scrollando le spalle e replicando –Niente di che, state tranquilli.-

-Sai perché mi piaci, Karl?- Fece Stecchino ad un certo punto, armandosi di pazienza.- Perché sai ascoltare, ed é una cosa rara di questi tempi. Riconosco che io sono uno che non parla poco- qui Genzō sorrise sardonico fra sé e sé -peró stavolta faró un’eccezione e ti ascolteró, se vuoi. Anche il qui presente portiere tutto-d’un-pezzo si è detto pronto a starti a sentire, cosa vuoi di piú dalla vita? Ambiti come siamo, stiamo dando la nostra preziosa disponibilità proprio a te, renditene conto! Dai, sputa il rospo…che ti passa per la testa?-

Schneider si voltó a guardare Gianni e Pinotto con un’espressione indecifrabile, poi le sue labbra si incresparono in un ghigno appena accennato.

-Che razza di bragheri* che siete…non avete proprio nient’altro di meglio da fare, vero?-

-In questo momento no, per cui vedi di dirci cos’hai.- Rispose Genzō, lanciandogli un’occhiata perentoria.

Il Kaiser sospiró. La sua accurata opera di dissimulazione sembrava essere proprio giunta al termine, dopo che era riuscito a portarla avanti indisturbato per parecchi giorni. Non ne era ancora del tutto convinto, ma magari chissà, forse parlarne con qualcuno avrebbe potuto addirittura aiutarlo a sentirsi meglio, e quei due erano gli unici a cui si sarebbe fidato di rivelare qualcosa. Forse, concluse, era quasi un bene che l’avessero cappellato, perché era un po’ stufo di continuare con quella pantomima.

 

 

 

 

NOTE

 

*Non sono sicura che sia il caso di spiegarlo, ma è meglio farlo per ogni evenienza.

 Dare del “braghero” a qualcuno è molto diffuso dalle mie parti, e come si sará capito significa impiccione, ficcanaso. Credo che derivi direttamente dal mio dialetto, e siccome è un termine che mi piace molto, ho pensato di usarlo senza sostituirlo con altre espressioni magari piú corrette dal punto di vista linguistico^^

 

 

Stavolta niente scarabocchi, ma colgo l’occasione per auto-pubblicizzare il nuovo sitarello che ho creato, interamente dedicato a CT, contenente le mie fanarts e le mie fanfictions. Mi farebbe piacere se ci faceste una capatina^^ (e grazie a chi, dietro mia velata richiesta, l’ha visitato in anteprima xD)

 

Segue ora una serie di sentitissimi ringraziamenti personalizzati *TG mode ON*

 

@Silen, lo sai che ti adoro, e mi fa piacere vedere che non sono l’unica  ad avere una vaga idea di chi sia Wanda Osiris…anche se non sono vecchia come te, MWAHAHAH xD

 

@Lady Snape, visto che alla fine non è morto nessuno? Per ora…xD In effetti ho bistrattato un po’ il povero Matsu, e dire che è uno dei personaggi che preferisco! Ma si sa, adoro prenderli amorevolmente per il culo xD

 

@Trottola, le tue “preghiere” sono state esaudite xD La storia continuerá ancora per un po’, anche se non saprei dire con esattezza per quanto^^

 

@Berlinene, ahpperó, e chi pensava che fossi una maniaca depravata che gode nel farsi pestare da Koji xD Grassie mille cara, mi piace molto scrivere del Triangolo Toho, quei tre meritano uno spin-off, prima o poi!

 

@Pucchyko_Girl, se mi scrivi certe cose poi mi monto la testa eheheh xD Spero che ti piacerá altrettanto anche questo capitolo^^

  
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